Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

IL PAESE DEI BALOCCHI 8 – IL NETTARE DELLE NINFETTE (PARTE 1)

By 1 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

In quel posto venivano portate le ragazze, dove poi , una volta legate, qualcuna a 90 su un tavolo, qualcuna a gambe aperte sul letto oppure su un lettino, iniziavano a subire le attenzioni di tutti.

Più che una stanza, era un insieme di stanze, perché dato il forte interesse da parte dei leccatori, la fantasia aveva generato diverse attrattive, insomma diversi modi di gustarsi il nettare delle ninfette.

La cosa eccitante era farle godere senza un limite, eravamo noi uomini che con un atto di generosità e di orgoglio continuavamo a farle provare piacere, anche se loro non volevano.

Erano costrette a venire, noi andavamo avanti fino a farle venire, ed a venire, ed ancora’venire’

Non potevano esser portate via se non fossero venute almeno 10 volte’, anche se il marito o compagno avesse cambiato idea’e gli fosse venuto un attimo di bontà’

Quasi tutte venivano portate via quasi svenute, qualcuna aveva sboccato, altre stavano male.

L’obiettivo era distruggerle dal piacere.

I vecchi impazzivano per quella stanza, il fatto di poter leccare e gustare la figa fresca delle ragazze e ingoiare il liquido dell’orgasmo femminile, fresco, giovane, gli faceva perder la testa.

Il fatto di vederle godere, dimenarsi, chiedere pietà, supplicare di smetterla perché non ne potevano più’.soprattutto appena venute li infoiava da matti.

Talvolta venivano bendate, i vecchi bavosi le leccavano la figa e poi pochi secondi prima che le puttanelle raggiungessero l’apice, e quindi nel momento che le si sentiva godere come troie, le veniva tolta la benda e le sgualdrine urlavano per l’orrore che provavano in quel secondo, nel momento di massimo piacere, in cui stavano godendo come matte e quindi dopo momenti di immaginazione in cui pensavano, speravano che lì tra le loro cosce, a farle godere come zoccole fosse un bell’uomo, vedevano un vecchio bavoso, porco, depravato che si stava gustando la loro giovane fighetta, vedevano che la sua lingua procurava piacere, era a contatto col loro clitoride, con le loro labbra, che entrava dentro la figa, in profondità.

L’ultima persona al mondo che loro avrebbero mai voluto avere lì, piuttosto avrebbero preferito masturbarsi a vita o dimenticarsi del sesso, per tanto fossero brutti e vecchi e con la faccia da porci, invece stavano non solo abusando e degustando lei, ma proprio la loro parte più intima, che al massimo , forse mostravano al proprio compagno e solo in certi momenti.

Ma ancora peggio, quei luridi schifosi le stavano provocando piacere.

Le femmine giovani e fresche, carine, stavano godendo come matte, grazie ai vecchi

Godere in quella posizione voleva dire apprezzare , riconoscere e dover ammettere e ringraziare chi era stato così bravo da riuscirci.
Chi sapeva che aveva fatto provare tanto piacere, ne poteva andare orgoglioso, dirlo a tutti, darsene vanto, e le femmine in un caso così alla faccia di tutti, non poteva negarlo, perché tutti la avevano vista, e quindi era chiaro che il vecchio era bravo, e le troiette ne avevano avuto beneficio, alle puttanelle era piaciuto il lavoro del vecchio.

Tutto questo, era pensato in quell’attimo, era racchiuso in due, tre secondi.
Quando raggiungeva l’apice, la benda veniva tolta e la femmina vedeva tra le sue belle gambe giovani e vellutate, gli occhi ed il sorriso da porco con la lingua lunga da maiale che le faceva una passata sul suo clitoride, con dei fili di orgasmo, che lei femmina aveva provato grazie al bavoso.
Lo spavento e lo schifo nel vedere la sua faccia e pensare all’età e la sua depravazione che in quel momento aveva libero accesso si integrava al piacere più totale ed assoluto che neanche quello spavento improvviso riusciva ad interrompere e che quindi il suo orgoglio più profondo e più intimo era implacabilmente infranto, distrutto.
Si proprio così, l’orrore le dava vita ad uno sfogo di pianto e di grida di paura ma che non si sentivano subito, perché il piacere era molto più forte ed invasivo.
Il piacere che il vecchio le aveva provocato si era ripercosso sotto forma di brividi di piacere e irrigidimento dei tendini e dei muscoli, ovunque, partendo dalle bellissime gambe che avevano stretto come una morsa la testa del porco, ai glutei che erano diventati rigidissimi e sodi, ai muscoli delle labbra del suo utero, che avevano trattenuto la punta della lingua sempre del leccatore.
Il ventre era rientrato, mostrando meglio l’ombelico, i capezzoli erano diventati dei chiodi e le braccia erano più dure di un asta di ferro, con le mani che avrebbero distrutto ogni cosa avessero impugnato.
Il collo era diventato come quello di un toro.
Il corpo quindi era schiavo del leccatore, si era staccato dalla mente ed era nel piacere più totale.
La testa, il cervello della puttana era invaso da neuroni che provavano piacere che si scontravano con quelli dell’orrore.

