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Erotici Racconti

L’Amore ai tempi delle Streghe

By 26 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Il castello era in fiamme
La principessa veniva trascinata in catene nella sua stessa sala del trono e davanti alla sua stessa corte verso il nuovo padrone di casa.
Il fumo degli incendi non si era ancora diradato ma lui aveva già eretto il suo trono sulle macerie
La principessa lo osservò un attimo
Era sottile ma muscoloso. Aveva lunghi capelli bianchi ma non era vecchio. aveva a sua disposizione grandi ricchezze ma vestiva solo un vecchio sudario drappeggiato intorno al corpo.
Una spinta da dietro le fece perdere l’equilibrio e quando rialzò lo sguardo era già davanti al conquistatore.
Lui prese la catena del suo collare e la tirò verso l’alto
La principessa dovette quasi mettersi in punta di piedi
Lui la osservò per un attimo poi le strappò la gonna dal vestito a brandelli e poi quello che c’era sotto
Lei sapeva perfettamente quello che stava per accadere ma doveva mostrarsi forte davanti alla sua corte
Lui la fece girare e la obbligò a sedersi sul suo pene eretto
Lei non emise alcun fiato per quella intrusione
Non disse niente neanche quando lui iniziò a muoversi dentro di lei
Non disse niente neanche quando sentì un certo calore propagarsi da in mezzo alle gambe
Doveva essere forte
Lui le strappò di dosso anche il resto del vestito e lei rimase davanti alla sua corte vestita solo di una coroncina e di un collare di ferro
La catena gelida le passava in mezzo ai seni
Non disse niente
Lui si mosse più velocemente
Sentì arrivare il piacere
Non ce la fece più
Si riempì i polmoni di aria e ‘

‘ si svegliò
Fantastico
Sveglia bagnata e insoddisfatta
La miglior combinazione di sensazioni da provare alle tre di notte in un luogo sperduto
Il problema però era un altro
Era la quinta notte in meno di una settimana che si svegliava così a causa di quei sogni. Erano stati tutti diversi ma c’era sempre quell’uomo. Lei da sveglia ricordava solo i capelli bianchi e lo strano abito ma era lui non c’era dubbio.
Si alzò e spedì il bollitore a prepararle un tè.
April LaRue aveva 19 anni ed era una strega. Più o meno. Circa. Diciamo che era un’apprendista strega.
Era una ragazza dai capelli castano chiaro tinti magicamente di nero, pelle pallida resa ancora più pallida secondo la moda del momento da un trucco nero, un bel sedere e una discreta terza di seno, attributi esaltati da un abitino nero che partiva da sopra i capezzoli e si fermava a metà coscia anch’esso secondo la moda. Le lunghe gambe erano fasciate da calze ad anelli trattenute da giarrettiere e si infilavano in eleganti e robusti scarponcini neri. Su tutto svettava il cappello (nero tanto per cambiare) a punta con un ampia falda, simbolo inconfondibile dell’antico ordine delle streghe.
Aveva passato quasi sei anni della sua vita studiando arti e rituali nell’accademia annessa al palazzo della Strega Regina e si era divertita un mondo. Quando non c’erano esami all’orizzonte la sua vita era fatta di shopping selvaggio di giorno, feste ancora più selvagge di notte (che spesso terminavano in orge in piena regola) e sonno quando capitava. Insomma una favola.
Ora era nella fase finale dell’addestramento. Tempo un paio di anni e avrebbe potuto portare sul cappello la fibbia da strega diplomata ma ora si trovava bloccata per sei (sei!!!) mesi in uno stage.
Sei mesi intrappolata in un raggio di un chilometro dall’Albero Maestro. Una siepe di rovi incantati delimitava lo spazio vitale. Ne messaggi ne materia potevano passare attraverso la barriera, in qualsiasi forma fossero.
Un’apprendista e un bosco. Per sei mesi. Era un test fondamentale
I primi giorni erano stati i peggiori
Appena April aveva varcato la soglia della casa circolare con il tetto di paglia aveva capito che non ce l’avrebbe fatta. Non da sola almeno.
Un fitto strato di polvere e ragnatele copriva tutto e ovviamente poi c’era la faccenda della legna per il fuoco. Non riuscì neanche a staccare l’ascia dal ceppo
Fortunatamente aveva mano libera con la magia
Cercò nel bosco una zona rocciosa e quando la trovò recitò le formule e scrisse un programma per un golem.
Modellò le pietre formando una figura di un umano alto due metri ed estremamente muscoloso.
