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Racconti CuckoldRacconti Erotici Etero

la nuova azienda

By 11 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Non possiamo più andare avanti di questo passo! Questo non &egrave più vivere ma
>>>stiamo solo facendo un mucchio di sacrifici per altri
>>>Con queste parole Marina , mia moglie, esternò ciò che anch’io avevo
dentro
>>da
>>>almeno alcuni anni.
>>>E così le risposi: E’ vero Marina, hai ragione. Il nostro rapporto &egrave fermo
>>da
>>>almeno due, tre anni. Non ci concediamo
>>>una vacanza da cinque anni, da quando abbiamo rilevato quel maledetto
>negozio
>>di
>>tuo padre. Che pacco! E il bello &egrave che dobbiamo continuare a pagare i suoi
>>debiti ma
>>anche lanciare e affermare il negozio! Porca miseria!
>>Merina vedendo che stavo sclerando si avvicinò e ,prendendomi per mano,
>disse:
>>Giuseppe , dai , non fare così, non essere così pessimista e incazzato! Sai
>>che se non
>>si &egrave con la mente sgombra, se ci portiamo appresso dei pesi, ragioniamo
poco
>e
>>male?
>>E il rischio &egrave quello di fare cazzate!
>>Con uno scatto mi liberai della sua mano e le dissi: Senti &egrave bene che ci
>>rimbocchiamo le
>>maniche e diamo il meglio di noi nel lavoro e riprendiamo a vivere. Ok?
>>Lei: Certo Giuseppe , dobbiamo essere presentabili e credibili, sennò non
>>possiamo entrare
>>nel giro giusto e resteremo un’azienda marginale.
>>Queste parole mi accesero la mente e le dissi: Senti Marina &egrave bene che tu
>vada
>>dalla parrucchiera
>>e dall’estetista e ti compri qualche vestito decente.Insomma, cambia
>immagine.
>>E lei: Ah sì? E tu idem, sembri mio padre! Non devi vestirti da ragazzino
ma
>>almeno devi sembrare
>>grintoso e convincente!
>
>>E io: E tu sexy! Hai un bel seno prosperoso e un bel culo! Ti ricordi che
>>tutti te lo guardavano…
>>E lei: Sì che me lo ricordo, ma come sai nessuno me lo ha mai fatto!!!
>Neanche
>>tu!
>>E io: E con questo cosa vuoi dire? Mai dire mai ! E poi se serve per
>vendere,
>>per mandare avanti
>>l’azienda che faresti? Non te lo faresti fare?
>>E lei: Ma che sei tutto scemo? Hai superato i quaranta e non gli ottanta!
>>E io, cercando di correggere il tiro, le dissi: Scherzavo ,dai… volevo
>dire
>>che se una persona &egrave un po’
>>sexy e con dei vestiti graziosi, fa più bella impressione che una di quelle
>>vestite come delle bacchettone
>>con gonne marrone e maglioncini a collo alto! Tutto qui! Non volevo mica
>dire
>>che devi fare lat troia!
>>E lei: E ci mancherebbe altro! E ti ricordo che l’azienda &egrave ancora a mio
>nome,
>>come pure la casa e tutto
>>il resto! Così, giusto per capirci.
>>Io: Ok scusami. Ora scappo perché arriva merce e devo controllare che sia
>>tutto a posto. Ciao.
>>Le diedi un bacio sulla guancia e uscii di casa.
>>Misi in moto la mia auto e mi avviai verso il capannone ubicato nella zona
>>periferica della città: seppure
>>in periferia, per fortuna, il luogo era frequentato e il lavoro,seppure a
>>fatica , c’era . Ed era un vero peccato
>>avere da pagare i debiti di suo padre e gli acquisti folli di sua madre!
>>Diversamente l’azienda di mobili sarebbe stata
>>sana così come altre in tutta la penisola. Questi e altri pensieri
>albergavano
>>nella mia mente ,tanto che non
>>mi ero reso conto di essere già arrivato a destinazione. C’era un camion
che
>>aspettava fuori dal cancello e
>>così aprii con il telecomando, entrai e lui mi seguì all’interno: sapeva
già
>>come posizionarsi e in pochi minuti
>>eravamo già all’opera.
