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Racconti Erotici Etero

Rosaria

By 24 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Con Rosaria ci siamo conosciuti a lavoro, era la segretaria del direttore di cui io ero l’assistente, il lavoro ci imponeva una costante e continua frequentazione. Rosaria era una ragazza giovane bionda con profondi occhi azzurri, timida quel tanto da vergognarsene. Alle volte, per camuffare questa sua timidezza, trasformava il suo comportamento verso l’aggressività per poi costituire una diga verso gli altri. Io lo capii subito e glielo dissi. Con me non aveva bisogno di fingere, poteva tranquillamente essere se stessa, non avrei cercato di violare le sue virtù. Forse fu questo a sbloccarla e fu allora che il nostro rapporto di lavoro divenne confidenziale.
Per abitudine non andavo mai in mensa per il pranzo, ho sempre preferito saltarlo, fatto salvo quando doveri di ufficio mi imponevano di accompagnare ospiti fuori o stare con il capo in foresteria. A cambiare le mie abitudini fu proprio Rosaria. Un giorno, avevamo fatto tardi con il capo, le amiche di Rosaria ormai erano addirittura tornate dal pranzo, allora mi chiese se le facevo compagnia, erano i tempi in cui lei teneva un distacco quasi ostile nei miei confronti perciò non mi sentii di contraddirla ed accettai ad andare in mensa. Io presi una frutta, anche lei fu piuttosto frugale. La seguii nella scelta del tavolo dove sederci, fu lei a scegliere il tavolo più appartato, ovviamente per quanto questo poteva essere possibile. Mentre stavamo li mi venne spontaneo chiedergli il perché era sempre così distaccata nei miei riguardi, anzi qualche volta anche scontrosa. Non mi rispose subito, mi guardò fisso con quegli occhi che scoprii allora quanto fossero profondi e di un azzurro stupendo. Stavo già in imbarazzo quando iniziò a parlare. Mi disse che non voleva essere scontrosa con nessuno e, tanto meno con chi doveva dividere le sue giornate lavorative, il suo comportamento faceva parte del suo carattere introverso, poco comunicativo, un po diffidente. Lo era anche con le donne ma, principalmente, lo era nei confronti degli uomini. Era un fatto innato che lei odiava ma non riusciva a cambiare.

Aveva detto tutto questo in solo fiato senza respirare, una confessione che gli aveva creato uno sforzo spaventoso. Ora non mi guardava più, aveva abbassato la testa ma si vedeva che stava aspettando la mia risposta. Io ero imbarazzatissimo perché avevo capito quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole. Non volli risponderle subito, mi alzai dal tavolo e lei, in silenzio mi seguì. Quando fummo fuori dalla mensa gli proposi di andare a prendere il caffè al Bar poco distante. Mi sbirciò da sotto gli occhi ed acconsentì facendomi un cenno di assenso. Prendemmo la macchina ed uscimmo. Fu li che disse che si vergognava tantissimo per la confessione che mi aveva fatto, non sapeva cosa gli fosse preso, non aveva mai parlato con nessuno così apertamente, io gli ispiravo fiducia, sicurezza, quella che neppure in famiglia era mai riuscita a trovare.
Arrivammo al bar, andai a parcheggiare mentre lei continuava a parlare, era una sorgente, mi stava dicendo della sua vita, della sua famiglia, il papà agricoltore e la madre casalinga anche lei spesso aiutava il marito nei lavori della campagna. Con enormi sacrifici avevano fatto studiare lei sino al diploma ed ora stavano facendo laureare il figlio in medicina. Tutto questo comportava grandi sacrifici per i genitori ed i figli erano cresciuti in un clima sereno ma, allo stesso tempo austero. Lei dalla scuola era passata al lavoro, doveva aiutare la famiglia e lo stava facendo, quindi non aveva tempo per i divertimenti o per le cose futili. Mi confessò che, terminato il lavoro in ufficio, a casa aveva preso l’amministrazione fiscale di un paio di negozi e un condominio, il tempo a sua disposizione era limitatissimo, fare conoscenze nuove era pressoché impossibile.
Vidi che era piuttosto scossa da questo lungo monologo, ora era sfinita, mi faceva tanta tenerezza. Scesi dalla macchina ed andai dalla sua parte , gli aprii lo sportello e gli porsi la mano per aiutarla a scendere, lei la prese, quasi vi si aggrappò, in piedi di fronte a me, continuò a tenerla stretta, quasi a voler essere un messaggio segreto trasmesso attraverso quella parte del corpo.
In silenzio prendemmo il caffè: ripartimmo per l’ufficio, si era fatto tardi. Il capo vedendoci rientrare insieme ci chiese dove eravamo stati: fui io dirgli che eravamo andati a prendere un caffè e che, in virtù del lavoro svolto, ci eravamo concessi una pausa un po più lunga. Ovviamente rise e puntualizzò che non era un rimprovero il suo, bensì semplice curiosità: conoscendo Rosaria si meravigliava che si fosse concessa la libertà di venire con me a prendere un caffè fuori, a lui non aveva mai concesso tanto onore. Li finì. Continuammo il nostro lavoro ognuno nella propria attività. La sera ci trattenemmo ancora un po’ oltre l’orario. Ad un certo punto chiudemmo e ci avviammo verso le nostre macchine. Accompagnai Rosaria alla sua, prima che salisse gli dissi di slancio: stasera preparati che alle nove vengo a prenderti, andiamo a cena e poi a divertirci, stai tranquilla non ti faccio fare tardissimo, eppoi, domani è sabato, puoi dormire quanto ti piace. Stava per replicare, poi respirò profondamente e mi fece cenno di si con la testa. Girai le spalle e andai via.
