La bidella bussa alla porta e ti dice che c’è una persona che ha chiesto di te nell’aula docenti.
L’ora di lezione è quasi finita e le rispondi di farla aspettare, sei ancora stanca per gli impegni delle ultime due settimane.
Quella gita ti ha un pò sconvolta, forse per le responsabilità, forse per gli orari, o forse per i lunghi dialoghi notturni.
Quei dialoghi che hanno in qualche modo messo in discussione qualcosa, quelle parole che non sei riuscita a tenere fuori, a far rimanere solo parole.
Ed ora chi è questo scocciatore che alle 13 del solito mercoledì pieno di impegni viene a disturbarti.
La campanella suona e gli studenti abbandonano l’aula di corsa, per loro la giornata è finita, per te è ancora solo all’inizio e non sai cosa ti aspetta.
Raccogli le tue cose, il registro, un cappottino leggero che appena arriva a coprire la gonna ampia.
Cammini distratta e sbuffando, con la sinistra tieni le tue cose e con la destra cerchi di sistemare i capelli.
Apri la pesante porta dell’aula docenti, a quest’ora completamente vuota,
lasci cadere rumorosamente il registro ed il cappotto sul tavolo
e sbuffi stizzita verso quella persona che sta guardando nel cortile affacciata alla finestra.
– “Buongiorno, al bidella mi ha detto che ha chiesto di me”
– Senza voltarsi risponde “Si ho chiesto di te professoressa XXXXXXX”.
Con tono ancora più stizzito per il tono diretto e quel TU così confidenziale:
“Bene può dirmi con chi ho il piacere di parlare e come mai ha chiesto di me?”
sei molto irritata da questa situazione, e le tue reazioni sono piene dello stress accumulato negli ultimi giorni e
da una stato d’animo turbato, che non ti abbandona da quel giovedì in cui la notte ti sei trovata davanti ud un fatto che volutamente stavi ignorando.
Ti avvicini per cercare di scorgere il volto di quella figura che ora è in silenzio immobile.
Una voce nuova e sconosciuta, con un accento non definito, e quell’atteggiamento strafottente aumentano ancora di più la tua rabbia.
Sei ad un passo allunghi la mano sulla spalla…”Senta non sono qui per…”
Non riesci a completare la frase.
La persona si volta ed una fitta ti paralizza.
– “Non sei qui per cosa? Continua professoressa”
Ti afferro il polso e mi avvicino quasi a sfiorarti.
– “Ma, ma…che…” provi a balbettare immobile
– “Non sei qui per cosa professoressa”
Mi avvicino e ti annuso il collo. “Il tuo profumo di femmina è come lo immaginavo” e senti la mia lingua scorrere sulla tua pelle.
– “Lo sai perchè sono qui” quella voce ferma e decisa che tante volte ti ha fatto impazzire ora ti paralizza.
Non riesci a muoverti, non riesci a parlare.
Ti spingo contro il muro tenendoti le mani bloccate sulla testa e con la mia bocca sulla tua ti bacio.
Infilo una mano sotto la gonna salendo piano lungo le cosce mentre continuo a leccarti il collo.
Sei immobile, tremi con gli occhi chiusi.
Senti le dita infilarsi nei bordi del perizoma e poi uno strappo.
“Sono qui per questo” tenendolo tra le mani mi allontano e lo annuso.
E’ intriso del tuo profumo, lo stringo tra le mani affondandoci il naso.
Resti allibita a fissarmi.
Lo metto nella tasca del giubbino e ti prendo il braccio.
“Andiamo, questo è solo l’inizio” mi segui in silezio.
Gentile, ma dietro il racconto ci sono esperienze reali - sempre - con donne e maschi
anche le ascelle sono zone erogene
Racconto veramente eccitante! Ti prego, continua.
Grazie Anolinda per la segnalazione, a quale parte del racconto ti riferisci
Continua daiii eccitantissimo