>>Lui: Come va Signor Giuseppe?
>>Io: Bene , Marco e tu? Vedo che hai gli aiutanti oggi eh!
>>Lui: Sì, come saprà il suo “amico” ha vinto una fornitura e gran parte del
>>carico &egrave per lui! E anche la
>>settimana prossima ci sarà, per fortuna , da fare. E la sua bella Signora?
>>L’avrei salutata volentieri!
>>Io,come uno scemo, gli dissi: E’ andata a cambiarsi look .
>>Marco: Ah bene, allora la saluterò la prossima volta…
>>E mentre mi porgeva la bolla aggiunse: La saluti da parte mia.
>>Io: Gradite un caff&egrave o qualcos’altro?
>>E lui: No, grazie , sarà per un’altra volta.
>>E mentre saliva nella cabina del camion disse ai due: Dovreste vedere che
>culo
>>e che tette che ha la
>>moglie di questo qui!
>>Pronunciò quelle parole sottovoce ma non abbastanza, dato che sentii bene
il
>>tutto.
>>Quando se ne andarono accesi le luci, la musica e tutto il resto, pc
>compreso.
>>La posta elettronica aveva tre messaggi da leggere e così, mentre
>sorseggiavo
>>un caff&egrave,
>>aprii la prima mail: era di un rappresentante, il solito rompicoglioni.
>>Peccato che fosse uno dei più
>>importanti agenti della regione, con delle belle aziende, cui non potevo
>dire
>>di no…se volevo vendere
>>i marchi più importanti, avere le novità prima dei concorrenti. Ah mi
>scriveva
>>che sabato prossimo
>>avrebbe presentato in un hotel della regione tutte le novità della ditta X
e
>>che era gradita la presenza
>>di mia moglie e anche la mia: mi scordavo spesso che &egrave miglio moglie la
>>titolare e che io sono il suo
>>braccio destro. Continuando a leggere c’era scritto che “seguirà la cena”.
>Ok,
>>pensai: questa sarà la
>>prova del nove, per vedere se i nostri cambiamenti funzioneranno.
>>Le altre mail erano, purtroppo, una fattura da pagare, una grossa fattura,
e
>>un nuovo fornitore che
>>chiedeva udienza: il suo direttore commerciale chiedeva se e quando poteva
>>venire a illustrarci eccetera
>>eccetera eccetera. E così risposi a tutte e tre le mail: Sì ci saremo alla
>>cena; provvederemo al pagamento;
>>ci facciamo vivi noi ma non prima della fine della prossima settimana.
>>Ero così soprapensiero che non mi ero reso conto che la forza vendita era
in
>>arrivo.
>>>La forza vendita , diciamo il personale della ditta, era stato rinnovato
da
>quando
>Marina aveva preso in mano , rilevato il tutto: tre persone interne e due
>esterne, questa
>era la squadra, oltre a mia moglie e al sottoscritto.
>Due donne , una giovane, sui ventiquattro anni, era la nostra disegnatrice,
>mentre una
>trentenne era addetta alle vendite: c’era poi un uomo, sui trentacinque
anni,
>ragioniere
>che stilava i preventivi, le gare d’appalto, e si occupava di tutta o quasi
la
>parte contabile.
>In questo lavoro ,che &egrave poi quello su cui si basa ogni attività commerciale,
>mia moglie
>lo supportava dal punto di vista “rapporti con banche, finanziarie,
aziende”,
>mentre le due
>due donne e il sottoscritto, insieme ai venditori esterni, fornivamo a lui i
>nominativi cui
>fatturare, i clienti.
>Marina ed io avevamo in mente un qualcosa di agile e snello che ci
>permettesse, anche, di
>vivere: morivo questo della nostra discussione iniziale,con cui ho aperto il
>racconto. Volutamente
>non ho cominciato ,come ho letto in altri racconti, con le descrizioni
>fisiche, ma tranquilli che ci
>saranno, seppure riservate ai personaggi e se sarà il caso.
