Se c’è una cosa che non sopporto è lasciare il mio lavoro e correre per qualche emergenza. Se dovessimo dar retta a tutte le richieste di intervento spacciate per emergenze da parte dei nostri clienti, non faremmo altro che girare come trottole da un capo all’altro della città.
Oggi, per esempio, avevo programmato di terminare il lavoro per un grosso cliente di Varese, in modo da consegnare il tutto per fine settimana, invece, è arrivata la segretaria, strillando come una forsennata che allo studio Image si è bloccato il server. E allora?
E allora devi correre, mi dice.
Ho represso l’istinto di risponderle, altrimenti le avrei gridato in faccia tutto ciò che ho sempre pensato di lei, della sua assoluta ignoranza sbandierata ai quattro venti, nemmeno fosse un vanto. Ho raccolto le mie cose, la mia valigetta nera, il contenitore dei cd con i programmi di ripristino e sono scesa in garage alla ricerca della mia moto. Unica e fedele amica.
Image è uno studio fotografico, un nostro cliente di vecchia data, il cui personale non ha alcuna dimestichezza in ambito informatico; sono certa che sarà un falso allarme. Pazienza, anche questo fa parte del mio lavoro. Almeno mi faccio un giro.
Arrivata allo studio, suono il campanello attendendo, a testa bassa, che la centralinista mi apra la porta. E’ una ragazza timida e non bella, ma con un seno spettacolare. Mi sono sorpresa diverse volte ad osservarla, pensando che se solo sapesse valorizzarsi un po’ di più”
Al rumore della porta alzo d’istinto lo sguardo trovandomi davanti un uomo: mezz’età, più alto di me, carnagione scura. Vestito con una camicia bianca, maniche rivoltate, pantalone sportivo blu, Tod’s ai piedi. Nota il mio stupore e si affretta a spiegarmi che l’hanno lasciato solo: la centralinista è uscita per delle commissioni, mentre gli altri sono in giro per servizi fotografici. Il server si è bloccato e lui deve terminare un lavoro per la sera ed è disperato. Cerco di riprendermi sfoderando uno dei miei migliori sorrisi e rassicurandolo che avrei ripristinato tutto nel minor tempo possibile.
MI fa accomodare senza accompagnarmi, tanto conosco la strada.
Immediatamente comincio a lavorare, mente la mia mente vola: davvero un bell’uomo. Poi fa il fotografo, certo sa vestirsi. E poi, che bel colore di carnagione: sicuramente è abbronzato. Senza dimenticare gli occhi: così scuri da sembrar neri! E la voce? Chissà come mai non l’ho notato prima. Forse è nuovo.
Come se mi avesse sentito eccolo entrare, con due caffè fumanti, e spiegarmi che lavora come consulente per lo studio, ma raramente si trova in sede. Si occupa di riprese di esterni, quindi è praticamente sempre in giro.
In pochi minuti risolvo il problema. Bastava riavviare il sistema, sbloccare due programmi e tutto riprende a funzionare come prima.
Allora c’è il tempo per gustarci questo caffè, mi invita. Ci accomodiamo al tavolo di cristallo dello studio. E comincia a studiarmi. Sfacciato mi osserva. Quasi mi sento spogliare con lo sguardo. Cerco di essere brillante. Sorrido, gli chiedo del lavoro, mentre cerco di finire in fretta un caffè che non è mai stato così bollente. Risponde a monosillabi, senza distogliere mai lo sguardo da me: lo vedo soffermarsi sulla labbra, sulla lingua che le accarezza nervosamente, scende ai seni così in vista che ho maledetto il momento in cui, quella stessa mattina, ho deciso di non mettere il reggiseno. Accidenti, pensavo di dover rimanere in ufficio, sola!
Lo vedo indugiare sulla forma morbida del seno sotto la camicia di seta per poi scendere ancora, correre lungo le gambe che ammira attraverso il tavolo di cristallo. Per fortuna ho i pantaloni, oggi. Neri, coprenti, mi tranquillizzano.
