A tutti i costi le mie compagne di classe e il prof di educazione fisica vollero farmi entrare nella squadra di basket della scuola, per via della mia altezza e anche perchè conoscevo il gioco, al quarto anno del liceo (avevo circa 17 anni), si disputavano i campionati interscolastici provinciali a cui partecipavano le classi di 3′ 4′ e 5′ anno delle scuole superiori della provincia . All’inizio dell’anno scolastico una sera, fu organizzata una riunione nella palestra della scuola di tutte le ragazze che avevano accettato di partecipare e anche per conoscere l’allenatore che avrebbe affiancato il professore di educazione fisica nella guida tecnica della squadra. Ci voleva un allenatore che conoscesse bene le tattiche, la tecnica e i fondamentali del gioco, e fu chiamato un ex giocatore della squadra della città che era stato anche campione italiano, di nome Gabriele, un uomo di 36 anni che aveva allenato i giovani della squadra locale e che con la morte della moglie avvenuta sei mesi addietro, per via di un male incurabile, si era ritirato dalle competizioni. Era stato chiamato dal prof. poiché era suo amico ed aveva accettato. Ci presentammo in 30 ragazze, tutte arrivarono vestite in tuta da ginnastica meno la mia amica Laura ed io, in fondo era una presentazione non un allenamento, Laura indossava minigonna jeans e t-shirt io ero arrivata in minigonna jeans magliettina scollata, senza maniche gialla, ai piedi calzavo sandali a tacco alto capelli sciolti e un filo di lucidalabbra brillante. Prendemmo posto sulle sedie allineate al muro lungo della palestra, il prof seduto di fronte a noi e al suo fianco Gabriele che ci squadrava dalla prima all’ultima, iniziò a parlare il prof. presentandoci Gabriele poi spiegando di che cosa si sarebbe trattato, della competizione, delle gare e di dove si sarebbero svolte poi passò la parola a Gabriele che parlò di tattiche, di grinta, di voglia di vincere e un pò anche del suo “passato” di atleta. Sentivo e vedevo il suo sguardo su di me e su Laura che eravamo le uniche a cosce scoperte, si soffermava con gli occhi su di noi, io che ero provocatrice nata, ogni tanto allargavo le cosce per mettere in mostra i miei slip gialli come la magliettina, non disdegnava neanche il prof di soffermarsi ma di più lo faceva Gabriele. Finita la riunione venne vicino a noi per darci la mano personalmente chiedendoci il nome, quando arrivò a me, mi strinse la mano forte come a dire che aveva capito che l’avevo provocato. L’appuntamento per il primo allenamento fu stabilito per la settimana seguente alle 17 in palestra. Tutte le ragazze che avevano partecipato alla prima riunione si presentarono, andammo negli spogliatoi a cambiarci per l’allenamento, mi stavo infilando la maglietta naturalmente non indossavo reggiseno, quando, si affaccia Gabriele sulla porta e si scusa dicendo che era venuto a vedere se ci fosse ancora qualcuna, mi aveva guardato, soffermandosi, le mie tette belle sode.
Per un attimo restò senza parole, fui io a “svegliarlo”, dicendo: arrivo mister. Si..si.. va ben..e.. rispose. per tutto l’allenamento non mi perdeva di vista, ogni tanto mi chiamava per darmi dei consigli, quando arrivammo all’allenamento per i tiri liberi, si metteva dietro alle ragazze e accompagnava con la sua mano la nostra mano fino allo scoccare del tiro, quando toccò a me, si avvicinò quasi appoggiandosi alle mie spalle mi mise in posizione di tiro poi mi soffiò quasi in un orecchio dicendo: mi aspetto molto da te, sei in gamba e bella aggiunse poi mi fece tirare spingendo la mano e toccandomi la coscia con la sua gamba, avvertii un brivido lungo la schiena e un solletico tra le gambe, l’adrenalina aveva acceso la mia eccitazione e penso anche la sua perchè quando mi girai notai subito il gonfiore tra le sue gambe dietro ai pantaloncini corti d’allenamento, avevo voglia di scoparlo subito li in mezzo alla palestra, mi lanciò un’occhiata “assassina” che era la risposta al mio desiderio che era anche il suo, probabilmente, poi l’allenamento terminò e andammo negli spogliatoi a fare la doccia. Uscita dallo spogliatoio mi chiama il prof. e credo subito di ricevere una “strigliata” perchè, magari, aveva capito le mie “intenzioni” invece mi fece andare nell’ufficio a fianco dove c’era Gabriele seduto alla scrivania intento a scrivere, poi usci’ e restai sola con Gabriele che alzatosi subito mi venne vicino chiedendomi se ci fosse qualcuno ad aspettarmi altrimenti mi avrebbe accompagnata lui a casa, risposi che sarei tornata a casa a piedi facendo la “preziosa” ma di rimando disse che voleva parlargli della squadra, durante il tragitto, accettai e dopo che furono usciti tutti uscimmo anche noi lasciando al prof. il compito di chiudere la palestra. In auto mi chiese dove abitassi e dopo averglielo detto rispose che lui abitava nel quartiere seguente il mio. Parlò dell’allenamento mi fece gli elogi per la velocità con cui apprendevo ciò che insegnava poi arrivò alla nota dolente accennando