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Racconti Erotici Etero

Tradire a … Napoli

By 19 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho lasciato il Q3 dell’Audi al parcheggio interrato nei pressi della stazione centrale. Napoli col sole, anche a febbraio, è un posto bellissimo. Sono in anticipo e non è un peccato allungare di qualche minuto a piedi e godersi il sole ed un certo qualche tepore anche adesso che è febbraio. Il treno che da Roma accompagnerà la persona che aspetto arriverà a momenti: le nuove frecce di Trenitalia sono incredibilmente puntali anche qui, a Napoli, dove relativo deve sembrare davvero tutto… tanto da sembrarlo anche a me che in provincia ci vivo da trent’anni. Lei si chiama Diana Rossini, architetto o architetta – che è di un cacofonico bestiale – iscritta all’albo di Torino. Trentaquattro anni, quasi trentacinque. A quel che so sposata e con una figlia – credo di ricordare. Carina, più che un tipo. Castana, un bel taglio di occhi castani anch’essi. Alta o bassa non so dire, ma bellina, questo si. Tipa abbastanza ordinaria credo, nell’aspetto. Lavora a quel che so in uno studio associato che si occupa di acquisizioni di patrimoni, riqualificazione e rigenerazione e rivendita o messa a profitto. Ha contattato il mio studio perchè “noi e solo noi” abbiamo la procura per la vendita di una antica e solida proprietà immobiliare, una villa dell’ottocento nella campagna alle pendici del vesuvio che il suo studio ha mandato di acquisire e risistemare per una nota catena di albergi e residenze di pregio. Vogliono farci dentro un bel 5 stelle con una SPA ed un maneggio non solo a servizio degli ospiti ma anche disponibili per gli interessati esterni. La catena è inglese – belli gli inglesi che ci stano divorando il patrimonio! A quel che ho capito dopo i primi contatti, a curare il lato dell’acquisizione sarà il responsabile commericale del loro studio, mentre Diana dovrebbe occuparsi dei rilievi tecnici e dei lavori di riqualificazione e ristrutturazione della villa. Al proprietario che questa struttura l’ha ereditata quando ormai vive in America credo da una decina d’anni, la cosa è subito garbata, e di molto. Scrollarsi di dosso ogni responsabilità, realizzare un bel profitto da reinvestire a Chicago dove vive e dove ha messo tende deve sembrare un sogno ad occhi aperti. La provigione sembra un sogno a me, che come primo incarico nello studio paterno ho avuto proprio questa benedetta procura che appariva insolvibile.

Mentre sto per inforcare la porta di uno dei caffè storici della stazione centrale mi fermo un attimo: “Forse è il caso di aspettare lei… o finirà che tolti i due presi da casa qui, arriviamo a quota quattro senza nemmeno essercene accorti, eh!”. Ma sì, l’aspetto. Ci tiene alla dieta? Questo Skype non lo dice. Se vorrà, una buona dose di ospitalità napoletana gliela tributerò con una riccia appena sfornata… che qui le fanno buone davvero. Guardo l’Omega al polso: il reno deve essere quasi instazione. Affretto il passo. Mi vibra lo smartpone nella tasca interna della giacca. Estraggo. Silvia: Tesoro non prendertela ma oggi non si può Giorgio mi ha chiesto di andare a fare spese e non posso rimandare. Domani sera però se vuoi passo dallo studio e stiamo assieme!”. Già, Silvia. Che palle! Sì, con lei è ricominciata da un paio di settimane. E pure con Franca. Senza che nessuna delle due sappia dell’altra. E soprattutto senza che la cosa dia a me alcun peso. Contravvenute un po’ di regole? Sì, lo ammetto… me ne ero data una ferrea: chiuso un libro no si riapre pagina. E invece… invece non è stato così! Io e Silvia avevamo parecchio parlato di quel pomeriggio che ci attendeva a studio; non ci vedevamo da quasi una settimana. Sarebbe stata una sveltina quella di quel giorno, lo sapevo bene io e lo sapeva bene lei, che l’arrivo di Diana Rossini, che adesso aspetto dritto e ben in vista sul piazzale della stazione mentre l’altoparlante annuncia l’arrivo del Freccia da Roma, mi avrebbe tenuto impegnato per tutto o quasi tutto il giorno. Ma avevamo deciso lo stesso di averci. Bella seccatura questo cambio di programma!

Il treno sferraglia e si ferma finalmente. “Ho indosso un trench chiaro ed un rolley blu scuro” mi ha scritto stamattina nel messaggio in cui mi avvisava che aveva preso la coincidenza da Roma in orario. Le ho risposto dicendo che mi avrebbe trovato con un cappotto grigio canna di fucile e che avrebbe riconosciuto dai capelli rasati e dai rayban con le lenti a goccia verde bottiglia. Fortuna che c’è il sole! Nella folla provo a scandagliare alla ricerca dell’Architetta Diana Rossini da Torino, nel suo trench chiaro e con il suo trolley blu. Sono di fronte all’uscita centrale, non può non vedermi. Ed infatti eccola incedere tra la folla mentre con un cenno della mano fa segno di avermi visto. Ho tempo per guardarla adesso a figura intera e non a mezzo busto come Skype impone. Non l’avrei detto. Bel tipino. Sportiva. Lo si nota dall’incedere sicuro, rapido. Elegante nel portamento aggraziato del camminare, dritta, fronte alta, movimenti armoniosi. Con una certa classe: lo dice quel che vedo del suo abbigliamento, ricecato pur senza invecchiare. “Salve dottoressa benvenuta!” e tendo la mano per salutarla con una stretta di mano educata ma ferma, come mi piace fare. “Grazie, ma ti prego, lo avevamo già detto… niente dottoressa…”. Sorrido, abbasso un attimo lo sguardo, po torno con gli occhi su di lei: “Sì, Diana, scusami… è davvero l’abitudine e la terribile, draconiana educazione di casa… ci provo – sorrido ancora prendendole il manico del trolley con un gesto di cortesia che mi permette – allora fatto buon viaggio?”. Sorride cercando di mimare un “non ce n’è bisogno” rispetto al mio prenderle la valigia; infine cede e mi fa: “Sì sì, non mi aspettavo un viaggio così veloce… purtroppo non ho trovato l’aereo, avrei preferito… ma tanto la prima classe me l’ha pagata lo studio, quindi…”. Sorrido, mi sposto per lasciarla passare e mettendomi al suo fianco faccio cenno per indicare la strada. “Un caffè ti va? Ho aspettato perchè non ero sicuro se lo gradissi anche tu…” – “Sì, grazie, perchè no?”. Mi avvio restandole al fianco. Ha un buon profumo ed una bella voce, davvero. Sembra una donna in gamba, sveglia. “Abbiamo riservato l’appartamentino di cortesia che abbiamo per tre giorni, se vuoi possiamo andare prima di tutto lì così puoi rassettarti e per il sopralluogo ci andiamo subito dopo… dimmi tu eh…” faccio per riportare l’argomento sulla discussione e non farmi beccare, magari in un momento di cuirioso silenzio, a guardarle troppo la scollatura che il trench le disegna per intuirne il seno. E’ una battuta che serve anche a me… perchè obiettivamente, non ci fosse il lavoro di mezzo, lei non sarebbe qui… ma non ci fosse il lavoro e lei fosse qui lo stesso… sarebbe una donna con cui a cena ci andrei. La chimica mi dice così. “No, nessuno problema Gianni, grazie. E’ stato un viaggio veloce e tranquillo; facciamo prima il sopralluogo poi magari mangiamo un boccone, posso sistemarmi subito dopo pranzo… anche perchè ho del lavoro e non voglio poi pesarti molto tempo…”. Sorrido, per sottolineare come per me la sua presenza non sia un problema. C’è da essere cortesi… e poi, mi ripeto… “Gianni, cazzo… non è che ti salta una scopata e la prima donna a tiro ti scatena un transfer allucinante… vediam di non fare cazzate eh!”. Mi viene da ridere. Maschero l’espressione. Però è vero: Silvia non c’è… e mi monta la voglia. Adesso, poi, con una perfetta sconosciuta, alla fine. Carina, ma pur sempre una sconosciuta. Anzi, corregggiamoci che è meglio: una acquirente… una donna che, se salta tutto l’affare… c’è da piangersi qualche decina di migliaia di euro tutte per te!. Mi scappa quasi di dirlo: “Non fare cazzate…” mentre con una spinta gentile le apro la porta del bar e lascio sia lei ad entrare lasciando cadere lì un tentatore: “Qui fanno una delle ricce più buone di Napoli”.

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IN trasferta solitamente, e per ovvi motivi, ci va uno dei due associati storici e più anziano, ma visto che gli anni son passati e gli acciacchi sono aumentati questa volta è toccato a me, solitamente io ho fatto lavori identici ma con vari giri della giornata, magari con levatacce ma mai fuori per 3/4 notti come in questo caso.

E’ già tutto a grandi linee definito, io son venuta recuperare e verificare la documentazione in originale, portandone una copia via con me, visionare l’immobile, verificare che esista veramente … sembrerà un’ovvietà ma non si possono immaginare quante truffe del genere siano successe, devo poi documentare lo stato di fatto dell’edificio con fotografie e qualche misura di massima, per poi fare il rilievo dettagliato dopo l’acquisizione che verrà effettuata dal responsabile commerciale.

Part che son già stanca, organizzare le 3 giornata senza mamma non è stato facilissimo, mio marito non è che fosse contentissimo, ma un’occasione cosi ghiotta non potevo perdermela, quindi ci siam organizzati con i nonni per gestile asilo, cene e tutto quello che è necessario per una bimba di 3 anni e mezzo molto attaccata alla mamma!

Finalmente arrivo in Campania ed il clima si fa subito decisamente più mediterraneo, i giorni a disposizione son anche fin troppi per quello che devo fare, quando mi hanno descritto il lavoro ho temuto di dover fare tutto in un’unico giorno, poi quando mi hanno parlato di 4 giorni non ci volevo credere, “3 dovrebbero bastare!” ho detto ed ovviamente hanno accettato al volo.

Dal finestrino respiro l’aria … ed ho quasi una sensazione di clima vacanziero, visto la temperatura, il sole ed i km percorsi … mi sento di buon umore ed in vacanza, son quasi contenta di staccare un po dalla routine nevrotica di tutti i giorni caratterizzata da una marea di cose da fare in casa fuori casa in ufficio … mi coccolo in questo pensiero quando la coscienza si fa viva e mi fa pentire dell’egoismo che mi è passato per la testa … uff sbuffo e mi accingo a scendere dal terno che rallenta in stazione.

Mi incammino e vedo il signore che mi deve venire a prendere verso la porta principale della stazione, dal vivo è decisamente più giovane di quanto mi era parso di capire dalla telefonata skype, pensavo fosse un mio coetaneo invece non sara sui 30 nonostante sia vestito di tutto punto ed elegante come la sua figura professionale richiede, forse per i miei gusti anche un pelo troppo.

Anche mi son tirata con particolare riguardo visto che sono in rappresentanza dei capi, visto che i clienti sono nuovi e da quel che mi è stato detto grossi, oltre al fatto che l’affare in balle è caratterizzato da parecchi zeri. Mentre copro i pochi metri che ci dividono penso anche che sia un bel ragazzo, mi sento un po imbarazzata mentre anche lui mi osserva e nervosamente mi sistemo una ciocca di capelli di capelli che mi cade sul viso mentre gli stringo la mano salutandoci, soliti convenevoli poi propone un caffe che accetto subito mentre siam usciti dalla stazione e siamo abbagliati dal sole, la temperatura è veramente piacevole e apro la giacca per non accaldarmi mentre camminiamo a passo spedito e ovviamente lui fa strada e mi espone quelli che saranno gli impegni e dove sarò alloggiata.

Son curiosa di vedere la villa quindi gli dico di portarmi subito e poi fare il resto, pranzo e sistemazione nell’appartamento … entriamo in un caffè storico e subito mi propone una riccia … la vedo e la tentazione è troppa resisto, lui insiste ma io tengo duro

“prima di andare via però una la assaggerai ok?”

“ok ok”

“promesso?”

“promesso!”

mi ruba la promessa di un’assaggio al dolce ipercalorico, che mangerei pure visto che non ho problemi particolari di linea e non sono una di quelle fissata ed inquadrata, dopo la gravidanza non ho preso chili, entro ancora nei pantaloni di quando avevo 20 anni, sicuramente la consistenza non è piu la stessa, ma, a vedere alcune mie amiche, non mi posso lamentare e nemmeno mio marito mi può dire molto, la mancanza di attività fisica si è fatta sentire soprattutto sulla tonicità, più volte mi son ripromessa di riprendere una qualche tipo di attività fisica, ma non mi è stato mai possibile per inderogabili impegni di lavoro e famiglia.

Sorseggiamo il caffe in silenzio e mi guardo attorno e noto la praticamente totalità di uomini presenti nel bar, molti dei quali mi osservano, mi sento un po imbarazzata e penso di non darlo a vedere tornando a cercare lo sguardo di Gianni, ma come solito nervosamente mi viene da sistemare la ciocca di capelli dietro l’orecchio senza che c’e ne sia bisogno, che almeno lui è una persona conosciuta, non molto ma conosciuta, sento gli occhi delle altre persone addosso e riesco anche a vederli dagli specchi dietro al bancone, parlano in napoletano stratto e non so cosa si dicano, probabilmente mi hanno sentita parlare ed hanno capito che arrivo dal “lontano nord” finalmente si paga e si esce, la macchina è a pochi metri e mentre salgo gianni posa nel bagagliaio il troller

“ma quanto pesa?” dice sollevandolo ” fai piano ci sono il portatile la macchina foto ed alcuni documenti,” oltre ad ovviamente i miei cambi

per i giorni seguenti

immagino che ci sia un po di strada da fare, e mi levo il trench posandolo sui sedili posteriori dello spazioso suv audi, sotto indosso un tailleur grigio chiaro composto da una gonna che arriva sul ginocchio e due spacchi laterali un po inclinati che prosegue sul petto senza maniche un po svasata e scollata e la relativa soprastante giacca dalla linea per nulla vecchia come la gonna, non è fatt su misura ma adattato ed acquistato tempo fa per andare ad un matrimonio di una cara amica, matrimonio fatto stranamente ed a sopresa nei mesi invernali, ai piedi ho indossato nella scarpe nere di vernice non esageratamente lucide e con un po di tacco.

Mi siedo sul sedile e lo trovo regolato in modo strano, è bassissimo e lo schienale inclinato, son indubbiamente scomoda ma non dico nulla, mette in moto e ci avviamo verso fuori città.

per cercare una posizione piu comoda inclino tutte e due la gambe di lato, facendo cosi lo spacco della gonna si apre mostrando ampiamente la coscia dal lato di gianni, guardo distrattamente fuori dallo specchietto mentre si parla di lavoro e reciprocamente si elencano lavori simili a quello che stiamo portando a termine, mi accorgo della coscia scoperta quando sento l’aria fresca del condizionatore, ruoto le gambe nell’altro senso girandomi questa volta verso gianni guardandolo mentre guida e sistemandomi il solito ciuffo di capelli dopo esser arrossita.

“scusa ma il sedile non si puo regolare diversamente?” chiedo in un attimo di pausa, espondendo il fatto di essere particolarmente scomoda

“o si scusa, ho caricato la spesa davanti nel weekend” si china verso di me e cerca una leva sotto il sedile appena siamo fermi ad un semaforo, il sedile si muove

“meglio?”

“un po piu su un po lo schienale?”

esegue “perfetto cosi” gli dico “grazie”

“scusa ancora” dice lui

“figurati e di cosa? …. ma la villa in che condizioni è? possiamo fare un giro veloce vestita cosi ?”

“è abbandonata da qualche anno, un giro veloce si puo fare, ma per domani spero che tu ti sia portata qualche cosa di piu comodo se la devi girare tutta!”

“si si ho alcuni cambi”

“ok ci siamo quasi, 5min e saremo al cancello”

“ne approfitto per fare un paio di telefonate”

chiamo in ufficio per dire che son arrivata e che e tutto ok, poi chiamo il marito per sapere come va, l’ho gia sentito ovviamente in viaggio per sapere com’era andata all’asilo e com’era stata la sveglia, mentre vedo i prati e gli alberi cosi lontana da casa provo una sensazione di gioia per essere in posto cosi bello e sconosciuto ed un po di dispiacere per essere lontana dalle persone che sono la mia vita, è un pensiero stupido mi dico, pochi giorni e torno da loro mi dico sentenzio nella mia testa mentre chiudo il telefono.

Rimaniamo in silenzio e da lontano vedo l’edificio.

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L’Architetto Diana Rossini non si dimostra tecnicamente – almeno in questi primi cinque minuti – il prototipo di mama e moglie che mi suscita interessi morbosi e sessuali. E’ una giovane moglie, giovane mamma, avrà almeno 10 anni in più del mio classico “prototipo” di desiderio. Oltre a questo, mi sembra una mamma presissima ed una moglie molto legata. Ha col marito un tono complice ed un bel sorriso… cose che non scemano appena chiusa la telefonata in uno sbuffo deluso o scocciato – come capita alle donne con cui fino ad oggi ho commesso i miei peccatucci. Credo mi meriterei innanzitutto qualche nota di biasimo, magari anche ironica ma ferma, dalla sua bella voce con il suo accento piemontese che per noi di Napoli è indistinguibile, ma vallo a dire ad un piemontese! Temo che rischierei pure un buffetto nemmeno tanto educato se ci provassi adesso… me lo meriterei eccome, perchè Diana Rossini nel mio Q3 c’è entrata nemmeno 10 minuti fa e non sono nemmeno 30 minuti che ci siamo stretti la mano la prima volta. “La signora è qui per lavoro…” cerco di ripetermi!

