Le scuole del turismo hanno la prerogativa di richiedere un periodo di tirocinio agli studenti prima di diplomarsi. Io sono il titolare di una agenzia di viaggi e di tirocinanti ne ho viste parecchie; sono generalmente ragazzi e ragazze svogliate che ritengono il tirocinio un periodo di ‘vacanze’, quindi sono abituato a vederle con i classici jeans e maglietta. Capirete quindi il mio stupore nel vedere entrare in ufficio una splendida ragazza vestita con la mini nera ed un top azzurro che lasciava la pancia scoperta.
La ragazza si presentò :
– Buonasera mi chiamo Valeria e volevo chiederle se potevo parlare con il titolare.
– Sono io il titolare ‘ risposi ‘ dopo le 19.00 l’ufficio chiude, ha avuto fortuna che sono rimasto in ufficio e non ho chiuso la porta. Si sieda pure e mi dica cosa desidera.
Si accomodò sulla sieda ed accavallò le gambe chinandosi in avanti per parlarmi; non c’era malizia nei suoi movimenti ma ciò mi permisi di vedere meglio le sue splendide gambe ed intravedere il seno che doveva almeno essere una quarta.
– Io frequento una scuola per il turismo e devo fare almeno un mese di tirocinio per essere
ammessa all’esame finale.
– Capisco e come mai ha scelto questa agenzia.
– Devo assolutamente fare il tirocinio entro questo mese, tutte le agenzie in città sono già impegnate con altre persone, ed io non posso perdere ancora un anno.
La ragazza mi spiegò che aveva perso già due anni di scuola per problemi di salute e per il poco studio; aveva ricevuto dai genitori un ultimatum, se non si fosse diplomate entro un anno sarebbe dovuta andare a lavorare con il padre al mercato ortofrutticolo; lavoro che a lei non piaceva assolutamente e quindi mi chiese di accettare la sua richiesta. Sinceramente mi fece compassione, però la sua bellezza ed il suo corpo splendido mi diedero altri stimoli. Il mio desiderio, sempre sopito, di possedere una schiava venne a galla con una prepotenza incredibile; una vocina interiore mi diceva di aprofittare dell’occasione. Avevo li davanti una bellissima ragazza che aveva disperato bisogno di me.
– E cosa sarebbe disposta a fare per fare il suo mese di tirocinio da noi ?
Mi guardo per un attimo in modo interrogativo e poi mi disse:
– Dipende cosa mi chiederà di fare.
La risposta poteva dire tutto e niente. Un uomo entrò in quel momento e chiese se poteva fare un biglietto ferroviario. Colsi al volo l’occasione per poter agire liberamente; risposi al signore dicendo che l’ufficio era chiuso e di ripassare domani poi, appena il cliente uscì abbassai le saracinesche e tornai alla mia scrivania.
– Non si preoccupi, usciremo dal retro; d’altronde se non chiudo la gente continua ad entrare.
– Capisco ‘ mi rispose.
La situazione era ideale, Ufficio chiuso, ragazza bella e forse con le spalle al muro, l’unica cosa da fare era provarci.
– Si alzi – gli ordinai
Lei dopo un attimo di esitazione si alzò e si mise al centro della visuale.
– Faccia un giro su se stessa, mi faccia vedere bene.
Forse non capiva bene cosa stava succedendo, ma ubbidì. Continuai a parlarle dei problemi che comporta avere una tirocinante in ufficio, i controlli sul suo lavoro, i possibili errori, ecc. , ecc.
Vide la sua unica possibilità di evitare il lavoro al mercato che scoppiò a piangere e si sedette con la testa bassa. Io attesi un paio di minuti per sferrare l’ultimo colpo; poi dissi:
– Se vuole fare questo tirocinio con tutte le sue forze deve essere disposta a fare qualsiasi
cosa.
– Si ! Si ! La prego, mi serve troppo questo tirocinio, farò anche le consegne se mi verrà richiesto, La Prego.
La guardai sorridendo e gli ordinai di alzarsi e di allargare le gambe.
Rimase immobile, non aveva in mente questa alternativa. Dopo un minuto di silenzio in cui niente e nessuno si muoveva dissi ‘ OK, evidentemente non ha bisogno del mio aiuto per realizzare il suo sogno di non vendere cetrioli e zucchine alla gente.
