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Erotici Racconti

Lamenti indisciplinati

By 19 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Precisamente da tre mesi io mi ero disunita staccandomi in modo risolutivo dal mio ragazzo, nel tempo in cui incappai trattenendomi assieme a un mio apprezzato conoscente di vecchia data, durante la partecipazione d’un convegno nella città di Taranto. Lui, infatti, in quell’occasione ben lieto di rivedermi s’accomodò inaspettatamente al mio tavolo, durante il tempo in cui consumavo la prima colazione, perché anch’esso si trovava in quella città per evidenti ragioni occupazionali, alloggiando tra l’altro per semplice combinazione nella medesima pensione che occupavo anch’io. In quella specifica circostanza ci sostenemmo rallegrandoci e dandoci in ultimo appuntamento per la serata per poter per consumare la cena in compagnia. In tal modo, durante la serata lui mi comunicò con abbattimento, mestizia e grande scontentezza che anche il suo legame amoroso era andato in rovina da breve tempo, giacché pure io essendo allo stato attuale afflitta, infelice e rattristata, facendo la mia parte glielo comunicai. Ambedue, invero, svuotando il sacco ci confidammo i nostri intrinsechi dispiaceri e i nostri sostanziali malumori, perché avevamo un enorme necessità di premure e di tenerezze da colmare.

In definitiva concludemmo la serata nello stesso talamo, nella mia stanza, abbisognevole d’effusioni e di moine sia io quanto lui, per tutto quello che ci eravamo vicendevolmente confidato durante la serata. La contingenza si perfezionò con notevolissimo abbandono da parte d’entrambi, giacché lui con esperta bravura m’accarezzò a rilento i seni e in seguito la zona del pube, baciandomi l’addome e digradando in conclusione là in basso preparato per leccarmi la fica. Io non m’opposi, tutt’altro, lo lasciai affettuosamente proseguire caldeggiandolo, giacché tutto avvenne in modo istantaneo, perché si scagliò con esuberanza adoperando la lingua e solleticandomi il clitoride con opulenza, mandandomi in tal modo subito in visibilio. Io lo coprii di baci sul petto, subito dopo senza perdere tempo iniziai leccargli con languore il bordo del glande, appresso ci stendemmo su d’un fianco, lui da dietro con un braccio mi baciava la schiena cingendomi all’altezza dei seni, con l’altro invece manipolava armoniosamente la mia pelosissima e bionda fica facendomi sragionare.

Io impugnavo il suo cazzo in verità non molto grande, però austero, bellicoso e pulsante nel solco delle natiche assorbendone il completo calore, il desiderio adesso diventava di continuo assillante e pigiante, perché in me piombò un smania precipitosa di voler essere penetrata da dietro, per poter avvertire il suo cazzo calarsi nelle mie viscere, poi, ambedue con ardore, foga ed entusiasmo, vederci godere appieno delle nostre dissolute, impudiche e lussuriose stravaganze. Contrariamente, senza preannuncio, lui mi divelse immediatamente quell’apertura infrangendola e perforandola con un’improvvisa inciviltà e con una lasciva bestialità, strappandomi dei poderosi, accalorati e immorali gemiti, facendomi strepitare in maniera invereconda e licenziosa per il godimento. I miei occhi si riempirono di lacrime, in quanto congiunsi tra i denti la frangia bordata del guanciale per far fronte al dolore, cercando d’ovattare nella maniera migliore tutti i miei continui lamenti, attutendoli al meglio e preservandoli pure dall’attenzione delle stanze adiacenti, che avevano senz’altro udito la nostra prestazione. Lui nel contempo, costringendomi in ultimo a posizionarmi prona sul letto, m’aveva frattanto afferrato saldamente le anche per poter essere sicuro che non mi fossi mossa.

Per svariati minuti m’inculò in maniera brutale e implacabile conficcandomi il cazzo più che poteva, ingegnandosi in aggressivi e belluini affondi con una frequenza sempre in aumento. Le ultime spinte furono accompagnate da mugugni inumani e istintivi, da maschio delle caverne, perché al presente lui non era più il fautore delizioso, espansivo e malleabile che ricordavo, viceversa, era diventato come una fiera sanguinaria intrattenibile e furente che vessava le carni della sua vittima depredandola. Il conclusivo lamento che udii fu a dir poco raggelante e terrificante, poi si bloccò abbandonandosi visibilmente affaticato addosso alla mia groppa.

Io mi sentivo inspiegabilmente sminuita, incomprensibilmente sottovalutata e nettamente umiliata, perché m’attendevo almeno un commento, un’osservazione o una giustificazione, eppure lui non parlottò, anzi, addirittura mi schivò. La mia reattività assieme alla mia sensibilità femminile, mi fece rapidamente presagire afferrando che lui s’imbarazzava turbandosi per quel suo comportamento irrefrenabile e rabbioso, perché si era trattato d’un impulso travolgente e sfrenato dettato dalla coscienza, che aveva molto probabilmente generato una sensazione di compensazione vendicativa, di rivalsa punitiva nei confronti del sesso femminile. Lo capii dal suo respiro sulla mia schiena, poiché lui non voleva ferirmi né offendermi né sfigurarmi, tutt’altro, malgrado ciò lui era al momento indubitabilmente e fortemente addolorato, sgomento e prostrato per quanto accaduto. Non parlava, ciò nondimeno mi comunicava tutto questo con un linguaggio silenzioso, con un’espressione composta da brividi e da leggeri tremori. Lui tentò di sfilarsi, ma io lo trattenni volutamente, la fitta che poco prima avevo patito adesso era svanita, nel frattempo alcune lacrime mi bagnarono la schiena, stava piangendo. Io gli agguantai le mani portandomele sul seno, accarezzandole, lui raccolse ben presto il segnale di perdono, quell’avvisaglia netta d’indulgenza baciandomi affettuosamente sulla schiena.

Percepii nel mentre la ripresa dell’erezione e quando tentò d’allontanarsi lo trattenni di nuovo. Lo invitai a non sentirsi in colpa muovendomi lentamente con il bacino, trasmettendogli alcune piccole ma incisive e coinvolgenti contrazioni volontarie. Gli afferrai una mano portandomela fra le cosce, adesso era di nuovo completamente rigido, teso e rovente dentro di me, eppure non avvertivo più dolore, perché ora non c’era aggressività né coercizione né irruenza, al contrario, ciò che sperimentavo era un’eccitabilità prosperante.

Trascorsero pochi istanti, giacché io fui invasa da un orgasmo irresistibile e splendido, mentre strepitavo il mio passionale ardore, che scatenò rapidamente anche quello del mio simpatizzante, poiché l’esuberante sborrata che lui mi spandeva sulle tette, sancì definitivamente quella nostra intesa, rappacificando e rasserenando in ultimo il suo malumore, allontanando, sedando e sollevando in conclusione la sua condotta furiosa e quel atteggiamento inviperito iniziale, poiché tutto avvenne con una gradevolezza e con un’amabilità sconfinata.

Un nuovo amore al presente si era in modo insperato per me rivelato.

{Idraulico anno 1999} 

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