Il problema è che la signora, qui per lavoro, è vestita in modo elegante, con un tocco di inaudita femminilità tutto raccolto nel suo bel tailleur. La gonna ha due spacchi laterali che sono un invito inequivocabile per ogni sguardo maschile. La signora ha un bel corpo. La signora ha due gran belle gambe… e con quella gonna non fa altro che richiamarmi gli occhi a spiarla, a cercare di intuire se quelle che le fasciano le gambe siano autoreggenti o collant. Sistemandole la valiga nel bagagliaio dietro mi chiedo cosa si sia portata con se per questa trasferta, visto che sembra un carrello da miniera. Computer, fotocamera, mi intima chiedendomi di maneggiare con estrema attenzione. Eseguo, pensando che, infondo, ci dev’essere dell’altro… un pc ed una reflex non possono pesare così tanto! Benedico il fatto che si stia attardando fuori dell’auto, questo mi permette di essere galante, cavalier gentile, aprirle lo sportello e richiuderlo delicatamente approfittando della vista che l’orlo della gonna in risalita, mentre si siede. mi regala. Credo siano collant, sebbene lo spacco non abbia regalato molto ai miei occhi. Quando voltandosi sistema il trench dietro, posso approfittare per uno sguardo -disinteressato, credetemi – alla sua scollatura ed in generale alla zona del suo seno. Bello, lo ammetto. Non enorme, non ingombrante, ma di certo assolutamente adatto al suo fisico ed alla sua persona. “Gianni cazzo, basta! Tra pochissimo se ne accorgerà… e la figura sarà fatta!” mi ripeto nella mente per cercare di raffreddare un sistema ed un pensiero fisso e ricorrente che suona più o meno così: non sarebbe male farsela. C’è qualcosa anche nella sua voce, nel suo accento, che deve turbarmi: abituato alla parlata partenopea, comincio ad immaginare cosa possa essere e come possa essere quel che una piemontese dice a letto. Il tutto condito ovviamente da qualche fantasia tipica da commedia sexy all’italiana, col sesso clandestino e poliglotta. Scuoto leggermente il capo a scacciare questa nuova immagine. Sorrido di questa scemenza che mi si è inchiodata in fronte e faccio partire l’auto. Le dedico uno sguardo disinteressato… che subito finisce imbrigliato nello spacco adesso in bella vista che si apre sulle sue gambe. E’ accoccolata di lato, con le gambe sistemate entrambe in un senso. Ha le collant di sotto… quello spacco regalerebbe già la visione sulla balza. Non che mi crolli la libido, certo… ma è un dettaglio da tenere bene a mente, un dettaglio che arriva come manna dal cielo a raffreddare gli animi. Chiacchiere disinteressate le più varie: i lavori svolti fino ad allora, gli interessi, un po’ di dettagli sena peso sulle vite di ciascuno di noi. Sposata, lo sapevo, mamma, lo sapevo, ballerina… “Ci avrei giurato Diana!” – “Davvero? Come mai?” – “Il portamento classico, molto elegante… quello resta, è evidente, anche quando la danza non si pratica più! Come se fosse un imprinting che si riceve.”. Annuisce, divertita da quella nota che sposta la conversazione su lidi emozionali ben conosciuti. Mi chiede di sistemarle meglio il sedile, che ho lasciato – lapsus freudiano – ancora tutto sbilenco dopo il carico della spesa fatta un paio di giorni prima. Mi avvicino, uso le due manopole per regolare sedile e schienale: sembra vada meglio. “Che buon profumo!” e mi lancio senza paracadute provando ad indovinare. Atterro salvandomi in corner: azzecco la ditta, non la fragranza specifica… temo di averla messa a disagio, Diana, però: la vedo sistemarsi non troppo distrattamente per l’ennesima volta la ciocca di capelli che le casca a sinistra. La porta dietro l’orecchio. E’ un po’ arrossita. Evidentemente dovrei ablire – almeno per il momento – dettagli di conversazione così intimi. Torno sul lavoro, mentre ormai siamo in dirittura d’arrivo. “Domattina possiamo restare qui anche tutta la mattinata, se ritieni, ma credo tu debba metterti più comoda… sarebbe un peccato sporcarsi o rovinarsi le scarpe: lo stato dei luoghi non è da buttare, ma comunque è un posto chiuso da una decina d’anni, eh!”. Annuisce mentre le lascio il tempo di qualche chiamata astraendomi e silenziando lo stereo. E’ ancora presa dalla seconda telefonata quando scendo per aprire il cancello che conduce alla villa. Le poche chiavi sono tutte riconoscibili. Entro con il suv e riscendo a richiudere la cancellata alle mie spalle. La vedo girarsi verso di me per vedere cosa sto facendo mentre credo stia terminando la chiamata. Risalito in auto sono io a toglierle ogni dubbio: “Chiudo sempre quando sono qui, la proprietà è grandissima, come sai il parco è enorme… ed è meglio essere sempre sicuri che nessuno possa accedervi…”. Mi fa cenno di aver capito mentre si volta a prendere probabilmente il trench. “Io lo lascerei lì, Diana, fa davvero caldo e oltretutto rischi di sporcarlo con la polvere e l’intonaco sfarinato dei muri.”. Parcheggio di fronte all’ampia scala a due volute che conduce al piano rialzato. “Questo è l’ingresso principale, Diana, tieni conto che di qui, attualmente, si accede con una certa facilità a tutta la struttura… ma volendo può essere facilmente creata una divisione degli spazi sfruttando gli ingressi alle singole zone della villa… poi ti faccio vedere meglio e comunque dalle piantine è ben evidente.”. Mi sorride scendendo dall’auto senza darmi la possibilità di aprirle lo sportello: “Più o meno dalle carte mi sono fatta una idea… ma adesso e domani vediamo meglio…”. Faccio scattare con un riflesso condizionato la chiusura centralizzata della macchina chiedendole solo dopo: “Non è che ti serve già la reflex?”- “No, adesso fammi solo vedere la struttura sommariamente, per le foto abbiamo il pomeriggio e tutto domani…”. Avvicinandomi e con la scusa di farle strada le poggio la destra sulla schiena in modo discreto e gentile: “Prego, allora, cominciamo dall’ingresso padronale…”. La osservo camminare, si muove bene, anche se sulla ghiaia e sul terreno sconnesso: merito dei tacchi comunque bassi e un minimo confrotevoli: “E’ una fortuna che tu non abbia tacchi alti… dovrei portarti in braccio altrimenti!” sorrido dicendole mentre inforchiamo la scala. Sale con passo più spedito del mio, che mi attardo a scegliere la chiave giusta per non perdere tempo sulla soglia. Alzo gli occhi e vedo di fronte a me il suo sedere che si muove discreto dietro i passi. Mi dico che se non ha le collant sotto, ma delle autoreggenti alte, ha un sedere che dev’essere tutto da guardare, baciare e fotografare per quanto le sta su bene. Abbasso gli occhi, scaccio il pensiero e la supero aprendo il grande portone. La luce invade il grande salone ingresso, dove le persiane schermano ogni raggio di sole e mantengono all’interno un buio fitto e verdognolo. Polvere, tanta, nell’aria. “Le ville nobiliari del 700 sono così strane dopo che finiscono svuotate di arredi, quadri e tutto il resto… l’assenza si sente tanto di più”. Qualche passo a desra e apro un pannellino di legno nel muro per attivare il contatore elettrico. Appena lo attivo le luci del lampadario centrale si accendono, in modalità mezzo servizio. Disadorno, con la carta da parati sbrecciata e sporcata dal tempo, quello stanzone sembra la quintessenza del decadimento. “Non una grande impressione, ovvio…” – “Pensavo peggio, invece… tranquillo Gianni sono abituata a situazioni ben peggiori; qui le strutture sembrano comunque conservate bene…”. Annuisco cominciando a fare strada verso gli ampi saloni della parte inferiore: “Su quello puoi giurarci, staticamente la struttura è a prova di qualsiasi controllo, anche il più scrupoloso… e come vedrai si presta anche a quella modifica di residenza di lusso che avevano pensato con la tua società: spazi ampi a questo livello che possono diventare hall, sala ristorante, cucine… sempre che la SPA e le cantine debbano occupare i locali sottostanti… altrimenti le cantine si possono ricavare anche nei sotterranei… sono enormi e con volti molto alte”. Le faccio strada, la vedo guardarsi introno, osservare. “Bella è bella…” mi scopro a considerare. “Beh, sai, nel mio lavoro disegno gli ambienti, li immagino… ed alla fine davanti a queste situazioni, finisco anche per immaginare come fossero prima…” – “E questi come li immagini?”. Mi sorride, alza le spalle e prosegue: “Sono qui da dieci minuti… adesso ci pesno su e ti rispondo!”. Mentre proseguiamo il giro la vedo guardarsi attorno attenta. Mi parla di alcune idee, come quella di abbinare un sistorante di enorme lusso, magari affidato ad uno chef di quelli multistellati, ed un centro benessere che recuperi anche le tradizioni di Ischia e Capri, pur rimanendo al di qua del Golfo. “Quando la committenza ha quel che qui chiamiamo i denari… si può quasi tutto, no?” – “Già…”. Mentre imbocchiamo il corridoio che porta alla grande cucina della struttura lascio cadere un “Ovviamente sei mia ospite queste tre sere, Diana… Napoli va vista e vissuta per bene, con un napoletano…”. Mi fissa un attimo divertita: “Sempre che le energie ci accompagnino… solo questo giro al livello mi ha fatto capire che forse ho sottovalutato le tempistiche, non so se tre giorni basteranno…”. Quasi perdo le speranze quando, sovrappensiero prosegue: “Sì comunque, pare che non si possa morire in pace se non s’è vista Napoli quindi, credo tu saresti la guida giusta…”.

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Devo ammetterlo ma rimango piacevolmente e favorevolmente colpita da Gianni, appena visto in stazione pensavo fosse il solito figlio del capo, aveva un’aria diciamo da “autista” invece si rivela, oltre ad essere gentile e non invadente, lo trovo acuto e brillante, parlare con lui è piacevole ed è anche perspicace sia nelle cose riguardanti il lavoro sia quando si rivolge a me parlando di cose personali, si capisce che è una persona che sta molto in contatto con altri ed è riuscito a mettermi a mio agio sin da subito, cosa non molto facile visto che io caratterialmente solitamente sono molto chiusa e diffidente … solitamente “orsa”.

Anche fisicamente la prima impressione mi lascia un po perplessa, la figura sembra decisamente sovrappeso per l’altezza che ha, ma quando, saliti in auto toglie il cappotto ed apre in vita la giacca intuisco un corpo massiccio ma non credo particolarmente grasso, le gambe sono fasciate dai dei pantaloni che mostrano una coscia massiccia ed anche il torace sembra quasi un monoblocco umano … può ricordare a prima vista un pittbull se si vuole usare un paragone canino, lo sguardo inizialmente mascherato dagli occhiali da sole si rivela luminoso ed acuto attendo alle cose , forse anche troppo, visto che qualche volta mi è parso di incrociare i suoi occhi sul mio corpo ancora prima di salire in auto ed appena levato il trench … anche sulle scale che portano alla villa è rimasto dietro di qualche passo e, non ho la certezza ma la sensazione si, che uno sguardo alle mie natiche lo abbia lanciato, natiche fasciate dal vestito sotto cui indosso i collant ed ovviamente un’intimo che non lasci segni.

La testa rasata da quell’ulteriore tocco che alla prima vista può far pensare quasi ad un buttafuori di qualche locale chic, in generale non è il ragazzo che incontrato in giro noterei, se devo fare un paragone con mio marito son diametralmente opposti, visto che lui è magro supera il metro e ottanta con capelli lunghi qualche centimetro castani chiari, resta il fatto che Gianni sia ogni ora che si passa assieme sempre più una sorpresa interessante, soprattutto adesso che snocciola le sue idee e proposte in base alla caratteristica edile della villa, non che tutto sia azzeccatissimo e funzionale a quella che sarà la futura destinazione d’uso ma questo dimostra quanto sia curioso ed interessato a quello che gli sta attorno cercando di dire la sua anche su un’argomento che in buona parte esula dalle sua mansioni, cosa che fatta con intelligenza risulta in ogni caso utile.

Stiamo quasi finendo questo primo giro veloce e mi spiazza con questo’invito multiplo serale, mi ero già immaginata nullafacente la sera in hotel senza dover stirare pulire o cucinare ma potendomi solo rilassare andando magari anche a nanna presto, poi mi era stato detto che sarei stata in un’alloggio, vabhe mi sarei adattata, alla fine cambia poco … ora addirittura uscire tutte le sera.

tentenno qualche secondo poi accetto alla fine volentieri … rimango con il dubbio che abbia buttato li il fatto di uscire tutte le sere, per poter almeno uscirne una o due, sarebbe stato troppo scortese rifiutare di uscire ogni sera, cosi facendo ha puntato al massimo per ottenere la possibilità in ogni caso di un uscita.

Abbiamo superato l’ora di pranzo e la mia giornata è già stata lunga visto che il treno partiva prestissimo … di uscire questa sera, anche se sul treno mi sono appisolata per qualche oretta, non è gran voglia, visto che già di mio non sono una che oramai più esce spessissimo.

Sarà cortesia o ci sta provando penso mentre si torna all’aperto baciati dal sole, sorrido pensando che in ogni caso mi deve far piacere alla fine è un ragazzo più giovane ed essendo benestante non penso proprio che le ragazze gli possano mancare , visto anche il modo di fare e porsi.

tornando alla macchina sulla ghiaia ho qualche problema di aderenza con le scarpe ed il giro esterno è più lungo, mi vede in difficoltà e si affianca aiutandomi quando affosso un paio di volte, posando nuovamente la sua mano sulla mia zona lombare, sento la sua mano in parte sorreggermi e guidarmi ed involontariamente (penso) scendere anche un po più giù fino all’elastico dell’intimo e collant che penso abbia sentito sotto la stoffa del vestito. arriviamo in auto e si decide di andare a pranzo, una cosa leggera e veloce perchè poi ci aspettano in ufficio, devo prendere le varie tavole catastali, storiche ed i documenti relativi ai proprietari alla procura, la parte noiosa che mi toccherà spulciare poi tornata in ufficio, alla casa decidiamo che torneremo il giorno dopo per la parte più operativa di foto, ed alcune misura di massima assolutamente necessarie …. “visto che son tante magari mi servirà una mano!… se puoi!” gli dico

“conta pure su di me non ho preso particolari impegni per i prossimi giorni!”

“bene” mi scappa involontariamente mentre salgo in auto, rimango un po imbarazzata spero non abbia sentito o non si sia accorta del mio leggero rossore quando per tagliare corto gli chiedo “dove possiamo mangiare … una cosa leggera mi raccomando!”

“mmmm ok … ci penso io” dice mentre ci mettiamo in moto e torniamo in strada facendo il percorso contrario a quello precedente.

in questo viaggio voglio io chiedere di lui, quindi faccio qualche domanda scoprendo che è single, per scelta specifica, tirandosela un po forse troppo, in fondo è maschio è nella loro natura penso mentre mi dice che è figlio unico, che adora i cani e ne ha due, anche a me piacciono molto ma non ne abbiamo abitando in appartamento.

come immaginavo è piu giovane di me, pensavo meno ma invece ci separa un po di anni, pensavo 2 massimo 3 invece sono quasi 8, rimango quasi un po delusa, effettivamente ne dimostri, in senso positivo, di più gli dico

rimaniamo un po in silenzio e mi sa che siamo quasi in dirittura d’arrivo al ristorantino in cui ci hai condotti poco prima di entrare in città

mentre entriamo si interrompe il discorso e mi viene in mente il tradimento di 8/9 mesi fa con guido, l’incontro con lui ed i giorni di sesso, semplicemente sesso avvenuti durante la sua trasferta a torino, è piu grande di me e mi son sempre piaciuti gli uomini o coetanei o piu maturi, mai più giovani, non so perchè ma è sempre stato cosi, cerco di cacciare via il pensiero di quella settimana per non essere turbata e ci si accomoda al tavolo ordinando, io prendo un primo e dell’acqua, lui mi imita ed attendiamo per qualche secondo in silenzio mentre come al solito ci portano subito da bere, a vederlo seduto di fronte a me si è tolto la giacca restando in camicia, anche io ho levato la giacca restando con il vestito e le maniche scoperte, la temperatura è piacevole, guardo un po attorno e poi guardo lui non so a vederlo cosi ben messo e piazzato fisicamente mi vien da pensare a come debba essere dotato … “ai piani bassi” mi si secca la gola per questo mio pensiero … decisamente insolito per me … bevo un sorso d’acqua

“facevo sport vero?”

“si per diversi anni”

“provo ad indovinare dai … rugby?!”

“no”

“ops … palestra? boxe?”

“esatto pugilato! brava”

“grazie!”

pochi attimi è arriva da mangiare Lo ammetto, sono andato sul sicuro con il ristorantino scelto. Pur senza aver prenotato, sapevo benissimo che un posto per un tavolo dove ci fossi io, Nicola l’avrebbe trovato. Siamo spesso a pranzo da lui quando abbiamo da discutere di questioni professionali o quando abbiamo ospiti che non possono programmare pranzi lunghi o abbuffate. Appena seduti lasciamo per un attimo il lavoro fuori della porta per parlare un po’ di noi. Per tutto il sopralluogo ho avuto la netta sensazione che i suoi occhi fossero fissi su di me, sul mio corpo… ed ora mi spiego tutto con una semplice domanda che mi rivolge nel breve tempo che intercorre tra ordinazione e arrivo dei piatti: “Hai fatto sport?”. C’è da riconoscerlo: ad un primo sguardo devo sembrare un ragazzone poco in forma, magari panzuto… poi tolto il soprabito è evidente che non ci sono preminenze nel basso ventre, così la domanda nasce spontanea. “Sì…” e al secondo tentativo indovina: pugilato. Qui in Campania è quasi una tradizione che almeno un paio d’anni di sport si trascorrano in una palestra di boxe. Io ci sono stato qualcosa come undici anni, con una ventina di incontri sul tabellino e per fortuna pochissimi segni lasciati sul viso. Le mani, non fosse stato per quella fratturina mal saldata, avrei continuato di certo. Mi manca quel mondo, mi mancano quegli allenamenti, mi mancano le liturgie della nobile arte, inutile negarlo.
Quando i paccheri allo scoglio, orgoglio della tradizione napoletana, arrivano in tavola, celebriamo il piatt co un silenzio che leggero cala sulla scena. Posso prendermi qualche libertà nel guardarla meglio. E debbo ammettere che mi piace: giovanile eppur professionale, elegante senza eccesso… e con quell’accento così strambo che mi appare quasi esotico. Poi, lo dico serenamente, questa donna ha anche un corpo molto armonioso, interessante. “Siamo qui per lavoro, Gianni…” ripenso mentre mi scopro a desiderare altro. Sedurla invece che parlare di lavoro, accarezzarla invece che discutere delle modifiche catastali necessarie… portarla a letto invece che allo studio e dopo nell’appartamentino degli ospiti accanto alla villa dove abito con la mia famiglia. Quel bivani arredato con gusto e con tutti i confort necessari, alle volte, è stata una sorta di piccola alcova per le mie puntatine con ragazze buone per una sera o poco più… conosco quel bel matrimoniale a favore di specchiera dell’armadio. Mi scopro a pensare come sarebbe starle stretto stretto, fino in fondo, da dietro, mentre ci uniamo di fronte allo specchio. Mi scopro ad immaginare le espressioni del suo viso mentre alza lo sguardo, incontra i miei occhi ed un po’ imbarazzata torna ad aggiustarsi l’immancabile ciocca di capelli. L’occhio mi cade sulla fede che porta al dito proprio mentre immagino il suo viso stravolto da un orgasmo, riflesso in quello specchio. Quel dettaglio mi eccita: quel contrasto tra simbolo dell’unione con un altro uomo e desiderio di farla mia. Eppure non cambio discorso… anzi. “Sposata da tanto?”. Di solito le donne tendono a chiudersi quando si parla di matrimonio se hanno in mente strane idee. Ne parlano apertamente e riempiendo il discorso di dettagli quando vogliono segnare una distanza e tener salvo un territorio. Il suo raccontarmi non troppo brevemente la sua storia mi da la sensazione di una donna innamorata del suo uomo ed assolutamente lontana dalle frivolezze di un tradimento. Prende a parlare della bimba che ha avuto, del suo amore per la figlia, della splendida famiglia che sono. La mia eccitazione resta ancorata ad una sola debole speranza: che stia facendo così per vincere un imbarazzo crescente? Che stia spostando l’argomento della discussione su altro per riempire il vuoto che comincia a farsi imbarazzante, una volta esaurito il lavoro? Lo Spero. E no, non demordo.
Mentre ordiniamo il caffè la fisso negli occhi: “Guarda Diana, ora io farei solo un salto in studio per recuperarti tutti i fascicoli, così poi andiamo a casa e puoi sistemarti… così avresti tutto il materiale su cui lavorare a casa… e al massimo, in serata, ceniamo in uno splendido ristorante sul mare… una cosa tranquilla e leggera per non caricarci rispetto a domani, ok?” – “Vediamo, nulla di troppo impegnativo, davvero Gianni: sono lusingata di tutte queste attenzioni ma temo che stasera non avrò troppe energie… magari anche una pizza a casa andrebbe benissimo!”. Mi sorride, un po’ imbarazzata da quel rifiuto che evidentemente le sue energie la costringono a opporre. Cerco di metterla a suo agio: “Sì, il viaggio dev’essere stato lungo in effetti… poi magari noi qui a sud abbiamo questa smania di star fuori di casa che un po’ cozza con le vostre abitudini… decidi con calma, possiamo tranquillamente farlo domani!”. Beviamo il caffè, che io rigorosamente prendo amaro, con uno suo sguardo ad accompagnarmi che non riesco a decifrare.
Quando usciamo, dirigendoci verso la macchina, faccio in modo di rimanere un po’ più indietro… voglio guardarla ancora camminare, voglio vedere ancora quel sedere che si muove in modo così armonioso, quel portamento elegante. Non credo sia intenzionale, ma con la sua camminata la scopro ogni momento di più incredibilmente seduttiva. Di sicuro sono gli anni di danza. Il problema è che di colpo si ferma, mi guarda, cerca di far scendere il suo sguardo sulla schiena, come a controllare che nulla sia fuori posto. “Ma sono in disordine? C’è qualcosa che non va?” – “No, Diana, perchè?” – “Beh, no nulla… è che… – prende un secondo di più – lascia stare, nulla…”. Mi avvicino, insisto un po sorridendo: “No, davero, dimmi…”. Mi guarda con un incarnato leggermente arrossito: “E’ che mi guardi con attenzione… mi chiedevo se mi fossi sporcata magari, o se avessi qualcosa fuori posto…”. Mamma che figura mi ha beccato … devo inventarmi qualchecosa al piu presto, “guarda non so se è il vestito o se è polvere, ma dietro è bianco, forse ti sei appoggiata alla villa a qualche muro!” si pulisce con gesti sicuri e veloci la zona dell’osso sacro senza ovviamente potersi vedere dietro, vorrei, proprio tanto darle una mano, mi avvicino quasi
“ancora?” mi chiede guardandomi “no è andato via”
forse mi son salvato in corner lei . Abbassa un po’ lo sguardo, torna a sistemarsi la ciocca senza che sia andata fuori posto. Con la voce un po’ più bassa: “Figurati, grazie… “. Le apro la portiera facendola entrare. Entro in macchina, accendo a basso volume la radio e metto in moto, verso lo studio.