Questa mia affermazione sembrò destarla, mi fissò per un attimo poi si alzò e tornò alla posizione precedente ed allargò le gambe. La mini si sollevò di un paio di centimetri.
Mi alzai dalla mia sedia e girai intorno alla scrivania per poi appogiarmici per vedere lo spettacolo di questa ragazza in piedi a gambe divaricate. Il petto si gonfiava e sgonfiava ad un ritmo maggiore, era agitata. Mi avvicinai lentamente a lei, mi fermai dietro di lei, appoggiai le mie mani sulle sue spalle per poi scendere lentamente sulle sue braccia, arrivai ai polsi che strinsi violentemente dietro la sua schiena; gli scappo un gridolino di stupore.
– Silenzio ‘ le dissi
Bloccai le sue mani dietro la schiena tenendole con la mano sinistra, con la destra cominciai a toccarle le gambe; partii dal ginocchio per salire piano piano, prima passai all’esterno della gamba poi, passai all’interno. Più salivo più ansimava forte.
– Ti piace ?
– No.
Le pizzicai l’interno della coscia facendola nuovamente emettere un grido.
– Ora ti detto le regole di base; per prima cosa quando saremo soli dovrai rivolgerti a me
chiamandomi o padrone, o signore. Hai capito ?
– Si, Signore
– Ecco, brava impari in fretta.
Continuai a salire sul suo corpo, superai i fianchi, indugiai con un dito nel suo ombelico poi, sempre lentamente, arrivai al suo seno; dapprima lo accarezzai con dolcezza in seguito la strinsi in modo deciso. Lei non disse nulla e la cosa mi eccitò parecchio. Subiva passivamente senza protestare. Decisi di provare a sentire com’era sotto, la mia mano tornò sulle sue gambe, si insinuò tra le sue gambe per salire piano piano verso la sua fighetta. Arrivai alle mutandine e con mia sorpresa mi accorsi che erano umide.
– Sembri eccitata ! E’ la situazione che ti piace o è per come ti sto toccando ?
– Entrambe le cose, Padrone.
Con le dita scostai le mutandine ed indugia sul clitoride, lo pizzicai e lo massagiai sentendo la sua figa diventare sempre più bagnata.
– Spogliati !
Lei esegui e mi si presentò in tutto il suo splendore. Era davvero bella e con un corpo fantastico.
– Ora puoi rivestirti. Dovrai venire in ufficio sempre con abiti sexy, ti rivolgerai a me nella
Stessa maniera degli altri impiegati, ma quando tutti saranno usciti io tornerò ad essere il tuo padrone. Dovrai chiudere le saracinesche, poi verrai davanti alla mia scrivania, ti toglierai gli slip e dovrai dire ‘La schiava è pronta a soddisfare le richieste del suo Padrone’.
– Si, Padrone.
– Bene !, ora torna pure a casa, domani si comincia alle nove, cerca di essere puntuale o la tua prima giornata da tirocinante si concluderà con dieci colpi di righello sul tuo sederino.
Uscì dal retro ed io rimasi in ufficio pensando a cosa poter fare alla mia nuova schiavetta.
Continua
Il giorno dopo mi recai al lavoro con più preoccupazione del solito, ero proprio curioso di vedere come si sarebbe presentata Valeria, così si chiamava la tirocinante. Volevo vedere se la sua obbedienza del giorno precedente era reale , o solo per poter uscire dall’ufficio per poi correre a denunciarmi; in ufficio avrei trovato tutto come il solito o, invece, ci sarebbe stata la Polizia ad attendermi ?
No, non c’erano volanti e dopo poco arrivarono i dipendenti; Valeria, come ben speravo per togliermi lo sfizio di fustigarle il sedere, non era ancora arrivata. Alle 9 e mezza entrò trafelata in ufficio e si scusò adducendo un ritardo dell’autobus. Il suo viso era mesto, già sapeva cosa sarebbe successo a fine giornata.
Ad orario di chiusura tutti uscirono, Valeria rimase dentro con la scusa di finire di mettere in ordine i depliant, appena l’ufficio fu vuoto corse a chiudere le saracinesche poi, si mise davanti alla mia scrivania, si tolse gli slip e disse:
– la schiava è pronta a soddisfare le richieste del suo Padrone.
Era vestita con una maglietta senza maniche di colore rosso ed una gonna lunga fino al ginocchio, le scarpe erano dei sandaletti con il tacco alto che si chiudevano con dei lacci che cingevano la gamba fino all’inizio dei polpacci. Davano l’idea di corde che legavano il corpo e la cosa mi piaceva alquanto.
