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Racconti Erotici Etero

in metro

By 7 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella mattina la metro era stipata all’inverosimile. Come tutti i giorni un popolo di persone sconosciute condividevano tempo e spazio vitale verso quello che era l’inizio della loro giornata; ognuno con il suo bagaglio di pensieri, di scelte, di sogni, di speranze. Io, dal mio canto, come al solito, cercai di trovare un posto che fosse abbastanza comodo per affrontare il mio viaggio.
Trovai un riparo dalla calca umana in fondo al mio magone, indossai le cuffie del mio ipod e con entrambe le mani afferrai il palo di sostegno pronta ad affrontare il mio viaggio.
Il susseguirsi di fermate faceva rivivere il solito tran tran, gente che saliva e che scendeva dalla metro, stipandosi per quanto possibile nello stesso spazio fisico facendo inevitabilmente mischiare tra loro forme, odori, persone. Dovendo scendere al capolinea, lavorando in provincia, non mi mossi dalla mia posizione consapevole che da li a poco la metro avrebbe invertito la sua tendenza, iniziando poco a poco a svuotarsi.
Quel giorno invece salì un’intera scolaresca. Un orda di ragazzini delle medie, accompagnati dai loro professori, brulicanti e casinisti tolsero quel poco di spazio vitale che era rimasto nel nostro vagone.
La metro ripartì bruscamente e quel contraccolpo ci trovò tutti impreparati al punto che dovetti fare forza su me stessa per non perdere l’equilibrio e restare saldamente attaccata al mio sostegno. La fortuna non fu, però, di aiuto all’uomo che era dietro di me, il quale perdendo l’equilibrio, mi si poggiò completamente addosso.
Mi voltai e notai un uomo sui 40 anni, alto, curato, fasciato in un abito elegante che cercava di mantenere una postura corretta sorreggendosi con una mano ad uno dei sostegni mentre con l’altra teneva saldamente la sua valigetta porta documenti. Aveva un buon profumo che stimolò il mio olfatto inebriando i miei pensieri.
‘mi scusi’ sussurrò lui sorridendo.
‘di nulla’ risposi io ricambiando il sorriso.
La metro proseguiva la sua corsa e nel suo incedere poco preciso il che, vista la quantità di persone che conteneva, mi faceva assumere una postura ondulatoria che, anche contro il mio volere, mi portava a sfiorare con il mio coro quello dell’uomo che era dietro di me.
La situazione mi stava intrigando. Pensai a quello sconosciuto. Focalizzai nella mente il suo volto, fui riempita dal timbro caldo della sua voce. Mi domandai cosa facesse per vivere e come mai una persona così distinta potesse usare i mezzi pubblici per muoversi in città.
Un altro brusco contraccolpo e la scena vissuta poco prima si ripeté. L’uomo, malgrado tentasse di sostenersi, mi fu contro premendo il suo corpo contro il mio. Nuovamente la sua voce calda e sensuale a domandarmi scusa, nuovamente io nel voltarmi e nel tranquillizzarlo. In quello stesso istante uno dei ragazzini si posizionò proprio dietro all’uomo togliendogli lo spazio vitale necessario a sottrarsi a quel contatto involontario lasciandoci praticamente appiccicati.
Il cammino della metro riprese con lui attaccato al mio corpo. Avvertivo chiaramente il suo bacino poggiarsi contro i miei glutei. Il mio corpo seguiva, forzatamente, il movimento ondulatorio del nostro mezzo e questo fece si che, malgrado la mia volontà, io iniziai a strofinare le mie natiche contro il suo corpo e la sua reazione fu ovvia. Avvertii chiaramente che qualche cosa in lui si stava ingrossando e dopo alcuni istanti sentii chiaramente premere contro di me un cazzo di notevoli dimensioni fasciato dentro a dei pantaloni che, indubbiamente, faticavano a contenerlo.