>Sommariamente, le due donne erano carine ma niente di speciale, mentre il
>ragioniere era un
>uomo grassoccio, con pochi capelli e baffuto: i due venditori erano dei
>giovani trentenni dal fisico
>asciutto,vestiti come dei damerini, sempre in abito,e sempre con la
cravatta.
>Detto questo e tornando all’azienda vera e propria, i problemi,come sempre
e
>per tante persone, sono sempre in agguato: come già scritto Marina aveva
voluto
>rilevare l’attività paterna e aveva dovuto anche far fronte,
>e con lei anch’io, a delle code da pagare della precedente gestione. A ciò
si
>aggiungevano dei
>piccoli ricatti effettuati da rappresentanti e aziende: per continuare a
>lavorare con loro occorreva
>rinnovare l’esposizione e aggiungere “pezzi”, oltre a incrementare il
>fatturato (che &egrave l’aspirazione
>di ogni venditore).
>Il peggio doveva ancora venire allorch&egrave il ragioniere mi chiese un colloquio
>privato.
>Giovanni, questo &egrave il suo nome, mi disse: Signor Giuseppe dovrei riferirle
>alcune cose importanti.
>E io: Ok, sono tutto orecchi, parla pure. Siediti e sputa il rospo.
>Lui: Vorrei che ci fosse anche la sua moglie, dopotutto &egrave lei la titolare.
>Queste parole e il tono preoccupato, mi allarmarono un po’.
>Io: Puoi tanto accennare a me ? Di cosa si tratta?
>Lui: Va bene , le dirò per sommi capi di cosa si tratta: ci sono alcuni
>pagherò firmati da suo suocero e
>che ora,come saprà, vanno a gravare sulla ditta. Sono arrivati degli avvisi
e
>ho chiesto, come &egrave mio
>compito, la situazione all’azienda cui sono state rilasciate e…
>Io: Giovanni, per favore dica tutto, tanto sono seduto.
>Lui: Ecco si tratta di 200mila euro da restituire nei prossimi dieci mesi.
>Ecco io penso che sarà difficile
>onorare questi pagamenti, diciamo extra, che sono fuori dal giro attuale.
>Proprio ora che le vendite pare
>stiano mettendosi per il meglio, ora che si sta lavorando e ci sono dei…
>Io mi alzai e gli dissi: Basta così! Lo so come sono le cose, o credo di
>saperlo e per questo ti chiedo se
>ci sono scappatoie, modo di evitare. E poi qual &egrave l’azienda cui dobbiamo
tutti
>questi soldi?
>Lui: E’ la ditta X, quella con cui facciamo un buon lavoro, sopratutto prima
>quando la ditta la gestiva suo
>suocero. Lei lo sa io sono qui da quando avete rilevato sua moglie e lei il
>tutto e chi ha fatto l’operazione
>doveva sapere se c’erano o no dei pagamenti in corso e…
>Io: Ok ho afferrato il concetto e appena arriverà mia moglie le ripeterà ciò
>che ha detto a me: se nel frattempo
>vuole stampare l’estratto conto della ditta X e tutto ciò che serve per
capire
>&egrave meglio.
>Giovanni, il contabile, si alzò e usci dalla stanza.Io ero tra l’incredulo e
>l’incazzato come un drago: quel figlio
>di puttana di mio suocero ci aveva fottuto alla grande. Si era sdorsolato il
>debito lasciandolo alla figlia e a
>me: ci eravamo e ci stavamo privando di ogni piacere per pagare le merci, i
>dipendenti, il mutuo e cazzo!!!
>Ora che volevamo riprendere o cominciare a vivere, ecco che arriva una
tegola.
>Eppure, eppure, qualche
>escamotage ci doveva essere. Ero ancora arrabbiato quando Marina entrò con
un
>passo e una grinta diversi.
>Le due donne le si avvicinarono per salutarla e complimentarsi per il nuovo
>look ma anche per parlarle di
>lavoro: intervenni subito per rinviare a dopo ciò che ritenevo potesse
>aspettare.