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Guardo l’orologio perchè ho perso la cognizione del tempo, e sono solo quasi le 15 … “mamma mia ma questa giornata non finisce piu'”
“perchè?”
“son solo le 15 … son partita con il treno alle 6”
“se vuoi andare alla casa in ufficio ci passo io a prendere i documenti”
“no no figurati … è anche un’occasione per conoscere tuo padre se è in studio non ti preoccupare”
“ok dai cerchiami di fare veloce e non ti faccio trattenere … effettivamente sei in piedi da un bel pezzo … in treno non hai riposato?”
“si un pochino ma nulla di chè!” intanto ci stiamo districando in mezzo a varie stradine finchè non mi comunichi che finalmente ci siamo quasi … nel frattempo rilassandomi mi stavo quasi assopendo.
entra in un cortile e si parcheggia in quello che presumo sia il suo posto auto, reindosso la giacca del vestito visto che inizia a fare un po piu freschetto ed il trench, saliamo e ci accoglie la segretaria che ci annuncia al grande capo, andiamo nell’ufficio e la somiglianza è veramente impressionante si vede che son padre e figlio, sarà sulla 50 ina portati direi splendidamente, l’accento napoletano è ancora piu marcato ma i modi di fare son uguali, molto galante e misurato … dibattiamo qualche minuto sul lavoro per cui son li, intanto arrivano gli incartamenti
“Diana non guardarli qua, se vuoi ti porto all’appartamento e fai tutto li con comodo sono gia una copia per te … cosi ti metti comoda!”
“volentieri… ho proprio bisogno di togliere le lenti a contatto e farmi una bella doccia”
“allora andiamo dai”
“ci vediamo per cena?” chiede il padre di gianni
esito un secondo e risponde il figlio per me
“questa sera no domani papà, è stanca per il viaggio e preferirebbe stare a casa … ci facciamo portare una pizza da Pasqualino”
“ottima pizza vedrà! … ma domani è nostra ospite a cena la portiamo al porto!”
“ok domani saremo alla villa e la sera ci vedremo … promesso!” rispondo io salutandoci