A lui affidò il compito di trovare la legna e di portare acqua alla capanna
Il giorno dopo cercò una grossa quercia e da lì estrasse un secondo golem più sottile e lo destinò a sistemare l’interno della capanna
Tutti i collegamenti con l’esterno passavano per l’Albero Maestro, la gigantesca quercia che ‘controllava’ quel segmento di bosco. Attraverso l’albero le venivano inviate le provviste e gli oggetti di cui aveva bisogno e poteva chiacchierare con le sue amiche. Tuttavia quello stage era in realtà l’esame più misterioso di tutto il corso di studi. Nessuno sapeva come veniva valutato. Alla fine dei sei mesi ti dicevano se saresti potuto diventare strega o stregone. Si diceva che anche gli ingredienti richiesti e le chiamate effettuate tramite l’Albero fossero valutate. Insomma chi finiva in quei recinti boscosi sviluppava velocemente una certa paranoia. Per la prima settimana non aveva fatto nient’altro che sistemare la capanna e decorare i golem. Da due informi bambole vagamente umane aveva tirato fuori due vere opere d’arte (April era molto modesta ‘ ). sul golem di pietra aveva abbozzato degli addominali e altri muscoli, aveva rifatto le proporzioni tra l’altezza e la lunghezza delle braccia e abbozzato il profilo del volto. All’altro golem aveva aggiunto il seno, qualche altra curva e le fece crescere sulla testa dei capelli fatti di ramoscelli e foglioline. Se le avessero valutato le creazioni avrebbe sicuramente preso punti.
Le cose stavano andando bene quando dopo due mesi erano cominciati i sogni
All’inizio pensava fossero i primi effetti dell’astinenza sessuale visto che si svegliava bagnata e ansimante ma il protagonista di quei sogni era sempre lo stesso. Stava succedendo qualcosa.
Quando il tè fu pronto April si vestì e si portò la tazza fumante al suo banco di lavoro. Tanto valeva lavorare un po’. Dopo mezzora e due bruciature rinunciò ad accelerare i tempi delle pozioni.
Niente da fare, non riusciva a concentrarsi. Nella mente di April continuava a tornare l’immagine di quell’uomo e di come l’aveva scopata davanti ad una folla.
Decise di lavorare ancora un po’ sul golem di pietra. Magari poteva usarlo per risolvere la situazione ‘
Modificò la struttura e gli fece crescere un grossa escrescenza in mezzo alle gambe che modellò in un pene. Lo rifinì lisciandolo bene con le mani.
I due golem erano estremamente sensibili allo stato d’animo della loro padrona e si movevano quasi a disagio, soprattutto il golem di legno, che si accarezzava furtivamente in mezzo alle gambe, dove da una sottile fessura aveva iniziato a trasudare linfa, imitando i movimenti di April che aveva staccato una mano dall’uccello di pietra e la stava infilando lentamente sotto la gonna
Il golem di pietra le avvicinò il bacino alla faccia seguendo gli ordini del subconscio della padrona
Avvicinò la bocca. Chissà che sapore aveva ‘
– no! ‘ disse April saltando in piedi. I golem tornarono immobili.
No, questo era un problema più serio della semplice mancanza di sesso. Peggio, poteva essere un esame. Bisognava affrontarlo seriamente. Prese il gigantesco tomo intitolato ‘enciclopedia di Oz’ e lo sfogliò. Un riferimento la fece frugare fino in fondo alla cassa dei libri per cercare un vecchio bestiario. Sfogliò anche quello e si sfregò gli occhi meditabonda.
Il giorno dopo ordinò l’attrezzatura necessaria e si mise al lavoro. Ci mise due giorni a finire la trappola e nella notte tra i due si ritrovò in una foresta inseguita da un cavaliere con lunghi capelli bianchi.
Mentre correva una radice traditrice la fece inciampare.
Il cavaliere le fu sopra in un istante schiacciandola a terra.
Si rialzarono
Lei provò a riprendere la fuga ma lui la afferrò per il vestito e la gettò a faccia in giù su un ceppo.
Le sollevò la gonna e la montò come un toro monta una vacca, schiacciandola con l’armatura.
Lei provò ad urlare per l’indignazione e per il piacere ma la sua bocca non emetteva neanche un suono
Lui le premette la faccia contro il legno assestandosi in una posizione in cui poteva entrare meglio
Lei aprì di più le gambe
Sentì il piacere che cresceva ‘
‘ e si svegliò.
Incazzata nera contro il visitatore notturno più per il fatto di non riuscire a godere più che per il sonno perso.
April si alzò e andò a prepararsi un tè. Tanto valeva lavorare. Ancora.
