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Racconti Erotici Etero

Il riscatto 1

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ricordo quel pomeriggio da incubo.

Mia madre mi aveva chiesto di andare a comprare le uova nel supermarket vicino casa mia,era tarda sera,ma quel negozio da l’orario continuato.

Scesi qui in negozio,dato l’orario mi sbrigai presto,presi le uova e tornai a casa.

Mentre attraversavo la buia via che mi avrebbe condotto a casa mia sentii in braccio maschile tirarmi veri il vicolo.

Subito dopo una mano mi tappo’ la bocca,e una voce roca mi disse n

L’uomo mi prese ti tutto peso e mi chiuse nel bagagliaio di un furgone,dopo avermi bendato la bocca con un bagaglio strettissimo.

Erano in due,

Il furgone parti’,allontanandosi sempre di piu’ dal mio quartiere,mentre sentivo che quei due parlavano.

Mi sbattevo di qua e la,ma col bavaglio e le mani legate non potevo fare molto,e anche se fossi riusci ad aprire il portellone ,procedevamo ad una velocita elevata e se mi fossi buttata non avrei avuto speranza,legata come ero.

I due parlavano di una vecchia cascina fuori citta dove probabilmente mi avrebbero portato.

Il tipo che mi aveva preso era probabilmente alla guida,aveva una voce roca e un linguaggio rozzo.

L’altro tipo era probabilmente un uomo di trenta,trentacinque anni,aveva una voce abbastanza giovanile e parlava in italiano.

All’improvviso il furgone si fermo’,potevo sentire il freddo pungente.

Aprirono il furgone e mi portarono in un vecchio fienile

Vi era una piccola stalla,mi sdraiarono sul fieno e mi lasciarono li tutta la notte.

Ovviamente non chiusi occhio,mentre cercavo di piangere,riuscendo solo a mugolare,con quel bavaglio strettissimo.

Di prima mattina il ragazzo mi venne a trovare.

Aveva una maschera in faccia.

Accostatosi a me mi disse che se “avessi fatto la brava” mi avrebbe tolto il bavaglio dalla bocca.

Cosi decisi di assecondarlo,forse dalle sue parole avrei potuto capire qualcosa sulla sua identita e sul motivo per il quale ero stata vittima di quella spiacevole situazione.

Cercai di limitare i movimenti,di non dire una parola,mentre il mio sguardo era attento verso di lui.

Si avvicino’ e slaccio il nodo del bavaglio che serrava la mia bocca.

Si sedette accanto a me,e ,dopo avermi detto che mi sarebbe stato fatto alcun male se avessi collaborato,mi fece delle domande.

risposi di si,perche capii che le mie bugie sarebbero state inutili e avrebbero peggiorato la situazione.

Il nostro dialogo fu abbastanza freddo,ma mi tranquillizzo un po,perche vidi che il ragazzo era una persona colta,e il suo modo disinvolto e chiaro di parlare mi dava un senso di sicurezza,mi veniva naturale pensare che una persona del genere non avrebbe potuto compiere azioni scellerate come un omicidio a sangue freddo,anche se pensavo che spesso i piu’ grandi geni del crimine erano persone scaltre ed intelligenti.

Tutti questi pensieri affollavano la mia mente,mentre riposta in quel fienile,vedevo il mio secondino alzarsi e allontanarsi,mentre aveva poggiato acconto a me un piatto con del prosciutto.

disse con una frase ironica che non mi piacque per niente,e mi invito a cercare di mangiare con la bocca,e se cio’ mi avesse disgustato,prima o poi la fame avrebbe vinto.

Passarono alcuni giorni,in cui le mie giornate trascorrevano fissando il vuoto di quella stanza maleodorante e fredda.

Le uniche cose che accadevano erano le visite del giovane,in cui si limitava a dialoghi molto laconici e ad offrirmi il cibo necessario alla mia sopravvivenza.

Mi consolavo pensando che altre persone avevano patito piu’ di me,ma ero preoccupata su cosa sarebbe potuto accadere.

Mi rassicurava il fatto di non aver saputo l’identita dei due,poiche questo poteva essere un probabile motivo che li avrebbe potuti spingere prima o poi a farmi fuori.

Nel frattempo pensavo ai miei,a cosa potevano pensare sulla mia scomparsa,se erano addolorati.

Chissa come stava il mio ragazzo,chissa se la mia mancanza lo stava facendo soffrire.

Non potendo fare altro che pensare,trascorrevo tutto il giorno a fare cio’.

Quando i miei carcerieri passavano accanto alla stalla potevo sentire i loro discorsi.Non c’era niente di chiaro,non riuscivo a capire nemmeno se c’era qualcun altro sopra di loro,un pesce grande ,o se erano loro le menti del rapimento.

Quello che avevo capito era che quello piu’ sveglio dei due era il giovane,l’altro non era molto scaltro,avevo sentito alcuni suoi ragionamenti superficiali,ma era sicuramente piu’ grande si eta e piu’ adatto a svolgere compiti manuali per la sua stazza,e sicuramente era un tipo violento.

Erano passate due settimane,

avevo cominciato a dormire la notte,la stanchezza aveva vinto sulla paura,anche se erano molte le ore del giorno in cui piangevo.

Spesso quando lo facevo sentivo le voci dei miei padroni che parlavano.Il vecchio mi insultava,e il giovane lo invitava a capire la mia situazione.

Un giorno il ragazzo venne e chiuse il portone dietro di lui.

Poi disse che,dato che ero stata costretta a stare li per due settimane,con gli stessi abiti addosso,era arrivato il momento di cambiarmi.

Qundi stacco la catena che mi teneva legata a un angolo del fienile e mi diede degli abiti nuovi da indossare.

Erano di scarsa qualità,ma erano certamente puliti rispetto ai miei che indossavo da piu’ di una settimana.

Tutto era della mia misura.Lasciatami libera mi invito’ a cambiarmi,ma io volevo che lui uscisse dalla stalla,e cosi’,dopo aver considerato che per me non ci sarebbe stata possibilita di fuga,anche perche,se fossi uscita dalla stalla,non mi sarei potuta orientare e dirigermi verso centri abitati,usci e mi chiuse nel fienile.

Mi tolsi i vecchi vestiti ,e riempii di acqua una vecchia mangiatoia,e ,dopo essermi lavata,ce li misi dentro.

Indossando quelli puliti,trovai dei vecchi teli di stoffa,e feci un po ordine nella stalla,infondo se dovevo starci cosi’ tanto tempo,era meglio renderla piu’ comoda.

Presi un telo,lo ripiegai in due e gli misi dentro del fieno facendone una specie di materasso.

L’altro fieno lo distribuii ordinatamente negli angoli della stalla,dove vi erano piu’ spifferi.

Dopo aver visto che no vi era nessuna via di fuga,presi del carbone che trovai in un angolo della stalla e cominciai a disenare nei muri.

Il disegno era sempre stato la mia fuga dal mondo,e questa volta era diventato il mio modo per allentare il nervosismo dovuto alla spiacevole situazione.

Mentre facevo cio’ entro’ il ragazzo,che vedendomi disegnare,disse

spaventata andai a distendermi sul materasso,mi misi sotto le lenzuola che avevo ricavato dai vecchi drappi di stoffa.

disse in modo piu’ calmo,dopo aver visto che mi aveva spaventato molto e che infondo non avevo fatto niente di male.

Vide anche come avevo sistemato la stanza,e disse in un tono serio

dissi io.

Dopo aver visto i miei abiti dentro la mangiatoia,li strizzo e li porto via: disse che li avrebbe stesi.

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