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Racconti Erotici Etero

Meglio che un terno al lotto

By 13 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

MEGLIO CHE UN TERNO AL LOTTO

Mi presento sono Franca, una ‘signorina’ di 53 anni che li dimostra, purtroppo, tutti.
Un po’ per scelta ed un po’ per i casi della vita non mi sono mai sposata, questo non vuol dire che non abbia conosciuto le gioie del sesso. Ho avuto anch’io le mie storie, belle e brutte, alcune travolgenti ed altre da dimenticare. Diciamo che non mi sono fatta mancare niente.
Da un po’ di tempo ho ‘ rallentato i ritmi’, non per mia scelta ma, come ho già detto, dimostro per intero la mia età. Il mio seno è florido, ma subisce la forza di gravità, ho un bel cuscinetto dell’amore e un fondoschiena diciamo così………notevole, anche lui in lotta con la gravità terrestre.
Con queste caratteristiche è difficile che qualche ometto ancora ben messo si faccia avanti, però quei pochi non me li faccio scappare. Scappo io invece da quelli che mi vogliono rendere partecipe di tutti i loro acciacchi, ho già i miei e mi bastano.
Anche ad una vecchia carampana come me però possono capitare delle avventure veramente ‘interessanti’ di quelle che dopo ti guardi allo specchio e dici: -Meglio che un terno al lotto-.

Partecipavo, più per amicizia con il promotore che per vero interesse, ad una serie di incontri letterari. Non vi dico la noia, gli autori erano tutti al loro primo e forse ultimo libro ed anche il pubblico’..pensate che io sembravo una di primo pelo.
Oltre a me c’era un altro che si annoiava a morte, il redattore del giornale locale che doveva seguire quelle conferenze per fare il resoconto sulla pagina culturale del quotidiano.
Era poco più che un ragazzo, si metteva in fondo alla sala cercando di non addormentarsi.
Un giorno mi fu presentato e forse per solidarietà tra annoiati facemmo amicizia e da quella sera per risollevarci dopo l’incontro letterario ci facevamo un aperitivo e qualche volta due dipendeva da quanto era stata tediosa la conferenza.
Così tra un prosecco ed una patatina approfondivamo la conoscenza, fino a quando con una scusa che puzzava di balla da lontano non m’invitò a cena.
– Stasera non posso, magari la settimana prossima. – risposi mentendo; non so perché, su presunti precedenti impegni.
– O.K. Va bene, facciamo per la prossima settimana, così festeggeremo la fine dei Pomeriggi Letterari. ‘ finì lui ridendo.
Ci scambiammo i numeri di telefono per avvisarci in caso di disguidi e ci lasciammo.
Solo quando lui mi chiamò per la conferma, solo allora mi resi conto della situazione. Sarei uscita a cena con un ragazzo che poteva essere mio figlio. Se da un lato avevo delle remore da vecchia signorina di buona famiglia, dall’altro la cosa, sinceramente m’intrigava.