Quella sera la trappola era pronta e piazzata quando si addormentò ribollendo di giusta ira.
Si ritrovò in un umido sotterraneo incatenata al muro e con indosso un vestito di sacco con più buchi che stoffa.
La porta si aprì e l’uomo dai capelli bianchi entrò spavaldamente scortato da due donne in armatura, i volti nascosti dagli elmi.
Si avvicinò ad April finchè non furono faccia a faccia
I ceppi cedettero e lei fu libera
– no ‘ disse incredulo l’uomo
– sì, cavolo! ‘ gli rispose lei
Le due guardie si tolsero gli elmi. Erano immagini di April.
Presero l’uomo e lo incatenarono al posto del loro vero capo.
– aspetta, aspetta ‘ le disse lui mentre April andava verso la porta della cella
– ci vediamo domani ‘ gli disse lei e lo chiuse dentro.
Si svegliò
Nella bottiglia avvolta da bande di metallo inciso, posizionata sul comodino brillava una scintilla
April la prese, ci guardò dentro e si assicurò che fosse ben chiusa poi si rimise a dormire sorridendo. Non sognò.
Il giorno dopo si preparò per controllare bene cosa aveva preso. Una notte di sonno le aveva fatto bene.
Girò la poltrona posta davanti al fuoco in modo che guardasse il centro della casa. Si mise il suo abito migliore e mise bene in evidenza il cappello.
Si sedette, stappò la bottiglia e la lanciò sul tappeto. Si formò una nuvola di fumo nero e da quella emerse l’uomo con i capelli bianchi.
Ora che lo vedeva bene notò che non era affatto un uomo, la definizione giusta era Incubus, un demone onirico. Era abbastanza alto e molto magro ma muscoloso. L’età era indefinita. I suoi capelli lunghi e bianchi gli ricadevano sulla faccia. La pelle era di un malsano grigio. Aveva un sottile paio di corna all’indietro che gli spuntavano dalla testa e anche una piccola coda. Era vestito come nei sogni, con un sudario drappeggiato attorno al corpo solo che stavolta aveva un ceppo su ogni arto e un collare attorno al collo, tutti collegati tramite catene che si perdevano nella bottiglia prigione.
– sai chi sono io? ‘
– no, ti sognavo e basta ‘
‘facevi ben più che sognarmi’ pensò lei
– per il momento sono quella che ti tiene in pugno. Rispondi, non ti ha mandato nessuno? ‘
– no ‘
– guarda che se mi menti resterai in quella bottiglia per sempre ‘
– no, no, nessuno ‘
Sembrava sinceramente spaventato di trascorrere l’eternità in una spaziosa cella di 20 cm quadrati
– mh forse è vero, comunque mi hai infestato i sogni e non ho gradito. Per cui da oggi in avanti farai quello che ti dico altrimenti ‘ ‘
– rimarrò chiuso lì dentro per sempre ‘
– bene. Adesso vieni qui ‘
Il demone si avvicinò
April lo prese per il collare e lo fece inginocchiare
– finisci il tuo lavoro ‘ gli disse
Il demone si insinuò abilmente sotto la sua gonna accarezzandole l’interno delle gambe fino ad arrivare alle mutandine di pizzo
April era quasi costantemente eccitata da una settimana e sotto quelle carezze si sciolse subito
Il demone iniziò a leccare sotto le mutandine
L’apprendista strega inarcò la schiena e gli bloccò la testa lì dov’era aggrappandosi alle sue corna.
Sentiva la lingua fredda che si muoveva intorno alle sue grandi labbra e poi su quelle piccole provocandole brividi di piacere.
Quando arrivò al clitoride sentì finalmente l’orgasmo arrivare. Tenne più ferma la testa del demone e venne con un intensità che non sperimentava da tempo.
Godette per un tempo infinito ma quando finì sentì che non era abbastanza.
Il demone era rimasto in piedi ad aspettare
April gli infilò una mano sotto i vestiti e tirò fuori il suo uccello. Lo guardò un attimo, era lungo e freddo di un color violaceo e poi se lo mise in bocca. Succhiò finchè non diventò duro e poi lo ingoiò tutto (o almeno quello che riuscì). Tolto lo sfizio di assaggiare un demone, lo fece sdraiare al centro della casa e si buttò sul suo cazzo, finalmente non più come una principessa in pericolo.
April si mise a smorzacandela e iniziò a salire e poi lasciarsi cadere per ricevere quel bastone nella figa con più forza. Ogni colpo sembrava che centrasse esattamente il punto G e lei godeva come una porca.