scendiamo e chiedo “è lontano l’appartamento?”
“no no 10min in macchina!” “ok”
infatti nonostante il traffico di metà pomeriggio ci mettiamo poco, lasci la macchina in seconda fila davanti ad un condominio, evidentemente non hai intenzione di fermarti molto, mi dai una coppia di chiavi e tu ne hai un’altro paio identico, mi prendi il troller e saliamo
“mi aspettavo un’alloggio molto più anonimo, è veramente carino!” dico entrando rimanendo stupita “piccolo ma accogliente!” mentre tu sei andato in camera posando il troller, mi apri la porta del bagno poi torni in soggiorno dove oltre ai due divani c’è anche un cucinino, saranno 50 mq scarsi ma ben tenuti e ben arredati
“si è venuto carino! lo usiamo per ospiti, clienti, in estate magari lo affittiamo se capita”
“un’ ottimo pied a terre direi!”
“hehehe beccato” ammette lui
“dai vado a casa e ci vediamo tra un po … va bene tra 3 orette? cosi fai tutto con calma ok?”
“guarda che se hai impegni o altro, con tutte le carte che ho da vedere non rischio di annoiarmi!”
“no no non ho nulla, faccio un salto a casa che è qua dietro un paio di telefonate di lavoro e poi torno … se vuoi… perchè se vengo lasciamo stare il lavoro ed il resto … cosi non fai tardi che domani ci sarà un bel po da fare!”
“ok ” dico io lasciando forse vedere un po di dispiacere
ci salutiamo sul pianerottolo e resto sola, non so se dire finalmente o no, da un lato sento di attrarlo , gli sguardi che mi ha mandato continuamente, le attenzioni che mi ha portato per tutto il giorno che vanno oltre la semplice galanteria ed educazione, dall’altro anche lui mi attrae ma sto vivendo un periodo favoloso della mia vita matrimoniale, forse dovuto anche al tradimento di svariati mesi prima, che ha riacceso in me la voglia di stare con mio marito … tutti questi pensieri mi rimangono in testa mentre mi spoglio completamente camera e raggiungo il bagno con le cose necessarie per la doccia, mi lavo sentendomi subito rigenerata, mi avvolgo nell’asciugamano e strofino i capelli, vado in camera e mi incremo guardandomi nella specchiera, osservando il mio corpo nudo, vedendo con occhio critico tutti i difetti e segni della gravidanza, evidentemente gli occhi di Gianni non sono cosi critici o forse non avendomi vista nuda non ha ancora potuto notare alcune imperfezioni che il mio corpo una volta non aveva, gli addominali quando facevo danza erano molto piu definiti ora, non mi posso lamentare, idem la schiena, un lontano ricordo di com’era una volta, le cosce una volta più muscolose hanno laciato spazio ad un po di rilassatezza ed ad un po di buccia d’arancia inevitabile, idem le natiche, che però son rimaste rotonde nonostante l’ inesorabile effetto della gravità sull’addome. ho finito e devo rivestirmi, non so cosa indossare, sembra quasi di essere ritornata ai tempi dell’università quando dovendo uscire con il mio attuale marito sparpagliavo la camera con le varie combinazioni possibili, fortunatamente nel troller ho portato solo alcune cose, un’altro vestito completo elegante da lavoro visto che quello che ho usato del viaggio lo terrei per il viaggio di ritorno ne ho uno di riserva, ho portato un paio di pantaloni un paio di jeans da mettere con due camicette abbastanza informali come il maglioncino da poter abbinare a tutte e due, poi pantaloni della tuta e maglietta da stare in casa e poi l’immancabile pigiama per dormire. ovviamente ho anche un sacchettino con vari intimi e calze, due slip bianchi normali da eventualmente mettere con i pantaloni, una coulotte rosa semitrasparenti con coordinato il regiseno e poi completo nero reggiseno perizoma per il vestito elegante per un’eventuale occasione, quest’ultimo decido di tenerlo per la serata seguente insieme al vestito … son indecisa su cosa mettere
opto per pantaloni della tuta belli comodi e caldi di cotone con maglietta, niente reggiseno la mia seconda scarsa soprattutto in casa fortunatamente non mi obbliga a portarlo e poi gli unici che ho sono di quelli che volumizzano regalandomi quasi una taglia, Gianni rimarrà deluso? ma perchè penso questo? invece dei normalissimi slip decido di essere un po piu carina mettendo le coulotte rosa leggermente elasticizzate trasparenti in microtoulle con inserti di pizzo … non si sa mai … non si sa mai cosa diana? hehehe
oramai quasi parlo da sola potrei sembrare una passa se si sentisse cosa mi passa per la testa
mi vesto difronte alla specchiera poi vedo gli occhi un po segnati e decido di mettere cmq un filo di trucco, impercettibile
e quindi questo è il loro piedaterre chissa se e quanto si sarà divertito gianni in questa camera, sistemo i vestiti levandoli dalla borsa per evitare che si spiegazzino troppo, deformazione di donna di casa, un’uomo lascerebbe la borsa sulla sedia scavando dentro però poi lamentandosi della camicia spiegazzata da mettere l’ultimo giorno, sistemo tutto e poi apro qualche cassetto che puntualmente trovo vuoto … chissa cosa pensavo di trovarci, chiudo l’armadio e noto che è messo proprio ai piedi del letto quando invece, per la forma della camera sarebbe stato molto meglio sfruttare l’altra parete più lunga … ma senza riuscir ad ottenere la stessa visuale riflessa nel caso in cui si fosse stati sul letto
chissa se qua si è divertito anche il papà … bell’uomo pure lui
diana smettila di pensare a queste cose ma che ti prende?
meglio guardare i documenti del lavoro tra un paio d’orette scarse arriva gianni, la voglia sta veramente a zero, sbircio anche in soggiorno, senza trovare nulla di interessante, mi viene in mente uno degli assurdi racconti che leggo su quel sito pseudoerotico Milu in cui ci son alcune cose assurde tipo telecamere nascoste o gente che immortalata a fare sesso con foto o filmati dal cell poi è costretta a prostituirsi, oppure mariti arrapati dal vedere le proprie mogli violate in ogni orifizio da sconosciuti o ancor peggio amici o parenti prossimi, intanto ho sistemato il portatile accendendolo e prendendo le scartofie. per cacciare via questi pensieri assurdi e visto che è l’ora mi metto comoda sul divano e chiamo il maritino lontano giusto giusto 900 km e che ora vorrei proprio con me sul divano … magari in attesa che i nonni ci portino la bimba ed avendo giusto il tempo di fare “qualche salto” sul divano … suona il telefono e poi lui risponde la voce ha un’effetto balsamico sulla mia mente e sulle mie gambe stanche, racconto per sommi capi la giornata, la villa, la sistemazione ed il lavoro che mi attende, involontariamente non menziono il fatto di aver passato la giornata con un giovane armadio a 4 ante dalle labbra carnose rasato e gli occhi luminosi molto gentile nei miei confronti … che sarebbe tornato di li a breve per cenare a casa con me. Lui mi dice che è tutto ok sta andando a casa dove lo aspetta nostra figlia con i nonni che ha gia programmato tutto e di non preoccuparmi, gli dico che ci si sarebbe poi sentiti prima che mettesse la piccola a casa per poterla salutare.
attacco la telefonata e mi metto al tavolo a sfogliare le scartofie, aver parlato con Luca e pensare al lavoro mi rilassa ed il tempo vola, sono a poco dopo metà dell’incartamento quando suona il campanello.
vado ad aprire ed aspetto sul pianerottolo, arriva Gianni e si è cambiato ed è piu casual, jeans scarpe da ginnastica e polo con sopra una giacchino “messa comoda?” mi dice guardandomi, mi sembra quasi di notare un po di delusione nel vedermi cosi, magari mi voleva piu elegante, i suoi occhi si soffermano una frazione di secondo di troppo sulla mia maglietta, forse non mettere il reggiseno non è stata una bella idea… si salutiamo ed entra, appena vede sul tavolo le carte ed il portatile acceso mi guarda con sguardo severo ma con tono conciliante “via subito quella roba! son già le 20, le pizze potrebbero arrivare a momenti”
“gia ordinato?”
“si si una pizza con burrata e una con salsiccia e friarielli … poi un paio di birre”
“ma mi vuoi fare ingrassare!”
siamo in piedi nel soggiornino e lui se la ride
“non c’è da ridere, di questo passo torno a torino con 2/3 kg di più, non ho piu il metabolismo di 20 anni, e nemmeno il fisico!”
“ma smettila dai di che ti lamenti” dice squadrandomi con lo sguardo “non so com’eri a 20 e mi sarebbe piaciuto vederti … ma fidati che sei molto meglio di molte ventenni che conosco!”
“cosi mi lusinghi” dico imbarazzata, e come al solito non so dove mettere le mani, e con una nervosamente mi sistemo la solita ciocca di capelli
“mangiare è uno dei veri piaceri della vita e cui non bisogna mai dire di no!”
“concordo ma vedrai che farò fatica a finire la pizza, come il piatto di pasta a pranzo, era monumentale!”
“ma lo hai mangiato tutto non ti sei sforzata”
“hehehe no no era ottimo”
“la dieta la puoi fare poi quando torni su! ” … ” oppure se vuoi puoi sempre smaltire in questi giorni!” con tono allusivo ed alzando le sopracciglia
“e come?” chiedo sorridendo e facendo finta di non capire mentre lui si siede su uno dei braccioli del divano girato verso di me
“bhe sei già in tuta, una corsetta domattina lungomare!”
“non sarebbe male, ma non mi son portata le scarpe da ginnastica!”
“allora con’un’altro dei piaceri della vita!” dice sfoggiando un sorriso a 32 denti
” mmmm e sarebbe?” replicando al sorriso e cercando di non dar troppo a vedere l’imbarazzo crescente, tradito dal mio solito gesto automatico con la mano del sistemarmi i capelli, lui di è avvicinato ed è di fronte a me, senza tacchi e cosi da vicino mi sovrasta fisicamente, percepisco il suo profumo e lui sicuramente starà percependo il mio visto che siamo uno di fronte all’altro, abbassa il capo cercando il mio viso per unirci in un bacio, rimane spiazzate e si irrigidisce quando capisce che ho evitato la sua bocca porgendogli il collo, mi avvicino ancora di piu a lui e sento il suo respiro sulla mia pelle, seguito poi dalle sue labbra, piego in dietro la testa chiudendo gli occhi concedendomi a lui, mentre con le braccia ci stringiamo in un abbraccio facendo aderire i nostri corpi, lo sento caldissimo a differenza di me che sono un’animale a sangue particolarmente freddo, pento la sua saliva sulla mia pelle, sul sollo e la vorrei su tutto il mio corpo, vorrei gia trovarmi nuda per concedermi tutta alla sua bocca ed alla sua lingua. una sua mano passa davanti e va con forza su un mio seno, sento la presa e mi scappa dalla bocca un gemito, l’altra non perde tempo e va sulla natica stringedola con forza sentendo il tessuto ruvido della coulotte
“calma” gli bisbiglio sottovoce
“è tutto il giorno che volevo toccartelo!”
“mmmm potevi farlo … non mi sarei opposta!” dico guardando sorridendogli
cerca nuovamente le mie labbra, probabilmente ha la necessità di baciarmi ma io non me la sento ancora … lo schivio nuovamente e vado ad ansimare sul suo orecchio mentre le sue mani non hanno fermato di saggiare le mie curve
sul mio addome sento premere il suo sesso costipato all’interno dei jeans, ci dirigiamo goffamente verso il divano ed appena seduto uno affianco all’altro si intromette nel silenzio il campanello che suona due volte facendo dissolvere l’aria carica di ansimi
“cazzo le pizze” dice lui
faccio un sorriso mentre si alza e va ad aprire
prima che arrivi al piano mi avvicino anche io alle porta e gli dico “mangiamo poi allora mi fai smaltire”
“ok! volentieri!”
mi incammino verso il tavolo per liberarlo e sento che mi dice “mi piace come cammini, sei molto sensuale!”
“grazie” gli dico io levando le cosa dal tavolo. arriva il fattorino e consegna i cartoni.
ci accomodiamo a tavola
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Uno di fronte all’altra, così, con un tavolo fra di noi che pur piccolo di colpo mi sembra così ingombrante. Occhi negli occhi però non capita mai, davvero. Perchè credo sia l’imbarazzo degli attimi appena trascorsi a tenere i tuoi occhi incollati su quei due cartoni di pizza messi lì al centro, sulle nostre mani che acciuffano gli spgioli dai cornicioni portandoli alla bocca. Sesso e cucina sono un binomio forse così abusato dalla letteratura e dal cinema che non mi viene nemmeno in mente di lanciarmi in una di quelle gesta erotiche che magari mi sarei anche sempre sognato. Prenderti per i fianchi e metterti a sedere sul tavolo. Imboccarti con il pacco premuto tra le tue cosce, un boccone e poi via un bacio mentre struscio e premo la mia punta dura e dritta contro le tue labbra lì sotto, contro il tessuto leggero della tuta che sarebbe solo, appena, una seconda pelle per te. E nel frattempo mungerti uno di quei seni piccoli e sodi che ho sentito poco prima sotto la maglietta… sliberi da reggiseni, busti o corsetti. Sì, sarebbe eccitante… se ci fosssero fragole e panna, se non ci fossero queste due pizze qui davanti.
Ho paur che se lascio trascorrere troppo tempo con la mente ci ragionerai quel poco più del giusto, quel troppo che ti farà dire che è bene fermarsi qui! Non se ne parla, Diana Rossini, quintessenza stasera del mio eros. Ti voglio, sia chiaro. Ti voglio davvero. E ti voglio adessso.
Sono io a fissarti, se non lo fai tu… ti metto gli occhi dritti sul viso mentre mi faccio audace e con la gamba, liberatomi della scarpa destra, comincio a carezzarti la gamba, all’altezza del polpaccio… con fare che diresti distratto se non fosse che ho i miei occhi fissi nel tuo viso. Al primo contatto sento solo un sospiro, al secondo, più insistito, più alto, alzi un attimo lo sguardo, mi fissi per qualche secondo in silenzio poi lasci andare un “Niente tregua per la cena?” – “Se questa è guerra… quel che ho in mente dopo cos’è, apocalisse?” Abbassi gli occhi di nuovo sul cartone, c’è la domanda che aleggia tra noi, irrisolta. Risistemi la ciocca ancora una volta e poi senza guardarmi chiedi: “Cos’hai in mente?”. Ti sorrido, salgo ancora col piede, poi guardandoti: “Farti smaltire… sfinirti…” e ti accarezzo il viso.
Non rispondi. Sospiri… ma mi lasci fare. Non protesti, non ti sposti, non vuoi che desista, credo. Solo prima dell’ultimo pezzo rialzi l sguardo, mi fissi intensamente: “Capita spesso?” – “Cosa?” – “Di portarti a letto le donne con cui dovresti lavorare?”. Sorrido.
Ripenso a Silvia, che tecnicamente lavora per la mia famiglia. Ripenso a Franca, con cui tecnicamente dovevo lavorare soltanto. Ripenso a Valeria, stessa storia. Preferisco una risposta che lasci campo aperto a nuove domande: “Quasi sempre donne sposate, ultimamente… e spesso ci sono relazioni lavorative…”. Mi importa poco che possa sembrare vanagloria la mia… se ci starà a letto non mi risparmierò nemmeno un po’… la fisso ancora, deciso. Con una mano vado a poggiarmi sulla sua: “E tu? Tradisci in servizio?”. Abbassa lo sguardo, poi torna su di me con gli occhi:, “E’ capitato, sì… ma del tempo fa… ma solo una volta…”. Le sorrido: “Non sono geloso, Diana… tranquilla!”. La pizza è finita. Non dico una parola. Mi alzo e le prendo la mano, la tiro delicatamente verso di me, la faccio alzare. Senza tacchi è decisamente più bassina, più minuta… sembra di colpo teneramente piccola a confronto del mio corpo. Mi guarda disorientata… se non sapessi che è serena direi quasi impaurita. La prendo tra le braccia, l’avvicino. Si scansa ancora evitando con le sue labbra le mie. Mi concede il collo. Bacio, avidamente. La sento sospirare, la sento fremere. Il petto schiacciato mi fa sentire poco sotto i pettorali si suoi seni piccoli ma belli sodi. Con la mano corro invece ad accarezzarle il sedere… sento il suo intimo sotto la tuta. Sento qualcosa che non mi sembra una mutanda… nemmeno un perizoma. Devo essere, anche per lei, tragiche oscene coulotte. Ucciderei chi le ha inventate, lapiderei chi le commercializza. Come si fa a rinchudere in una paio di micropantaloncini quel che sembra un fantastico dono del cielo, sodo e tondo com’è? Torno su, le alzo la maglietta, metto a nudo quei bei seni. I capezzoli sono già duri, non dico scolpiti ma comunque belli turgidi. Mi abbasso a leccarli, ne succhio famelico uno. Sento distintamente il suo cuore sotto il petto pompare di più L’eccitazione che sale, mi dico. Risalgo. La fisso… mi fiondo sul collo e sul suo orecchio destro e mentre la bacio e lecco il suo collo: “lo sai che le coulotte spendono il desiderio?”. Trattieni a stento una risata… poi mentre cominci a sospirare forte mi rispondi maliziosa: “Queste sono diverse, sono magiche… vedrai…”. Mi stacco, ti fissso con aria di sfida: “Se mi piacciono buon per te… smaltirai anche il pranzo di domani… altrimenti mi sa che torni cicciottella a casa…”. Devi essere sicura di te… sicura del fatto che ormai il mio piacere non può più essere contenuto.. perchè mi allontani un attimo e dici:”Non ti resta che controllare di persona!”.
Ti giro di colpo, lasciandoti poggiare i palmi delle mani sul tavolo di fronte. Come fosse una perquisizione di plizia. Mi avvicino al tuo orecchio da deitro strusciando il pacco sulle natiche: “Adesso vedremo signora…”. Mi senti inginocchiarmi dietro di te, poi senti distintamente i pollici infilarsi nell’elastico e tirare giù d’un sol colpo il sipario. Dio che bel culo… non c’è che dire. Le coulotte non dispiacciono, nemmeno di quel colore un po’ infantile un po’ virginale da piccola lolita… ma non dispiacciono solo perchè a non dispiacere – anzi – è quello splendido sedere da ballerina che hai! “Passino.. ma credo andranno via molto rpesto, signora…” – “Dice?” – “Dico proprio di sì…” e con un colpo finiscono alle caviglie anche quelle. Messa così ti osservo ancora. bellissima… e non mi stupisco se tenere a bada la tentazione di prenderti così, contro il tavolo del cucinino è così facile. E’ enorme la voglia di baciare e leccare quelle due mezze mele che si schiudono di fronte a me. Ti tengo ferma dai fianchi. Mi tuffo col viso sulla line ache separa le due chiappe. Affondo il naso… a sentire il fresco del tuo bagno schiuma ed intuire il rovente di qualcos’altro che li sotto freme e frigge. “Ehi…” ma la tua voce è calda… e più che fuggire resti buona buona a goderti quei baci e quelle calde lappate piene d’eccitazione. “Che bella… che bella che sei…” forse riesci a sentire bene queste parole… se presti attenzione a me… ma so che con la mente stai andando altrove, perchè liberi una caviglia dalla morsa dei pantaloni e delle coulotte e divarichi di più le gambe spingendo indietro il sedere. E’ un altro odore adesso che mi tira… un altro calore che mi attira. Mi faccio più sotto piegandomi un po… poi suggerisco sempre tra un bacio ed una leccata che dal perineo scendono verso le tue labbra dischiuse: “Mettiti comoda Diana…”. Già, mettiti comoda bella mia, voglio assaggiarti, ancora fresca… magari ancora fresca di matrimonio. I primi colpi di lingua ti raggiungono… cominci a fremere. Spingi il sedere ancor più indietro perchè io possa star comodo. Ti sento umida, già molto umida… e provo a penetrarti di lì, strappandoti qualche sospiro più intenso. Alzo gli occhi… so che non ti vedrei di certo il seno ma di colpo ti voglio ancor più nuda. Mi sembra di averti più mia, così. Ti voglio nuda e te lo dico… tornando alla battuta di prima: “Signora non s’è ancora tolta la maglietta? Forza!”. Ti sistemi meglio per provare a sfilarla, poi mi guardi maliziosa: “non mi aiuta?”. Mi faccio diritto in men che non si dica… ti sfilo di colpo la maglia mentre sento la tua mano che si posa sul mio bottino: “Ma sei ancora così tanto vestito? Non starà stretto lì sotto?”.
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mi trovo completamente nuda con lui ancora tutto vestito, non risponde alla mia domanda lasciando scorrere le mie mani sul suo corpo, gli sollevo la polo ed alza le mani aiutandomi per sfilarla, mostrando il suo petto peloso sul torace ed un poco sulla pancia, come gia avevo intuito in precedenza non è definito e muscoloso, ma in generale massiccio pur non essendo flaccido.
le mie mani scendono giu guidate dal mio sguardo che abbasso quando slaccio la cintura, sento i suoi occhi addosso ad osservare i miei seni all’aria e più in basso il mio sesso scoperto, scopro i boxer ed i pantaloni cadono, si leva le scarpe ed alzando i piedi si libera dei pantaloni, prende le mie mani e ci avviciniamo ai due divani messi di traverso nel soggiorno, insieme sfiliamo il boxer nero aderente mettendo in mostra il suo cazzo già svettante e dritto lo guardo qualche secondo mentre lui si siede sul bracciolo del divano girato verso di me, le mie mani vanno sul suo sesso e lo tocco e carezzo per la prima volta scendo giu andando anche a saggiare i suoi testicoli, probabilmente si toglie i peli, non tutti ma sicuramente si cura per non rischiare di essere troppo folto … l’asta è bella larga, ad occhio mi sa che è quasi verso i 20 cm , inevitabile il paragone con quello di mio marito, che deve essere sui 15 e meno largo, “lo vuoi solo guardare?” mi chiede lui sorridendo, evidentemente mi sono dilungata a fissarlo, ma essendo la prima volta era inevitabile, lo impugno con la mano e si deve essere sicuramente qualche cm sopra i 15 , entro certi limiti non contano le dimensioni però è innegabile che mi faccia piacere come sia piazzato, faccio scivolare giu la pelle e metto in mostra la cappella rosa e lucida mi avvicino a lui ed allarga le gambe mi abbasso e fortunatamente il tappeto allevia la scomodità delle ginocchia sul pavimento duro. senti il mio respiro su di lui quando son in procinto di baciarlo una due e poi tre volte, la tua mano si spota sulla mia spalla, alzo un attimo lo sguardo incrociando i tuoi occhi per poi tornare su di lui mentre con la mano scendo a saggiare i testicoli facendoti fare un sussulto, ti irrigidisci quasi visto che non ti aspettavi la mia mossa, lui rimane dritto al massimo della sua erezione e la mia lingua guizza fuori dalle mia labbra andando a scorrere su tutta la lunghezza dell’asta, gioco un attimo con la punta e poi faccio nuovamente scendere giu la pelle con la mano cosi da poter dare due baci anche alla punta segute poi da qualche piccola e veloce leccatina, torno a scendere con la lingua come fosse un goloso gelatone, mento che mugugni allora rincaro la dose andando con la lingua anche sui testicoli alzando lo sguardo verso di te .. mugugni
