‘.. il suono del campanello mi sorprende mezzo addormentato davanti ad una noiosa partita di calcio sudamericano in televisione.
Non aspetto nessuno; in queste feste ho scelto di stare un po’ da solo e quindi sono indeciso se andare ad aprire o lasciar squillare invano.
Al secondo squillo però decido di vedere chi è il seccatore.
Apro la porta e un babbo natale mi sorprende.
Anzi una babbo natale, perché solo a guardare gli occhi luminosi e interessanti, vivaci e sensuali, appena mascherati da una barba posticcia, non c’è dubbio che sia una donna quella che ho davanti; oltre tutto, al di là degli occhi, nessun uomo andrebbe in giro vestito da babbo natale portando una gonnellina abbondantemente sopra il ginocchio.
Raddrizzo istintivamente la mia figura che era andata stanca ed abbacchiata ad aprire e, prima che io possa dire qualcosa, un’ondata di simpatia mi travolge con una voce limpida e cristallina: ‘Ciao, stiamo raccogliendo dei fondi per i bambini bisognosi del terzo mondo; mentre noi compriamo di tutto in questi giorni, lì muoiono di fame: ci puoi dare una mano?’.
E’ diretta, immediata e poi mi dà subito del tu, ma io non rispondo, come se non avessi sentito nulla: sono ancora sorpreso da quella visione.
Mi guarda dubitando che io sia una persona normale.
Mi mostra un cartellino che la qualifica come appartenente ad una organizzazione umanitaria ed io rapido leggo il nome: Giuliana.
Mi riprendo e la invito ad entrare e le chiedo di ripetermi cosa ha appena detto.
Me lo ridice ed io le do spago, dichiarandomi assolutamente d’accordo con quella nobile causa.
In casa mia fa caldo, anche perché il riscaldamento è molto alto, visto che a me piace girare in casa il più libero possibile: infatti indosso solo una maglietta e i pantaloni della tuta.
Lei, invece, deve sentire un caldo infernale sotto quella divisa di lana e con quella barba in faccia, infatti ogni tanto si sventola con la mano.
Le offro da bere, ma lei mi dice che non beve alcolici.
‘Non preoccuparti, ti porto un aperitivo fresco, faccio in attimo’.
In cucina, accarezzando una idea perfida, aggiungo un po’ di gin al crodino, poi alzo ancora di più la temperatura, portandola al massimo.
Mentre sorseggia il crodino, le guardo le labbra che si appoggiano quasi voluttuose sul bicchiere ed la mia mente vaga subito rapita da quell’immagine.
Le confermo che sono interessato all’iniziativa e la invito a fornirmi altri dettagli.
Adesso fa proprio caldo anche per me, infatti le mi fa notare che la temperatura è davvero eccessiva nella mia casa.
‘Puoi togliere la giacca, se vuoi’ butto lì quasi distrattamente.
Resiste un minuto, poi toglie la giacca rimanendo con una maglietta assai aderente, che risalta in modo spettacolare la forma del suo seno.
E’ seduta e nel fare questi movimenti, la gonna, già corta è risalita ancora un po’ e lei mi becca, facendomi fare una pessima figura, mentre le sto guardando le gambe.
Si raddrizza un po’ la gonna, mentre continua a descrivermi i particolari di quella nobile iniziativa che lei sta rappresentando.
Alla fine mi chiede se voglio contribuire.
‘Certo, dimmi quanto devo darti’.
‘Non c’è una cifra, dai quanto vuoi, fai tu un’offerta, anche simbolica, in tanti mi hanno dato 5 euro: è il pensiero che conta’.
‘Non ho soldi con me, va bene un assegno?’
Naturalmente va bene, tiro fuori il libretto e firmo un assegno: che cifra mettere?
Lei mi guarda incuriosita.
‘Facciamo un gioco: tu prendi un pezzo di carta e scrivi la cifra che pensi io donerò, poi confrontiamo quello che ho scritto: se ti avvicini alla realtà, con un margine di errore del 30%, farò un secondo assegno raddoppiando la donazione, se invece sbagli, resti a pranzo con me: faccio due spaghetti veloci’.
Lei non accetta, si alza dal divano e dice che deve andare, anche perché oltre ad avere un caldo pazzesco le gira un po’ la testa.