>Questo mio fare un po’ autoritario servì a sbloccare subito i facili
>entusiasmi tipici, talvolta, in chi ha ottenuto
>un buon risultato nel lavoro o nella vita e pensa di potersi riposare.
>Purtroppo non era il momento, anzi era
>giunta l’ora di far sentire a Marina il resoconto del ragioniere.
>Dire che era rimasta fulminata &egrave dire poco. Si sedette, le portai un
bicchiere
>d’acqua, e le dissi:
>A tutto c’&egrave rimedio. Studieremo la cosa e troveremo il modo di pagare. Ora
>pensiamo al lavoro di tutti i giorni.
>Vai di là dalle ragazze e vedi che cosa volevano dirti quando vi ho
>interrotto. Giovanni lei veda se le viene
>in mente qualcosa…non si sa mai dato che quattro occhi vedono meglio di
due.
>Ritornai alla mia postazione,al mio ufficio, e riguardai le cose di lavoro.
>Pensai che anch’io dovevo rifarmi
>un’immagine, nuova, vincente e convincente sopratutto per me:poi vengono le
>altre persone, Marina inclusa.
>E così salutai e dissi a tutti che ci saremmo visti domani. Marina mi fece
>l’occhiolino, immaginando che stessi andando a …rifarmi il look, a
migliorare
l’aspetto fisico, a rifarmi il guardaroba.
In effetti fisicamente sono normale, cio&egrave n&egrave carne n&egrave pesce: per non passare
inosservato
avevo pensato a un taglio di capelli diverso, senza “riga” , a un
abbigliamento sportivo ma
senza che sia troppo giovanilistico. E così feci.
Terminato il tutto era ora di tornare a casa e sottopormi al giudizio di
Marina e , a mia volta,
dire la mia su di lei.
Ci sprecammo in complimenti. Ebbi poi modo di informare Marina che sabato sera
eravamo
stati invitati dall’azienda X in un hotel della regione, dato che sarebbe
stata presentata
ai rivenditori tutta la produzione nuova: il boss dei rappresentanti aveva
pensato e fatto
le cose in grande, dato che il costo sarebbe stato compensato dagli ordini di
campionature.
Marina: Sarebbe l’occasione per poter rinegoziare le cambiali in scadenza.
Giuseppe che ne
pensi?
Io: Una bella scollatura e qualche sorriso potrebbe tornarci utile, o no?
Lei: Ma che cazzo dici? Io penso di poter trattare con la proprietà! Pensi che
verrà qualcuno
a parte il direttore commerciale? Qualcuno che conta e non certo passacarte o
venditori…
Io: Ma guarda che Luigi Z., il rappresentante di zona, &egrave uno che conta. Per
quanto ne so &egrave
lì da oltre vent’anni, e qualcuno dice che &egrave anche socio, di minoranza ma
sempre socio. Ergo
potrebbe metterci la famosa buona parola, e siccome ci ha invitato lui, anzi
ha invitato te e anche
me, dato che tu sei il capo. Allora? Pensi ancora che a quel 60enne farebbe
più piacere
vedere un paio di tette o un paio di baffi del nostro ragionier Giovanni?
Lei: Sì, forse hai ragione tu, &egrave bene che cominci a ripensare a come gestire i
rapporti e fare i
nostri interessi.
Io: Non ci vorrai mica andare a letto , vero?
Lei: Ma sei matto? Cosa hai capito? Gli fare vedere un po’ di tette, tutto lì!
Io: Ah , pensavo…ma scusami, quello che mi ha detto il ragioniere stasera mi
ha scombussolato.
Ora ceniamo e domani si vedrà, del resto oggi &egrave solo giovedì e da qui a
sabato…
Lei: Mancano due giorni!
Due giorni dopo: arrivammo in perfetto orario, alle dodici in punto entravamo
nella sala H, dove
c’era tutta la campionatura della nuova produzione dell’azienda X.
Fummo accolti da una giovane donna che chiamò subito il direttore commerciale,
Luigi Z.: questi
si prodigò in saluti e convenevoli e ci invitò a fare il giro della mostra e ,
per questo, ci affidò alla guida
di un incaricato, un pennellone assai cerimonioso ma ben preparato, che ci
illustrò tutti i pregi dei mobili.