Alla sera, dopo aver prenotato un ristorantino molto riservato, andai a prenderla a casa. Rosaria era pronta, scese subito, quando la vidi rimasi sorpreso. Si era messo un abitino nero trattenuto da due spalline sottilissime, attillato senza essere stretto, messo li a disegnare delle forme minute ma ben proporzionate. Il nero del vestito faceva risaltare il bianco della pelle, il biondo dei capelli, sottolineando l’azzurro degli occhi. Lei, vedendomi bloccato senza parole ridisse: ‘Ho qualcosa che non va?’. ‘No, va tutto benissimo. Sei sempre solare, ora sei pure splendente: se dovessi paragonarti a qualcosa non riesco a pensare ad altro se non alla stella polare. Brilli veramente di una luce tutta tua: devo stare attento a non farmi abbagliare’. Lei divenne rossa ed io continuai, scherzosamente, a dirgli che da quella sera sarebbe stato il mio punto di riferimento. La presi sotto braccio e l’accompagnai alla macchina, gli aprii lo sportello e l’aiutai a salire, poi passato al posto di guida misi moto e partii. Fu lei la prima a rompere il silenzio: ‘Tu non ti rendi conto ma mi stai abituando male, hai troppe attenzione nei miei riguardi, io non sono abituata a tante attenzioni, non vorrei abituarmi ora e con te, mi renderei la vita difficile se lo facessi perché poi lo pretenderei anche dagli altri e non tutti sono disposti a farlo. Capisci che devo rimanere con i piedi per terra?’ ‘Vedi ‘gli risposi- quello che faccio ritengo sia solo un fatto di buona educazione. Se lo facessi in ufficio potrei essere frainteso, pertanto, pur non essendo scortese, cerco di comportarmi come gli altri. Ora non siamo in ufficio quindi posso essere me stesso: ciò non toglie che quando sei scesa da casa mi hai letteralmente lasciato senza fiato, e, se vuoi saperlo, lo sono ancora. Devi riconoscere che così sei una novità, ovviamente in positivo. Stasera, dove andiamo sgraneranno gli occhi a vedermi in tua compagnia. Mi conoscono ma, credo, non mi abbiano mai visto con una donna così splendente. Sicuramente faranno illazioni, penseranno alla fortuna che ho avuto, immagineranno che sei la mia fidanzata e si complimenteranno per la scelta, mi guarderanno con invidia, loro non sanno che sei solo una carissima collega, tra l’altro che solo oggi si è un po sbloccata nei miei confronti e che ho dovuto fargli quasi violenza per godere della sua compagnia fuori dal posto di lavoro. Ma, agli altri cosa importa delle nostre cose? Godiamoci la serata, domani mi racconterai le tue impressioni’.
Quella sera al ristorante furono al massimo delle loro performance. Ci servirono una cena leggera ma raffinata. Parlammo tanto, Rosaria era tutta diversa da quella conoscevo, era briosa ed allo stesso tempo timida. Fu forse proprio questo a renderla più interessante ai miei occhi. Ora la guardavo con diverso interesse. Vedevo in lei quello che era realmente, la ragazza timida che voleva camuffare dietro una scorza di vita non vissuta.
Terminata la cena gli proposi di andare ad piano-bar dove sapevo esserci una bravissima cantante, accettò dicendo che per quella sera era a mia disposizione, ovviamente scherzava. Quando ci fummo accomodati nel locale, seduti in un divanetto uno vicino all’altra, a bruciapelo gli chiesi se aveva un fidanzato. Mi disse di no, si vedeva con un ragazzo ma lei sentiva di essergli amica e basta. Appresi da lei che avevano fatto un viaggio assieme, era un compagno piacevole ma, ancora, non aveva pensato ad un rapporto che potesse proiettarsi nel futuro. Insomma questa era la parte più spregiudicata di Rosaria.
Suonavano un pezzo lento e la invitai a ballare, la presi tra le braccia e, forse, la strinsi un po più del normale, non disse nulla, anzi si accoccolò appiccicata a me, sentivo tutto il suo corpo, fu come una scossa, ebbi una imbarazzantissima erezione,lei la percepì immediatamente ma, anziché allontanarsi si strinse ancora di più a me, poi alzò il viso verso di me ed io non potei resistere dall’appoggiare le mie labbra sulle sue. Non fui respinto anzi lei le socchiuse e le nostre lingue si incrociarono. Il nostro bacio durò quanto il pezzo che stavano suonando. Rosaria aveva un sapore di buono, era bellissimo sentirla fremere fra le mie braccia. Tutto era accaduto così all’improvviso ed ora nessuno dei due sapeva cosa dire. Tornammo al tavolo senza parlare ed anche li la loquacità era sparita da entrambi. Ci sedemmo sul divanetto, le misi un braccio attorno alle spalle, lei mi lasciò fare anzi si strinse a me accettando questa nuova situazione. Anche io ero in imbarazzo, non avevo previsto che tutto potesse raggiungere un simile livello, ero partito con la convinzione di creare una nuova amicizia e stavo invece correndo il rischio di mettermi in una situazione fuori da ogni aspettativa: d’altra parte il comportamento di Rosaria era inequivocabile, era stata lei a volermi baciare anche se da parte mia vi era stata una provocazione evidente.