Nemmeno potesse leggere i miei pensieri mi chiede, spudoratamente, se uso perizoma o niente. Spalanco gli occhi, fingendo di essere sorpresa e scandalizzata, mentre l’argomento non fa altro effetto che quello di eccitarmi. Rispondo a tono, sostenendo che un così acuto osservatore conoscerà senz’altro la risposta. Per nulla meravigliato ribatte che sicuramente non indosso nulla, visto che non porto nemmeno il reggiseno. E prima che possa controbattere, mi invita a dimostrargli di essersi sbagliato.
E ora? Che faccio?
Decido di stare al gioco, vediamo dove arriva.
Mi alzo, giro intorno al tavolo, avvicinandomi a lui. Sento i suoi occhi correre sul mio corpo, dal viso alle caviglie nude. Dentro di me avverto una strana voglia prendere forma. La sfida mi sta eccitando oltre ogni limite. Cammino lenta verso di lui, ma i miei capezzoli tradiscono la mia eccitazione. Li sento indurirsi velocemente, premendo contro la camicia che non può celare nulla, ormai. Mi avvicino, mi chino verso di lui, affinché la scollatura si gonfi, lasciando liberi alla vista due seni grossi e sodi. Seguo il suo sguardo che scivola dalle mie labbra, sulle quali si era soffermato, giù lungo il collo fino dentro, all’incavo dei seni. Lo vedo mentre torna a guardarmi, nervosamente, mentre ora è lui a mordersi il labbro, come per trattenere un’eccitazione che non sa dominare. Sono così vicina al suo viso che sente il mio respiro che sa di caffè soffiargli sul volto. Avverto il calore della sua lingua che mi mostra involontariamente mentre accarezza i denti bianchi, agitarsi dietro la bocca ora schiusa.
Cosa vuoi?, gli chiedo.
E prima che possa rispondermi, la mia bocca è già sulla sua, il mio respiro dentro di lui, la mia lingua assapora la sua, morbida e calda come non mai. Il mio bacio improvviso lo spinge contro lo schienale della sedia, mentre le sue mani mi attirano a sé. Mi cinge in un abbraccio vigoroso, senza lasciarmi scampo. Siedo sulle sue gambe, osservandolo mentre mi slaccia i bottoni della camicia, lentamente, quasi ad attendere che il nostro desiderio non abbia più freni. Sento la seta scivolarmi sulla pelle della schiena mentre lo osservo che si china a baciarmi i seni, a succhiarli avidamente; gioca con i capezzoli sporgenti: li pizzica, li morde, godendo di ogni mio gemito. Li impugna, li stringe fino a farmi irrigidire, poi ancora la lingua a leccare, a succhiare un frutto maturo. Osservo la sua testa affondare su di me, cercarmi, mentre le mani impugnano le mie e stringono, quasi a dirmi quanto mi desideri. Quasi a trattenermi, incredulo che una passione sia scoppiata in così pochi istanti. Si solleva cercando la mia bocca, il mio viso, gli occhi. Mi bacia, mi lecca, mi assaggia. Lo lascio fare, mi lascio guidare in questa meravigliosa esplosione di sensi, di attimi rubati ad una giornata come tante.
Lo annuso. Sa di mare. Di crema spalmata sulla pelle abbronzata, di dopobarba, di voglia. Voglio che mi prenda ora.
Vuoi vedere il perizoma? Gli propongo. Ce l’hai, avrei detto di no, mi risponde. Mi alzo. Aspettando che sia lui a sfilarmi i pantaloni.
Ancora una volta, come se avessi davvero parlato, obbedisce alla mia richiesta.
Infila le mani dentro l’elastico e carezzandomi le cosce, lascia cadere l’ultimo indumento per terra. L’eccitazione si trasforma in pura passione sfrenata, non appena lo sguardo gusta la mia nudità. Un piccolo triangolo rosa, scoperto da tutto, due labbra gonfie tra le quali spunta prepotente il clitoride. Scivola dalla sedia, trovandosi in ginocchio davanti a me. Mi apre le gambe, affondando nel mio desiderio dichiarato. Il richiamo di piccole gocce trasparenti appoggiate sulla mia pelle è stato più forte di ogni altra intenzione. Lo sento leccare la mia voglia già manifesta, per poi affondare dentro di me, per bere di più. La sua lingua, quella lingua che poco prima cercava il mio respiro, ora spinge, esplora, succhia ogni mio sapore.