alla morte della moglie alla sua seguente solitudine, alla sua forzata astinenza per mancanza di stimoli, e alla ritrovata voglia di vivere grazie al prof. che era un amico e alla vicinanza di una squadra giovane da allenare e chissà… lasciò sospeso il discorso. Posso chiamarti Gabriele? chiesi, naturalmente si rispose purchè non in presenza della squadra per ovvi motivi, le appoggiai una mano sulla gamba e dissi che il mio ruolo mi piaceva sia quello in campo che quello di “crocerossina” del sesso, ti capisco aggiunsi cosa avrai passato negli ultimi sei mesi ma, naturalmente, l’organismo torna a funzionare e ad avere le sue “esigenze” fisiologiche compreso gli appetiti sessuali, intanto massaggiavo la sua gamba, e ho capito subito da come mi guardavi in campo che ti piaccio vero? e allungai la mano verso l’inguine toccandogli i coglioni attraverso i pantaloncini, girò la testa verso di me e sospirò come per dire vai avanti… poi la sua mano mi carezzò il viso e mi disse: come sei dolce e comprensiva tu cosi’ giovane, (senza immaginare che ero ancora minorenne), cercò la mia scollatura e vista la mancanza di resistenza da parte mia, infilò le dita tra le tette stringendomi i capezzoli gemendo perchè nel frattempo ero penetrato tra le sue mutande e mi ero impossessata del suo cazzo, lo tenevo stretto facendo andare su e giù la pelle del prepuzio,.si..mugolava quanto tempo. si… bello, ancora, poi tolse la mano dalle tette e scivolò verso le cosce dove la infilò in cerca della figa che trovò umida e vogliosa, infilò due dita all’interno cercando il clitoride che massaggiò con perizia, io continuavo col masturbarlo e in un impeto veloce e profondo di eccitazione vidi la sua sborra uscire a fiotti e senza perdere tempo mi piegai andando a bere tutto il suo sperma liquido e caldo, continuando a leccare il glande, poi ebbi un orgasmo favoloso anch’io bagnandogli le dita ficcate nella figa e gemendo e guidando e leccando arrivammo vicino a casa mia, ed io non ero ancora “sazia”, volevo il suo uccello dentro di me, chiesi se potevamo andare a continuare a casa sua, mi rispose se ciò non creava problemi con la mia famiglia, dissi di no e ci avviammo verso casa sua, dove entrammo e ci svestimmo subito all’ingresso, mi trascinò in camera da letto e ci buttammo insieme sulle lenzuola rotolandoci nudi, mi sali’ sopra e mi infilò il suo cazzo duro e pronto all’interno della mia figa ancora umida da prima, lo sentii tutto nella sua durezza e lunghezza, riempiva tutta la vagina e andava avanti e indietro come uno stantuffo memore dell’astinenza degli ultimi sei mesi, mi leccava le tette con la sua lingua e i capezzoli, poi mi baciava il viso la fronte, i lobi delle orecchie, il collo infine mi infilò la sua lingua in bocca andando a cercare la mia e in un tripudio di eccitazione e con altri colpi ben assestati e più veloci, sentii la sua sborra colare all’interno della mia figa e proprio in quell’istante gemendo di piacere il mio liquido orgasmico fiottò all’interno mescolandosi al suo sperma in un girotondo di eiaculazioni sospirammo insieme e ci abbandonammo sui nostri corpi per qualche secondo poi Gabriele che era in “arretrato” sessualmente, mi fece voltare sul letto e mi fece inginocchiare, non ebbi problemi ad eseguire ero vogliosa anch’io, mi si mise dietro e mi puntò il cazzo sulla vagina, voleva prendermi alla pecorina, cosa che a me piaceva tanto, penetro con il suo uccello lentamente tenendomi le tette in mano e massaggiandole e stringendomi i capezzoli, iniziò il movimento di avanti e indietro dapprima lento per velocizzare subito e poi rallentare, senza fretta il suo cazzo duro picchiava sulle pareti della mia figa, lo vedevo piegando la testa, entrava e usciva a ritmo del mio bacino che accompagnavo nei movimenti, sentivo brividi su tutto il corpo, emisi un grido come non avevo mai fatto, stavo godendo di quell’uccello arrapato, sentivo la sua durezza all’interno della mia figa, le tette e i capezzoli tremavano dall’eccitazione, adesso gridava anche lui e immaginando che era vicino all’orgasmo mi liberai facendo uscire l’uccello girandomi mi ritrovai il suo cazzo davanti alla bocca che aperta subito, accolse l’uccello proprio nel momento in cui stava uscendo la sborra calda che inondò la bocca e la lingua andando a bere quel succo “celestiale” dal sapore acre e gustoso, con un movimento repentino Gabriele si girò e andò a leccare la mia figa che dopo una slinguazzata sapiente e dolce eruttò il liquido orgasmico sulla sua lingua e lui lo raccolse nel suo insieme. Dopo qualche minuto distesi vicino, ci alzammo per lavarci e ci salutammo dicendoci che ci saremmo rivisti al prossimo allenamento.
Commenti a gladius44@libero.it
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Complimenti per la facile lettura e presa diretta
ciao cara,ho letto attentamente il tuo racconto ad alto contenuto erotico, e debbo dirti, per quanto possa sembrare raro, che…
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?