Terminato il tour era ora di pranzo, o meglio di un break,e poi ci sarebbe
stata una conferenza
tenuta proprio dal direttore commerciale.
Durante la conferenza furono illustrate tutte le agevolazioni per campionature
che sarebbero state
sottoscritte in giornata.
Dopo ci fu un rinfresco durante il quale Marina, mostrando tutte le proprie
“grazie” si avvicinò a
Luigi Z. e gli chiese se fosse possibile parlare ,un attimo, in privato.
E fu così che si appartarono in una stanza, lontano da orecchi indiscreti.
Dopo circa cinque minuti Marina tornò da me e mi disse che lei doveva
trattenersi per cenare,
in privato, con Luigi Z. e che ,per tornare a casa, lei si sarebbe arrangiata:
me ne potevo andare
anzi me ne dovevo andare.
E me ne andai. Ciò che accadde dopo me lo raccontò lei quando, a notte fonda,
si presentò a
casa.
Io: Allora? Come &egrave andata?
Marina: Forse bene, ma sono distrutta.
In effetti era entrata un po’ barcollante.
Marina: Andiamo in camera, così mi cambio e mi riposo. Comunque le cambiali
sono state spostate,
verranno richiamate, ma ovviamente dovrò firmarne altre a nome mio, firmate da
me: lui verrà da noi
martedì prossimo.
Io: Ma come hai fatto? Come lo hai convinto?
Lei: Come lio ho convinti , vorrai dire! C’era infatti Luigi Z. e un
funzionario della X e, beh meglio che lo
sai: li ho dovuti soddisfare tutti e due.
Io: Ci sei andata a…
Lei: Si, mi hanno scopata tutti e due! Luigi Z. per primo e poi l’altro e poi
di nuovo Luigi e poi di nuovo
quell’altro. E ora sono qui e sono stanca.Vuoi controllare la figa se non ci
credi: non mi sono neanche
lavata.
Allora mi avvicinai di più a lei, le sollevai il vestito, abbassai il collant,
poi le mutandine che, nella zona
centrale erano umide : mentre facevo scivolare le mutandine e il collant,
sentivo le cosce un po’ bagnate
e appiccicattice. Passai allora l’indice nella figa e facendo girare il dito
intorno alla figa senti che era
tutta bagnata: sollevai il dito che scoprii pieno di sperma. E non resistetti
a lungo e avvicinai il viso alla
figa e vi infilai la lingua. Volevo sentire il sapore dei maschi che avevano
violato quel passaggio che, fino
ad allora, era stato solo mio.
Lei: Ma che fai …ah ah ah lecca amore, lecca e assaggia il piacere che hanno
lasciato…ahahhhhah
Io: Ti hanno riempita per bene …ahah &egrave vero?
Lei: Sì sì sì ah ah continua e toccami e fammi sentire il tuo cazzo!
Mi abbassai il pantalone del pigiama e cercai di avvicinare il mio sesso alle
sue labbra. Lei mi prese
in mano il cazzo e disse: So cosa vuoi sapere amore ma Luigi ce l’ha molto più
grande e grosso del
tuo. Chiavami ora e capirai da solo.
Mi fiondai come un fulmine e la penetrai con violenza ma trovai la strada ben
aperta come mai, nemmeno
quando ero restato per un’ora a leccarle la figa, mi era capitato.
Dopo una decina di affondi le lasciai anch’io il mio piacere in fondo al suo
sesso e mi abbondonai su di
lei e le domandai: Marina? Ti ha fatto male quando ti ha penetrata?
Lei: Sì, lo ha fatto quasi a freddo e con forza e per farmelo sentire e per
umiliarmi di fronte all’altro tizio.
Al sentire queste parole mi ritornò duro ed ero quasi pronto a un nuovo
rapporto ma, ormai eravamo
troppo stanchi e, a conti fatti, avevamo ottenuto ciò che volevamo, ovvero un
po’ di respiro.
Ci addormentammo senza sapere che cosa ci avrebbe aspettato martedì.

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