“mmmm mio dio…”
son compiaciuta che tu stia gradendo il servizio
“ti prego dai …. succhiamelo un po che poi voglio dartelo!”
“mmmmm” rispondo con un mugugno rincarando la dose delle mie attenzioni per poi risalire e finalmente accoglierlo dentro la mia bocca, sentendo la tua mano aumentare la pressione sulla mia spalla, piego il collo e scendo sentento il tuo ansimo di piacere , mi dedico a lui andando su e giu con calma per poi piano aumentare un po
“oddio calma!!” dice lui cercando di fermarmi, mi stacco e mi alzo, lo guardo e lo vedo bello lucido e bagnato di umori, si sta tirando su quando ripombiamo nella realtà quando il mio cellulare inizia a suonare, vado un po nel pallone, lo prendo.
“Cazzo facetime .. la maglia la maglia!” mi passa la maglia recuperandola da terra la indosso e vedo in bagno mentre rispondo… mi chiudo dentro alcuni minuti. finita la telefonata ho il cuore impazzito, APRO LA PORTA E SEI Lì, NUDO, COL PRESERVATIVO AD AVVOLGERE IL PISELLO SVETTANTE…
pochi minuti fa ti succhiavo il cazzo, poi la mia stessa bocca parlava con mio marito, e tra pochi momenti me lo metterai dentro.
NON MI LASCI NEMMENO IL TEMPO DI CAPIRE COSA STA SUCCEDENDO…
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Il marito di Diana non è certo abituato all’idea di averla così lontana per così tanto. Forse il matrimonio fa diventare così, insicuri, bisognosi di un conttto. O forse è solo l’amore, quella “cosa strana” che non sembro voler più ricordare. Fatto sta che non gli basta la telefonata… ha bisogno di guardarla, vederla… forse lasiare anche che la loro bambina la veda. Lo ammetto, in altri momenti, con altre donne, il gusto di continare a dar loro piacere e creare quell’insostenibile imbarazzo e quella sensazione di crescente senso di colpa mi ha sempre eccitato. Ora, qui, con lei, non ci riesco. Sono anche le condizioni a impedirlo… come fai a toccare una donna che deve farsi anche vedere da suo marito? Come fai a prenderla, penetrarla, magari standole dietro, mentre ha da rispondere al suo uomo e farsi guardare dalla sua bambina?! Non si può… ci si deve accontentare. Mi lascia qualche minuto lì, sul divano, solo nella stanza mentre la sua voce ordinaria di mogliettina fedele e innamorata, ovattata dai muri che ci dividono, mi giunge distrattamente all’orecchio. Mi lascia il tempo per pensare e metabolizzare quanto accaduto.
Succhia poco, lo ammetto. Sembra un pochino frettolosa per i miei gusti… o forse è solo la voglia di arrivare prima al momento in cui saremo uno nell’altra… non so. Sono abituato a lunghi pompini: Silvia da questo punto di vista è un vizio lungo e incantevole. Quando mi dice che passerebbe ore a succhiarlo c’è da crederle. Ma Silvia, si sa, ha le sue ragioni… sempre convinta che deve stupirmi per non perdermi, sempre desiderosa di stupirmi, mettersi alla prova. Lo ha ammesso con candore, con una tenerezza disarmante un giorno, uno dei primi che ci scopavamo di nascosto – per essere precisi che si lasciava scopare di nascosto, visto che per sbloccarla e vederla più attiva e non slo complice remissiva e permissiva ce n’è voluto. “Mio marito è piccino lì sotto, piccino e lo usa male… zak zak come i coniglietti e poi tutti a nanna…”. Silvia va compresa, va capita… acerba ed inesperta, al suo primo tradimento, al suo secondo pisello… al suo primo “vero uomo” come dice lei. Diana evidentemente di questo non ha bisogno. Diana forse non ha bisogno di certezze, sa di farmelo rizzare, mi sente già pronto e non vuole forse perdersi in convenevoli. O forse, peggio, ha solo voglia di sbrigare la pratica e poi via, mettermi educatamente alla porta nell’imbarazzo generale e sperare che domani sarà una giornata diversa. Non lo so… e di lei non so nulla, in questo campo… per cui in silenzio raggiungo il mobiletto dove nascondo lo scrigno segreto dei mie preservativi ne tiro fuori uno e mi preparo a calzarlo. Non mi fa mai un bell’effetto il cappuccetto… me lo fa calare quasi subito se non sono davvero motivato. Oppure se non sono dentro subito dopo… per cui opto per la soluzione due: mi sistemo in piedi, poco fuori della porta… prendo a menarlo lentamente per tenerlo su, eccitato dalla quotidianità della conversazione di quella donna dentro cui mi infilerò a breve. Scappello piano e bene, con lentezza studiata, come piace a me. Scappello piano e bene per sentire le sensazioni che adoro proprio sotto la corona del glande. La conversazione volge al termine. Coi denti apro il blister, lo sistemo sulla punta ben tirata e srotolo, con calma studiata, per continuare a darmi sensazioni. Sono praticmente pronto mentre intuisco che mette giù. Ho una idea, ho una idea su come scoparla, adesso, per non lasciare troppo tempo alla sua mente, per non correre il rischio che ci ripensi subito. La maniglia gira… sta per uscire. Ha già chiuso, ho sentito il ciao distintamente. “Diana?” faccio per non spaventarla quando aprirà la porta. “Sì arrivo…” la sento. La porta si schiude, la luce non è ancora spenta. Sono lì fuori, dritto pronto e col pisello vestito a festa. Il suo è un “Ooh…” di sorpresa appena accennato mentre la prendo di sorpresa riportandola dentro e girandola perchè mi dia le spalle. Siamo di fronte al lavandino, con una specchiera bella grande. Conosco questo bagno a menadito… l’ho già usato altre volte… so cosa mi piace, so come mi piace. So quel che voglio: guardarla mentre il nostro primo amplesso non le lascia molto scampo e la vede nel ruolo di attrice non protagonista… perchè voglio mettere le cose in chiaro, adesso. Non è stata dolce, gentile, e premurosa – anche viste le circostanze – quando toccava a lei fare la parte del leone? Adesso farà l’agnellina… così, perchè capisca con chi ha a che fare… e decida che magari vuole averci ancora a che fare, almeno finchè dura la sua permanenza qui.
“uh… quanta foga Gianni… che fai?” sussurra mentre si lascia condurre vicino al lavandino. Ha già capito, credo, appoggia le mani sul bordo del sanitario mentre da dietro, col piede sinistro, le sposto la sua gamba mancina sollevandola un po e invitandola a sistemarsi con la pianta del piede su uno sgabellino piccolo che teniamo pì in bagno. “Tranquilla… pensa a godere… pensa a sentirmi bene…” mentre con la mano sinistra la invito con fermezza ma senza essere brusco a piegarsi un po sul lavandino e con la destra mi aiuto ad indirizzarlo bene dentro. Non mi piace l’idea adesso di cazzeggiarci sulle labbra: voglio arrivare dritto al fondo di questa vicenda. L’uccello intabardato nella guaina di lattice non sente molto, se non un bel caldo… il bordo superiore di indice e pollice, che lo sorreggono, invece, lo sentono bene l’umidino che comincia a farsi sentire proprio sulle labbra. Non è rasata grazie a dio… il pelo serve a sentirla donna e non certo bambina o cretina… e lo sento caldo e curato. Non ci sono tracce di peletti che pungano o di un qualche ispido che infastidisca: sarà stata dall’estetista anche per l’inguine molto di recente. Con una botta sono dentr per metà… e la sento strettina, non completamente collaborativa. Mi ci vuole un bel colpo di reni per puntarlo bene dentro stabilmente a fondo. Lo faccio fissandola. Do due colpi rapidi, studiati, mentre la guardo attentamente perchè nemmeno una sua fugace espressione mi sfugga. Ha ancora la maglietta addosso e la cosa di colpo mi eccita: quel dettaglio da foga casalinga, da scopata all’arrabbiata. Stupore sul suo viso: lo leggo dagli occhi che si sgranano al primo colpo. Fastidio, un po’ di sicuro, evidente: stringe gli occhi e si lascia scappare un sibilo a denti stretti. Ho pompato dentro tutta la mia possanza e fuori due sibili decisi assieme ai due colpi di reni che mi fanno arrivare ben piantato dentro. “Oh… oooh piano…” vien fuori dalla sua bocca mentre detto la traccia del tema che voglio affrontare con lei qui premuta tra me e il freddo della ceramica del lavandino. “Tranquilla, Diana, Tranquilla… non voglio farti niente di male…” dico con voce bassa e decisa, senza riuscira a dissimulare il calore dell’eccitazione. Proseguo: “Pensa a godere, guardami e godi…” e con la sinistra mi infilo a cercarle il seno più vicino prendendolo tutto in una mano, col palmo a disegnare una coppa e indice e pollice una studiata pinzetta che le tortura con dolcezza il capezzolo. La destra sale dalla spalla a spostarle via i capelli per offrirmi il suo viso a tutto lo sguardo. Sfilo per una buona metà per poi ripiombare dentro. Questa penetrazione forse le da ancora un po fastidio: era bagnata magari in punta e non fino in fondo… o forse il suo guardarlo un po troppo prima era solo sintomo del fatto che il calibro finisce per essere un pochino più generoso di quello del marito. Fatto sta che le prime botte devono essere piuttosto decise come sensazione perchè continua a prenderle col viso che disegna smorfie di stupore e di un godimento misto a fastidio. E’ un peccato non sentire se cabia e come cambia la sotto. Mi spiace davvero non poter avvertire le sensazioni che la sua figa prova dal modo in cui cambia la pressione, le contrazioni, i movimenti incontrollati della sua muscolatura li dentro… ma debbo accontentarmi! “Cos’è? Troppo focosi questi napoletani?” le dico sorridendo e con un tono di sfida mentre cominco a penetrarla ormai con u ritmo sostenuto e con qualche botta ogni tanto a piantarmi fin dentro. Ha gli occhi socchiusi, ora, se la gode, di certo… questo lo capisco anche perchè sono meno le sue smorfiette di fastidio. “Oddio si… ma non mi dispiace, tranquillo…” e mi regala uno sguardo carico di malizia che mi mette addosso una voglia maggiore di fotterla, di colpire bene a fondo, di piantarmi dentro di lei con qualche colpo di reni profondo per poi colpire rapido proprio infondo al suo centro caldo, fino alle pareti. “E allora prendi, Diana, prendi… se ti piace non fare complimenti… anzi.. alza il culo…” le suggerisco accarezzandole la guancia con la destra mentre la sinistra continua a mungerle la tetta ed il pollice della destra le cerca le labbra per farsi ciucciare, così, col suo viso perfettamente inquadrato nello specchio perchè io goda di quella visione. Pompo dentro la carne con maggior decisione, mentre ormai anche con l’indice le carezzo le labbra e lei regala ai miei polpastrelli qualche leccata gentile. Le sto pompando dentro con foga mentre mi scopro a dirle: “Alzalo… più su questo sedere magnifico… alzalo emglio che ti prendo bene in fondo Diana, dai…”. La incoraggio mentre sento sullo scroto una sensazione favolosa e contrastante: sotto il freddo insopportabile della ceramica del lavandino, sopra, all’attaccatura con l’asta, il caldo delle sue grandi labbra ormai dischiuse ed umide. “Ma sei un maiale…” mi dice tra una leccata ed un’altra mentre le mie botte e le pompate crescono di intensità e di frequenza. “Non mi pare le dispiaccia signora…” le rispondo sorridendo ed assestand qualche altro colpo più deciso. Le strappo un gridolino di piacere, poi prende ad ansimare più forte… “Tutt’altro… forza, non si fermi… forza, forza maiale…”.Prendo a pompare a ritmo ben sostenuto, la guardo, ha un viso adesso che mi arrapa da morire. Lo ficco forte dentro, le guardo le cosce e le gambe che si tendono quando lo premo dentro. Le guardo il culo che sobbalza ad ogni colpo, ancora sodo e solo con qualche lieve inestetismo che non guasta affatto, anzi, arrapa da morire. “Godi Diana godi… che ti scaccio via tutto lo sress… godi bella mia e preparati… che voglio vederti saltare per me…”. Mi dico che adesso sono sazio di guardarla allo specchio… so che a momenti cambieremo… voglio che sia lei a scegliere come… e voglio farla godere anche quando cambieremo. Cresco in modo furioso, quasi feroce… “Adesso fammi vedere tu come vuoi godere… fai godere il tuo maiale…”.
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fa fatica inzialmente ad entrare, non mi ha bagnata molto con la lingua, è stato un po sbrigativo prima e poi son passati un po di minuti con anche la telefonata di mezzo, ma lei si adatta ed il preservativo poi aiuta e scivolare colpo dopo colpo dentro, ai primi sgrano gli occhi perchè forza un po fino ad assestarsi piu che puo dentro e con una mano mi palpa con forza un seno, sono in suo completo possesso e disposizione, bloccata tra le sue cosce ed il lavandino, respiro gia un po affannosamente ed appena lui mi da tregue cerco di respirare piu possibile, si muove ritmicamente e cadenzato a volte andando fino a fondo corsa piegando un po di piu le gambe, fossi stata una stangona gli avrei offerto l’angolazione migliore per prendermi da dietro in piedi. deve adorare farlo da dietro, prima le leccate, ora la penetrazione … sotto mi sento friggere e finalmente lei si è abituata all’ingombrante invasione che ora viaggia dentro socchiudo gli occhi sentendolo scorrere cosi bente e sentendomi completamente piena di lui, mi alza meglio la gamba da sotto il ginocchi e poso la pianta sul bordo del bidet, poi la stessa mano viene sul mio capo e sul mio vico, mi porge il pollice sulle labbra e lo accolgo mentre i nostri sguardi si incrociano nuovamente allo specchio, la cosa sento che lo fa andare su di giri. inizia anche a parlarmi , sono quasi sopra il lavandino e sembra non bastargli mentre ora lui guarda in giu probabilmente per vedere l’asta entrarmi dentro e violarmi ripetutamente senza darmi tregua …. tregua che non voglio assolutamente perchè sento di essere quasi in dirittura d’arrivo e mi vedo riflessa nello con uno sguardo quasi in trance mentre gli parlo allo specchio, lo sento battere contro le mie natiche che sobbalzano ad ogni colpo, con il suo pollice in bocca bisbiglio che ci sono quasi ma mi parla sopra e non mi sente, non capisco nemmeno bene cosa mi dice quando improvvisamente si stacca lasciandomi completamente vuota, scendo dal bidet e vedo il suo cazzo completamente eretto , lo prendo per mano tornando nel soggiornino
“cazzo c’ero quasi!” “si vedeva dai tuoi occhi! hehehe”
lo faccio sedere sul divano e capisce che voglio andarli sopra per farlo mio e finirmi “brava saltami sopra!”
“fai un po di silenzio perfavore!” gli dico mentre mi metto sopra di lui con i nostri visi a pochi cm di distanza, vado con la mano dietro e guido l’asta che entra dentro in modo naturale tornando al suo posto, mi inarco con la schiena mentre le sue mani si piazzano sulla natiche, io mi appoggio alle sue spalle piegando la testa in dietro
“ora si che entra tutto!” mi dice spingendo a fondocorsa fino alla radice
“aaaaa” rispondo io “siii tutto!”
mi strizza con forza le natiche lasciando che sia io a dare il ritmo
“ci sono quasi ci sono!” gli dico mi manca veramente poco , ora comando io e posso continuare imperterrita finche non inizio a vibrarmi l’addome e contrarmi ritmicamente spezzandomi il respiro piu e piu volte piegandomi su di lui soffocandolo comprimendo il mio collo su di lui, le sue mani scorrono e mi leva la maglietta rialzandomi, respiro affannosamente ed ora percepisco anche il suo di respiro molto pesante … mi son fermata con lui completamente dentro, ora non lo sento piu come una cosa invadente dentro di me …. ma quasi come una necessità da accogliere dentro, infatti mi sento vuota appena mi tiro su facendolo uscire
non gradisci la mossa e mi chiedi … “che fai!?” come a rimproverarmi
“ora faccio godere il mio maialino pertenopeo!” mi guardi con aria interrogativa quando mi alzo dal divano e mi giro di schiena
“mi pare di aver capito…” dico facendoti allargare le gambe “che gradisci vedermi il culo!”
“mmmm” rispondo con un mugugno, vengo in dietro e tu mi lasci completamente fare lo indirizzo sull’imboccatura, che penso tu possa vedere in maniera ottimale
oramai entra che è un piacere e scendo centimetro dopo centimetro
“mmio dio!” dici tu in segno di approvazione “gradisco la tua figa …. e gradisco anche il culo!” e lo stringi con forza con la mani mentre si schiaccia tutto sulle tue cosce
“mmmmm quello però non puoi violarlo!”
“a no?” “mmmmm no!” dico iniziando a salire e scendere togliendoti il fiato mentre stai per ribattere, provo a girare il capo per vederti ma il tuo viso rimane un mistero , continuo il mio lavoro ritmato sapendo che non potrai resistere ancora molto
“cazzo cazzo… ci sono!” “mmm si vieni vieni!” ti dico mentre inizi a gemere ed ansimare finchè non sento che perde di vigore e volume sfilandomelo mettendomi al tuo fianco tutti e due ansimanti all’unisono …. restiamo cosi qualche secondo e vedo il tuo seme che ha riempito il preservativo ed il cazzo man mano rilassarsi svuotando il silicone. non diciamo nulla, ti alzi e vai in bagno, noto una macchia scura, probabilmente un tatuaggio al centro della schiena ma senza occhiali e lenti non riesco a metterlo a fuoco, lasci la porta aperta e ti sento trafficare mentre indosso nuovamente la maglietta e le coulotte , bevo un bicchiere d’acqua alla goccia mentre esci dal bagno,
Alzarmi e silenziosamente andare in bagno. Sento di doverlo fare perchè dopo la foga e la passione che ci siamo regalati e con cui ci siamo comunque appartenuti rischia di calare un curioso gelo d’imbarazzo. Prendo tempo, allora, ne approfitto per sciacquarmi, rimettere a posto le idee e magari tornare di là con una battuta ad effetto che stemperi la tensione. Fosse stata una scopatina quella con te, Diana, una sveltina senza arte nè parte, probabilmente con la scusa di lasciarti riposare dopo la lunga giornata inforcherei la porta e sparirei. Ma mentirei a me stesso se definissi il nostro rapporto scialbo e non interessante. Mi piaci, mi piace come scopi… mi piace da morire come hai goduto e mi piace ancor di più quel che ti sei inventata per far godere me. Temevo la telefonata con tuo marito ti avrebbe fatto “ripensare” ti avrebbe fatto dire di no… temevo anche che mentre te lo piantavo dentro in bagno la tua fosse solo la sopportazione di un casino cominciato prima e la necessità di uscirne prima possibile. Invece no… su quel divano, mentre ansimavi tutta concentrata a ricercare il tuo piacere, tanto da avermi zittito mentre ti incitavo, mi fa capire che infondo sei stata bene anche tu, con me dentro che pompavo forte. Il cappuccio è pieno, lo sfilo tenendo tutto sospeso sul water per evitare di sgocciolare. “Cazzo se me ne ha tirata fuori…” mi trovo a pensare. Dovevo essere davvero eccitato… mi capita sempre così. Mi siedo sul bidet, mi prendo cura di lui, lo ripulisco per bene, sotto e fuori. Si è smollato, inutile raccontarsi fesserie… ma non ha deciso di dare forfait, questo no… lo sento da come si mantiene comunque gonfio, pur avendo abbandonato un po di vigore. Non sento rumori di là, forse ti stai concedendo il meritato riposo in silenzio, sul divano, ripensando a quel che è successo o semplicemente gustandoti gli attimi di quiete dopo la tempesta.
Io ripenso a te, mi copro eccitatissimo a rivivere quei momenti sul contro il lavandino. Mi scorpo invaghitissimo delle tue cosce, appassionato del tuo sedere. Il seno non è di quelli generosi che mi attrae più di tanto, ma il fatto che i tuoi capezzoli siano così sensibili mi arrapa, non posso negarlo. A me piace mungere, è vero, deliziarmi della massa, della carne, del tanto… ma con un po d’olio e la giusta pressione sono convinto mi divertirò a massaggiare anche te… e anche tu ti divertirai, ne sono sicuro. Mi chiedo come staresti in tacchi ed autoreggenti nere. Mi chiedo come staresti vestita in modo disinibito, discinto, vestita per arraparmi. Avessimo un paio d’ore libere mi piacerebbe farti il regalo che ha fatto impazzire Silvia e Franca: essere portata in un raffinato negozio di intimo ed essere viziata, omaggiata di tanti piccoli pensierini che potresti poi sfoggiare con me nella sera, nella notte. Purtroppo il tempo è tiranno, non credo si potrà trovare un buco di un paio d’ore. Purtroppo. Non resta che sperare che tu abbia con te le autoreggenti. Non resta che sperare che tu abbia con te tacchi alti… e magari un bel reggiseno… Non resta che sperare, fantasticare. E adesso non resta che uscire dal bagno e dedicarmi ancora a te.

