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Racconti Erotici Etero

La tela bianca

By 13 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

La tela bianca

&egrave con un vestito bianco-aderente di tela sintetica (questa volta), con il suo solito sorriso malizioso, i capelli perfettamente neri ed il profumo inebriante della sua pelle, fresca.
&egrave una donna che vuole giocare!
La sala (che &egrave tutta l’abitazione) &egrave ricoperta di luce velata proveniente dall’esterno.
Lei l’attraversa con disinvoltura, sovrana della solennità di quel momento, poi mentre &egrave di schiena accanto alla finestra si volta con lo sguardo verso di me e lentamente inizia ad abbassare la gonna del vestito, come la tela che scende per mostrare l’opera d’arte: lentamente eppure inesorabilmente.
Continua a sorridere e mi dice di rimanere al mio posto. Io che non posso fare a meno di resistere al magnetismo di quel corpo mi limito ‘ossequioso- a penetrarla con gli occhi.
Il suo culo &egrave un’incantevole superficie attraversata dai lineamenti appena percettibili di calze di nylon, una trama ordita con cura che vuole ‘ora- essere dilaniata.
La osservo.
Lei mi sorride in quella posa plastica muovendo appena la schiena e mi invita così a raggiungerla.
Non resisto oltre.
Assaggio con la mano quella carne deliziosa, materia di incanto e inesprimibile sollievo, l’accarezzo prima con dolcezza e poi con forza sempre crescente.
La voglio per me.
Ora con entrambe le mani strappo quelle esigue calze e trovo (non &egrave difficile!) l’inebriante buco del culo appena poco sopra la calda fichetta.
Mentre la massaggio con cura sento bagnarsi le dita e l’odore di quel succo salirmi direttamente su per il cervello.
Lei rimane nuda con indosso solo il top del vestito adagiato sul suo grosso seno. Non glielo tolgo, non mi interessa (non ora), preferisco apprezzare altre parti di quel corpo.
Mi siedo sul divano e mi abbasso i calzoni: sono già pronto.
Mi guarda. Ed &egrave come se con gli occhi riuscisse a toccarmi, poi senza dire nulla si viene a sedere su di me.
Si siede per bene con le gambe ai lati del mio ventre e attende, in silenzio, che sia io a decidere cosa fare.
Mi trovo nella possibilità di scegliere: la calda accoglienza della sua fica già sufficientemente bagnata o la stretta fenditura del suo adorabile culetto, una pratica sicura la prima e senz’altro risolutiva nelle conseguenze (per me) ovvero una drastica intrusione probabilmente più faticosa e dolorosa (per lei).
Propendo per la seconda soluzione.
La massaggio ancora cercando di inumidire il più possibile quel tiepido >ancora asciutto< culo, lei non si scompone, poi mi appoggio con il glande duro e comincio lentamente ad accedere in quel pertugio. Anche lei mi aiuta, muovendosi con la schiena e spingendosi su di me. In un attimo sono entrato. Finalmente accolto dalle sue calde pareti intestinali. E spingo. Sempre più forte, assestandomi con le mani sulle sue morbide natiche per trovare un appoggio. Mentre la faccio saltare coi miei colpi, lei &egrave assestata con le mani sullo schienale del divano, ancora composta con le gambe, ancora in silenzio rispettoso. Dopo qualche minuto però >di assiduo andirivieni< la sento iniziare a scomporsi e a gemere di piacere, un basso quasi impercettibile gemito che mi infonde un vigore e una foga sempre maggiori. La smuovo con forza dilatandole l'ormai non più stretto buco del culo. Lei discosta le mani prima arroccate sul divano e come incosciente si alza il top lasciando fuoriuscire le enormi tette, poi si tocca i capelli liberando grida di estasiato godimento. Continuiamo così ancora per un po'. Poi mi fermo e decido di cambiare posizione. Il suo sorriso provocante si &egrave trasformato in un espressione attonita e preoccupata, come se ora fosse consapevole di non essere più in grado di gestire l'incandescenza di quel momento. Mi guardo intorno in quella pausa di attesa. La prendo per mano e l'accompagno al pianoforte, dove &egrave sistemato uno sgabello. La metto a sedere >cavalcioni< sul morbido cuscino di pelle nera, in modo che sporga il più possibile il sedere all'infuori e mi dia lo spunto per bene riassestarmi nel suo culo. Rientro dentro in un sol colpo. E riprendo la mia intrusione con lo stesso ritmo e la stessa virulenza di quando ero uscito. Lei gode. A questo punto non potendo fare diversamente mi appoggio con la mano sulla sua spalla per assecondare il movimento scomposto del mio cazzo di contro alla docile staticità dello sfintere che mi accoglie. E spingo più forte che posso, mentre lei, avvinghiata con le mani al pianoforte, geme senza ritegno. Non ho molto altro tempo, e la perseveranza e la consistenza di quel movimento hanno determinato un calore così intenso che non può essere spento se non liberando una copiosa sborrata. Fuoriesco e mi discosto senza proferire parola. Lei avverte il significato di quella brusca interruzione >forse con sollievo! e si volta con delicatezza per accogliere dopo brevi interminabili istanti lo spruzzo copioso di sperma che la colpisce in pieno viso.
Poi mi sorride…

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