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Racconti Erotici Etero

Gita da volantino

By 2 Dicembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho una stupenda nonna che come tutte le nonne &egrave molto cattolica e devota e come tutte le nonne non ha il senso della fregatura molto sviluppato, rientra nel gruppo dei facilmente abbindolabili.
Ero andata a trovarla come faccio usualmente, non troppo spesso purtroppo, ma i ritmi sono ormai diventati frenetici e non si riesce più a far nulla; mentre parlavamo del più e del meno, sfogliando giornali di ricamo vario, &egrave saltata fuori una lettera spedita dalla banca e quindi una richiesta di interpretazione o meglio traduzione per farle capire l’argomento ed i contenuti della missiva.
Nel riporre la lettera, le venne in mano un volantino delle famose gite di un giorno in un qualche santuario italiano con “Pullman Turistico Gran Lusso”, pranzo a sacco e presentazione senza obbligo di acquisto di prodotti della marca XYZ, per soli dieci euro anche un kg di zucchero, 250 gr di caff&egrave etc etc.
“Ti va di accompagnarmi?”
Una doccia gelata, non potevo dire “NO” alla nonna, non volevo subire un giorno di martirio, in dieci secondi di silenzio ho deciso di accettare, avrei fatto un bel regalo a mia nonna e magari avrei recuperato anche qualche punto con Nostro Signore.

Alle 6.25 arrivò il pullman Gran Turismo, messo meglio di come temessi, l’età media dei partecipanti alla gita sfiorava i settant’anni, io sola al di sotto dei cinquantacinque.
Il viaggio lunghissimo e noiosissimo, pranzo al sacco con finti panini, arrivammo a destinazione alle 14.30, tutti giù dal pullman, via verso il santuario.
Arrivati alla biglietteria, nel prendere il portafogli mi accorsi di aver lasciato il cellulare nel pullman, lasci la nonna con gli altri con la promessa di raggiungerla dentro.

La porta del pullman era aperta, stavo raggiungendo il mio posto quando vidi l’autista che sdraiato su un paio di sedili stava sfogliando una rivista porno e si stava masturbando; per sdrammatizzare dissi:
“Non lo sa che si diventa ciechi?” e notai l’autista che finora in effetti non avevo degnato di uno sguardo.
Un uomo sui quaranta, occhi verdi, capelli castani, un tipo anonimo, salvo il fatto di essere perfettamente in forma; dal suo essere “mezzo spogliato” si vedeva che aveva molti peli, sempre di colore chiaro, ma molto mascolini, gli addominali appena accennati ed un pisello di dimensioni normali, ma con la cappella molto più larga dell’asta.
Lui sussultò, poi vedendo che non ero una over-sessanta, sorridendo rispose:
“Allora fammelo tu il servizio che io devo guidare”

Senza farmi impressionare e invitata dal banchetto mi sono piegata a prendere in bocca il fallo dell’uomo, il quale, senza mezzi termini, aveva infilato la mano sotto la mia gonna e spostato le mutande arrivando a strusciare un dito sul clitoride.
Il sapore e l’odore erano di buono e pulito. Dopo pochi minuti di questo gioco in cui un paio di sue dita ormai erano entrate in me, mi fece fermare per andare a chiudere le porte del pullman, poi tornando indietro mi prese per mano e mi portò all’ultima fila, tirò le tendine e disse:
“Adesso ti faccio fare un paio di giochi divertenti”
Io, senza scompormi minimamente, mi tolsi la camicetta e mi abbassai la gonna rimanendo solo in slip e reggiseno, lui mi tolse anche questi e mi fece sedere sul bracciolo del posto centrale, avevo questo divaricatore tra i glutei, un oggetto duro e resistente sul quale poggiava il mio secondo canale, mentre lui si inginocchio a terra e prese a leccarmi tra le gambe, ci sapeva fare e non era sicuramente la prima volta che faceva quei giochi, si muoveva con disinvoltura e sicuro dei propi spazi.
Dopo avermi fatta venire anche con l’aiuto di un paio di dita, mi spiegò che si sarebbe messo lui seduto sul bracciolo ed io avrei dovuto rimettermi nella stessa posizione, in poche parole una specie di pecorina sul bracciolo; io imposi il condom, lui accettò senza problemi estraendone uno dal portafoglio, “la riserva”.
Dopo questo giro per prendere le posizioni, iniziò a stantuffarmi da dietro mentre il bracciolo mi accarezzava il clitoride, l’essere già bagnata facilitò l’ingresso della grande cappella, il resto entrò senza problemi visto che era più esile, ovviamente venni in pochissimo tempo e lui continuò a muoversi finch&egrave io continuai i miei mugugni di piacere; quando mi calmai lui estrasse il suo pisello da me e lo puntò secco sull’ano, il condom era più che bagnato dei miei umori, ma il resto era asciutto. Faticò un poco ma poi riuscì ad entrare nonostante le dimensioni di presentazione e grazie anche al bracciolo che continuava a premere sul mio clitoride.
Dopo una piccola cavalcata l’autista si fermò, quindi sentii che con il suo corpo mi spingeva in avanti, fino a farmi uscire dal bracciolo, quindi iniziò a toccarmi le grandi labbra sempre con il pisello conficcato nel mio ano, quindi allargando gentilmente le labbra mi chiese di tornare indietro facendomi trovare il duro bastone del bracciolo premere sul mio sesso, a questo punto lasciò la grandi labbra per prendermi per la vita e tirarmi verso sia il suo sesso sia il bracciolo in una doppia penetrazione con un oggetto di notevole dimensione.

Inutile dire che l’orgasmo mi montò alla testa in un attimo, iniziai a sbattermi per farmi scopare più dal bracciolo che dall’uomo, anzi, l’uomo ormai era diventato un “di più” di quel piacere duro e largo; venni un paio di volte, poi sfinita mi spinsi in avanti per far uscire il bracciolo da me e con lui uscì anche l’autista, mi voltai, gli tolsi il condom e continuai il lavoro di bocca che avevo avuto come primo contatto finch&egrave lui non mi venne in bocca. Se devo dare un giudizio sul rapporto devo dire che mi ha più eccitato l’ambiente, la strambezza di usare il bracciolo che l’autista stesso.

Ci rivestimmo ed uscii dal pullman giusto in tempo per vedere mia nonna uscire dal santuario
“Ti sei persa una visita bellissima, ma cosa hi fatto tutto questo tempo?”
“Un problema al lavoro, sono stata tutto il tempo al telefono con la collega”

Nel viaggio di ritorno dovemmo subire la presentazione,ma riuscii a non far comperare nulla alla nonna.

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