Quando esco spegnendo la luce e portando indietro la porta sei ancora semidistesa sul divano, accoccolata. Mi guardi muovermi nudo. Mi fissi, vedo che strizzi un pochino gli occhi… impercettibilmente. Dev’essere la voglia di mettere a fuoco qualcosa che gli occhiali noterebbero, i tuoi occhi faticano a individuare perfettamente nei contorni.Non riesco davvero a capire cosa sia. Mi piace pensare che tu stia guardando tra le mie gambe per scoprire qualcosa… ma non so se è così. In silenzio mi muovo verso di te, ti guardo di nuovo con la tua maglietta addosso. Scende bene, non so e indossi gli slip, anche… e con uno sguardo lanciato in modo indiscreto scopro che, sì, tragicamente, hai ancora indossato le coulotte. Mi avvicino. Mi guardi in silenzio. Mi scopro eccitatissimo a guardarti così abbandonata sul divano. Mi ricordi una Paolina Bonaparte, certo molto più rispondente ai canoni del welness attuali, certo con meno forme abbondanti. Ma il concetto di languore e felice abbandono è lo stesso. E’ un attimo. So che vorrei saltarti di nuovo addosso. Piantarmi di nuovo dentro di te tenendoti sotto, questa volta, fissandoci direttamente, stringendoti il seno e carezzandoti il viso… oppure tenendoti sritte e in su le gambe per pomparti forte, fino in fondo, fino dentro… Cazzo se ti rivoglio. Muto con un movimento solo ti prendo infilandoti la mano sotto le cosce e l’altra mano sotto la schiena. Ti sollevo prendendoti in braccio. Sei leggera. Sei stupita da quella mossa così ardita. “Ti porto a letto, adesso, bella signora…”. Mi fissi. Il doppio senso era voluto, mi guardi e dici allarmata: “Di nuovo?” – “Fino ad ora non siamo stati a letto, mi pare…” ti sorrido malizioso… poi proseguo. “Tranquilla, non m sembra di averti fatto male prima… se vorrai sarà anche più bello…”. E senza accettare discussioni mi muovo sicuro verso la stanza da letto, entrando nel varco della porta senza problemi. Mi guardi mentre sto per abbandonarti sul materasso: “Gianni, non sarà un po’ tardi?” mi chiedi con tono leggermente preoccupato. “Signora ma cosa si è messa in testa?! Voglio solo coccolarla un po’ per la buonanotte…” e ti adagio sul letto mentre mi fissi con l’espressione di chi ci crede poco a quel che gli viene detto.
Mentre ti metti comoda sul matrimoniale mi sistemo seduto ai piedi del letto. Cerco i tuoi piedini. Cerco le tue caviglie e le tue gambe, mentre la luce entra dalla cucina lasciandoci in penombra. Se esistesse un feticismo delle gambe, un bisogno inconscio di leccare le cosce, l’interno, il retro del ginocchio, quella sarebbe la mia malattia. Se comincio dai piedi è solo per una questione di comodità… e per predisporre meglio la donna con cui sono… perchè poche lo ammettono che da loro un piacere enorme essere viziate con le labbra e la lingua sui piedi. Prendo a baciare i piedi e le caviglie con studiata lentezza. Un tuo mormorio mi accoglie, indistinto, seguito da un sospiro. “Non posso farci nulla, Diana… hai delle splendide gambe, lo giuro…” e continuo a baciarle, salire e scendere, lasciando andare colpi di lingua sempre più decisi e prolungati. Belle gambe, lisce… è un piacere omaggiarle così. “Non ti sono ancora bastata?” – “No… e non puoi certo pensare che l’ospitalità partenopea si esaurisca con una sveltina nel bagno, Diana…”. Intermezzo la frase con baci e leccate… ti sento sospirare… senti la pelle riscladarsi, tanto. Con le mani prendo le coulotte, infilo pollice e indice a tenaglia sui lati delle cosce, comincio a sfilarle… “Doman m piacerebbe vederti in autoreggenti, coi tacchi…” lascio cadere lì. Sospiri ancora, rispondi ma fingo di non aver capito e sentito… mi ripeto, mentre ormai le coulotte sono quasi giù al ginocchio e sei ancora, di nuovo, nuda lì sotto. Un colpo di lingua comincia a lapparti le grandi labbra, ancora calde ed umide. Mi ripeto… mi correggo: “Domani voglio scoprati con le autoreggenti…” ti lecco il clitoride con un colpo solo, lungo, deciso, con in bocca tutti gli umori che riesco a richiamare… “le autoreggenti e i tacchi…”.
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fosse per me andrei a mettermi a letto, mi siedo sul divano attendendo il ritorno, qualche minuto e torni ancora completamente nudo girando senza vergogna alcuna, senza dire nulla mi sollevi dal divano mostrando una forza notevole visto che non batti ciglio, mi fai fluttuare in camera sul lettone.
non sarà ancora finito il trattamento.
solitamente dopo averlo fatto con mio marito ci rilassiamo e godiamo il momento per poi replicare il giorno stesso sul tardi o i giorni seguenti, praticamente mai subito dopo poco… cerco ci prendere tempo facendo presente che sarà tardi, non ho minimamente idea di che ore siano … saranno quasi le 11 forse, nemmeno cosi tardi poi.
mi accomodo nel lettone e lui resta in piedi mi guarda per poi iniziare languidamente un massaggio condito da baci partendo da piedi e caviglie risalendo inesorabilmente sempre piu su, finchè non mi sfila nuovamente l’intimo iniziando a parlare di come mi vorrebbe, gli dico che non ho le autoreggenti mentre ansimo dopo la sua prima leccata sul mio sesso, ripete la sua richiesta come se non avessi detto nulla ed aumenta la leccata allargandomi le gambe e piazzandosi in mezzo, piego la testa in dietro affondando nei voluminosi cuscini mentre lui solleva il mio sedere dal materasso facendo leva sulle mie gambe aperte, oramai sono sfacciatamente scoperta verso di lui ed in suo completo possesso, la mia schiena e completamente inarcata ma è una posizione che posso tenere senza lamentarmi, scandalosamente mi affonda la bocca sul mio sesso oramai esposto e bagnato di umori, ogni sua leccata è un gemito, inesorabilmente ogni due secondi ne arriva una seguita da un mio profondo gemito, è una tortura l’attesa tra una e l’altra, è un piacere la sensazione di bagnato che mi da.
dopo non so se poco o tanto lo prego di fermarsi
” basta basta ti prego! scopami dai”
si ferma mollando un po la presa … “mmmmm… volentierissimo … allora domani … autoreggenti e tacchi, ti voglio scopare cosi, niente coulotte” le prende le le butta a terra “un bel perizoma nero!”
“mi vuoi vestita da troia?!”
“no no le troie son volgari, tu non lo sei ti voglio sexy!”
“che maiale” dico in tono scherzoso
intanto si è alzato e prende un’altro preservativo da una scatola sul como che non avevo notato
“vieni faccio io” gli dico
“mmmmm volentieri” dandomi il quadratino di plastica ancora chiuso
rotolo sul letto arrivando sul bordo e mi trovo il suo cazzo proprio all’altezza giusta e lo impugno indirizzandomelo in bocca lo bagno per bene imboccandomi il piu possibile e bagnandolo con la saliva e leccandolo alla base con la lingua
lui mi regala una paio di gemiti e di ansimi, stringendomi istintivamente le spalle con le sue grosse e forti mani
alzo gli occhi e lo vedo che guarda il soffitto riprendendo fiato
mi stacco dal veloce servizietto di bocca e apro il preservativo lo appoggio sulla punta e lo srotolo fino alla radice dell’asta, essendo lui bagnato scende giu con facilità estrema, lo sistemi un pochino mentre io torno a posizionarmi coricata sul letto
“non le ho le autoreggenti!”
“comprale!”
“hehehehe”
“dai te le prendo io!”
è proprio deciso …. “vediamo domani dai….” taglio corto io per fermare il discorso e sperare che venga a darmelo
“vestita cosi andiamo a ballare che dici?…. dopocena!”
è da una vita che non ballo in un locale, non mi spiacerebbe assolutamente, ma mi sembra un po strano ed il mio sguardo lo da a vedere
“non ti faccio fare tardi se è quello che ti preoccupa! magari un po tardi lo facciamo usciti dal locale”
intanto e risalito sul letto in ginocchio e si avvicina
“ma quanto parli?” gli chiedo sorridendogli “quando hai la bocca libera non stai zitto un attimo!” dico alludendo al servizio di prima
“dai vieni a darmelo, vieni a sentire quanto l’hai bagnata con la tua boccuccia!”
aprendo le gambe per invitare a mettersi in mezzo nella piu classica delle posizioni.
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Farla aspettare, così languida e desiderosa sarebbe un delitto. Così carponi sul letto, mentre si stende ed assume la posizione più consona ad una penetrazione missionaria, mi risolvo a lanciarmi su di lei. E’ stata lei a chiedere che io mi prendessi cura del suo piacere, che glielo dessi dopo il trattamento che le avevo riservato, lubrificandola a pieno con baci e leccate. Credo le piaccia molto come trattamento, sebbene resta sempre la sensazione che più che lasciarsi leccare e viziare quel che preferisca sia farsi prendere. “quanto parli!” mi dice… taciturna, credo di poter indovinare… così non ci penso su due volte e, zitto zitto, una volta su di lei, non ho che da direzionarlo appena per non colpire fuori bersaglio. Scivolo dentro facilmente. La pompata di prima ha lasciato chiaramente i suoi segni… e la mia lingua l’ha predisposta bene. Sono dentro davvero senza alcuna difficoltà. Spingo col bacino per sistemarmi meglio, pompo un colpo ben in fondo, assestato con la giusta dose di vigoria, e sento i nostri sessi completarsi perfettamente. Ho l’osso pelvico che struscia sul suo clitoride se premo bene… ma non sono ancora completamente soddisfatto di quanto lo ha sentito. Mi inarco, premo di più… finchè non sento attraverso il cappuccetto, la punta adagiarsi fino in fondo contro qualcosa. Ha una espressione sorpresa in quel momento. “Cos’è… troppo?” “Mhmhhh… no… no… prego… fai come credi…” con una espressione tra il malizioso e l’insostenibile. Sì, evidentemente ho premuto troppo. Non so dire se sia fastidio oppure stupore… ma non mi lascio condizionare dalla cosa: sfilo e riaffondo così. Ancora una volta. Ancora. Le prime pompate sono cadenzate, quasi ritmate: tanto esce, tanto e un po’ più forte rientra. Non posso farci niente, per me scopare è così, almeno le prime volte: la sensazione di pieno è quella che mi appaga, che mi piace sentire. Non so se sia fastido il suo o enorme piacere che cresce, ma la sua mano sinsitra va a cercare il lenzuolo e stringerlo, menre le labbra si acconciano in una srana smorfia di piacere e gli occhi si socchiudono, a volte stringendosi forte.
Ha i capezzoli ritti che premono sul tessuto leggero della magliettina. Tiene le splendide cosce divaricate, ma ancora basse, appena piegate sulle ginocchia. Tiene il sedere un po’ troppo schiacciato al letto per i miei gusti… credo lo faccia per non agevolare quella pompata che deve sembrare immatura, irruenta, troppo decisa. Con la destra tiro u la sua maglietta, senza sfilarla. Finisce arrotolata proprio sotto il suo mento, scoprendo quei seni che il piacere ha reso più sodi, ha rialzato. Mi fiondo sui capezzoli, sempre pompandola con la stessa vigoria. Succhio alternatamente l’uno e l’altro, perchè nessuno dei due si ingelosisca. Quando la sento piano sollevare un po le gambe e cominciare ad accoglierlo meglio, è allora che decido di osare. Ho carburante, visto che la venuta di poco fa mi ha lasciato tra le mai un bel bonus da sfruttare… così prendo in mano la situazione, poggiandomi un attimo sulle ginocchia in una posa che sembra donarle un po di requie, visto che resto dentro solo per metà dell’asta. Con le mani le prendo le cosce da dietro le ginocchia. Mi guarda… “Ehi… ehi… che fai?!” chiede tra il malizioso e l’allarmato…” Ssshhhh!” le faccio io con aria complice ma di chi non ammette nemmeno repliche… “Quanto parli!” canzono imitando la sua espressione di prima. Ha gli occhi un po’ troppo aperti, aria un po preoccupata del tipo: “che ha in mente questo?!”… quando vede che le porto le ginocchia in alto piegandole le gambe e che intrappolo i suoi stinchi sotto le mie braccia stringendomele al petto. Adesso Diana è tutta raccolta in un ovetto di piacere, la schiena distesa, il sedere alzato, il suo centro di piacere che si schiude verso l’alto, verso di me, e le gambe ad incorniciarle il busto e i seni. Stretta così ha le tette che sporgono di più offrendosi alla mia bocca. Mi piego su di lei mentre con un colpo vigoroso sono di nuovo dentro, fino in fondo.. accompagnat da un suo urletto di sorpresa e – spero – piacere. Ed è allora che comincio a pompare con estremo vigore, con forza. Mi metto il coltello tra i denti e fotto, fotto forte, come se non ci fosse un domani… visto e considerato che domani, magari, al netto di tutte le proposte di quegli attimi di poco fa, potrebbe non esserci più nulla con Diana. I sensi di colpa che tornano a farsi sentire stanotte, una telefonata diversa col marito… e magari cambia idea. Tutto e subito, tutto e adesso. Così, con questi pensieri che mi ronzano in testa prendo a pomparle dentro tutta la mia carne e tutta la mia voglia. Mi tuffo a caofitto sui suoi seni, ciucciandoli, leccandoli, baciandoli, mentre la sento a bocca serrata urlare senza fare un verso, tenendo tutto dentro e a tratti colpendomi col palmo della mano quasi a dirmi “vacci piano…” – “oppure forza, così!”. Le cose sarebbero molto diverse tra loro, così alzo lo sguardo e interrogativo le faccio: “Cos’è qualcosa non va?” con aria maliziosa ed un pelino maschia. Mi fissa, scuote la testa come ad invitarmi a continuare ma precisa: “Così mi fai urlare, cazzo…”. Le dono un sorriso che non lascia adito a ripensamenti… “E tu urla, non è mai stato un problema, non mi ha mai sentito nessuno, qui…”. Pompo un colpo, un altro ancora… poi riprendo col ritmo di prima. Dopo qualche colpo furioso mi prende il viso tra le mani, fa in modo che io la fissi con tono molto serio, stravolto un po’ dalle mie entrate vigorose mi fa: “Grido! Guarda che grido…” come ad avvisarmi di quel che sta per succedere. Resto zitto, la fisso, colpisco più forte, come ad incoraggiarla. Colpisco ancora, inizia a gridare, si scalda anche nel modo di parlare ed esprimere il piacere: “Cazzo… sì così, vai… vai, ancora…”. Il tono della voce crescre, cresce forte. E io pompo dentro, e il suo viso si avvicina al mio, col collo teso verso di me. “Così dai… dai scopami, scopami…” mi incita. Non ce la faccio più a contenermi, prendo a grugnire a denti stretti, invitandola a lasciarsi andare: “E tu godi, godi Diana godi… così che vengo, così che vengo…”. Mi fissa d’un colpo… “Non ora… ci sono quasi, non ora, fammi venire, fammi venire forza…” prchè evidentemente brama questo orgamso intenso e di forza. Mi concentro, stringo i denti, pompo forte e rinserro la posizione. Ormai sono ficcato dentro completamente, colpisco il fondo e struscio il clitoride ad ogni avanzata. C’è quasi… “Cazzo, si si si… cazzo vengo…” mi guarda stravolgendosi nel piacere. Le sue contrazioni sono fortissime, violente, avvolgono l’asta e la cappella con vigoria. Mi sento squassare, è come se una mano di colpo mi ritirasse dentro e mi tirasse tutto fuori. Mentre è al culmine ed i suoi piaceri vengono fuori come grida indistinte, sono io ad esplodere, forte, prorompente. Colpisco mentre sento i primi spruzzi scaricarsi fuori da me. Colpisco ancora. Mi stringo a lei e lentamente affondo per svuotarmi completamente. La sento tremare, mi stringe forte un attimo, poi si lascia ricadere sul letto. Affondo il suo viso sui seni lasciando che le sue gambe scivolino rilassate adesso sul letto. Con un sospiro forte vado a bacirale il collo… “Cazzo che scopata…” menre prendo a leccarla e cerco un po di pace. mi sveglio la mattina e inesorabilmente la sveglia impostata sul telefono non si ferma finchè non la blocco io … ho dormito pesantemente e mi sento tutta intirizzita, godendomi il calduccio del piumino, mi rigiro e stiracchio decidendomi ad alzarmi … inevitabile tornare a pensare alla sera prima, quanto fatto in bagno e sul divano ma soprattutto nel letto … era distrutta dalla stanchezza del viaggio e della giornata , ma soprattutto mi sentivo svuotata dal piacere provato con il secondo orgasmo.
dopo esser venuti siam stati coricati sul letto in silenzio per svariati minuti, poi lui si è diretto nuovamente in bagno per rinfrescarsi e quando è uscito l’ho imitato girando nuda senza nessun imbarazzo … per un’attimo ho temuto di risvegliarlo … ma evidentemente era piu che sufficientemente appagato …. e come dargli torto hehe
siam rimasti in silenzio senza dirci nulla di particolare, lui mi ha comunicato che non sarebbe restato ed ho apprezzato il fatto di poter star sola, dicendomi che sarebbe passato alle 8.30 a prendermi. mi sto infatti preparando per scendere a far colazione con lui e poi andare alla villa a fare i rilievi. decido di indossare i vestiti che avevo gia programmato di mettermi in precedenza per ovvi motivi di comodità lasciando da parte la possibilità di stuzzicare gianni in qualche modo, preparo i jeans paperine completino bianco coordinato normale slip e reggiseno, camicietta golfino e sopra il trench, un filo di trucco solo accennato e son pronta. prendo la macchina fotografica, cartellina con blocco di fogli e planimetrie della villa, passeremo tutta la giornata la a fotografare gli interni e mi dovrò segnare i locali foto per foto, poi con il misuratore laser dovremo prendere le dimensioni di massima dei locali per verificare sommariamente i mq ed avere una base di un seguente rilievo molto piu dettagliato per progettare le opere da effettuare. mentre faccio mente locale sento il cellulare suonare … è mio marito e rispondo, ci aggiorniamo su come vanno le cose ed è tutto ok, i nonni son arrivati in tempo per portare la piccola all’asilo elui è appena uscito di casa e lei stava ancora dormendo …. intanto guardo dalla finestra e vedo la macchina di gianni, gli faccio ciao con la mano e lui mi dice di scendere, la giornata è un po grigia ma potrebbe migliorare nel corso delle prossime ore, scendo e son ancora al telefono e ci salutiamo cordialmente con un gesto della mano mentre io sto terminando la telefonata ci dirigiamo al bar, lui è vestito come la sera prima, facciamo il tragitto in silenzio entrando poi nel bar. si comporta gentilmente come solito ma con lo stesso distacco del giorno prima in stazione nonostante quanto sia successo in serata, son un po combattuta da una parte avrei voluto maggiore dolcezza, quasi si comportasse con me come una fidanzata, tenersi per mano qualche contatto fisico maggiore, dall’altro non so come avrei reagito, forse irrigidendomi … interrompe i miei pensieri commentando come mi son vestita
“ti sei messa comoda!”
“si il piu possibile …. fatto male?”
“no no …. ” fa un attimo di pausa sorseggiando il cappuccino “come stai? svegliata bene?” dice con tono ambigui ed allusivo
“bene bene grazie …. perfettamente in forma! grazie … e tu?” ribatto io sorridendogli
“da favola!” dice terminando la colazione
saliamo in auto e ci dirigiamo fuori verso la nostra meta… arrivati ci organizziamo e gli dico cosa si deve fare … non proprio un lavoro divertente iniziamo dalle foto, io scatto con la macchina e lui segna sui disegni di volta in volta il numero, teniamo un buon ritmo e dopo 2 ore abbiamo fatto il giro interno di tutti i locali più significativi, la villa è veramente enorme. gli dico che ora bisogna farle fuori e giriamo tutt’attorno ritornando alla macchina dove posso posare la macchina foto e prendere quanto necessario per le misure…. il lavoro veramente lungo e palloso …. finalmente è uscito un bel sole che ci scalda
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Appena arrivato a casa ero convinto sarei rimasto sveglio per parecchio a ricordare e ripensare a quel che era successo… invece il sonno più profondo è arrivato immediatamente a sconvolgere i programmi. Credo di essere crollato dopo pochi minuti da quando mi ero disteso nel leto dopo una doccia veloce nello spazio della quale, con l’acqua che scorreva addosso, avevo avuto modo di rivivere nella mente qualcuno degli istanti più intensi di quella serata. Di certo non ci avrei mai pensato che sarebbe successo… di certo non avevo intenzione, il giorno dopo e quello successivo, di lasciarmi sfuggire altre occasioni per approfondire con Diana la questione sesso. Piacermi mi piaceva, eppure tanto… ma per i miei gusti le nostre erano state copule troppo fugaci e poco personali. Certo, non si sarebbero potute chiamare sveltine, ma l’avevo messa poco in cndizione di esprimersi per il meglio, se non per quella parentesi allacciati sul divano con lei a dettare il ritmo. Avevo di sicuro altre sorprese in serbo.
Dormii profondamente e quando mi riebbi dal sonno intenso, dopo le solite operazioni di preparazione all’uscita, rassicurai mio padre sul fatto che avrei seguito personalmente e scrupolosamente tutta la questione… e che, no, non avevo bisogno di una mano. Avrei saputo cavarmela da me… anche perchè l’idea di poter restare intimamente da solo con quella donna nella villa mi eccitava da morire. Mi vestii comodo e sportivo, senza però rinunciare a quel tocco di classe che l’abbinamento dei colori sempre mi portava a vivere addosso. Presi con me tutto il necessario e fui di nuovo sulla strada per andare a prenderla. La scorgo lla finestra, la attendo e dopo poco mi ha raggiunto. Veste sportivo anche lei: un golfino, un paio di jeans, le ballerine ai piedi. Mi piace, sebbeno non fosse proprio l’abbigliamento che più mi eccitava. Andiamo a fare colazione, poi dritti alla villa. Non tengo un comportamento troppo evidentemente appiccicoso, mi mantengo con una certa distanza mai formale ma sempre distinta, educata. Alla fine, certo, la voglia di saltarla addosso mi si è cucita sulla pelle… ma devo anche fare i conti con la notte che lei ha passato e i pensieri che a lei hanno turbinato nella mente. Già il fatto che non si dimostri lei troppo distaccata fa ben sperare… sebbene una certa dose di imbarazzo ci circondi. Qualche chiacchiera mentre facciamo colazione, poi un paio d’ore davvero molto, troppo professionali, oserei dire, in cui le faccio da assistente vistando sulle planimetrie ogni numero di scatto. Cerco un momento per spostare l’argomento sul sessuale, sulla voglia che ho di lei… ma mi sembra davvero una persona che… “Prima il dovere”. Così attendo, studio la situazione. E sincermamente, studio lei, il suo portamento incredibilmente elegante e mai volgare… oltre a non staccare gli occhi da quello splendido paio di gambe inguainate nei jenas modellanti. E da quello splendido sedere, fantasticamente tenuto su dall’attività fisica. Mi guardo intorno… vorrei farmela qui, alla “crudele”, magari sul cofano della macchina… anche perchè le condizioni della villa non sono le migliori per rotolarsi sul pavimento in un amplesso focoso… e di farlo chiusi in macchina come fidanzatini in camporella non ho ganchè voglia. La macchina non è il posto che preferisco, scomoda, anche se la mia è spaziosissima, quasi un salotto, come tutti i suv audi, ricercata in ogni dettaglio di comfort.
Si guarda attorno, e verrebbe quasi da dire che abbiamo finito. E’ allora che mi balena una idea pr la mente, una di quelle epifanie preziose: serve a tornare dentro… e ad averla chiusi un un luogo che chiama anche visivamente chiunque altro fuori. Averla in un luogo dove posso provare a spingere la situazione un po’ più in la… e provare a coronare il esiderio di una bella scopata ultraclandestina con lei. Suggellerebbe un rapporto spinto più in la del normale “colpo di testa” della sera precedente… e mi darebbe modo di realizzare un altro piccolo desiderio che non mi abbandona da quando l’ho vista: quanto vorrei mi succhiasse, qui, magari in ginocchio… non per chissà quale ragione ma perchè è davvro il modo migliore per prendersi tutto il piacere: quello visivo e quello tattile. Proviamo: “Magari potremmo abbinare alle planimetrie ed alle foto anche qualche scatto di quel che si vede dalle finestre… può essere utile anche il dettaglio del panorama che si avrebbe in ogni singola stanza, non trovi? Qualcosa di più ricercato lo si abbina a qualche veduta particolare… che ne dici?”. Mi guarda, sorride: “Già, quelle ci mancano… mi sembra una buona idea…” mentre comincia ad avviarsi, ormai pratica degli ingressi, e mentre prendo a seguirla con gli occhi fissi sul suo sedere. Si volta, quasi per rendersi conto se io la stia seguendo o meno… e mi becca lì a rimirarle il culo. Sorride, si volta ridandomi le spalle e la sento dirmi senza guardarmi: “Ti deve piacere proprio tanto eh?” prendendo lievemente ad ancheggiare per stuzzicarmi. “Eh già… e vedo che le piace Signora…” lascio andare il mio lei scherzoso. Mi aspetta sulla porta, mi guarda: “Sì, devo ammetterlo… mi lusinga la tua attenzione…”. La lascio entrare tenendole la porta, poi, mentre la richiudo alle mie spalle le sussurro: “meno male, temevo ieri mi avessi sedotto ed oggi volessi abbandonarmi…” Scuote la testa, mi guarda con uno sguardo interrogativo, vedendo che sto chiudendo la porta dall’interno: “Che hai in testa?”. La prendo per mano e la avvicino a me… la sento piccola, senza tacchi, come la sera prima. “Una voglia… forte…”. Mentre salivamo le scale lo sentivo crescere tra le gambe, contro il tessuto del jeans… adesso che la sua pancia ci sbatte contro mi rendo conto che ho già una vistosa erezione. “Mhh” la sento fare, tra un sospiro e un ansimo di sorpresa. “C’ho una voglia… forte… che non se ne vuole andare…” e le prendo la mano portandola direttamente sul paccotto che tutto teso la attende. “Ho un bruciore intenso.. proprio lì… sarebbe bene farlo passare prima di tornare in studio, sa signora?”. Mi guardi, tra il pensieroso ed il desideroso. “Qui la vedo difficile, però… se ho capito bene…”. Porto giù la zip con ‘altra mano mentre le rispondo con voce bassa e calda: “Sai ieri avevi cominciato un certo discorso con lui… e non l’abbiamo portato a termine per quella telefonata… forse è il caso di riprenderlo…”, mentre lascio che il boxer, con il jans ancora abbottonato, sotto il tessuto scenda giù e libero dalla feritoia ella lampo l’erezione che ormai si presenta gagliarda e bella gonfia. Le sue mani, minute e piccole, lo trovano così, bollente e tozzo com’è sempre quando sono davvero eccitato. Non ho un gran cazzo in lunghezza, questo l’ho sempre ammesso e saputo… ma quel che mi piace è constatare come sia in tutto e per tutto simile a me: robusto. Col tempo ho imparato che spesso quella è una dote che incuriosisce e infastidisce più dell’altra. Franca, Silvia, la stessa Valeria non hanno mai negato come slle prime quella larghezza le abbia messe a disagio. Sento di nuovo il suo stupore mentre il contatto tra i suoi palmi e l’asta comincia. E’ lei a vincere il silenzio carico di mio desiderio e suo imbarazzo: “Ma come… qui? Così?”… non so se il suo sia stupore, fastidio per il posto, se sia stranita dalla circostanza inattesa o se le sembri un po’ troppo ardito quel che le chiedo… vinco il momento, la fisso intensamente: “Tranquilla… qui non ci viene nessuno… ed ho una voglia pazza di farmi succhiare via tutta questa voglia…”. Glielo dico schiacciando il viso sull’incavo del su collo, con parole e fiato bollente vicino al suo orecchio, e con la lingua che prende a leccare proprio dietro il lobo…
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E’ quasi ora di pranzo e sinceramente ho una gran fame, sarà l’attività fisica della sera prima, sara il girare per la villa tutta la mattina, ma di tornare dentro a fare le foto dalle finestre non ne avrei proprio voglia, si potrebbe fare benissimo oggi pomeriggio quando dovremo ripassarcela tutta con calma per le misurazioni … mi pare scortese dire di no e dico che si puo fare e ci incamminiamo, mi sento gli occhi addosso … infatti è cosi … andiamo all’ultimo piano ed entriamo in quella che probabilmente era la camera principale … chiude il battente … si avvicina e con pochi gesti messosi difronte a me riesce a farlo uscire dai bottoni aperti dei jeans .
“sicuro che qui non viene nessuno?”
“voleva venire mio padre ma gli ho detto di evitare….”
“non sarebbe bello ci beccasse…cosa gli si potrebbe raccontare!” gli chiedo mentre piego la testa in basso per vederlo e con una mano iniziare a segarlo, faccio uscire la sua cappella rosa e gonfia … lui mi ringrazia baciandomi e leccandomi l’orecchio
