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Erotici Racconti

Nella notte

By 17 Settembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

&egrave notte, guardo giù dalla finestra, regna il silenzio, o meglio quel continuo sottile rumore di fondo della città. Oggi ho incontrato un ragazzo per il lavoro, sai, mi ricordava te. Chissà dove sei adesso, se hai ancora le vecchie abitudini starai uscendo dal cinema, il tuo solito cineforum, quello dove mi portavi perché proiettavano pellicole in lingua originale. Ti piaceva quel non capirci niente, ricordo lo sguardo concentrato nel leggere sottotitoli apposti male, lo sforzo di leggere un testo e vedere l’immagine, il rilassamento nei campi lunghi, privi di dialoghi. Io sorridevo, forse l’unica nella sala a poter ignorare quei caratteri di un giallo pallido malato. Chissà quanto ti importava realmente delle drammatiche trame sulla celluloide e quanto di farmi qualcosa di gradito. La mia lingua, a volte mancava sentirla, te lo dicevo sempre, sottile battuta che prefigurava il tuo sentire la mia lingua, sul tuo corpo, sul tuo sesso.
Una mano scivola sotto le mutande, lo ricordo bene, dannatamente interessante quel tuo corpo atletico e quel sesso dall’erezione facile, intrigante il tuo essere cosi modesto e riservato, mi facevi impazzire.
Chissà se ricordi la prima volta assieme, come nervosamente cercavo di liberarti dai vestiti, i tuoi slip che oppongono resistenza e, comicamente, ridicolmente, il tuo sesso che mi colpisce sul naso. Eppure lo ricordo con grande eccitazione, fremo sotto la mia mano inalando l’aria umida di questa notte e continuo a ricordare.

Ricordo il mio tenerti adeso al materasso. “lascia fare a me…” Sussurravo, coccolando con le mie labbra umide, non quelle delle bocca, la tua asta. Quanto ti piaceva il mio momento di trance, come mi fissavi… Lo vorrei anche oggi, anche adesso, ne avrei proprio bisogno. Scivolare contro di te, lentamente, titillarmi non con questa mano ma con te, pulsante, teso, carnoso, potente. Lentamente carezzarti e carezzarmi, non parlare, il tuo respiro mi dice tutto, e le mie pulsazioni umide parlano di me, di quanto ti voglio e attendo di non resistere più al desiderio.

Inarco la schiena, sporgo il bacino, salgo un poco ed ecco che lentamente ti prendo. Le mie dita scivolano dentro con calma ricordando la sensazione del tuo corpo, per niente uguali ma non resisto, mi appoggio al muro sospirando, come facevo con te dentro.
Dentro. Fino in fondo, con la lentezza più esasperante che potessi avere ti ho preso, affonda in me, liquida e tu solido, due stati della materia opposti e in questo momento così in accordo…
Mi muovo appena stringendoti, cullandoti, non smetterei mai ma il mio corpo ed il tuo hanno altre esigenze, qualche rotazione lenta di bacino, io, vaso sul tornio, modello il mio piacere sulla tua forma, raggiungo l’apice del mio desiderio d’esplodere e con un gemito ti stringo in me, non puoi più resistermi, ogni molecola di me ti chiama al piacere e tu non puoi mancare all’appuntamento, rantoli e sento la contrazione decisiva, la pulsazione sospesa che prepara il colpo totale, lo sparo del tuo orgasmo che decolla in me corposo, caldo, lungo, seguito da altri getti mentre ti guardo affannata. Ho preso quello che volevo, ti ho sedotto e conquistato, non resisterai mai alle mie danze sopra di te, non ti riprenderai mai da quella sensazione mentre mi sfilo da te e perdendo gocce dei nostri piaceri mi distenderò al tuo fianco.

Mi accascio sulla parete colta come allora da piacere intenso e a suo modo solitario, ansimo mordendo l’aria a denti stretti con una piccola lacrima di piacere sulla guancia, mi lascio cadere a terra.
Passa il camion del lavaggio strade, come una piccola tempesta porta via i ricordi della giornata vissuta dall’asfalto. Le mie dita bagnate si appoggiano alle mie labbra, salate e dolciastre assieme, quasi salmastre come la laguna su cui ci siamo conosciuti.
Chissà cosa stai facendo adesso.

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