Le emozioni dell’apprendista strega si diffusero in ogni oggetto legato a lei. Il golem di pietra aveva fatto mettere a novanta quello di legno e ora infilava il suo cazzo scolpito nella spaccatura bagnata di linfa della compagna tenendola giù con una mano. Persino il pestello si era messo magicamente a rimestare nel mortaio e la teiera iniziò a bollire da sola.
April non riusciva a capire se il demone godesse o no. Se ne stava sdraiato ad occhi chiusi lasciandole il compito di farsi impalare sul suo uccello perfettamente eretto
– adesso comando io ‘ lo scosse lei ‘ e io ti ordino di scoparmi come si deve ‘
Il demone si tirò su e la mise a pecorina sulla pelliccia che fungeva da tappeto. Iniziò ad entrare piano poi accelerò facendo tintinnare le catene
– sì ‘ ah ‘ adesso va bene ‘ oh ‘ April sentiva quel cazzo arrivarle quasi in gola
Sentiva uno strano formicolio in tutta la vagina
Prese i demone per il collare
‘ piantala ‘
Il formicolio scomparve
Lui fece una faccia innocente e la scopò con più foga
April si rigirò sulla schiena cambiando l’angolo di ingresso
Il demone non si scompose e riprese a sbatterla
Lei era vicina all’orgasmo mentre lui non ansimava neanche
– di più ‘ gli disse ‘ fammi godere ‘
Sentì il cazzo dentro di se che si ingrandiva tirandole al massimo la figa
April venne gridando un po’ per il dolore ma soprattutto per il piacere
Intorno a lei i mobili sussultarono, la teiera sparò via il coperchio e il golem di pietra riversò un fiotto di fango sulla faccia di quello di legno
April si rialzò tremando sulle gambe
Il demone sembrava si fosse appena fatto un pisolino
– va bene ‘ disse lei ‘ ti sei guadagnato la possibilità di restare fuori dalla bottiglia ‘
Quattro mesi dopo l’istruttrice venne a riprenderla
April mostrò orgogliosa la casa e il boschetto in cui aveva vissuto ‘in comunione con la natura’ (a parte quei maledetti topi ma aveva fatto sparire le carcasse)
– bene bene ‘ disse l’istruttrice ‘ mi pare tu te la sia cavata nevvero? ‘
Diede un occhiata ai golem
– fatti proprio bene ‘
April le offrì un tè
– va bene ‘ disse davanti alla tazza fumante ‘ da domani puoi tornare all’accademia
April mise giù la tazza
– così, per curiosità avete inviato qualche creatura strana per complicarmi le cose? ‘
– c’era una migrazione di minotauri un mese fa ma credevo che fossero rimasti fuori dalla foresta. Ne hai visto qualcuno? ‘
– no ‘

April LaRue sedeva imbronciata sulle gradinate che circondavano il Cerchio Magico dell’Accademia. Più in basso quella cagna in calore di Irina, con i seni dipinti dalla pittura tradizionale stava eseguendo un rito per rinforzare il suo legame con il Principio di Unione. Il che consisteva essenzialmente nel presentarsi davanti al pubblico vestita unicamente di due strisce di tela attaccate ad una cintura e una maschera di legno con corna di cervo e farsi montare come se fosse la sopracitata cagna da un uomo vestito allo stesso modo. Fin qui niente di male, sapeste quante volte April aveva mandato Irina a farsi fottere, solo che quella puttana bionda aveva convinto Luc (a cui April moriva dietro) ad aiutarla in quello stupido rito.
Quindi April stava sulle gradinate insieme all’ovvio pubblico che quei riti attiravano ad augurare alla protagonista di finire sminuzzata dalle energie che si apprestava ad evocare, ben sapendo che i sistemi di sicurezza sarebbero intervenuti ben prima dell’irreparabile.
Finita l’invocazione alla Dea Madre Irina si stese languidamente sull’altare di pietra e Luc sollevò un pelo la maschera e iniziò a leccarla tra le gambe. April riprese bruscamente un gruppetto di matricole che ridacchiavano di fianco a lei. Una ragazza che si era seduta a gambe larghe sul cavallo di un compagno la guardò male ma lo status di apprendista di April la metteva in inferiorità sia sul piano delle tradizioni che su quello di un eventuale scontro magico e dovettero spostarsi più lontano.