Avverte le mie gambe tremare, il desiderio di lasciarmi andare, la voglia di essere sua.
Mi conduce al tavolo, sul quale mi fa sdraiare. Le gambe vergognosamente aperte. Io nuda davanti a lui vestito. Amo questa disparità. Lui celato alla mia vista, io senza difese. Poggia le mie gambe sulle spalle, mentre una mano ancora mi sfiora. Sussulto ad ogni sua carezza. Chiudo gli occhi, aspettando di impazzire.
Un attimo e lo sento. Sento il suo pene duro spingere su di me. Lo sento mentre mi cerca, mi desidera. Sento che lo bagna dei miei umori, avverto il vibrare spasmodico del suo desiderio, farsi largo e, finalmente, farmi volare. Lo sento agitarsi in una danza di piacere, dove ogni affondo è un delirio dei sensi. Lo sento accarezzarmi ancora i seni, impugnarli, chinarsi per baciarli, mentre dentro di me si agita un voglia impazzita. Lo sento scorrere, scivolarmi dentro e fuori e ancora dentro, forte, fortissimo, sempre di più. Lo sento chiamarmi per nome, gridare cosa sono, che mi vuole, che sono sua, ascolto il mio respiro accelerare, il mio pensiero volare, la mia mente lasciarsi andare’e poi la porta. Una presenza.
Oddio, la centralinista è tornata, silenziosa, ci sta osservando dall’ingresso.
Sono pietrificata, in una posizione che non mi permette di vederla, ma solo di avvertire la sua presenza. Si avvicina a noi, finalmente si mostra a me. Mi guarda. Sorride. Ha uno sguardo che non le avevo mai visto prima. Ci invita a continuare, mentre, comincia a liberarsi dei suoi stessi indumenti. Non posso distogliere lo sguardo da lei, mentre sento dentro di me riprendere la danza del piacere. Mi stringe le gambe e spinge tra le cosce. Sono eccitata e confusa.
La guardo nuda, con i suoi meravigliosi seni ballonzolarmi davanti. Sale sul tavolo offrendomi alla vista tutto ciò che non ho mai visto in una donna, almeno non così da vicino. A cavallo su di me, sdraiata, il suo clitoride è sopra al mio viso. Si abbassa lentamente. Incredula, non riesco ad oppormi. Non ho mai’.non riesco nemmeno a pensare. Il suo frutto rosa, già umido di eccitazione, si poggia sulle mie labbra. D’istinto le affondo la lingua, impazzendo dei gemiti di piacere che le sento pronunciare. Spinge sul mio viso, quasi a farmi annegare nel lago del suo desiderio. Tra le cosce sento un desiderio impazzire, correre dentro di me, vibrarmi dentro fino a farmi abbandonare. La mia lingua la cerca, penetra dentro di lei, mentre il suo profumo mi riempie la mente. Le mie mani la cercano, le afferrano i seni nell’istante in cui l’ultimo suo gemito si trasforma in grido, mentre il suo dolcissimo succo mi scivola tra le labbra, mentre anch’io esplodo in un profondo e buio piacere.
Si solleva da me, sorridendomi.
Un solo cenno d’intesa, un muto accordo, ci chiniamo su di lui. Le nostre bocche sul suo desiderio. E’ duro, durissimo, mentre sente le nostre lingue scivolare lungo il suo piacere. Solleva lo sguardo e ci osserva. Leccarlo e leccarci reciprocamente. Baciarlo e baciarci. Lascio che mi scivoli in bocca, che mi tocchi la gola, per poi risalire e ricominciare. Posa le mani sulle nostre teste, non vorrebbe perdersi lo spettacolo delle nostre bocche avide che lo cercano, lo succhiano, lo baciano, delle nostre lingue che mischiano il desiderio, ma la testa cade all’indietro. Gli occhi si chiudono. Non può trattenere oltre un orgasmo così pieno e potente.
E’ meraviglioso sentirlo godere, mentre la mia bocca la bacia con dolcezza.
Mentre gocce del suo piacere rigano il mio volto ed io suo, mentre la mia lingua lecca il sapore sulle sue labbra.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…