Rimanemmo un po così poi fu lei a dirmi se mi dispiaceva accompagnarla a casa. Erano le due del mattino e lei, mi disse, non era abituata a fare quelle ore. Ci avviammo verso la macchina, non appena prendemmo posto fu lei a chiedermi cosa pensavo di lei ora a fine serata. Non feci nessuno sforzo a dirgli che era stata meravigliosa, forse io avevo usato un comportamento nei suoi confronti poco riguardevole ma, non me ne pentivo affatto. Ora lei poteva anche non volermi vedere più tutto ciò non avrebbe minimamente intaccato quanto quella serata mi aveva dato ed il giudizio nei suoi confronti era al di sopra di ogni cosa.
Intanto, dicendomi che sentiva freddo, si era avvicinata a me mentre guidavo ed aveva appoggiato la testa sulla mia spalla chiudendo gli occhi. Io riuscivo a vederla, era bellissima.
Arrivati sotto casa sua, mi fermai, non dissi nulla anche lei non si mosse per qualche attimo, poi aprì gli occhi mentre la stavo guardando, mi sorrise e mi disse che non stava dormendo, teneva gli occhi chiusi solo per memorizzare la serata che aveva trascorso con me. Io le presi il viso tra le mani e la baciai ancora. Un bacio tenero ed appassionato, quello che sentivo in quel momento, volevo proteggere una bambina intimorita dalla vita che, solo ora mi rendevo conto, aveva avuto molto poco e quel poco forse era in negativo. Lei si staccò da me, mi guardò seria e mi chiese se mi avrebbe fatto piacere salire a casa con lei. Non gli risposi, scesi dalla macchina, passai dal suo lato, l’aiutai a scendere e tenendogli il braccio mi avviai verso il portone che lei aprì. Ci dirigemmo verso l’ascensore, quando fummo dentro si strinse a me e volle baciarmi ancora, un bacio che durò sino all’ultimo piano, dove era il suo appartamento. Entrammo. Vidi subito che si trattava di un piccolo bilocale arredato in maniera sobria, curato nei particolari, si vedeva che ci viveva una donna sola, l’ordine e la pulizia avevano un che di maniacale. Il pavimento era in moquette e lei subito si levò le scarpe rimanendo scalza. Questo gesto sembrò togliergli ogni forma di imbarazzo. Sorridendo mi guardò e mi disse spiazzandomi: ‘Non pensare che invito tutti gli uomini che conosco. Tu sei il primo in assoluto a mettere piede qui dentro, neppure mio padre e mio fratello ci sono mai venuti’. Gli dissi che mi sentivo veramente privilegiato e per questo gli assicurai che non lo avrei detto a nessuno, che sarebbe stato un nostro segreto e che non avrei violato ne il luogo ne la legittima proprietaria. Si mise a ridere come non l’avevo mai vista, quando si calmò assumendo un’espressione seria guardandomi direttamente disse: ‘E tu pensi che ti abbia fatto salire solo per vedere la casa? Io so bene che la tua e tutt’altra cosa. In ufficio si parla, lo so bene di quante mie colleghe hanno varcato quella soglia e quanto gli sia piaciuto l’ambiente ed il proprietario. Lo sanno tutte che non ti lasci scappare nulla ma, stasera ho avuto la sensazione che con me non volevi comportarti come con le altre, se lo avessi percepito la serata sarebbe finita molto prima di quest’ora e tu ora non saresti qui. Io non ti ho mai fatto capire che mi piacevi, anzi, per reazione cercavo di essere scortese, oggi è stato un giorno particolare, con garbo, con delicatezza hai voluto e sei riuscito a farmi capire che sei diverso da come vogliono farti apparire, è vero che tu non ti lasci sfuggire nulla ma, oggi ho capito che non sei tu che vai alla ricerca, secondo me tu sei la vittima, si fa per dire, ovviamente. Ecco il motivo per cui ti ho voluto dentro la mia casa’. ‘Oggi è un giorno importante per me, spero lo sia anche per te. Non ridere, ti prego -proseguì Rosaria- sapevo che eri speciale e questo ti innalzava ai miei occhi tanto da far nascere un sentimento che non osavo confessare neppure a me stessa. Stasera ne ho avuto la conferma e per questo ho deciso di fare il primo passo. Non voglio rischiare che per timore o per orgoglio tutto finisca qui e poi, magari non trovo più il coraggio di affrontar questa situazione. Si, io ti amo e sono disposta ad aspettare perché questo mio sentimento possa essere ricambiato’.
Rosaria era diventata rossa ed il rossore della fronte faceva maggiormente risaltare l’azzurro degli occhi. Io non parlai, la presi tra le braccia e la baciai. Un bacio lunghissimo pieno di passione fu la risposta che davo al suo discorso. Anch’io sentivo che era nato un sentimento che a’..veva stentato a venire a galla ma ora stava prorompendo con tutto l’impeto che solo l’essere represso poteva dare.