April si rimise a guardare furiosa Irina che gemeva tutta contenta in mezzo al Cerchio, con i seni che si alzavano e si abbassavano a ritmo del suo respiro accelerato. Era sicura che sotto la maschera quel suo mezzo sorriso da troia fosse indirizzato a lei. Luc le salì improvvisamente sopra e le infilò il cazzo nella figa aperta. Lei lo abbracciò con gambe e braccia sospendendosi sotto il suo ventre. Ormai le risatine delle matricole arrivavano da ogni angolo, inframmezzate dai rimbrotti di studenti più anziani che erano lì per osservare la curva di acquisizione di energia del rito in vista del prossimo esame. Anche April avrebbe dovuto essere lì con la strumentazione tecnica ma il pensiero di studiare Irina mentre scopava con il suo amore traviato le faceva venir voglia di farle un esame autoptico più che uno taumaturgico. Sull’altare di pietra i colpi di Luc si facevano più violenti. April si ritrovò suo malgrado ad eccitarsi e ad immaginare lei al posto di Irina su quell’altare, con la pietra fredda sulla schiena e un corpo caldo premuto addosso. Allentò i lacci della scollatura del vestito. Il vento etereo iniziò a soffiare mentre i due al centro arrivavano all’orgasmo e l’energia latente del cerchio iniziava sempre più velocemente a raccogliersi su di loro. Lo scudo del guardiano del cerchio sfrigolò deviando le energie dannose su di se. April vide Irina inarcare la schiena mentre Luc la riempiva. Una serie di archi voltaici viola si levarono dai margini del cerchio. L’energia fluì ancora per un secondo prima che l’orgasmo finisse e tutto il cerchio si spegnesse. I due si rialzarono e si tolsero le maschere. Quella puttana ebbe anche il coraggio di fare un inchino nella direzione di April.
Furiosa, abbandonò le gradinate e tornò al dormitorio e si chiuse in camera con l’intenzione di uscirne solo alla morte della nemica.
Dopo un po’ la venne a recuperare la sua miglior amica, Katja Ackermann. Katja era una ragazza solare e sorridente, che stava simpatica a tutti (soprattutto alla metà maschile dell’Accademia) con quel suo vestito rosso con in bella vista il bracciale d’oro a forma di serpente da apprendista guaritrice, al contrario di April, che aveva quel modo di vedere le cose che contraddistingue le streghe anziane e potenti ma che in un apprendista risultava fuori luogo.
Le finestre erano aperte ma l’umore di April aveva portato un oscurità innaturale nella stanza.
– dai, non sarà la fine del mondo – le disse Katja accendendo una candela – sei giovane, sei bella e il mondo pullula di altri Luc –
– non è questo il punto, disse April nascondendosi da quella luce improvvisa sotto il letto. Sapeva che Katja le avrebbe tirato su il morale e lei non aveva nessuna intenzione di permetterglielo – il punto è che quella figlia di una cagna e per giunta puttana come la madre mi ha umiliata davanti a tipo cinquanta persone. Scommetto che tutti sapevano i retroscena di questa storia, e se non lo sapevano quella serpe con le gambe spalancate avrà avuto cura di informarli –
Katja sospirò
– comunque sia non puoi restare chiusa qui dentro per l’eternità – le disse – in questo modo avrà vinto lei. E poi domani c’è un esame –
– ha! E sai cosa dovrò fare in quell’esame? – venne da sotto il letto – dovrò descrivere nei particolari la figura che quella vacca dal culo spaccato mi ha fatto fare, e per di più sarò valutata su tutto ciò –
– eh, so che è dura ma non può essere sempre semplice –
– non può essere semplice ma lei può essere defunta invece –
Katja sospirò di nuovo
– non fare la bambina. Ci hanno solo consigliato di descrivere il rito di oggi, puoi riportare semplicemente quello che c’è scritto sul grimorio di testo –
– fa lo stesso –
Katja evocò un babau per andare a stanare l’amica
April strillò quando l’oscurità l’avvolse e la trascinò di peso fuori
– guardati –le disse Katja – mezza nuda e coperta di polvere e ragnatele –
April si spolverò e si rimise addosso il vestito
– comunque sono stata socialmente uccisa. La mia reputazione ora vale zero –
Katja le tolse un ragno dai capelli e le rimise il cappello in testa
– non è la prima volta che ti succede. Anzi a tutti è successo almeno una volta di diventare per un po’ la barzelletta dell’Accademia, ma tu hai compiuto grandi imprese per essere solo un’apprendista, hai anche un demone famigliare e i tuoi golem sono tra i pezzi migliori della Sala degli Automi a palazzo –
– mh – fece April. La stanza si tinse di grigio
– ecco, è già un miglioramento –
– sì ma io che faccio? Ora come ora non posso neanche incrociare Irina o Luc nei corridoi –
– il problema è tutto nella tua testa. Certo che se li incontri e diventi rossa come un peperone ti tocca scappare via, ma se ciò non succedesse … –
– mi stai dicendo che se Irina fosse umiliata come lo sono stata io tutti i miei problemi sparirebbero? –
Katja si accorse che era passata l’idea sbagliata
– beh, non è esattamente quello che … –
– sì, vedrà che bella sorpresa che le preparo –
– forse dovresti calmarti un poco … –
– domani sera ho bisogno del tuo aiuto con il Cerchio Magico –
– ma veramente … –
– vedrà, oh se vedrà –
April si produsse in un ottima risata maligna
Katja sospirò, era sicura che l’amica avrebbe fatto strada o si sarebbe procurata una stanzetta sigillata nelle viscere del palazzo.