La situazione mi stava facendo eccitare. Il mio corpo non impiegò molto a rispondere agli stimoli che il mio cervello produceva vista la situazione e nel giro di alcuni istanti sentii il mio perizoma inumidirsi per le secrezioni del mio sesso. Mi sentivo calda e bagnata al tempo stesso.
In quel momento pensai, con lucida follia, che valeva la pena giocare un poco. Di fondo lui non avrebbe certo potuto abusare di me in quella posizione e davanti a tutti e io avevo voglia di farlo impazzire un pochino, tanto non lo conoscevo e ‘ mi dissi ‘ si ricorderà di questo viaggio in metropolitana.
Complice il movimento della metro e facendo forza sulle braccia mi spinsi leggermente indietro con il bacino facendo in modo che il mio culo andasse a poggiare proprio sul suo cazzo in tiro. Appena sentii il contatto e la pressione del suo corpo contro il mio iniziai a muovermi piano strofinando volontariamente il mio corpo contro il suo, carezzandogli il cazzo per tutta la lunghezza con il mio culo.
Mi voltai a guardarlo assumendo un’espressione mista tra il provocante e l’ingenuo. Cercai con gli occhi i suoi e lo fissai provando a comunicargli con essi il piacere che provavo in quella situazione. Lui mi fissava, sentivo il respiro divenire un poco più affannato, avevo come la sensazione di avvertire chiaramente il battito del suo cuore accelerare.
Ad un tratto posò la valigetta tra le sue gambe e con una mano iniziò a sfiorarmi lungo una coscia, solo con la punta delle dita, salendo dal ginocchio fino all’attaccatura della mia minigonna per poi scendere lentamente. Quel contatto e quel movimento così calmo e sensuale mi fecero l’effetto che lui desiderava. Iniziai a secernere copiosamente liquidi dalla mia fichetta in fiamme, il mio seno si gonfiò di desiderio e i miei capezzoli puntarono verso il cielo diventando talmente duri da farmi male.
La mia mente costruì la scena che si stava presentando davanti agli occhi dei nostri compagni di viaggio, come se fossi una spettatrice esterna al tutto. Mi osservavo appesa al palo di sostegno con il bacino impercettibilmente piegato all’indietro a sfiorare un estraneo; la mia gonna fasciava leggera le mie gambe abbronzate e nude coprendomi fino a poco meno di metà coscia. La magliettina aderente faceva intravvedere il mio respirare di pancia affannato e il mio seno gonfio di eccitazione. Lui era poggiato dietro di me, praticamente immobile. Nessuno di quelli che ci accompagnavano durante il viaggio si sarebbero resi conto di nulla, presi come erano dalla loro vita e dalle loro faccende ma, indubbiamente, uno spettatore attento si sarebbe reso conto che tra noi stava accadendo qualche cosa.
Questa immagine, quel contatto dei nostri corpi, l’idea che qualcuno potesse anche solo vederci e capire mi fecero eccitare ancora di più, per quanto possibile. Ciò che avvertii fu per me un misto di piacere ed imbarazzo; il mio corpo iniziò a produrre una quantità tale di umori che il pezzo di stoffa che copriva il mio sesso non fu più in grado di contenerlo. Li sentivo colarmi lungo l’interno delle cosce, mi sentivo trepidante e bagnata, vogliosa di qualche cosa che sapevo non sarebbe accaduto.
Lui dal suo canto continuava, imperterrito, a sfiorarmi la coscia con la punta delle dita premendo il suo membro contro di me, senza dire nulla. L’unica cosa che mi faceva comprendere che il suo stato di eccitazione era pari al mio era il suo respiro che si stava facendo sempre più affannato.
Uno dei soliti movimenti bruschi della metro mi costrinse ad aprire le gambe per poter restare in piedi, in quello stesso istante lui premette con forza contro di me quasi volesse penetrarmi con tutti i vestiti e io sentii chiaramente la punta del suo cazzo poggiarsi tra le mie chiappe e fare forza. Quel contatto così inaspettato mi mandarono fuori di testa. Un brivido mi percorse lungo la schiena esplodendo nel mio sesso che iniziava a pulsare.