Quando ci staccammo, entrambi in debito di ossigeno, lei mi prese per mano e mi condusse nella sua camera da letto. Non mi attardai in discorsi, con una dolcezza determinata iniziai a spogliarla. Feci scendere le due bretelline del vestito e lei rimase pressochè nuda. Le sue tettine erano già scoperte, non portava reggiseno, erano li dritte, sode con due capezzolini rosa, eretti e duri; sotto aveva un perizoma invisibile nero, messo li a mettere in risalto un monte di venere appena pronunciato quasi implume. La feci stendere sul letto ed in attimo fui anch’io nudo. Lei vide la mia erezione liberata dai miei slipp, una erezione potente frutto di una serata eccezionale. Mi avvicinai a lei e, baciandola sulla gola e scendendo verso il basso, levai l’ultimo ostacolo che ci divideva. Ora eravamo entrambi nudi. Stavo succhiando i capezzoli, prima uno poi l’altro, mentre dirigevo il mio viso verso il basso proseguendo in una marcia determinata verso la sua rosellina, Rosaria attirò il mio viso verso di lei, mi baciò poi mi disse: ‘fermati, devo parlarti, forse devo darti una delusione.’
Aggrottai la fronte, interrogativamente. ‘Non sono quella che tu pensi. Ti chiederai perché siamo qui. Perché mi sei piaciuto subito, mi hai attratto, affascinato. Stasera, le tue carezze, inattese ma desiderate, mi hanno portato nel più alto dei cieli del piacere e nei miei occhi é rimasto l’arcobaleno. Sono felice d’essere con te, ma tu non sarai contento di me.’ ‘Perché dici una cosa simile? Io sono in paradiso solo a sentirti così. Sei una ragazza da sogno, incantevole. Sei il dono più sospirato che si possa sognare.’ ‘Io voglio donarti, dedicarti, quello che una donna può dare, offrire, una sola volta nella vita. Sono vergine, non so, forse le tue dita lo hanno constatato.’ Le presi il volto tra le mani e la guardai intensamente. Annuì con la testa. Aveva gli occhi pieni di lacrime.
‘Rosaria, bambina bella, se non vuoi.’ Lei strinse a me. ‘Io ti voglio, ti desidero, non vedo l’ora d’essere tua, di averti in me, di sentirmi invasa, fecondata da quello che rimarrà il mio uomo per tutta la vita. Voglio essere, la tua casa, la tua chiesa, tutto per te. E porterò in me, per sempre, il tuo sigillo. Sii dolce, sii latte e miele.’Mi baciò voluttuosamente. ‘Non mi vuoi?’ ‘Sei bellissima, ma desideri proprio quello che hai detto?’ ‘Si, un’impronta tua, per tutta la vita.’ Fu qualcosa d’indescrivibile. Luna di miele. Bianchezza di luna, nei suoi occhi estatici vi era dolcezza di miele, linfa di vita, che scivola soave nella paradisiaca valle delle delizie. La nostra prima notte. Era docile, attenta, lasciò che la adagiassi sul letto.’Solo un momento’prego.’ Allungò la mano per prendere una camicia da notte che giaceva da una parte e la pose, ripiegata, sotto le sue eccezionali natiche. ‘La serberò per tutta la vita.’
Mi chinai ancora a baciarla tra le gambe, a lambirle le sue piccole, rosee, frementi labbra. Che andavano schiudendoci come un bocciolo ai primi raggi del sole. Feci in modo che alzasse le gambe e le poggiasse sui talloni. Strisciai lentamente e leggermente su di lei, seguitando a lambirla con la mia lingua, accolsi tra le labbra il piccolo capezzolo scuro, e succhiai delicatamente. Il suo grembo si sollevava, palpitava’ poggiai il glande all’apertura umida e scorrevole della sua ardente vagina e spinsi con dolcezza. Ci fu una lieve resistenza, un attimo, poi, sempre delicatamente, entrai in lei, accolto come una bocca assetata e golosa accoglie il ghiacciolo che appaga la sua arsura.
La natura le suggeriva le movenze, il piacere crescente le regolava, e sentivo che mi serrava in lei, mi attanagliava, mi suggeva, poppava, mungeva freneticamente, con un’espressione estatica nel volto, beata, mentre un lungo sibilo, roco, le sfuggiva dalle labbra. ”’.Il suo ventre non aveva sosta, le sue gambe erano incrociate sul mio dorso, mi stringeva a sé, possessivamente, e sembrò volermi strappare il sesso quando si sentì invadere dall’irrefrenabile conseguenza del suo piacere, mentre l’orgasmo la travolgeva, la sconvolgeva.
Non immaginavo che la ‘prima volta’ d’una fanciulla potesse essere così conturbante, coinvolgente.
Quando sgusciai da lei, raccolse la camicia che si era messa tra le gambe, strettamente, si alzò e con la massima naturalezza, spontaneità, semplicità, raccolse in esso quanto stillava la sua vagina. Si asciugò delicatamente, avvolse il tutto e lo ripose nel comodino da dove l’aveva presa.
Ero rimasto sul letto, supino, e quello spettacolo m’aveva nuovamente eccitato.