Persi molto tempo per decidere come vestirmi e così arrivai in ritardo alla conferenza e per non disturbare, mi accomodai anch’io in fondo alla sala, proprio di fianco a lui, che mi squadrò e con un cenno del capo approvò il mio abbigliamento. Gonna ampia, stivali, camicia e giaccone.
Finita la conferenza e dopo le parole di commiato del curatore della manifestazione, uscimmo dalla sala e io e Marco ( così si chiamava il ragazzo) lasciai quasi furtivamente la compagnia e ci dirigemmo in un bar vicino per un aperitivo, dove mi disse di aver riservato un tavolo in un ristorante un po’ fuori mano e che era noto per essere frequentato da coppie diciamo così di ‘contrabbando’.
Arrivammo al locale ed in sala c’erano solo tre coppie, che non ci degnarono di uno sguardo, la privacy innanzi tutto, io però notai che erano tutte coppie contrarie alla nostra con uomini più vecchi della donna.
La cena non fu indimenticabile dal punto gastronomico; ma Marco era molto simpatico, colto e anche molto curioso. Cercò di sapere tutto di me, io non mi sbottonai molto, però a mia volta cercai di capire perché un uomo della sua età invitava a cena una matura come sono io. La risposta fu degna del miglior politico, parlò per mezz’ora e non disse niente.
Quando uscimmo dal ristorante, mi prese sottobraccio e ci dirigemmo alla macchina che era parcheggiata su retro, sempre per la privacy, gentilmente mi aprì la porta del passeggero e mentre stavo salendo mi prese per le spalle mi voltò verso di lui e mi baciò. In un primo momento restai basita, ma poi, risposi al suo bacio. Si staccò da me e mi fece accomodare in macchina, guadagnò il suo sedile e prima che potessi dire qualcosa fu lui a parlare:
– Mi piaci, sei una gran donna, ti ho sognato stanotte. Stavamo facendo l’amore.-
– Ma se posso essere tua madre.- mi venne da dire di getto ‘ sicuramente avrai molte donne, più giovani e meglio messe di me a cui fare la corte.-.
Aveva messo in moto la macchina, ma invece di ritornare verso la strada, si stava dirigendo in fondo al parcheggio in un angolo buio.
– Dove vai? No, dai smettila. Riportami alla mia macchina, non mi va, non voglio e poi qui davanti a tutti e se ci vedono- attinsi tutto il mio repertorio di scuse, mancava solo che tirassi in ballo il mestruo. Ma probabilmente non fui abbastanza convincente, perché lui fermò il motore e mi fu subito addosso e fu un turbine di baci e carezze.
Quando abbassò i sedili, lo lascia fare pensando che qualcosa potevo concederlo, non lo fermai neanche quando mi slacciò il giaccone e poi non lo fermai neppure quando sfilò la camicia dalla gonna e nemmeno quando la sua mano liberò i miei seni dal reggiseno e cominciò a giocare con i miei capezzoli.
Né quando la stessa mano risalì le mie gambe e s’intrufolò tra le mie cosce su fino in fondo, anzi le allargai per permettergli di poter accarezzarmi meglio lì dove stavo incominciando a bagnarmi.
– Ti voglio, ti voglio senti come ti voglio-.
Mi disse e mi prese una mano e se la portò sul pacco e che pacco. No… non poteva essere così grosso e pensai a qualche piega degli abiti.
Non restai molto nel dubbio, perché si abbassò la cerniera e me lo mise in mano.
– Cazzo, che cazzo- pensai.
Una volta, tanti anni prima, mi ero fatta scopare da un uomo di colore ed eravamo nello stesso ordine di grandezza.
Comincia ad accarezzare tutto quel ben di dio, che nella mia mano diventava sempre più duro, mentre lui cercava nonostante il poco spazio di abbassarmi collant e mutandine.
Ormai incurante del luogo dove eravamo, fui io ad abbassarle fino a dove potevo visti gli stivali ed ad allargare le gambe per farmi accarezzare la fica ormai fradicia.
Continuammo per un po’ a masturbarci a vicenda fino a quando Marco non cercò di dirigere verso il basso la mia testa, sapevo quali erano le sue intenzioni, lo guardai negli occhi e mi abbassai sul suo cazzo, cercando di girarmi in modo che potesse scoparmi con le dita.
I nostri giochini non durarono a lungo perché in poco tempo raggiunsi un orgasmo bellissimo e quasi in contemporanea lui mi riempì la bocca ed ancora scossa dagli spasmi dell’orgasmo ingurgitai tutto.
– Hai una bocca fantastica ‘ mi disse ‘ sai cosa facciamo? Ora andiamo a casa mia e continuiamo comodi, voglio scoparti per tutta la notte.-