‘Cazzo’ pensai, stavo quasi per venire.
L’uomo si fece più audace. Le sue dita iniziarono a scivolare sotto la mia gonna sfiorando l’esterno delle mie cosce fino a giungere all’elastico del mio perizoma per poi tornare indietro e risalire nuovamente. Io dal mio canto, stavo impazzendo di desiderio. Voltandomi verso di lui mossi spostai un braccio dietro al mio corpo e con fare volontariamente infastidito poggiai una mano su di lui per allontanarlo.
‘mi scusi’ dissi e nel fare quel gesto poggiai, di proposito, la mia mano sul suo cazzo duro e pulsante a tastarne l’effettiva dimensione e consistenza. Lo feci spostare di qualche millimetro e lui, quasi incredulo, ritrasse la mano e cercò di riprendere una posizione consona a quel viaggio.
Non si aspettava, a quanto pare, che lo facessi spostare da me. In realtà io non volevo farlo spostare, desideravo solo sentire chiaramente quanto fosse, realmente, grosso quel cazzo che continuava a strofinarmi contro facendomi letteralmente impazzire. E quel contatto mi fece capire che era proprio come lo stavo immaginando.
Senza dire una parola mi spinsi nuovamente indietro poggiando per l’ennesima volta il mio sedere contro di lui. Immaginavo quel cazzo farsi strada dentro di me e la cosa mi stava mandando fuori di testa. Mi sentivo fremere e ogni secondo che trascorreva ero sempre più bagnata.
L’uomo spostò una mano sotto le mie braccia andando ad afferrare il palo di sostegno davanti a me, toccandomi il seno e sfiorando con l’avanbraccio il mio capezzolo che subito rispose al contatto inturgidendosi a dismisura e provocandomi una l’ennesima scarica di piacere.
Sentivo il mio corpo come corde di violino, teso e desideroso al punto che ogni contatto, anche leggero, mi provocavano brividi di piacere che si tramutavano in desiderio di essere presa e posseduta al punto che, nella mia mente, si fece strada in modo quasi rabbioso il lucido desiderio di essere posseduta da lui.
Era un gioco al massacro. Il provocarlo mi faceva eccitare e l’eccitazione mi faceva desiderare di essere scopata da lui e quel desiderio mi faceva venire voglia di provocarlo. Come in un circolo vizioso stavo completamente perdendo il controllo della situazione.
L’uomo dietro di me, intanto, continuava ad accarezzarmi la coscia e mi premeva contro il suo membro, fino a quando non si piegò leggermente verso di me quel tanto che bastava per far combaciare la sua bocca con il mio orecchio e dopo un istante in cui mi leccò leggermente il lobo facendomi fremere di desiderio mi disse, con quella sua voce che mi mandava in estasi
‘e se ti scopassi qui davanti a tutti?’
Quella frase fu per me come una scarica elettrica. Tremai dalla testa ai piedi fino ad esplodere di voglia nella fica, bagnandomi come mai prima d’ora.
‘non chiedo di meglio’ risposi senza nemmeno voltarmi
‘bene allora, seguimi’ furono le sue parole
Scendemmo dalla metro e lui mi prese per mano portandomi verso una toilette. Aprì la porta e mi spinse dentro. L’odore acre di piscio e la sporcizia mi colpirono come un pungo nello stomaco lasciandomi, per un istante, imbambolata. Lui mi prese e mi piegò su uno dei lavandini mezzi rotti di quel bagno angusto e sporco. Lo specchio sporco e mezzo rotto rifletteva l’immagine del mio corpo piegato in attesa di qualche cosa che desideravo e bramavo con tutta me stessa. I miei occhi luccicavano di cupidigia.
Fu un attimo. Mi alzò la gonna ai fianchi e mi spostò il perizoma lasciando il mio sesso aperto e disponibile come una rosa; si abbassò la patta dei calzoni e dai boxer uscì quel cazzo che avevo bramato fino a pochi istanti prima. Mi prese con entrambe le mani per i fianchi e con un solo poderoso colpo mi fu dentro.