La sera successiva April si diresse verso il settore laboratori con in una mano il kit da negromanzia e con l’altra trascinando la riluttante amica. A quell’ora nessuno sarebbe venuto a disturbarle, permettendole di mettere in atto la sua vendetta.
Le due apprendiste tracciarono il pentacolo e si sistemarono al centro
– che energia ti serve? Bianca, simpatica, di contatto, d’unione, o oscura? – le chiese Katja ormai rassegnata
– mmm, energia d’unione credo che sia la cosa migliore – le disse estraendo dal kit la bottiglietta che conteneva il demone famigliare
Katja sospirò alzando la gonna e infilandosi una mano nelle mutandine
– avrei potuto portarmi dietro un “assistente” almeno –
April si sedette a gambe incrociate davanti a lei stringendo la bottiglietta
– non ti preoccupare, poi dovrai tenere occupato il guardiano mentre io lavoro –
– immagino … –
Katja si massaggiò le grandi labbra e sciolse il corsetto mettendo in mostra i seni. April notò che si era fatta un nuovo tatuaggio, un piccolo cupido sotto il capezzolo sinistro.
Una mano entrò nella figa e l’altra corse alle tette
L’energia iniziò ad accumularsi, mentre una sensazione di piacevole formicolio caldo si spandeva dalla vagina di Katja. Lei iniziò ad ansimare.
Iniziarono a vorticare immagini di una festa in cui loro due si erano fatte scopare insieme da non meno di venti ragazzi, riempiendosi a ripetizione ogni buco disponibile.
L’orgasmo di Katja esplose liberando in mezzo a loro una sfera di luce violetta e pulsante
Le apprendiste manipolarono l’energia e si ritrovarono entrambe nell’astrazione del Cerchio.
La proiezione di April era vestita con un aderentissimo abito in pelle nera che le sottolineava il sedere e da cui spuntavano i suoi capezzoli eretti mentre la proiezione l’amica aveva addosso un abito da piccola principessa bianco perlaceo.
– chissà perché non sono sorpresa – si dissero sarcasticamente in coro
Il demone era diventato l’ombra di April.
– va bene – disse Katja – andiamo a vedere che tipo è il guardiano –
Nell’astrazione il guardiano non era più una statua ma un massiccio guerriero senza volto con lo scudo appeso alla schiena e le mani sul pomello di una gigantesca spada infissa nel terreno nebbioso.
– ah, trovato – disse April
– DI QUI NON SI PASSA – le disse il guardiano
April guardò l’amica
– cosa? – le rispose Katja – e che vuoi che faccia? –
– vai a fare un po’ la porca con lui –
– ma è un armadio a quattro ante –
– non avevi detto che … –
– so cosa ho detto ma se quello mi scopa mi uccide –
– siamo proiezioni, non ti può succedere niente se resti calma –
Un po’ titubante Katja si avvicinò al guardiano
– salve … –
– DI QUI NON SI PASSA – ripetè
– non voglio passare – disse l’apprendista passando di fianco allo spadone e iniziando a tastare il cavallo del guardiano
Fortunatamente la creatura iniziò a reagire nel modo giusto
L’espressione di Katja si fece un po’ spaventata quando sentì gonfiarsi una specie di tronco d’albero nei pantaloni del guardiano
Glieli slacciò e un cazzo lungo non meno di mezzo metro e più grosso del suo braccio iniziò a drizzarsi verso la sua faccia mentre lo tastava con le mani divenute improvvisamente piccole al confronto
– April … qui avrei bisogno di una mano … – disse spaventata
– TU. VIENI QUA – le disse il guardiano
Il guardiano fece un passo avanti e le infilò tutto il gigantesco cazzo in gola, arrivandole quasi allo stomaco.