Questo duo modo di fare mi fece tirare un sospiro di sollievo, non era corsa a denunciarmi ma aveva accettato le regole senza riserve.
– molto bene troietta, vedo che ai ben imparato come comportarti con il tuo padrone. Ti
ricordi cosa ti ho detto ieri rispetto ai ritardi ?
– Si, padrone.
– Bene, spogliati completamente ed allarga le gambe.
Eseguì prontamente, le gambe allargate facevano ben vedere la figa sapientemente depilata, i seni erano grandi ma sodi e i capezzoli erano piccoli e turgidi; evidentemente era eccitata, il gioco le piaceva.
Mi ero ben attrezzato per la serata, avevo portato con me una borsa che conteneva corde, mollette candele, insomma tutto il necessario per divertirmi. Estrassi le corde e le dissi di portare le mani dietro la schiena, legai i polsi ben stretti; poi passai davanti, la fissai negli occhi e dissi:
– sei pronta per la tua punizione?
– Si, padrone.
– Pensi che sia ingiusta ?
– No, padrone. Sono arrivata in ritardo, ho disubbidito e merito di essere punita.
Presi le mollette e gliele chiusi sui capezzoli, che avevo provveduto ad indurire ancor di più leccandoglieli e succhiandoglieli.
– Ahi !
– Zitta puttana !
– Ora avanza e mettiti a novanta appoggiando le spalle alla scrivania ed allarga le gambe.
Sporgi bene il culo e ad ogni colpo che riceverai dovrai contare e dire Grazie padrone.
– Si, padrone.
Assunse la posizione che volevo, presi un righello e glielo misi davanti alla bocca.
– Leccalo !
Incominciò a leccarlo con lentezza, dalla punta fino ad arrivare ai dieci cm; quando la parte del righello fu ben umida incomincia a sferzargli il culo.
– Ahi.
Le presi i capelli corvini i tirai forte verso l’alto.
– Forse non hai capito bene puttanella devi contare e dire Grazie padrone.
– Uno, grazie padrone.
Altro colpo.
– Due, grazie padrone.
Continuai per un po’, quando le chiappe furono ben arrossate smisi, Valeria aveva appena finito di dire Quindici, grazie padrone.
La feci rimettere in piedi, i suoi occhi cerulei erano leggermente arrossati ed una piccola lacrima solcava il suo viso, per toglierla gliela leccai.
– Sei stata brava, e devi essere contenta perché ho deciso di premiarti.
Intanto che parlavo tiravo le mollette facendole provare ancora un po’ di dolore.
– Ora inginocchiati, il tuo padrone di permette di succhiargli il cazzo.
– Grazie, padrone.
Aiutai Valeria ad inginocchiarsi, mi misi davanti a lei e tirai fuori il mio cazzo che stava per esplodere.
– Succhiamelo bene, troia.
Ubbedì, dapprima passò la lingua sulla punta, poi ingoiò tutto fino alla base. Era brava, succhiava bene e presto prese un ritmo veloce.
– Guardami intanto che succhi, non scostare lo sguardo dai miei occhi.
Era davvero brava stavo per venire.
– Bevi tutto e non sprecare neanche una goccia.
Così fece, ingoiò tutto senza staccare i suoi occhi dai miei e quando fini mi pulii sulle sue tette.
Tolsi le mollette e la slegai e con mio stupore e piacere disse:
– Grazie padrone per aver permesso alla tua schiava l’onore di bere la tua sborra.
Cazzo se era brava.
– Se continui così farò in modo che il tuo tirocinio duri molto di più.
– Grazie Padrone. Il mio ex mi trattava come una schiava, ma era più violento, tu invece mischi bene dolore e piacere.
Ora capivo perché aveva imparato così velocemente.
– Quindi vuoi essere la mia schiava anche dopo il tirocinio ?
– Si, Padrone. Ti prego tienimi con te.
– E mi ubbidirai sempre ? Anche se ti ordino di ubbidire ad altre persone ?
– Si, Padrone.
– Molto bene, ora rivestiti e vai a casa. Domani vieni in ufficio senza biancheria intima.
Usci ringraziandomi per la serata .
Ero molto contento dell’evolversi della situazione e pensavo a cosa fare nel futuro prossimo.
Continua”’
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…