‘La Magia è di carne e di sangue’ lessi da qualche parte, ma basterebbe citare solo la carne secondo me.
C’è qualcosa nella carne, e non tutti se ne rendono conto.
Di questo non mi meraviglio visto il mondo in cui viviamo, ma non ho certo tempo per occuparmi dei cazzi degli altri.
Scopare è un ottimo modo per rendersene conto, almeno uno dei principali portoni d’accesso ritengo; almeno per me lo è stato.
Non mi è mai interessato infilarmi dentro per svuotarmi le palle, ho sempre ricercato qualcosa oltre.
Il cazzo l’ho sempre usato come una sonda, penetravo per esplorare, non per il solo gusto di entrare.
Ma molte le vedi lì, strafottute vamp del cazzo, si atteggiano a tigri ma sono come i quarti di manzo appesi nella cella frigorifera.
Non importa se urlano, ansimano o dimenano la lingua, è tutta scena.
Anche qui; credo ci si qualcosa di sottile in questi comportamenti.
Ritengo sia una finzione involontaria, una parte della maschera che rimane appiccicata, quando invece ci si dovrebbe strappare la pelle di dosso per arrivare a capire.
Non sono bravo a parlare, posso portarvi solo esempi. Avete mai visto la copertina di ‘Tapping the vein’ di Clive Barker, di quei due che si spogliano fino a scuoiarsi?
Non basta il cazzo nel buco, perché l’odore del sudore, la materia plasmabile sotto la pelle, il calore, il sangue che scorre, spingono ad altro.
Si comincia con la voglia di mordere e graffiare: è qualcosa di assolutamente necessario; finché il morso non si serra di più, e la pelle si lacera.
Lo senti in bocca, caldo e dolce.
La prima volta l’ho subito, qui sulla spalla, il dolore fu così improvviso e pungente che arrivai all’istante; e lei era lì a succhiare il sangue che usciva: proprio come una strafottuta vampira.
Ma ve lo dicevo prima, non è cosa per tutti.
Molti scopano con superficialità, come fosse un atto dovuto, molti non scopano per lo stesso motivo. Ne fanno un dramma, si reprimono e rimangono repressi, cercando scuse che non esistono, dandosi spiegazioni buone solo per tenersi buoni..
Scopare è fin troppo facile; quando non hai nulla da perdere lo è ancor di più.
Anche questo mi pare di averlo letto: c’era ‘sto tipo che si era preso l’AIDS. Prima di allora scopicchiava quando capitava, come fanno tutti. Dopo aver saputo di esser malato non gliene sfuggiva una; ed andava scopando in giro usando profilattici bucati, niente scritta sullo specchio il giorno dopo però. Non è la leggenda metropolitana, era solo un fumetto.
Ed in effetti, da quando sto morendo, non mi è mai andata a buca.
Non è la fica o il culo a contare però, è quello che c’è intorno; sì, la carne è sempre carne, di che sesso sia non importa.
Ormai riesco a fiutarli, basta uno sguardo e so che si può parlare la stessa lingua. Spesso sono solo io a saperlo ma mi viene facile insegnarlo.
Perché è quello che dico, è in quello che dico, è come lo dico che fa drizzare le orecchie ed attrae gli sguardi.
Non uso giri di parole, non faccio discorsoni: dico quello che sento, quello che voglio, quello che faccio.
No, non è come in ‘Crash’, non mi scopo le ferite, ma vado altrettanto a fondo.
E la curiosità spinge forte, più forte della normale incredulità verso le parole degli altri.
‘Parliamo la stessa lingua’ ‘Vorrei provare’ ‘Mi piacerebbe essere lì la prossima volta’: questo mi dicono; ed io li accontento.
Ricordate ‘In The Flesh’ dei Pink Floyd?
C’è da strappare via la maschera con gli artigli per vedere cosa si cela davvero dietro gli occhi di qualcuno.
Spesso capita che la sciocca curiosità che li ha spinti a provare lasci il posto alla paura.
Ma nessuno li ha costretti, e non è certo un problema mio.
Anche perché quando inizio DEVO finire
Non bado più alle urla ed al sangue, ormai non faccio caso neanche alla merda ed al piscio che il terrore lascia scappare fuori dai loro corpi.
La mia è pura meditazione, e come un asceta mi estraneo dal mondo.
Godo della carne, mi ci immergo e la compenetro.
Perché il segreto della carne è lì nascosto da qualche parte, ed ogni volta mi ci avvicino sempre di più.
Le mie orecchie iniziano a sentirne la melodia occulta; dapprima era solo una pressione sui timpani, che man mano si è fatta più nitida, come un velo di nebbia che è andato diradandosi.
I gesti ormai sono automatici, si limitano a seguire il ritmo.
Allora penetro con il cazzo, oppure me ne riempio la bocca , per poi strapparlo via con un morso e berne anche il sangue dopo lo sperma.
Così come posso berne da una gola, lo stesso fiotto ritmato e caldo, o scavare con le unghie la morbida pelle del seno di una donna per scoprine l’interno.
Ma non è un rito, non è mai lo stesso. Dipende dalle persone e da cosa mi detta la loro carne.
Perché ognuno di voi custodisce una melodia nella carne, ed io so tirarla fuori.
Io sono l’unico che può apprezzarvi davvero.
Il libro di Morfeo:
Sogni
Il Blog:
Flow Morphia Slow
Collana Imuse:
Il Blog
Gentile, ma dietro il racconto ci sono esperienze reali - sempre - con donne e maschi
anche le ascelle sono zone erogene
Racconto veramente eccitante! Ti prego, continua.
Grazie Anolinda per la segnalazione, a quale parte del racconto ti riferisci
Continua daiii eccitantissimo