Le tesi la mano. Rosaria mi raggiunse. Mi comprese, salì su me, a cavallo. In silenzio assume una posizione tale che ho davanti la sua passerina tutta bagnata e aperta, la sfioro con le labbra si abbassa ancora e mi inumidisce il glande con la lingua, poi mi viene sopra a gambe larghe e, da sola, si dirige la punta del glande verso l’entrata della sua tana bollente. Deve accorgersi del mio sguardo preoccupato ma ha un’aria decisa, lei e seria, si abbassa sino a farmi entrare appena di qualche centimetro e si ferma così scossa dal primo orgasmo; stringe i denti e si lascia cadere sulla verga dritta. Mi infilo sino in fondo di botto, è strettissima ma bagnata, con il suo peso è riuscita a farmi arrivare sino all’utero. Deve farle molto male perché si ferma con una smorfia, io non ho mai sentito un tunnel così stretto, mi sembra di avere il membro di un toro, enorme.
Restiamo un po’ così poi lei tenta di muoversi un poco ma la cosa più bella è sentire le sue contrazione vaginali, non so se stia venendo in continuazione ma è un massaggio indescrivibile. Si muove di poco poi mi fa sprofondare di nuovo sino alla radice.
‘Adesso sono tua, finalmente ti sento dentro fino in fondo, voglio che tu mi riempia proprio li. Mi fai male ma è un dolore stupendo’.
Io sono senza parole, una passera così stretta e calda mi fa perdere la testa, sento Rosaria ansimare e la vedo buttare la testa indietro. Credo che cominci ad abituarsi alla mia dimensione, sembra impazzita dalla voglia, io vorrei gustarmela un po’ ma lei diventa ancora più frenetica. Ti prego vienimi dentro, nell’utero, ti prego, non resisto più. Sei in fondo ed è lì che devo riceverlo. Bagnami tutta dentro, non aspettare è da tanto che sto aspettando di essere riempita. Lascia andare tutto il tuo succo. Riempimi completamente!’
Non sono certo indifferente alle sue sollecitazioni anche perché ha allungato una mano e mi sta spremendo le palle in modo eloquente.
‘Sei sicura di volerlo veramente? Guarda che mollo tutto in fondo alla tua magnifica passerina, ne ho ancora una quantità enorme e non vedo l’ora di riempirti. Ti allago tutta se mi lascio andare, lo vuoi davvero’
‘Si, ti ho detto di si, voglio sentirti venire e pensare che mi stai fecondando. Scaldami, ti prego o impazzisco dalla voglia. Dimmi che vuoi riempirmi tutta’.
La sua figa è strettissima, mi sembra di avere un arnese immenso conficcato dentro Rosaria. Ha le pareti bollenti e si muove piano ma sento i suoi muscoli contrarsi continuamente.
Sto impazzendo dalle sensazioni che mi sta provocando. ‘Rosaria, adesso ti riempio finalmente, voglio che tu tenga dentro tutto perché sei mia e voglio metterti incinta, adesso, subito. Senti che il mio seme sta salendo verso di te?’
Rosaria è come impazzita, ansima e spinge sempre di piu’ cercando farmi entrare anche le palle, non e’ possibile che non si senta aperta in due dalla mia verga.
‘Non sono mai stata così, mi hai sverginata con il tuo arnese enorme e adesso berrò tutto il succo bollente che mi farà godere. Dai riempi la tua femmina, senti come lo vuole, ti prego lascia andare tutto’.
è il massimo, Rosaria da come parla non è più lei, ed io sento che lo sperma sale e comincia ad esplodere dentro la sua pancia, al primo spruzzo si ferma e lancia un urlo, poi comincia a contrarsi in un orgasmo che sembra senza fine.
‘Senti Rosaria, senti come ti vengo dentro ? Senti come ti voglio riempire tutta, senti come sono felice di mettere il mio seme nella tua pancia! Bevimi tutto, non lasciarmene nemmeno una goccia, è tutta per te’.
Rosaria è davvero stravolta continua a sussultare, ha la bocca spalancata ma non riesce a dire una parola. Non ho mai visto una donna godere così tanto, mi stringe le braccia come indemoniata restando impalata sul mio membro che continua a venirle dentro. Sento che le palle mi fanno quasi male per la fatica di sparare lo sperma dentro Rosaria, mi sembra di non finire più e davvero lo vorrei.
Quando smetto di eiaculare lei rimane ferma, sempre scossa dagli spasimi, ha il viso contratto ma sorridente, i capelli arruffati e le mani sudate.
‘Ho aspettato questo momento tutta la vita, non credevo che fosse così bello, giurami che mi farai sempre così felice. Mi sembra che il resto del mondo non esista più, solo tu ed io, un maschio ed una femmina che si amano’.
In questi momenti, la guardo ed è stupenda, una femmina in calore soddisfatta del suo maschio che l’ha montata. Sono talmente eccitato che la figa stretta e calda di Rosaria mi mantengono l’attrezzo duro, non mi succede spesso. Lei sembra accorgersi che io sono ancora in tiro perché ricomincia a muoversi piano piano ed a sollevarsi per ricadere tra le mie gambe. Accidenti ne ho ancora voglia.
Rosaria si abbassa e mi bacia con la lingua indiavolata, poi, sempre impalata, ho davanti agli occhi due seni favolosi, duri e tesi. Mi ci butto sopra e questo aumenta ancora la nostra eccitazione.
‘Dai, leccami, succhia, fammi provare ad essere mamma’.
è di nuovo in estasi, io non vorrei uscire più da questa tana bollente che mi succhia anche l’anima.
‘Si, Rosaria, senti come succhio, vorrei vedere il tuo latte e queste tette diventare enormi’.