‘Allora facciamo così, se tu accetti il gioco io raddoppio la cifra in ogni caso: se vinci tu, prendi i due assegni e te ne vai. Se perdi, prendi comunque i due assegni col doppio dell’offerta, ma resti a mangiare con me. Ti va?
Pensa che a te non costa nulla e che puoi fare un grande favore a quei bambini: o la tua solidarietà verso di loro è solo a parole?’.
Ho toccato il tasto giusto, punta sul vivo accetta, quasi per ripicca.
Lei scrive su un bigliettino, io completo il mio assegno.
‘Fai vedere quanto hai scritto”
Le gira il biglietto e me lo mostra: c’è scritto 50 euro.
Io le faccio vedere il mio assegno: 500 euro.
Resta sbigottita, non se l’aspettava una cifra così: ‘Con il secondo assegno che dovrai fare è più di quanto abbiamo raccolto nell’ultima settimana!’.
‘Ora ti farò il secondo assegno, però tu non dimenticare che resterai a pranzo con me’.
‘Diavolo, per mille euro ci resto ben volentieri a pranzo, quando stasera tornerò in sede non ci crederanno mai’.
Si toglie finalmente la barba regalandomi la visione del suo bel viso: è una ragazza molto carina come avevo facilmente intuito e quegli occhi così espressivi trovano una collocazione ideale nel suo bel visino.
Ci trasferiamo in cucina dove inizio la preparazione degli spaghetti alle vongole che avevo già programmato per me.
Ho delle bottiglie di vino in frigo, ma per renderle ghiacciate le infilo nel freezer.
Lei cerca di darsi da fare aiutandomi ad aggiustare la tavola.
Continuiamo a parlare ed io cerco di essere quanto più spiritoso possibile; provando ad entrare in confidenza più che posso.
Quando è tutto pronto, il clima tra di noi è molto più disteso e siamo quasi entrati in sintonia.
Gli spaghetti sono in tavola ed apro la bottiglia di bianco che ho tirato fuori dal freezer.
Lei mi conferma che non vuole bere alcolici ed io la invito a bagnarsi giusto le labbra, per brindare insieme.
Mi sento perfido, perché so già che, una volta assaggiata la freschezza di quel vino, ghiacciato al punto giusto e dal sapore assai gradevole, visto il caldo che c’è in casa, non resisterà alla tentazione di bere tutto per godere della sensazione di refrigerio.
Così infatti accade e lei stessa stupita mi dice ‘Di solito non mi piace il vino, ma questo è diverso, è davvero buono e poi è così fresco”
‘Non preoccuparti ‘ dico io mentendo sapendo di mentire ‘ non è quasi per niente alcolico, ne puoi bere quanto ne vuoi’.
Ogni volta che finisco di riempire il bicchiere metto la bottiglia nel freezer per mantenerlo ghiacciato come piace a lei.
Finiti gli spaghetti ride già come fosse ubriaca, non solo, ma quando si accorge che la bottiglia è finita, dalla quale ho bevuto abbondantemente anch’io, me ne chiede ancora.
Non voglio che stia male, per cui comincio ad allungarglielo con acqua.
Poi ci trasferiamo in salotto, dove metto un po’ di musica.
Continuiamo a parlare e riprendo a punzecchiarla: ha funzionato prima, chissà che non funzioni ancora.
Inizio così a prenderla in giro dicendole che secondo me lei parla tanto di generosità, però poi non è davvero così disposta a mettersi in gioco per aiutare sul serio quei bambini.
Si accalora difendendosi e smentendo ciò che le sto dicendo.
‘Non è vero, io sarei disposta a dare tutta me stessa per poter aiutare concretamente quei bambini’.
‘Non ti credo, prima per regalare altri 500 euro a quei bimbi hai fatto tante storie e si trattava solo di pranzare con me, figurati se sei disposta a dare tutta te stessa come dici’.
Continua a difendersi dichiarandosi davvero disposta a tutto pur di aiutare concretamente quei bambini.
‘Guarda, lo dici così convinta che quasi quasi ti metterei alla prova”
‘Dimmi cosa posso fare per convincerti’.
‘Va bene, ti voglio dare la possibilità di aiutare quei bambini concretamente. Aumento la mia donazione dei ulteriori 500 euro se ti spogli qui davanti a me’.
Segue un lungo e gelido silenzio.
‘Beh, cosa mi dici?’.
‘Dico che sei un maiale’ mi dice giustamente.