Nella realtà sarebbe morta quasi sul colpo ma nell’astrazione se avesse controllato i suoi istinti tutto sarebbe andato bene; il concreto pericolo era che precipitasse per la paura di nuovo nel suo corpo lasciando una barriera tra la mente e il corpo di April
Il cazzo si stava ulteriormente gonfiando nella sua gola
Katja provò a tirarlo fuori ma il guardiano allungò una mano e la tenne bloccata mentre si abituava e prendeva un espressione da “almeno godiamocelo”
Il guardiano estrasse il cazzo dalla bocca di Katja e la girò inserendolo nella sua figa. April sentì gli occhi lacrimare solidale con l’amica, immaginando il dolore che doveva provare a prendere quel mostro, ma in fondo anche Katja immaginava il dolore che stava provando.
Il guardiano la impalò con più forza mentre lei stringeva i denti e si massaggiava il clitoride tirato
La creatura fece un altro passo in avanti scopando Katja e lasciando libero un passaggio per April
Finalmente fuori dai sistemi di sicurezza del cerchio l’apprendista si mise in cerca della nemica e la trovò in mezzo ad una festa. Come previsto la cagna aveva già speso gran parte dell’energia acquisita la mattina prima per impressionare le matricole e ora sedeva su un divano circondata da una folla adorante (quasi tutta maschile) quasi completamente indifesa contro l’aggressione onirica di April.
Di colpo la mente di Irina passò da un caldo salotto alla replica del rito eseguito la mattina precedente.
Irina si tirò a sedere. Era sdraiata sull’altare con indosso unicamente il minuscolo gonnellino, la maschera di legno e un po’ di pittura. Di Luc nessuna traccia. Eppure era lì fino ad un minuto prima …
– ti sei svegliata vedo – disse una voce dall’alto
April stava in piedi al posto della statua del guardiano, simile ad una piccola dea vendicativa.
– tu? – le urlò Irina alzandosi in piedi sull’altare
– hai sbagliato – insinuò April – hai perso la concentrazione proprio nel momento sbagliato –
– non dire scemenze, il rito è finito e non ci sono stati problemi –
– Ah, si? – April indicò le gradinate vuote – e allora perché tutti sono scappati a gambe levate? –
Irina fece per replicare ma l’altare sotto di lei si mosse rischiando di farla cadere
– hai perso la concentrazione e ti sei semplicemente fatta scopare davanti al pubblico, nient’altro – la continuò a prendere in giro April dal suo piedistallo
L’altare stava girando su se stesso acquistando velocità. Irina saltò a terra. Al centro del cerchio si formò un vortice nel pavimento e l’altare ci cadde dentro
– no, ma le protezioni … – abbozzò un obiezione
Dal buco emerse una selva di tentacoli verdi
April sogghignò guardando il suo Incubus addomesticato afferrare Irina per una gamba e trascinarla in mezzo alla selva.
La ragazza fu avvolta subito da innumerevoli spire sotto lo sguardo di April.
Ogni appendice del mostro finiva con un cazzo, Irina se ne accorse quando il primo le si insinuò sotto la maschera e le entrò in bocca.
Quello di cui non si accorse era che il suo corpo, rimasto nel salotto e circondato da compagni stava reagendo nella stesso modo, ansimando bizzarramente, scopato da cazzi inesistenti.
I tentacoli le riempirono ogni buco possibile, sfregandosi sui suoi capezzoli e scorrendo sulla pelle sensibile
April saltò nel cerchio e le si avvicinò facendo scricchiolare languidamente l’abito in pelle aderente
Il demone si fermò e la sua padrona afferrò il tentacolo infilato nella gola di Irina e se lo mise intorno alle spalle come se fosse un serpente ammaestrato
– allora ti piace? – le chiese sorridendo
Gli occhi di Irina la fulminarono attraverso i buchi della maschera
– vai a farti fottere, troia – le disse
– ma come? E io mi sono data così tanto da fare a mettere insieme questo regalo per te – ad un cenno di April il tentacolo nella figa della sua prigioniera pulsò facendola gemere
– ah, allora ti godi il servizietto, bella cagna in calore – le disse togliendole la maschera
Anche gli altri tentacoli si mossero rimettendosi a scoparla
Irina ricominciò a gemere forte
– sapevo che una puttana come te non avrebbe goduto per meno cazzi ed ecco qua –
Guardò la sua nemica che stava cercando inutilmente di trattenere gli ansiti di goduria
Un tentacolo si mosse alle sue spalle avvolgendosi su se stesso e formando uno sgabello vivente per la sua padrona. April si sedette a guardare Irina mentre il cazzo che aveva nella figa veniva rimpiazzato da due tentacoli avvolti insieme
Certo che Irina gemeva proprio come una vera troia …
Accarezzò la testa del tentacolo che era ancora ubbidientemente avvolto sulle sue spalle. In fondo poteva fare quello che voleva e nessuno lo avrebbe saputo a parte lei.