è vero, anche se stretta sento che mi si stanno bagnando le cosce, la quantità di sperma che le ho sparato dentro sta uscendo piano, questo mi fa eccitare ancora di più. Rosaria continua a pomparmi con ostinazione, ormai deve essersi abituata perché si alza quasi sino in alto e poi mi fa sprofondare di colpo. Sento il suo utero duro e lei che si agita quando la penetro con tutto il mio arnese. Per essere vergine riesce a reggerlo bene, anzi adesso spinge sempre più in fondo.
‘Ne voglio ancora, dai godi ancora in fondo, dammene ancora, non trattenerti riempi la tua femmina di nuovo. Sento che stai diventando ancora più duro, ci sei, spruzzami ancora l’utero e fallo entrare tutto’.
Rosaria ormai non si controlla più. Io non riesco più a capire dove sia andata la segretaria che conoscevo ieri.
Anch’io ormai sono quasi arrivato di nuovo, leccare le sue tette, sentire le sue parole ed essere dentro ad una figa bollente e assetata mi fa avvicinare ad un altro orgasmo. Se ne accorge perché allunga una mano e mi strizza di nuovo le palle, mi fa quasi male perché ormai non ragiona più, vuole solo un’altra razione di sperma bollente.
‘Ecco Roberta, adesso ti vengo dentro ancora, prendila tutta perché è solo tua, senti il mio succo arrivare, ti riempirà tutta la pancia e vedrai che cosa ti combina’.
Appena sente le mie contrazioni si blocca e muove solo i muscoli vaginali, si lecca le labbra come se bevesse e con la vagina mi succhia lo sperma sino all’ultima goccia.
Poi crolla esausta e per un paio di minuti la sento respirare forte, quasi un singhiozzo, sembra una bambola di pezza abbandonata. Piano, piano il mio arnese si ammoscia e comincia ad uscire. è una sensazione indescrivibile.
Rosaria si rialza di colpo e ha un’aria preoccupata.
‘Mio dio, che cosa abbiamo fatto ! Devo essere impazzita ! Sono stata una donnaccia, mi potrai mai perdonare?’
La guardo stupito, questo non me lo aspettavo proprio, non so che dire se non sorridere ed accarezzarle il viso imbronciato. Di colpo si alza e si tiene con una mano tra le gambe.
‘Accidenti, sto colando come una fontana, lo sapevo che non dovevo farlo, adesso sporcheremo tutto.
Sempre con la mano tra le gambe corre in bagno ed io la seguo appena dopo con il mio arnese grondante, sono bagnato fradicio. La trovo accovacciata sul bidè con la testa bassa ed il viso imbronciato, anzi sta piangendo come una bambina. Mi avvicino anche se devo avere un’aria buffa. Le prendo il viso tra le mani e la accarezzo dolcemente, la bacio sulla bocca ma lei non risponde. Cerco di asciugarle le lacrime e vedo che ha gli occhi tutti rossi e pesti. Sembra completamente distrutta, seduta sul bidè, con una mano cerca di arrestare la cascata che ha tra le gambe.
‘Rosaria, Rosaria, non fare così, mi hai reso l’uomo più felice del mondo e anche tu sei finalmente una donna completa. Dov’è il problema? Confidati con uno che ti ama, ti prego non farmi star male, ti prego’.
Tra i singhiozzi mi risponde anche se faccio fatica a capirla.
‘Sono una stupida, una bambina cretina che combina solo guai, io lo sapevo che finiva così, quando mi innamoro non riesco a controllarmi. E rovino tutto, me lo merito perché sono un stupida’.
‘Ma Rosaria, mi hai visto come sono felice ? Ti sembra di aver fatto del male, smettila per favore, ti prego’.
‘Mi sono comportata come una donna da strada, tu non avrai alcun rispetto di me, e adesso se resto incinta non ti vedrò più. Io non resisto senza di te, non ce la farò, piuttosto morirei, io ti amo davvero’!
A questo punto capisco che ogni ragionamento è inutile e sono preoccupato seriamente. Reagisco con forza anche se conciato come sono farei ridere chiunque.
‘Adesso basta Rosaria! Adesso la smetti di dire fesserie, chiaro!’
Mi guarda stupita ma il mio tono funziona, ha smesso di singhiozzare. Continuo deciso,
‘Stammi a sentire, abbiamo fatto all’amore ed è stata la cosa più bella che abbia mai provato. Io ti amo e tu sei la donna che desidero di più, non ti lascerei per tutto l’oro del mondo. Se mi darai un figlio sarò l’uomo più felice del mondo ma non credo che in questo momento possa succedere. Comunque devi avere fiducia in me, pensi che ti voglia fare del male?’
Si asciuga gli occhi e per la prima volta mi sorride tra le lacrime che continuano a scendere. Sta recuperando la ragione.
‘Ma, io non so come fare, è tutto così nuovo per me! Ho provato sensazioni che nemmeno pensavo esistessero e mi sono comportata come una donnaccia. Se ci penso mi vergogno ancora di più’.
‘Rosaria ti dico che sei comportata con il tuo uomo come una donna innamorata, se non l’avevi mai fatto devi essere felice che finalmente sia successo. Io ti amo e non ti lascerò per nessun motivo, tu sei la mia donna adesso’.