Se ci penso ancora non mi rendo conto di come siamo arrivati a casa sua, per tutto il tragitto non tolse la sua mano dalla mia fica ed anche se mi ero sistemata mutandine e collant ero di nuovo in un bagno di umori.
Entrati in casa non perse tempo, fu un susseguirsi di indumenti lasciati per strada, arrivai in camera nuda fino alla cintola ed in piedi davanti al letto cominciò a baciarmi i capezzoli, mordicchiandomeli. Poi mi spogliò completamente, mi fece sdraiare sul letto e mi allargò le gambe. Credevo che mi avrebbe accarezzato la fica o che me l’avrebbe baciata, ma lui:
– Toccati, mentre mi spoglio! Mi piace vedere le donne che si danno piacere.-.
Ero ormai senza remore, sdraiata a gambe aperte mi masturbavo e mi accarezzavo il seno, mentre un quasi sconosciuto si godeva lo spettacolo e si spogliava con calcolata lentezza.
Perché facevo tutto questo?…… per il mio totem, l’oggetto del mio desiderio che finalmente svettava bello, grosso lungo e duro. Non vedevo l’ora di sentirlo in me, ma dovevo aspettare ancora un poco.
Si mise in ginocchio al mio fianco ed ancora una volta lo accolsi nella mia bocca, lui mi bloccò la testa ed era lui che mi scopava in bocca, mentre io continuavo ad accarezzarmi ed ormai stavo per venire:
– Fermati non venire, vienimi sopra. ‘
Così dicendo si mise supino ed io lo scavalcai con una gamba e puntai il suo palo tra le labbra e dopo averle accarezzate un poco lo fece entrare, lentamente, ma tutto fino a riempirmi la fica, cominciai a cavalcarlo lentamente ma, mentre lui giocava con le mie tette, mi accorsi che ormai stavo per venire e accelerai il ritmo. Lui non si scompose e mi lasciò fare, fino a quando non mi accasciai su di lui sempre con il suo cazzo dentro di me.
Mi fece riprendere e quindi:
– Mettiti in ginocchio, che ora tocca a me.-.
Si pose dietro a me, e ricominciò a scoparmi, lo faceva scorrere per tutta la lunghezza, poi usciva per infilarmelo immediatamente. Non so quanto durò questo gioco, ormai non sapevo più dov’ero, era la prima volta che godevo in quel modo, ansimavo, lo incitavo:
– Non fermarti, ti prego, non fermarti. ‘ raggiunsi un altro orgasmo, urlando e dimenandomi tutta.
Mentre mi scopava davanti, con un dito mi stuzzicava il buchino dietro:
– No! Lì no, non voglio.-
– Perché non l’hai mai fatto?-
– Si, ma il tuo è troppo grosso e poi non mi è mai piaciuto.-
Ma lui si era già alzato, lasciandomi sedere all’aria, si diresse in bagno e quando ritornò, mi ritrovò nella stessa posizione e cominciò a lubrificarmi con un gel, freddo, poi mi dilatò con, un dito, poi due dita quindi si posizionò e sentii la punta del suo cazzo che si faceva strada lentamente. Devo dire che non sentì dolore solo un po’ di fastidio, con calma cominciò a muoversi, mi cavalcava e mi accarezzava il clitoride sempre più velocemente. Io godevo, era la prima volta che veramente godevo da dietro, una sensazione bellissima. Lui stantuffava sempre più forte, respirando con affanno e in fine mi riempì del suo caldo seme.
Mi accasciai culo in aria con lui al mio fianco che mi accarezzava la schiena dicendomi parole dolcissime e quindi distrutta mi addormentai.

Mi svegliò l’aroma di caffè, Marco stava entrando, già vestito, con un vassoio con la colazione.
– Buongiorno, dormito bene?-
Mi guardai intorno stupita, mi ci volle un attimo per realizzare dov’ero, ma, dovevo correre in bagno. Seduta sulla tazza riordinai le idee, mi ero fatta sbattere per bene e come mi era piaciuto, non fosse stato per il bruciore che avevo tra le gambe avrei ricominciato subito.
Prima di ritornate di là avvolsi le mie nudità in un telo da bagno:
– Senti, purtroppo ho un po’ fretta.- disse baciandomi su una guancia ‘ fai pure con comodo, in bagno ci sono asciugamani puliti, tieni ti lascio un mazzo di chiavi per chiudere quando esci.-.
– Dammi un secondo che esco con te ‘e poi le chiavi?-
– No, fai con calma, le chiavi?’. una scusa per farti tornare.-
Si avvicinò mi baciò, mi sciolse l’asciugamano e prese ad accarezzarmi i seni:
– Meglio che vada, se no va a finire che ti rovescio di nuovo sul letto.-
– No’Nooo! Vai , mi hai distrutta stanotte. Non preoccuparti per le chiavi te le riporterò presto.-

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