Qualche secondo dopo, il pianto arrivò, i polmoni riuscirono a prender fiato, le grida arrivarono e le lacrime lo stesso.

La puttanella si sentiva male perché era stata umiliata, ma la cosa peggiore, che appena venuta, normalmente, ogni donna cerca un attimo di pace per riprendersi, figuriamoci in un momento come quello in cui scoperto il vecchio, come lei mai potesse sentirsi e quindi quanto mai volesse stare sola, non più toccata per rendersi conto e liberarsi da quella situazione, volersi lavare dalla saliva del vecchio, ma soprattutto scappare da quella esperienza immonda che si sarebbe ricordata per sempre.

Invece il vecchio proprio da quel momento, voleva abusare di lei ancor di più.

La fighetta aveva goduto, quindi il suo liquido femminile del piacere stava arrivando pian piano ed anche tanto e lui non voleva mica farselo scappare, l’aveva fatta godere soprattutto per avere quello, perché era buono, fresco, giovane, gustoso.

Quindi la sua lingua aumentò il suo lavoro, lui con le mani le aprì completamente le labbra della figa, si vedeva il clitoride ben fuori, si vedeva il canale che portava dentro’, e si vedeva il liquido che arrivava. Pian piano, era tutta sempre più bagnata, il nettare era tanto, abbondante, voleva dire che aveva goduto tanto, ma veramente tanto, e uscendo scendeva verso il culetto, ma lui con la sua bella lingua grande lo raccoglieva e lo teneva in bocca , lo gustava come il vino e poi lo ingoiava per poi poterne prendere dell’altro.
Si attaccava con la bocca ben aperta e le sue labbra alle labbra della figa come se stesse limonando con le labbra di una ragazza, ma invece era con la passera e la sua lingua la infilava dentro il più possibile e poi passava sul clitoride.
Lui succhiava, aspirava la fregna, le labbra, il clitoride, mordeva coi suoi denti il clitoride e lo tirava facendola godere ma anche imprecare di smetterla.
Era sempre una lotta tra l’orgoglio della ragazza nel sapere di esser usata dal vecchio ed il piacere che provava.
Le mordeva anche le labbra’praticamente la passera era del vecchio, non era della signorina, e lui ci giocava e se la gustava, lui voleva bersi il liquido, il nettare del piacere e quindi per averlo doveva far godere la cagna.
Di conseguenza senza sosta senza pietà, lui andava avanti e si divertiva, non gli importava se lei in certi momenti non reagisse, sembrava svenuta, a lui importava solamente quello che la natura aveva donato a lei in mezzo alle gambe e che lui per gustarsela doveva prenderla alla femmina.

Per il vecchio, il pensiero che aveva avuto tutta la vita era che era ingiusta questa situazione e che quindi era dovere delle donne, lasciargliela gustare.

Qualsiasi cosa lei dicesse a lui poteva dare solo piacere.

Quando lui si stufava, perché magari era stanco, oppure voleva cambiare fighetta, la lasciava li e subito dopo arrivava un altro pronto ad andare avanti col divertimento, magari riposato.
Le femmine venivano tenute come minimo 24 ore e dovevano godere almeno 10 volte, ma normalmente rimanevano lì almeno due o tre giorni e venivano come minimo 20 volte, qualcuna era stata tenuta una settimana e aveva subito le attenzioni ininterrotte 24 ore su 24.
Alla fine veniva poco, e non usciva più niente , rimaneva solo la saliva dei porci.
Infatti la si trovava magari asciutta e quindi arrivavano signori freschi di saliva, pronti ad inumidirla ben bene.

Qualcuna veniva usata come scuola, magari i padri portavano i figli appena maggiorenni per insegnarli come si doveva fare.
Quindi le puttanelle dovevano subire gli sbagli dei novizi.
Qualcuno le mordeva pure, qualcuno vedeva le labbra come fossero da divorare, da mangiucchiare, da mordere, da tirare.
Qualcuno le mordeva per sentire la femmina gridare’

Ad un certo punto, sia per la stanchezza e sia per la rassegnazione, il bacino non si muoveva più, le gambe neppure, non cercavano più di chiudersi, sembrava quasi che non appartenessero più alla legittima proprietaria’.

‘.la storia continua’

Leave a Reply