Sorride di nuovo e sembra rinfrancata, ho capito, a trent’anni ha dei comportamenti ancora infantili e solo l’autorità la rassicura. Dirle che anch’io la amo cancella molti dei suoi sensi di colpa ma non sto mentendo. Ora lei si è tranquillizzata. Come una bambina alla sua prima marachella, guarda la sua mano sempre stretta tra le gambe e finalmente cambia tono.
‘Non voglio che esca tutto quello che mi hai dato, è mio e lo devo conservare nel mio corpo. Non voglio perdere il tuo seme mi ha fatto troppo felice e deve restare tutto dove è’.
Intanto sorride e capisco che la crisi è quasi passata.
Con fare burbero gli dico: ‘Lei signora non si deve preoccupare perché ce ne metteremo ancora tanto, comunque dentro ne è rimasto in abbondanza, se mancasse provvederemo presto. Non voglio che rimanga senza’.
Si sta riprendendo e mi sorride, la abbraccio e ci baciamo con dolcezza, è una bambina innamorata tra le mie braccia, mi fa una tenerezza infinita.
Poi sopraggiunge la stanchezza e, abbracciati andiamo a letto e ci addormentiamo.
La mattina ci svegliamo che il sole era già alto. Siamo ancora abbracciati. Ci guardiamo, è come se fossimo assieme da sempre. Rosaria è li minuta fra le mie braccia ha un viso disteso, è l ‘immagine della felicità; io mi sento più che soddisfatto. Mi rendo conto di avere una potentissima erezione, anche Rosaria la sente e sta dimostrando di non essere insensibile al mio stato, forse capisce che la sua vicinanza contribuisce non poco, quindi dedica subito la sua attenzione a lui che risponde con immediatezza. Si ho voglia di far l’amore, lo vuole anche lei, anzi sembra essere diventata una cosa impellente. E’ Rosaria a prendere l’iniziativa.
‘Ti prego, riempimi subito, non resisto senza, voglio sentire il tuo succo colarmi tra le gambe, ti prego ne ho bisogno adesso, subito!’
Come faccio a resistere, anch’io mi sento una tensione nel basso ventre insopportabile. Mi sollevo in ginocchio, le allargo le gambe e vedo la sua passera umida aprirsi davanti a me come un fiore rosa.
‘Forse ti farò un po’ male ma voglio farti sentire come la mia femmina. Hai ancora dolori?’
‘Si, cioè no, mi brucia ancora un po ma adesso voglio che tu mi tratti come la tua donna, non avere riguardi, montami come ti piace ma, ti prego, fallo subito’.
Non me lo faccio ripetere, prendo in mano il mio arnese che è sempre più duro, lo dirigo tra le labbra da bambina e bagno la cappella con il succo che cola. Dopo poco punto l’ingresso, come mi sembra stretto, sento la vagina dilatarsi a fatica mentre entro senza esitazioni, spingo fino in fondo e ho l’impressione di sfondarla. Devo averle schiacciato ormai il collo dell’utero perché ad un certo punto non riesco ad andare oltre, sono però ormai infilato quasi del tutto e sento perfettamente il calore e le sollecitazione della passera che mi accoglie.
Resto un attimo fermo mentre Rosaria trattiene il respiro e si morsica le labbra, deve sentirsi aperta in due ma non dice nulla, anzi sento i movimenti dei muscoli vaginali che mi massaggiano la verga conficcata a fondo. Lo sfregamento con le pareti strette mi fa impazzire dal godimento, mi sembra che Rosaria sia ancora vergine, non mi è mai successo.
Cerco di essere delicato ma è difficile anche per me, in questa posizione posso pomparla come mi piace e comincio a muovermi prima piano poi sempre più freneticamente. Mi accorgo di darle delle spinte terribili quando arrivo in fondo ma la strettezza del tunnel mi fa perdere la testa.
Rosaria ha la bocca aperta e geme ad ogni colpo, ha il respiro affannoso e gli occhi chiusi. La vedo squassata dai miei colpi, le tette oscillano continuamente e mi abbasso per prenderle in bocca un capezzolo duro e lungo.
Apre gli occhi un momento e mi dice con voce alterata.
‘Ho bisogno di te, scarica il tuo seme in fondo al mio pancino, ne ho bisogno subito ! Non farmi aspettare, non essere cattivo, so che è pronto, caldo e denso, ti prego riempimi o non resisto’.
Io me la sto godendo come un matto e vorrei prolungare la scopata, non riesco e non mi piace venire a comando ma vedere Rosaria sotto di me con la sua fighetta stretta e sentire le sue parole mi fa arrivare lo sperma alla base del glande in un momento.
‘Rosaria, se è questo che vuoi, ti allago tutta la passerina, ho tanta sborra pronta solo per te. Senti che sta risalendo? La senti che sta arrivando?’
‘Si, si, sei sempre più duro e lungo, sento che sta arrivando, non trattenerti, svuotati dentro la tua Rosaria che non sogna altro. Come godo! Come potevo mai immaginare che fosse così bello?’
Appena le arriva il primo getto in fondo comincia a rantolare, non riesco a tenerla ferma e mi sembra che la figa sia impazzita, una pompa aspirante assetata di sperma. Mi lascio andare e non so quanti spruzzi le ho infilato in fondo ma mi sembra di non smettere mai.
Mi fermo sempre piantato in fondo a Rosaria e lei si calma lentamente. Mi offre la bocca e mi bacia con un trasporto mai visto, è completamente mia, siamo un corpo solo. Poi sorride e mi sussurra.