Irina spalancò gli occhi quando April la baciò cercando la sua lingua.
Un tentacolo si avvolse attorno alla vita fasciata di pelle della padrona e si insinuò nella gonna
– infondo ho creato io questo sogno, non vedo perché dovresti godertelo solo tu – le disse
Il volto di Irina si illuminò
– ma quindi nessuno saprà mai cosa mi è successo? –
– certo che no – le mentì April – come potrebbero? –
Irina si rilassò e il demone approfittò per entrarle a tradimento con un altro tentacolo nel culo
Stavolta la ragazza non si trattenne e urlò a pieni polmoni più per la sorpresa che non per il dolore
Ad April il demone riservò un trattamento più gentile, i tentacoli la sorressero mentre lei si appoggiava all’indietro e la alzarono da terra. La loro padrona si alzò la gonna e loro le rimossero gentilmente le mutandine di cuoio
Un tentacolo raccolse i capelli di Irina e ci si avvolse attorno guidandole la testa verso la figa di April.
– no, ma io … – disse
Il tentacolo le spinse la faccia contro
La ragazza iniziò a leccare senza fare altre domande
– mmh, che brava … ah … sei proprio una vera puttanella – le disse April coccolando il tentacolo che aveva in mano
La lingua di Irina si spinse più in fondo
– ah … sì, non è certo la prima figa che lecchi … ah … e facevi anche la timida –
April iniziò a succhiare pigramente il tentacolo che aveva in mano come se bevesse un cocktail e si godette la sua nemica immersa nella sua figa.
Irina venne due volte gridando per il piacere mentre i tentacoli sfregavano dentro di lei spaccandole il culo e aprendole la passera a dismisura, ma April se la prendeva comoda, rimandando l’orgasmo per godersi l’umiliazione della nemica. Le spinse via la testa e la studiò arrossire col le labbra e le guance sporche del succo della sua figa. Ah, se solo ci fosse stato un po’ di pubblico …
Finalmente si decise a venire e subito dopo diede via libera al demone. C’erano almeno una quarantina di tentacoli senza contare quelli dentro Irina e tutti puntarono la testa verso di lei e la ricoprirono completamente dai capelli ai piedi di uno sperma nero e denso simile a pece con un forte odore di zolfo. Riempita dentro e fuori di quella roba Irina fu depositata a terra senza tante cerimonie (il rumore che fece toccando terra sembrava quello di uno straccio bagnato) e il demone tornò ad avere la forma dell’ombra di April. Lei si asciugò con una mano la figa e si rimise le mutandine mentre l’altra tentava inutilmente di alzarsi in piedi
– ciao ciao, puttanella – le disse e infranse il sogno
April corse indietro fino al sistema di sicurezza e rientrò nel Cerchio
Katja stava ancora tenendo occupato il guardiano. Era stesa pancia a terra mentre lui le rompeva il culo schiacciandola a terra con tutto il suo peso. L’abito da principessina era completamente distrutto, restavano solo le maniche e qualche frammento qua e là. Appena vide l’amica si lasciò andare rifluendo nel suo corpo. Il guardiano sbatté per terra ma si ricompose subito e riprese la posizione originale dando l’impressione che non si fosse mai mosso.
April riaprì gli occhi. Tutte e due erano immerse in una pozza di sudore e brodo uscito soprattutto dalla figa di Katja.
– oddea, sono distrutta – disse
La sua amica un po’ tremando e un po’ scivolando rinunciò ad alzarsi in piedi
– sarò venuta almeno otto volte. Mi ha aperta in ogni modo possibile e anche in alcuni modi impossibili. Hai idea di quanta energia ci è costato questo scherzo? –
April le passò un’ampolla di elisir del mago (un misto di zuccheri, proteine ed erbe curative indicato per chi era andato troppo oltre)
– è stato per una buona causa – si difese
– sarà … – Katja sospirò strizzando la gonna
Intanto nella sua stanza un’apprendista strega dai capelli biondi stava giurando vendetta dopo la pubblica umiliazione subita. In realtà dopo aveva avuto la proposta di finire la serata in un posto più tranquillo da undici persone diverse tra cui due ragazze ma questo non la faceva certo sentire meglio.

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