‘ahhhhhhhhhhh’ gemetti di godimento tanto era l’attesa di quel momento.
L’uomo iniziò a muoversi dentro di me alternando colpi forti e decisi a movimenti lenti e cadenzati. Mi stava facendo impazzire. La mia fica calda lo avvolgeva come un guanto, avvertivo chiaramente il suo cazzo sfregare contro le pareti interne del mio sesso ad ogni suo movimento e la cosa mi mandava in estasi.
‘ahhhh’.si” non ti fermare’. Ti pregoooooo’ iniziai a dirgli in preda al godimento più assoluto
Cinque minuti di quel trattamento e venni sconquassata da un interminabile e meraviglioso orgasmo che mi lasciò praticamente senza energie.
Lui incurante di questo continuava a pomparmi il cazzo dentro la fica
‘uhhhh come sei strettaaaaaa’.. come mi piaceeeeeee’ erano le sue parole mentre mi scopava come un animale
‘ahhh’.siiiii’.. ancoraaaaaa’ lo incalzavo io
‘ti piace farti scopare, eh?’ mi domandava lui mentre m martellava di cappellate
‘siii’.siiii” adoro farmi sbattere da un cazzo così’ gli rispondevo io in preda all’estasi.
Dopo alcuni minuti di questo trattamento venni nuovamente. Tremai al punto che lui mi dovette sorreggere per evitare di farmi cadere. La mia fica sembrava sul punto di esplodere talmente era gonfia di voglia e dal mio corpo uscì un fiume di umori che gli innondarono il cazzo colandomi lungo le cosce. Ero allo stremo delle mie forze e lui sembrava non averne mai abbastanza.
Ad un certo punto lui, attraverso lo specchio, mi guardò in faccia e mi disse:
‘voglio riempirti la bocca’
Io, senza nemmeno che me lo chiedesse, mi girai, mi accucciai, afferrai quel suo bellissimo cazzo con una mano e lo portai alle mie labbra. Iniziai a succhiare la punta violacea della sua cappella per poi farlo sparire dentro la mia bocca, giocando con la punta della mia lingua con il suo filetto per poi estrarlo e leccargli tutta l’asta fino alla base mentre con l’altra mano gli accarezzavo i coglioni gonfi e pieni di caldo seme che da li a poco avrei assaggiato.
‘oddio’. Che pompinara fantastica’.. oddioooooo’
Aveva la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi mentre io continuavo a succhiare quel fantastico uccello. Lo ripresi tutto in bocca e iniziai, serrando le labbra sulla sua carne, ad aumentare il mio ritmo fino a che lo sentii indurirsi fino al primo spasmo
‘ahhhhh’..vengooooooooooooo’ urlò come un animale ferito
Uno’. Due’. Tre” quattro’..cinque abbondanti schizzi mi colpirono il palato al punto che non riuscii ad ingoiare tutto il suo nettare. Un rivolo di sperma mi colava ai lati della bocca mentre il suo cazzo iniziava, finalmente, a perdere di consistenza tra le mie fauci. Lasciai la presa sui suoi coglioni e con un dito raccolsi lo sperma che mi colava dalle labbra e guardandolo diritto negli occhi inghiottii ciò che rimaneva di lui.
‘fantastica’ furono le sue parole mentre mi aiutava a rialzarmi’..’fantastica’ ripeté
‘grazie’ risposi io mentre iniziavo a rivestirmi
Lui estrasse un bigliettino da visita dalla tasca e me lo porse dicendomi ‘se mai vorrai rivedermi’..’
Gli sorrisi e presi il bigliettino, lo misi nella borsa ed uscii dalla toielette. Presi la metro successiva ed arrivai a lavoro in ritardo. Il mio capo mi grugnì contro dicendomi ‘cazzo Sabrina, sei in ritardo’
‘lo so, scusi capo. Ho avuto un contrattempo sulla metro’ risposi sorridendo mentre andavo verso lo spogliatoio a cambiarmi

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