‘Grazie, non resistevo più, adesso mi sento bene. Scusami se sono stata violenta, mi hai fatto perdere la ragione, adesso va meglio. Ho tanti arretrati, devi avere molta pazienza’.
‘Rosaria, è stata la cosa più bella che mi è successa da anni, sei la femmina più calda che conosco, credimi, vorrei restare sempre così dentro di te’.
è adorabile vederla felice impalata dalla mia verga con gli occhi lucidi, il seno nudo ed i capelli scompigliati sul lenzuolo. Io però mi sto ammosciando un po’ dopo quello che è successo stanotte, lei se ne accorge e sembra contrariata.
‘No, ti prego, rimani dentro di me, ti voglio sentire mio e poi non posso allagare tutto. Per favore’.
Intanto spinge per trattenermi dentro di lei ma è troppo stretta il membro strizzato scivola piano fuori seguito ad un rivolo di sperma bianco che si spande sul letto. Rosaria allunga la mano e cerca di bloccare il flusso ma è inarrestabile. Ormai c’è una pozzanghera sotto di lei. Ha l’aria contrariata.
La guardo e riusciamo a scoppiare in una risata, sto bene con Rosaria, sa essere una donna ed un bimba nello stesso tempo. Ora penso che mi sarà difficile fare a meno di lei.
Le porgo l’asciugamano e lei se lo mette sotto il sedere dopo avermi asciugato il glande con cura e avergli dato un bacio sulla punta, è raro trovare una donna così affettuosa. Mi distendo al suo fianco rilassato e felice.
Lei, dopo un po si alza e va in bagno, quando torna inizia a parlare come se dicesse a se stessa: ‘Sono stata la solita pasticciona. Tra un paio di giorni inizierò a prendere la pillola. Sembrava lo sapessi che sarebbe successo, sono andata dal medico che mi ha anche assicurato che in questi giorni, in attesa di iniziare la cura, difficilmente potrei concepire, anche se il pensiero di essere fecondata mi fa impazzire. Dopo, purtroppo, non potrà più succedere.
La guardo con affetto e rispondo accarezzandole il seno.
‘Vedi Rosaria, io ho goduto come non mi succedeva da tempo, sei una femmina così calda e sensuale, ti vorrei sempre così. Anch’io non credo che ci saranno conseguenze però ogni volta penserò di poterti mettere incinta, con questi ritmi non è davvero impossibile’ !
La vedo rasserenata e continuo.
‘Io ho un seme potentissimo, credo che una pillola non basti ! Guarda che lago ti ritrovi ! Secondo te chi mi può fermare!’
Infatti anche l’asciugamano ha una bella pozza bagnata in corrispondenza della passera che continua a colare anche se ormai molto meno.
‘Si, hai ragione, sei troppo potente ed io penserò sempre che la pillola non funzioni con te. Questo pensiero mi fa girare la testa ancora, sono una depravata vero?’
Il sabato e la domenica trascorrono a farci coccole e a fare l’amore. La sera della domenica, Rosaria prepara una cenetta fredda, quando sono le dieci la lascio per tornare a casa. Durante il viaggio ed una volta avvolto dalle mura domestiche, continuo a pensare a quanto mi è capitato e non vedo l’ora che arrivi domani: Ho voglia di vederla ancora e sorrido al pensiero della faccia che avrà domani quando ci incontreremo in ufficio.
La mattina mi alzo presto, mi sbrigo le mie pulizie e vado, voglio arrivare per primo, voglio godermi l’incontro.
Quando arriva io sono nella mia stanza con la porta aperta, lei mi guarda ed entra chiudendosi la porta alle spalle. Io l’accolgo con un sorriso ma nel venire vicino a me si alza la gonna mostrandomi gli slip neri e dice con malizia.
‘Ho dovuto mettere questi perché gli altri li ho già infradiciati, subito e ne ho dovuto portare una scorta anche in ufficio. Sai che tu sei proprio terribile ! Non so come farò’.
Mi butta le braccia al collo e mi bacia appassionatamente, le accarezzo il sedere ma lei si stacca anche se sa che in ufficio non c’è ancora nessuno.
‘Dottore, non scompigli la segretaria ! è una donna seria anche se nubile, non lo dimentichi.
L’adoro quando gioca a fare la segretaria pudica e impeccabile, se ci fosse un attimo di tempo in più farei uno sproposito.
In questo modo siamo andati avanti per quasi due anni, poi il nostro rapporto iniziò a languire, lei avrebbe voluto una vita tranquilla da trascorrere con il suo uomo. Non fu possibile. Io inaspettatamente fui trasferito in un’altra città. Rosaria non si scompose più di tanto, ci lasciammo con il proposito di rincontrarci. Non fu così, le telefonate languirono, fino a non sentirci più.
Dopo un po di tempo seppi che si era sposata. Me lo disse il mio ex capo che avevo incontrato in un miting aziendale, me lo disse meravigliato di non avermi visto al matrimonio, eravamo tanto affiatati che pensava fossimo in grande amicizia. Gli risposi che l’amicizia era talmente grande che non era il caso di incontrarci in una circostanza così triste. Ridemmo entrambi, forse da questa battuta aveva capito che la nostra non era stata amicizia ma mai avrebbe potuto immaginare che era stato un grande amore.

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