‘Hai visto, appena si tratta di dover mettere un po’ in gioco te stessa ti sei tirata indietro: ero questo che volevo dimostrarti, che tu fai solidarietà solo a parole’.
La vedo titubante, l’ho messa in difficoltà.
Ci guardiamo a lungo, poi con un’aria di sfida che non mi aspettavo, accetta la provocazione.
‘Va bene, ci sto’.
Non ci credo, l’ho buttata così per dire e lei ha abboccato davvero.
‘Davvero? Ti spogli? Completamente, però’.
‘Ti ho detto che ci sto, tu però prima firma l’assegno’.
Mi siedo sul divano e lei davanti a me inizia a spogliarsi, dapprima con gesti secchi, poi sembra prenderci gusto e lo fa con movenze assai sensuali.
Si toglie rapidamente la maglietta e mette in mostra un reggiseno di pizzo che contiene a stento quelle tette che immagino meravigliose.
Poi apre la zip e fa scivolare la gonna.
Ha i collant, peccato.
Si appoggia alla sedia e qui incomincia il suo vero spogliarello.
Si toglie i collant con molta grazia e finalmente resta in mutande e reggiseno.
Le gambe sono splendide.
Armeggia con i ganci e si slaccia il reggiseno che trattiene con le braccia.
Poi, come nei migliori spettacoli di spogliarello, si gira di spalle, allarga le braccia e lo fa scivolare giù.
Muoio dalla voglia di vederglielo questo seno, ma quando si volta lo ha di nuovo coperto con le braccia.
Si muove ondeggiando al ritmo della musica che continua a fare da sottofondo.
Poi, con un gesto deciso, apre le braccia e lascia libere le tette che si assestano ondeggiando deliziosamente.
Quindi infila due dita nell’elastico delle mutandine e lentamente inizia a tirarle giù, per poi farle risalire in un gioco che mi sta letteralmente uccidendo.
Ancora una volta si gira di schiena, facendo scivolare l’indumento, questa volta fino in fondo, e mostrando il suo culo meravigliosamente nudo.
Dio com’è bella.
Si muove ancora aumentando la mia attesa e il mio piacere.
Dopo un po’ si volta, non prima, però di aver coperto il seno con un braccio e il sesso con la mano.
E’ uno spettacolo degno di una consumata professionista.
Sono lì che la guardo attonito, probabilmente con la bocca semi aperta, distrutto dall’attesa e dal piacere.
Infine, alza le braccia in alto e lascia scoperti i suoi tesori: non riesco a trovare le parole per raccontare quella visione e per descrivere il mio stato d’animo.
Quando riesco a parlare nuovamente, le dico: ‘Ti devo delle spiegazioni e delle scuse: di norma non mi comporto così con le ragazze che bussano alla mia porta; però con te è stato diverso, mi hai conquistato immediatamente con il tuo sguardo e con la tua freschezza.
Ho da subito pensato che non potevo, non dovevo lasciarti andare via.
Mi sei entrata nel sangue solo guardandoti, pensa tu se avessi potuto baciarti cosa sarebbe successo in me.
Ti ho fatto fare anche questa cosa oscena dello spogliarello e della quale ti chiedo scusa’
‘Cos’è questo atto di pentimento: non ti sono piaciuta?’.
‘Eh?’
‘Ma cosa credi che io vada in giro nelle case della gente a spogliarmi a pagamento? Non pensi che se l’ho fatto per te è stato perché anche tu mi sei piaciuto: mi è piaciuta quella tua aria buffa che avevi appena hai aperto la porta; poi mi è piaciuto il tuo modo di scherzare; mi è piaciuto l’interesse che hai mostrato verso i problemi di quei bambini, che al di là delle mascalzonate che hai fatto, come farmi bere ad esempio, ho sentito sincero; e mi piace anche questa aria da cane bastonato che hai adesso.
Quanto a quello che può succederti se mi baci, non lo saprò mai se non lo faccio, quindi”
Senza aggiungere altro, nuda com’era ancora rimasta, si avvicina e poggia le sue labbra sulle mie’..
Chiedo scusa ai bambini del terzo mondo per averli usati in questa storiellina.
Però, a parte la loro ingombrante presenza, sarebbe bello se una cosa così potesse capitare davvero.
Sarebbe sul serio un Natale con un regalo davvero indimenticabile.
AUGURIIIIII!!!!!!!!!!
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…