“tranquilla tranquilla” mi ripete sperando che io mi decida ad abbassarmi … io continuo a segarlo lentamente ed inesorabilmente, per poi aprirgli meglio i pantaloni e renderlo piu libero, li abbassa dalla vita e ci si sposta di lato verso un muro e la relativa finestra con davanzale su cui lui si appoggia con il sedere, lo vedo bello svettante e vado a massaggiargli anche i testicoli e lui ha come un sussulto, ci guardiamo in silenzio e ci scambiamo un sorriso mentre mi sistemo la ciocca dei capelli, do un occhiata alla porta della camera un po insicura
sento le tue mani sui fianci e scendemi sulle natiche fasciate dai pantaloni, stringermi e mi abbasso un po piegando la schiena, arrivo a lui e gli do qualche bacio sulla punta , poi faccio uscire la linguetta e faccio uguale con qualche rapida leccata alla punta prima coperta poi scoperta tirando giu con la mano, schiudo la bocca e con la lingua vado sulla lunghezza dell’asta, mi avvicino davanti e piego le gambe per mettermi meglio sotto
“brava cosi” mi dici tu, tra le gambe gia mi sento un lago e lo vorrei …. ma qua è difficile … vediamo
lo lecco cosi da sotto, dalla radicie finsu con la lungua tenendole con le dita di una mano mentre con l’altra mi appoggio al muro che hai dietro,4 leccate dal fondo poi scendo anche sui testicoli
e ti rubo un gemito piu profondo degli altri seguito da un “dio sii”
visto che ti piace mi dedico un po ai due grossi kiwi, li carezzo con la mano libera mentre l’atro lo lecco delicatamente, azzardo con la mano a stuzzicarti il perineo, non piace a tutti gli uomini, mio marito ne va pazzo, anche li ti colgo di sorpresa “aaammmmm sii” dici piegandoti ancora piu in dietro per concederti totalmente in erezione a me, da sotto cosi e da attaccata è veramente grosso.
ciudo la divagazione nei paesi bassi e torno a dedicarmi alla torre di pisa svettante, lo impugno segandolo e percependo la mia precedente saliva su di lui, vado ad imboccarmi con la punta
“mmmm ma allora ci sai fare!” mi dici
“mmmm e cosa credevi?”
“hehehehe” piego la testa e lo faccio scomparire muovo il collo ritmicamente piegando il capo e facendolo entrare prima fino a metà poi il piu possibile lasciando la presa con la mano, mi tengo alle tue gambe e mi muovo ritmicamente “mmmm sii … come succhhi!!!” dici volgarmente per incitarmi, lo faccio uscire e fa un effetto risucchio mostrandosi mezzo scappellato e tutto bagnato
“ti piace?!” mi chiedi “è buono?”
“mmmm moltissimo!” ti dico guardandoti, “continua … che cosi mi fai sborrare fino all’ultima goccia!”
per non fargli perdere consistenza con la mano lo massaggio mentre ci parliamo
“eggià ed a lei non lo dai da gustare?”
“mmmm volentieri! molto volentieri!”
“hai il preservativo?”
intanto torno a succhiarlo senza aspettare la tua risposto, lenta scendo giu e poi risalgo mentre mi dai la cattiva notizia che non li hai con te ma in auto
“senza non è un problema …. occhio a non venire dentro” ti dico dopo esser risaluta ed avermi legerato la bocca dalla presenaza ingombrante del tuo attrezzo
“succhia ancora un po dai….”
“mmm ma allora ti piace veramente”
“da morire”
lo lecco come fosse un bel gelato
“no no succhia come facevi prima!” obbedisco e tu appoggi una tua mano sulla mia nuca, non fai forza perchè sarebbe una cosa odiosa e segui il mio ritmo cadenzato
“ti prego ora dammelo però non resisto più”
ti dico poi staccandomi
“ok te lo sei meritato!”
mi tiro su e rispondo con un sorriso mentre faccio saltare i bottoni dei jeans abbassandoli un po in vita ancheggiando un po per farli scendere , mostrandoti l’intimo
“girati! è l’unica!!” mi dici lasciandomi il posto sul davanzale, tiro giu anche gli slip bianci e viani dietro di me, ti abbassi ancora un po i pantaloni mentre io mi piego in avanti,
“è abbastanza bagnata?! non li vuoi tu due baci?”
“no tranquillo”
sento la punta
“cazzo ma sei un lago”
“mmmm si” ti dico mentre piano lo fai entrare, mi apre si fa largo, chiudo gli occhi stringedo le mani sul marmo del davanzale mentre un marmo rovente mi apre in due fino in fondo, piu mi piego in avanti e vengo in dietro con il bacino piu entra, tu sei fermo e son io ad inghiottirlo, ci fermiamo e gia ansimiamo ….
“mi sa che non ci vorrà tanto a fami venire” ti dico mentre giro la testa “mmmm sei un po eccitata!”
mi muov in avanti
“ferma ferma” mi comandi, sei tu che ora vuoi darti da fare e farmi venire
“non dentro ti prego”
“ok ok” mi dici abbassando lo sguardo, vedi il mio culo e ci porti sopra le tue mani, poi vai sui fianchi e una poi torna a stringemi una natica mentre lo sento scorrere in modo impercettibile, mi allarghi le natiche in modo volgare
come la sera prima ho timore che tu mi chieda l’entrata B la mano mi carezza una natica e poi l’altra mentre riaffondi sempre lentamente fino alla radice del tuo cazzo
piego la testa in su
“li no” ti dico alludendo all’anale
“immaginavo … non mi sembravi il tipo … è stretto lo romperei!”
“mmmmm già ieri sera mi hai rotto altro!”
“non è mia intenzione farti tornare dal maritino tutta intera! hehe”
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Un pompino fantastico, davvero. Diana ci sa fare, non posso negarlo! Credevo in realtà avrebbe fatto più storie, invece è bastato farglielo sentire caldo sul palmo della mano, caldo e duro, per convincerla che era il modo ed il momento migliore per godere un po’ in pace e libertà. E’ bastato rassicurarla sul fatto che saremmo stati soli, le è bastato sentirmi così duro e determinato per decidere che valeva la pena di quell’ennesimo colpo di testa. Fa piacere sentirla così semplice da disinibire, così facile da eccitare. Mi piace l’idea, serena, che non stia provando sensi di colpa o quantomeno che questi non siano così forti e presenti da farla desistere.
Me lo ha lavorato divinamente. Dev’essere una a cui piace indugiare appena poco, però… da questo punto di vista la remissività di donne come Franca e Silvia mi aveva di sicuro viziato, loro pronte e decise a far durare un pompino ore sane, inebriate a loro detta dalla sensazione di bravura e godimento che traevano dal piacere che mi davano. Le eccita l’idea di eccitare, le eccita l’idea di comandare la mia goduta. Lei no… vive evidentemente il pompino comeuno dei tanti strumenti per mettermelo bene in tiro e prepararci, assieme, al finale. E’ molto dlce e romantica nel leccarlo e nel baciarlo, così accoccolata tra le mie gambe. Ci sa fare, non ne lascia asciutto un millimetro.. certo, se ci desse dentro con la stessa identica abnegazione anche nel suchiare sarebbe una dea davero… ma val bene così. Soprattutto perchè senza dover dire nulla, ha scoperto quanto mi eccita che mi si stimoli con grattini e dolci tocchi il perineo. Brava, Diana, brava davvero.
E’ un piacere decidere di prenderla, sentire che smania per averlo, che ne ha voglia, tanta da accettare di farlo senza preservativo… “L’importanteè che non mi vieni dentro, eh…” su questo è categorica, ci tiene a precisarlo. Non è il massimo, forse dovrò risolvermio a fare come Onan e spargere in terra il mio seme… ma se è questo il prezzo per la sua figa fresca, strettina e così profumata e curata, lo pagherò. Con gli interessi. Mi eccita, da morire. La facilità e la rapidità con cui si spoglia la dice lunga su quel che ha in mente. Me lo chiedeva già da mezzo pompino, me lo diceva già che aveva voglia… ma non avrei mai creduto di trovarla così pronta, vischiosa di voglia e bagnata di desiderio. Non serve neppure inumidirla, ha già fatto tutto da sola ciucciando e pensando a come ciucciava, a quanto godevo, evidentemente. La faccio poggiare alla finestra. Fosse una strada trafficata quella lì sotto, a nessuno sfuggirebbe che c’è lì al davanzale una bella donna, giovane e davvero sexy, che si sta facendo sfondare da un maschiaccio corpulento e determinato. A nessuno sfuggirebbe l’espressione decisa e contratta di lui, torbida e stravolta di lei, mentre con la mano le separo quelle splendide natiche guardandole la rosellina di dietro. Stretta, di sicuro ancora intoccata. Intoccabileci tiene a precisare ancora una volta lei, che su questo credo non ammetta proprio discussioni. Lo ammetto, l’ho ammesso, il culo è per me una fissa assoluta. Se ben ci penso non c’è donna o ragazza che io abbia avuto che non ha dovuto cederlo. Spesso a tradimento e di sorpresa me lo sono preso. Spesso le prime sono state copule non proprio dolci… non ho mai forzato nessuno, ma di certo ho dovuto far forza… e di certo alcune volte i primi minuti non devono essere stati davvero piacevoli. Ma sono fatto così. I culi son tutti belli. E vanno onorati. Andrebbero onorati sempre… questo più di tutti se solo si potesse. Non voglio sciupare nulla però, mi tengo la voglia, non mi permetto… vuol dire che mi sfogherò altrove. E mentre lei si muove per cercare il mio sesso eretto, e tozzissimo, reso marmoreo dal fantastico trattamento delle sue mani, della sua lingua e delle sue labbra, decido di divertirmi, Decido di lenire quella voglia che resterà insoddisfatta di culo con una scopata che abbia del clamoroso. Mentre scherzo con lei sul fatto di volerla rimandare indietro intera… o rotta, mi sto già scappellando l’uccello. Voglio infilarglielo con la testa già tutta di fuori… i preservativi non li sopporto perchè annullano il contatto… ed io ora voglio riprendermi tutto con gli interessi. Mi sente armeggiare con la mano lì dietro….”Ma che fai?” vedendo che un po’ m’attardo… “Che hai cambiato idea?”. Non finisce la frase, non conclude la parola, che già la cappella le si schianta dentro di botto… “Cazzo, piano, mi rompi davvero Gianni…” mi fa quasi sorpresa, trafitta da quel corpo duro e deciso. “Ma quanto parli, oggi…” canzono io, avvicinandomi a sfilarlo del tutto, tenendo dentro soltanto mezza cupola della cappella e restando con l’asta puntata ma tutta fuori… “Ah, sarei io la chiacchierona?” mi dici cercando di guardarmi, forse ancora stupita da quell’abbrivio così focoso. Ti sento stretta, mi sento duro. Sussurro uno shhh appena accennato e prendo a poompare rapidissimo, come un coniglio, affondandolo solo quel tanto che basta a far passare avanti e indietro la corona della cappella. “Resta stretta mi raccomando… è fantastico stimolarci così…”. Stringi i muscoli, modelli la posa per assecondare la mia richiesta, poi alcuni tuoi mugolini di piacere mi suggeriscono che la cosa ti piace… “Occhio se vai così… non venire ti prego sarebbe un casino…”.Invece ti serro i fianchi con le mani per tutta risposta, accellero se si può ancora un pochino e trattenendo un sorriso ti dico semplicemente: “TRanquilla… collaudato, così godo e duro per ore…”. Ed è vero, di venirmene così non se ne parla, a meno che io non cambi dopo un po radicalmente intensità e non cominci a sfiaccarmi dentro a tutta corsa… con quella stimolazione me ne verrei in due minuti. Ma così, con le piccole labbra di lei serrate per benino e la parte immediatamente sotto il glande a scoprirsi e farsi massaggiare da quell’avanti e indietro serrato… ci godo da matti e per tanto. La tengo ferma. Pompo con quel ritmo, affondando di pochissimo ma sfregandole l’ingresso praticamente senza sosta. La sento mugolare, la sento godersi quel servizio. Piego un po le ginocchia perchè le me scariche continue le stimolino anche il clitoride. La sento fremere. “Così Gianni, dai, così… che mi fai! Che mi fai!”. Che ti faccio ? pompo, pompo in silenzio e con abnegazione, senza fotterti, lucidandomi la cappella dentro di te. E’ una sensazione intensa proprio dove più mi fa impazzire, dove spesso non arriva il pompino, dove non arrivano mai le mani… dove forse riesce ad arrivare una scopata così. Le guardo le cosce tese, le guardo il sedere tutto nudo e fresco di quel mattino comunque appena primaverile. La guardo nel riflesso della finestra sporca, stravolta. Si gira lentamente verso di me. “Cazzo se continui così non ce la faccio a starti dietro… me ne vengo Gianni… è fortissimo…”. Non so se abbia mai provato questa novità ma di sicuro ora se la sta gustando. La sento scuotersi, godere da matti. La sento finalmente liberarsi con la voce, alzarla di tono, godere… e mentre gode si fa decisa, volgare quasi, incitandomi: “E tu non vieni porco? Dai, muoviti…” dopo poco… “Cazzo Gianni, vieni… sei un maiale… non ce la faccio più, vieni…ti prego…”. Inizio a martellarla forte, adesso fino in fondo. I primi colpi la trovano impreparata, la squassano mentre era ancora sballonzolata dagli ultimi colpi del precedente orgasmo: “Cazzo, piano Gianni… nonce la faccio, cazzo… cosa sei…”. Le rispondo ispirato dall’orgasmo che sento crescere: “Un porco… il tuo porco… e voglio venire… devo venire…”. Ti muovi allarmata, mi guardi, hai il viso paonazzo dalla goduta ma gli occhi spaventati: “Cazzo non venirmi dentro…. ti prego non venirmi dentro..”. Tranquilla, vedrai che non ti vengo dentro, tranquilla… ma a te non lo dico… ti serro forte e continuo a pompare: “Oh cazzo… cazzo gianni sta attento… oh mamma che cazzo mi stai facendo…”. Colpisco come in trance mentre sento che l’orgamso risale dalla schiena… “Pronta? Voglio fare una bella sborrata coi fiocchi…” ancora qualche colpo, poi di nuovo… “Pronta?” – “Sì cazzo Gianni, sì…”. E mi sfilo da te attendendo di esplodere, da quanto ci sono vicino…
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“esci esci” gli dico e alla velocità della luce lo leva da lei lasciandomi improvvisamente cosi vuota
mi raddrizzo e faccio appena in tempo a prenderglielo in mano che inizia a spruzzare gemendo, ha aspettato proprio l’ultimo secondo, ancora poco e mi imbrattava il culo o peggio mi veniva un po dentro, lo sego furiosamente imbrattandomi le dita, viene anche lui con la sua mano e lo stringe dandomi il ritmo inarcandosi in dietro sgocciolando tutto il suo piacere sul pavimento in 3-4 pozze fatte dagli schizzi, io mi son spostata un po di lato e lo vedo ansimare e bisbigliare sotto voce “grazie grazie … mio dio!” continuo a massaggiarlo finche non si è afflosciato quasi tutto , lo mungo letteralmente fino alla fine
“svuotato tutto!” dico sorridendogli ma non si è ancora ripreso
“basta diana bastia!”
smetto con la mano un po inzaccherata della sostanza appiccicosa e tiepida che ora sinceramente non so proprio come pulirmi
goffamente mi sposto verso uno dei mobili che son coperti con dei teli, uso uno dei lembi per levare il grosso alla bene meglio
mi laverò le mani in seguito
intanto l’odore della stanza è oramai intriso del profumo di sperma mentre gianni si sta tirando su l’intimo ed i pantaloni rimettendo via il suo cannoncino … sempre pronto a sparare hehehe
rimaniamo in silenzio dopo il rapporto furente che sarà durato qualche decina di minuti, molto fugace ed intenso
sinceramente non pensavo di venire visti i due orgasmi la sera prima
per venire solitamente mi ci vuole piu tempo tra un rapporto e l’altro … ed anche ieri sera, quando ha preso l’iniziativa per la seconda volta, non pensavo di raggiungere nuovamente l’orgasmo … invece
ho goduto e rigoduto
solitamente voglio rilassarmi dopo il primo rapporto, magari accoccolarmi, fare due parole per poi dormire se è sera o fare le faccende se è giorno … lui invece mi ha voluta la prima volta sul divano … lasciandomi fare, le altre due invece è stato lui a volermi prendere, dimostrando una voglia sorprendente … ed è proprio questa sua voglia, direi quasi foga e generosità a sbloccarmi di testa per poter raggiungere i seguenti orgasmi non restando appagata solo del primo
oggi poi senza preservativo lo sentivo in modo pazzesco, anche grazie alla posizione … per un qualche volpo mi son sentita anche sollevare da terra tanto mi batteva forte, non mi stupirei se, grazie al suo fisico riuscisse anche a sollevarmi, prima in realtà mi sarei voluta inginocchiare e farmi prendere con lui dietro sulle ginocchia piu comodamente perchè le mie gambe erano indolenzite …. ma probabilmente sarà solo questione di tempo per fare la classica posizione a pecorina
ma cosa sto pensando!
ma cosa sto diventando!
stiamo salendo in auto e mentre mi dice che a pranzo andiamo dove siamo andati ieri mi viene come un groppo in gola, pensando a mio marito ed a mia figlia … ed al figlio che vorremmo fare e che stiamo cercando di avere … infatto non prendo piu la pillola proprio perchè lo stiamo cercando
“tutto bene?” mi chiede lui
“si si” gli rispondo un po nervosa manco avesse gia capito i miei pensieri
rimaniamo in silenzio finchè non arriviamo ed ordiniamo …. io prendo solo un insalta … non ho per nulla fame
come sempre quando son nervosa mi prende lo stomaco togliendomi l’appetito
o ancora peggio facendomi rimettere le cose che ho mangiato in precedenza
mangiando decidiamo i programmi del pomeriggio con le misurazioni in villa che ci occuperanno tutto il pomeriggio ed anche forse la mattinata del giorno dopo
“cosi tante ne devi prendere?”
“e si di ogni stanza, l’altezza se cambia e le dimensioni di massima!”
“vabhe ma una pausa la facciamo no?” mi chiede lui facendo l’occhiolino
“he he he dammi tregua!” gli dico io mascherando il mio imbarazzo con un sorriso di circostanza
finiamo di mangiare e prendiamo il caffe per poi uscire un po al sole e fare alcune telefonate di lavoro e private
lui sente suo padre per aggiornarlo io sento in ufficio se ci son novità
poi chiamo il marito e parlargli mi calma un po facendo passare i sensi di colpa
anche se quando chiudo gli occhi durante la telefonata non riesco a non vedere il cazzo di gianni a pochi cm dal mio viso accucciata in villa mentre lo sto per succhiare fino alla radicie
mi si spezza per un attimo la voce e sento una sensazione di eccitazione tra le cosce
lui si avvicina proprio in quel momento e se mi saltasse addosso me lo farei piantare nuovamente nascosti dalle auto nel parcheggio restando al telefono con mio marito mentre lui piano piano lo infila dentro lentamente per non farsi beccare
finisce la telefonata e scaccio via le immagini pornografiche dalla mia mente
“hai mangiato poco a pranzo … non vuoi smaltire nulla!? hehehe”
“non sono abituata a questi ritmi …. non resisti fino a questa sera?”
“farò il possibile! ma in cambio ricordati come ti devi vestire!”
“non è che mi sia portata tutto il guardaroba!”
“….mmmmm allora se non andiamo troppo per le lunghe qua a prende le misure magari provvedo io …. a prenderti qualche cosa di interessante che taglie hai^?”
“ma che dici?”
“conosco un paio di negozi da donna vicino a casa e potremmo passare dopo tornando in città….oppure passo io…. taglie?”
“seconda di seno, media sotto ma che hai in testa?!”
“non lo so nemmeno io … se vieni con me lo scopri altrimenti poi passo io da te a prenderti”
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Per una donna non si bada a spese… questo è sempre stato il mio motto! Ed anche oggi, con Diana, dev’essere così. Quel che ho in mente è un sanissimo e professionle pomeriggio, in cui lei potrà prendere le misure alla presenza anche di un mio collaboratore dello studio che renderà le cose più semplici, spedite e veloci. Nel frattempo Giorgio avrà modo di vedere quanta professionalità e quanta serietà investo nel rapporto con Diana. Giorgio è un brav’uomo, un onesto padre di famiglia ed ormai nonno che lavora con mio padre da ormai trent’anni. Non perderà occasione, una volta tornato alla base, di riferire a mio padre quanto bravo e diligente è il suo figlio in carriera. E mio padre non pererà occasione di non dubitare nemmeno per un secondo della mia assoluta e certa affidabilità. E’ necessario se voglio portare stasera Diana a cena e soprattutto se voglio un dopocena coi fiocchi con questa bella mamma. Saremo celeri, faremo presto… e io potrò poi portare Diana in una boutique di intimo che conosco in un paese vicino… è la boutique di un carissimo amico e cliente dello studio che seguo personalmente da tempo. una mia telefonata a Giorgio nella quale gli chiedo di raggiungerci alla villa mentre pariamo dal ristorantino.
appena in Villa sono veloce e lesto nel mettermi a disposizione, evitando – è importante – di far avvicinare Giorgio a quel punto benedetto in cui ho sporcato il pavimento con tutto lo sperma che Diana mi ha tirato fuori nella fine mattinata. La macchia è ancora lì. Diana la fissa quasi terrorizzata, mi guarda, come a sottolineare l’importanza che lì Giorgio non vada. Le sorrido, si rassiura… passiamo oltre.
I lavori di misurazione prendono tre ore buone ma con Giorgio siamo già ad un punto così esaltantemente avanzato che è Diana stessa a dire con assoluta sicurezza: “Può bastare per oggi… domani credo che anche solo con Gianni riusciremo a finire in un paio d’ore quel che manca del livello superiore.”. Ritorniamo alla macchina ed è Giorgio, sempre cortese e pronto alla gentilezza, a suggerire: “Se siete così a buon punto, Gianni, perchè non far vedere qualcosa di bello alla signora prima della serata? Siete a cena con lo staff, con tutti noi… ma tempo ce n’è ancora per una puntatina verso la riviera…”. Come fare a dirgli di no? Non sarà la riviera, certo, non sarà il belvedere… ma tempo per noi ce ne sarà, di sicuro. lasciamo Giorgio e guardo Diana , le dico con sempicità: “Pronta alla sorpresa?” – “In verità un po’ intimorita… che cos’hai in mente porcello?”. Le sorrido e facendo manovra: “E’ una sorpresa ma, mettiamola così, non prevedo di sciupartela prima di cena, se è questo che ti fa paura.”. Mi sorride, sussurra un “maiale” carico di complicità e poi resta un attimo in silenzio a guardare le mie manovre. Prendo la strada che esce dal paese. “Dove andiamo? Davvero dico…” – “Da un carissimo amico, molto molto discreto, che ha uno splendido negozio di intimo…”. Diana va momentaneamente in apnea, mi guarda, trasale ancora poi mi dice: “Ma davvero hai in mente di…” – “Non accetto discussioni: qualcosa per la cena, qualcosa per il nostro personalissimo dopocena… non dimenticare che parti dopodomani, domani sera vorrei salutarti come si deve, chissà quando ci rivediamo!” le sorrido guardandola, vedo che abbassa lo sguardo, un attimo indecisa sul cosa rispondermi: “… non dirmi che non ti mancherà un certo modo di abbuffarsi…”. Mi sorride, con la mente forse altrove. Parliamo di lavoro, è lei che spinge lì l’argomento. Di casa, del marito, dei figli, evita accuratamente di parlare. Parcheggiamo dopo una quindicina di minuti. Si guarda attorno scendendo, sembra quasi tema di essere riconosciuta… poi mi guarda e dice: “Ti spiace se chiamo un attimo a casa? Non vorrei chiamasse mio marito mentre siamo dentro…” tiene gli occhi fissi sul cellulare mentre mi comunica questo desiderio. Acconsento. Ho modo di pensare come stia recitando e vivendo perfettamente il ruolo di amante. La cosa mi diverte, ad essere sinceri mi eccita. Quando dopo qualche minuto in cui per discrezione mi sono allontanato viene verso di me le chiedo: “Pronta?” annuisce, arrossita. Entriamo, ad accoglierci c’è il proprietario con una commessa che avrà più o meno la mia età, Marika, molto gentile, professionale…
“Salve Gianni, ben trovato? Tutto bene?” – “Assolutamente Marika, salve signor XXXXXXXXX… ero qui con questa carissima amica che è veuta a trovarmi e ho pensato che una puntata qui andava fatta, anche soprattutto per un omaggio a Diana”. La bella piemontese mi sembra un po’ sconvolta da tanta cordialità. Sapevo sarebbe rimasta sorpresa da tutto. Mi rivolgo a Marika sospingendo con gentilezza Diana in avanti: “Scommetto sarà difficile scegliere un tris di completini, tra i tanti bellissimi che avete… Diana cercava qualcosa di elegante ma anche qualcosa di, come dire, sfizioso… se ci mettiamo tranquilli, magari, vi dico anch’io che ne penso…” e sorrido alla bella architetta per incoraggiarla. Marika ci soccorre, la mette a suo agio quasi subito invitandola a passare nella stanza con le vetrine celate da tende per cominciare a guardare qualcosa. Io mi fermo solo qualche minuto con il proprietario a scambiare qualche battuta di circostanza. Ed apprezzo, come sempre, la sua assoluta discrezione: nemmeno una parola su Diana, come sempre quando vengo qui.
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sono imbarazzatissima e penso che lo abbiano capito tutti, Marika mi fa fare un giro della boutique, che devo ammettere è veramente un bel negozio di classe, per niente volgare … per un attimo in auto ho temuto mi portasse in un sexyshop ma invece il negozio merita e ci fossi passata davanti non avrei escluso un mezzo pensiero ad entrarci, in vetrina oltre a due completini di intimo sopra i soliti manichini ne espone altri su un tavolo antico e poi anche vestiti e costumi da mare su altri manichini in una vetrina attigua con anche dei vestiti da mezza stagione tra lo sportivo ed elegante
nervosamente giochicchio con la fede gironzolando… che spero non abbia visto e notato … chissa cosa potrebbe pensare della situazione, per un attimo penso anche di toglierla ma poi desisto
“ha gia qualche cosa in mente?” mi chiede diretta spiazzandomi non poco
“sinceramente no… ” rispondo io guardandomi in giro ed osservando i vari capi esposti appesi … “se gianni è un cliente abituale potresti dirmi tu cosa gli piace…. cosi potrei scegliere se fa al caso mio … e se mi sentirei a mio agio!”
“bhe a vederti non penso che tu abbia particolari problemi ad indossare ogni tipo di intimo, soprattutto se hai in mente di tenere le scarpe con i tacchi non avresti problemi a farti slanciare ulteriormente”
“io so che gradirebbe le autoreggenti … ma non sono … come dire …”
“non sarebbe a suo agio?”
“esatto!”
“è questione di abitudine, usate un paio di volte poi è capitato che clienti non ne potessero fare a meno, visto il clima che abbiamo qua… lei non è del posto vero?”
“no son di Torino … in trasferta per lavoro”
nonostante tutto mi sta mettendo decisamente a mio agio mentre gli uomini son di la che parlano penso di lavoro e affari
rimaniamo un attimo in silenzio mentre cerca un paio di completini dalle grucce appesa
“colore? preferenze? data la carnagione puo variare su ogni tipo di colore senza problemi! andrei sul perizoma ? se non ricordo male le coulotte gianni non le gradisce molto!”
“esatto!”
intanto gianni si avvicina
“visto qualche cosa?”
“no siamo in alto mare” dice marika
con il suo arrivo torno ad irrigidirmi un po imbarazzata
“lasciaci fare … se ti fidi ti facciamo una bella sorpresa” dice marika
“ok ci sto” riallontanandosi e decidendo di andare a prendere un caffe con il proprietario del negozio … si congedando dandoci un po di tempo per la scelta
spiego in poche parole che mi serve qualche cosa per la sera magari da abbinare poi ad un’altro pezzo per il dopocena e poi ci sarebbe anche la sera dopo dove in realtà non so che programmi avremo
lei ci pensa su un po poi mi fa un paio di proposte molto interessanti e di classe, capendo che non sto cercando nulla di volgare o “estremo”
vado per esclusione ed alla fine decido per un completino reggiseno e perizoma con inserti di pizzo semitrasparenti per la serata, abbinato con un top coordinato come colore e pizzi da indossare in seguito
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, definito da lei letteralmente romantico, seducente e sfizioso viste le trasparenze poi per il giorno seguente ho optato per un po di colore con una negligè satin molto leggera colore bacca violetta
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da indossare come mi ha consigliato senza nulla sotto quando si tornerà a casa con delle autoreggenti classiche poco coprenti e con la balza alta visto che non sono abituata
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…. che alla fine mi consiglia di prendere… dicendo che
“magari non le indosserà per molto”
“heheheh vediamo dai … ”
mi propone da mettere per la serata seguente un completo nero ed uno bianco da coprire poi con la negligè eventualmente nel dopocena
Il nero è composto da calze autoreggenti a rete con reggicalze coordinato, una mutandina completamente trasparente di raso ed un reggiseno trasparente parecchio alto.

Il completino bianco prevede autoreggenti abbastanza velate un perizoma molto elegante ricamato sul davanti ma assolutamente minimal nella parte posteriore ed un push up davvero parecchio hard in tulle trasparentissimo con ricami tono su tono .
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“questi gianni son sicura li gradirebbe molto!”
mi mette in difficoltà perchè questi si sono un po forti per me …
“prenderne un’alto nero?” butto li io prendendo tempo per decidere se e cosa prendere
“efettivamente hai ragione … vai sul bianco allora … ” dice pressandomi per concludere
“si però di quello nero se possibile però con le altre autoreggenti che mi hai dato prima ok?”
“certamente!”

all’ultimo mi fa prendere per la serata anche un paio di collant neri fantasia , le spiego che saremo prima ad una cena di lavoro e non soli noi due, quindi decide per un’ altro tipo di calza, sempre velata come la precedente ma con un dettaglio intrigante sulla parte posteriore, una riga che sale su dal tallone, “con queste vai sul sicuro eleganti e di classe giuste per una serata di lavoro ma cmq sexy!”

abbiamo finito da qualche minuto quando tornano dal caffe e si tratta solo piu di saldare, cosa che aspetto faccia gianni
il quale si stupisce di quanto abbia speso poco
“a saperlo prendevo ancora altro!” dico scherzando
ci congediamo ringraziando e si sale in auto
immagino sia curioso ma non chiede nulla
rimaniamo in silenzio ed alla radio passa la nuova canzone di Renga …. è appena iniziata e la sento tutta ascoltando le parole
non so se tu stai facendo altro ma sembra scritta apposta per noi e la cosa mi emoziona … finisce ed arriviamo sotto casa ma in testa mi girano le parole … non ho aperto becco per tutto il tragitto … ci salutiamo e per un attimo mi viene quasi voglia di baciarti e dirti di salire per fare l’amore …. anzi sesso … esito un attimo
“tutto bene?” mi chiedi
“si si ” rispondo io sbrigativa mentre recupero i sacchetti del negozio e le mie cose del lavoro
rimaniamo come al solito per l’oretta di tempo per prepararmi … son le 7 passate ed il ritrovo per la cena sara per le 20.30 …
a dopo Quando arrivo sotto casa sua non ho bisogno di salire, di attendere. C’è l’accordo di farle uno squillo quando sarò vicinissimo. La chiamo: non voglio nascondermi, la speranza è anche quella di un aperitivo. Nulla da fare: Diana mi informa che è praticamente sulla porta e sta scendendo. Poco male, mi dico… terrò in caldo la voglia per il dopocena. Richiude la porta alle sue spalle e si dirige verso l’auto. Ha un fascino incredibile preparata per la cena di lavoro. I capelli acconciati, il vestito ben evidente sotto il trench, calze nere e tacco. C’è poco da fare: mi piace, moltissimo. Ha un sex appeal incredibile, che pensavo di poter trovare solo in donne un po’ più mature. Sale in auto velocemente ancor prima che possa essere io ad aprirle lo sportello. “Non dirmi che siamo in ritardo…” mi dice quasi allarmata entrando. Approfitto della solitudine di quella strada e delle luci basse e soffuse del cancello di pertinenza, mi avvicino, cerco ancora una volta le sue labbra che lei gentilmente nega con il solito gesto di porgermi il collo. “Prima di partire dopodomani, mi bacerai…” le dico in tono di sfida. Mi sorride, si sistema la ciocca dietro l’orecchio poi come fosse una battuta: “Sì, San Pietro… prima che il gallo canti…”. Evidentemente il riferimento evangelico le fa scattare il pensiero del marito, della figlia… perchè mentre le infilo la mano sotto la gonna mi ferma e dice: “Se non è tardi così mi fai fare tardi davvero!”. L’aria che tira è chiara: prima la cena. Ed allora di buona carriera dirigo i fari dell’auto verso il ristorante che mio padre ha scelto. Oltre a lui e mia madre ci saranno i collaboratori dello studio. Quando facciamo il nostro ingresso in sala, cerco in tutti i modi di dissimulare un atteggiamento confidenziale che con Diana, complici le due giornate di sesso intenso, rischia di venirmi naturale. Mi accomodo però di fronte a lei, sono quelli i posti lasciati liberi, di sicuro per rendere più comoda la conversazione. Non certo per rendermi più comodi i piedini che, spesso senza guardarla, le faccio per tutta la serata.
La cena passa via in modo molto professionale, distinto ed elegante. Si parla e si chiacchiera delle prospettive future. Si programma un incontro con il responsabile economico commerciale dell’azienda dove lavora Diana… e poi un parecchio più interessante ritorno della bella torinese, verso la metà del mese prossimo, giù a Napoli per una permanenza più lunga e per l’avvio del cantiere. Sorrido dichiarandomi già da ora a completa disposizione di Diana per tutto quel che possa servire. E’ lei ad ammettere: “Senza le sue energie e le sue risorse sarebbe stato tutto molto più complicato… e poi è così premuroso e disponibile!”. Lodi che alludono, negli sguardi con me ad altro. Mio padre non può capire… e tra il dessert e l’amaro di chiusura si diefinisce molto orgoglioso di come sto portando la faccenda avanti e dell’energia che ci metto. Diana, mentre i piedini si fanno sempre più insistenti, dissimulati dalla mia attenzione alla conversazione, conclude: “Energia? A volte anche troppa…”, passandosi a posto l’immancabile ciocca di capelli. Sono le 22:40 quando la cena termina e ci avviamo verso casa. Nel silenzio più totale faccio manovra e guido verso la casetta dov’è alloggiata Diana. “Niente giretto romantico?” ed io le porto per tutta risposta la mano sul pacco, duro, durissimo per tutta l’eccitazione accumulata. Non desidero altro che prenderla, adesso, anche se vestita così, anche se so quali difficoltà ci sarebbero a sfilare collant, scarpe ed altro. “Gianni… ma non ti basta mai?”. Resto muto. Premo la sua mano che si distende e comincia a giocare con la punta stretta contro i pantaloni. “Mi sa che c’è da aver paura di un uomo così determinato e silenzioso… che hai in mente porco?” mi dice in tono scherzoso ed al mio silenzio oppone un timido “Almeno fammi chiamare casa prima… così stiamo più tranquilli…”. Se non fose che appena entrati in casa la prendo di sorpresa alzandola letteralmente da terra. Per le scale, nell’ovattata penombra e col massimo silenzio, avevo già provveduto a tirarlo fuori facendolo semplicemente passare dalla zip aperta. La sollevo con energia, tenendola ben salda dalla cintola, senza far male ma trattandola quasi come un trofeo. “Ma sei pazzo… sei pazzo…” ridendo per quell’agguato, mentre la lascio andare di faccia avanti su letto e lei si regge sulle ginocchia e sui palmi delle mani assumendo la classica pecorina. Dimenandosi non s’è accorta del mio cazzo fuori dai pantaloni e già infilato sotto la gonna del suo vestito. E’ solo a pecora che se n’accorge… mentre punto l’asta dura, di prepotenza, contro la stoffa leggera del suo perizoma ed il nylon di quelle calze. La visione di lei inguainata in quel collant così elegante e decisamente porco mi manda in estasi. Le scarpe con il tacco ancora calzate ai piedi mentre è a pecora mi mandano in visibilio. “Mi basterebbe poco e te lo pianterei dentro bucando anche le calze, Diana sai?” – “maiale e che fai mi rovini questo capolavoro?” – “Domani te le compro nuove…” dico sorridendo e premendo forte per far capire che non scherzo. Struscia un po, in estasi per quella sorpresa e la decisione di quel trattamento… poi si riprende un attimo e mi fa… “Non voglio che ci interrompa nessuno… fammi fare quella telefonata, davvero, due minuti…”. Ci penso solo un attimo su, poi mi scosto. Andando verso il bagno con una delle confezioni della boutique tra le mani mi guarda e maliziosa fa: “La tua attesa sarà ripagata di sicuro, maialino…”.
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la serata alla fine è stata piacevole, pensavo piu noiosa, e non siamo andati nemmeno per le lunghe, son le 23 quando entriamo in casa
durante la cena mi sembrava scortese alzarmi per chiamare a casa ed allora ho rifiutato la chiamata mandando messaggio dicendo che avrei chiamato piu tardi xè alla cena di lavoro
sicuramente la piccola gia dorme ma almeno sento mio marito per farmi aggiornare su come sta andando
appena entrati gianni mi solleva dai fianchi e mi porta in camera da letto facendomi planare sul letto, mi appoggio con le mani e con le ginocchia, con un gesto rapido solleva la gonna fasciante del completo scoprendo dove va a finire la riga del collant e vedendo il perizzoma con il pizzo sul fianco e la sottile stoffa tra le mie natiche, spinge il suo bacino contro il mio centro del piacere e lo sento, esce dai pantaloni e si va a piantare sul perine strusciando prima sopra sull’ano poi sotto sulle grandi labbra compresse dall’intimo e dal collanti
cerco di bloccarlo sul nascere ricordandogli della telefonata
sbuffa un po … sicuramente avrebbe voluto prendermi come fa lui con forza e decisione … poi desiste e si scosta liberandomi dalla presa
mi dileguo e prendo una borsa del negozio di intimo e vado in soggiorno a prendere il telefono nella borsa posata all’ingresso
“La tua attesa sarà ripagata di sicuro, maialino…”.
… faccio la telefonata in soggiorno seduta sul divano e dura qualche minuto, ad un certo punto mi vedo arrivare gianni gia completamente nudo e mi passa davanti sorridendosi versandosi un bicchiere d’acqua
riesco a scorgere finalmente in modo chiaro il tatuaggio che ha al centro della schiena ma poi l’attenzione è attratta dal suo cazzo svettante e quasi completamente duro a 2metri da me, spalanco gli occhi quando un po si avvicina prendendoselo e mostrando la punta mi vuole imboccare mentre son al telefono ….mi tiro in dietro guardandolo un po male e lui non si ferma, si inginocchia e non capisco cosa voglia fare, le sue mani prendono a sbottonarmi la giacchetta e poi la camicietta , cerca la lampo della gonna sul lato e la tira giu con non poche difficoltà, mi fa sollevare … e la gonna scivola giu, la telefonata giunge al termine … chiudo
“non mi piace aspettare!” dice mentre mi faccio sfilare anche la parte alta,
“sei matto … ero al telefono con mio marito!”
“lo so hehehe potevi darmeli due bacini”
recupero il sacchetto e vado in bagno scappando dalle sue grinfie non riuscendo a scappare da una sonora pacca su una natica

strano il tatuaggio penso mentre apro il pacchetto ed indosso il top da legare dietro al collo completamente trasparente e bordato di pizzi
un po inquietanti le figure disegnate, sembra quasi uno di quei simboli di bande dell’est non sono esperta … mi viene in mente il film “educazione siberiana” tipo quelli penso faccio il nodo, sul suo fisico massiccio fa ancora piu pensare a qualche passato criminale o in carcere … un passato da badboy magari quando faceva pugilato
per una frazione di secondo penso che effettivamente non so poi nulla del suo passato … chissa che non mi vada ad infilare in qualche giro strano.. i cattivi pensieri vanno via veloci come sono arrivati sopraffatti dal momento e dalla situazione creatasi
mi do un occhiata e penso di andare bene … anzi decisamente bene…mi piaccio anche perchè il top maschera le imperfezioni sui fianchi ed i collant contengono le natiche che a volte trovo un po troppo abbondanti
ho tenuto anche i collant per farmeli togliere da lui … mi era parso li gradisse
esco ed è in camera ovviamente nudo
“ora io son tutto nudo e tu quasi ancora tutta vestita!”
“mi è parso di capire che ti piace spogliarmi … datti da fare!”
mi dice squadrandomi dalla testa ai piedi … “tenuto i collant e le scarpe … brava … fossero state con il tacco a spillo sarebbe stato ancora meglio” mi dice avvicinandosi, guarda nel riflesso dello specchio il dietro del top e fissa il mio culo, mi fa girare ed ora sono io a vedermi a figura intera con lui dietro che guarda direttamente in basso, la sua mano scorre sulla natica per poi andare sul bordo del collant e piano abbassarlo…. mentre l’altra viene a stringere forse il mio seno
“con calma” gli dico “non aver fretta!” rigirandomi verso di lui
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“Non avere fretta” è una espressione che con me non ha molto senso. Non è fretta la mia, mai… è fame. Fretta di arrivare al contatto, al bruciarsi la pelle addosso. Mai fretta di concludere. Decido di stringerla in un abbraccio sovrastante, la avvolgo, prendo a baciarla sul collo, sull’orecchio, in modo vorace, appassionato. Sento l’orlo dei collant che mi stuzzica proprio sotto l’attaccatura dell’asta, che si è alzata andando a premere contro il pancino di Diana per tutta la sua lunghezza. Spero piaccia anche a lei quel duro tra noi. Di colpo, sorprendendola, la tiro su ficcando le mani sotto le sue natiche e sollevandola. Non ci vuole molto, leggera com’è. La fisso neglio occhi dicendole quasi imperativo: “Stringiti bene al collo e tieniti su…”. Se ha ballato, ed ha ballato, sa come fare. Quando sento che sorpresa e divertita serra i talloni proprio sui miei fianchi, con le mani che a cucchiaio la tengono sotto il sedere faccio quello che mi arrapa di più: le strappo i collant proprio nella zona del perineo, per crearmi il pertugio giusto dove infilarmi. Tesi così ci vuole davvero poco. La cosa la sorprende:
“Ma che fai?” dice quasi allarmata.
“Te li ricompro domani nuovi, te l’ho detto… voglio scoparti con le calze addosso…”
e mentre il rumore dello strappo lascia il passo al silenzio ed al nostro respiro, scosto con la destra il perizoma – questa volta con qualche difficoltà visto che il suo corpo è ancora rigido dalla sorpresa, per creare lasciare campo libero a lui che ormai strofina gentilmente la sua testa durissima e di sicuro arrossata proprio sul suo ingresso. Quando sento la sua carne bollente e umida a contatto col glande
“Sistemati… questa si chiama ballerina… vediamo come te la cavi…”
Sono rivolto di spalle allo specchio. Mi accorgo che il suo sguardo è tutto rivolto al mio riflesso di spalle. Il suo viso mi pare sorpreso, anche se non abbiamo occhi negli occhi. Accetta titubante… che non lo abbia mia fatto prima?! La sento scendere sull’asta. La sua grotta è parecchio più stretta vista la posizione; entrare è facile, farsi strada un po’ meno. Ma premo. Lascio che la gravità aiuti e faccio resistenza con una bella spinta sui lombari. Comincia a piantarsi dentro. Tenendola sorretta la sistemo meglio con il culo sulle mie palme. Metto la testa nell’incavo tra i suoi capelli ed il suo collo ed a voce alta, mentre prendo a leccarla e baciarla ingordo lascio andare un
“Balla, porcella… balla e goditela…” e con un colpo deciso le do l’avvio…
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“oddio gianni!” gli dico quando mi fa andare giu tutta di colpo “fa male!” dico ansimandogli sul collo
sentendo come se un pugno mi fosse entrato dentro … fermandomi letteralmente impalata stringendo il collo
il suo cazzo è asciuttissimo e fatica ad entrare … lei si plasma su di lui ma se mi muovo lo sento strofinarsi non scorrere
“bagnamelo bagnamelo” …. mi dice lui …. “con la bocca dai!”
mi fa scendere e mi inginocchio mentre ci giriamo di lato verso lo specchio lo prendo alla radice e inizio a mangiarlo succhiarlo fino alla fine 4-5 volte mentre tu ci guardi riflessi
“cosi va meglio vedrai!” gli dico rialzandomi da terra
“bravissima!” mentre mi riprendi abbracciandomi sollevata lo guidi e lo indirizzi nuovamente spostando con forza l’intimo
lei è un lago e lui ora è bello bagnato e sento la punta venendo giu prima poco poi fino a meta poi tutto fermandomi
ci guardiamo allo specchio un attimo poi l’oscenità della visione fa si che chiuda gli occhi mentre mi inarco con la schiena sentendolo dentro aderendo con il mio addome al tuo
siam tutti in ansimo ed un gemito mentre mi muovo cosi con lui tutto dentro senza salire o scendere ma solo inarcandomi in avanti ed in dietro sentendomi grattare tutta dentro
le tue mani mi sollevano e scorro su di lui rischiando quasi di perderlo facendolo guizzare fuori, mi fermo giusto in tempo e riaffondo tutta
“aaaaa si! cazzo” dici tu
“mmmmmm miodio gianni”
“ti riempie ?” mi chiedi
“ooo si” dico rialzandomi facendo forza sulle tue spalle riscendendo con un rumore di umori mentre lui si immerge nuovamente nelle mie carni
vado su e giu per qualche volta … sapendo che non potrò durare molto cosi
inizio a sentire il tuo collo e la tua schiena imperlati di sudore dovuto allo sforzo di reggermi
e inizio ad essere indolenzita … mi fermo ansimando quasi stremata
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Fatichiamo, inutile negarlo. Lo splendido pompino che mi ha tirato per lubrificarlo meglio mi ha messo su di giri ancor di più, se possibile. Perchè l’ha fatto volgarmente, voracemente, con gli occhi fissi su noi due riflessi nello specchio. E perchè m’ha dato netta l’idea di quanta fatica facesse a farselo star tutto dentro… e sono soddisfazioni tutte maschili queste. Mi arrapa, inutile dire bugie. E m’eccita ancor più l’idea di darmi da fare in ogni modo possibile con quel corpo che riesco a maneggiare come preferisco. E così per fotterla meglio e fino in fondo, sempre reggendola e lasciando sia lei a oscillare su di lui e stimolarsi bene in fondo, faccio qualche passo verso il muro, mi piego leggermente sulle ginocchia e faccio aderire la sua schiena al muro. La pressione e quella superficie allevieranno il peso del suo corpo e, soprattutto, mi prmetteranno di tenerla ferma mentre le pompo dentro con voracità. Decido di parlare il meno possibile, concentrato in quel silenzio finora mai usato che credo la ecciterà, forse intimorendola anche un po’ ma di sicuro la farà fremere. Quando capisce le mie intenzioni e comprende che sarà schiacciata al muro mi guarda un po’ allarmata. Sente il muro contro la schiena e mi dice a voce alta: “Cazzo, Gianni fa piano… fa piano che me la spacchi…” già presagendo la forza che potrei imprimerle. Al primo colpo la sento sollevarsi un po contro il muro e gemere, facendo seguire il belato da un energico “Oh cazzo… Gianni…” come a chiedere pietà. Ma non ci sent da quell’orecchio, almeno decido di non sentirci subito, e così con una botta nuova mi riaffermo dentro, con la punta che la colpisce in fondo: “Cazzo… piano ti prego… ti prego…”. Decido di risponderle, non riesco a fermare questa voglia di essere deciso, sfrontato: “Cos’è sono troppo grosso? Troppo animale? Non ti piaccio così maschio?”. Una botta ancora. Geme, grida, anche di piacere di sicuro… ma forse adeso sta diventando troppo intensa la penetrazione: “Troppo Gianni… sei una bestia così… mi spacchi…”. Ci sta godendo, lo sento… ma allento la presa per paura di risultare uno stupratore invece di un amante. Accanto ho il comò basso con sopra la specchiera. Mi arrapa il suo riflesso, Mi arrapa l’ìidea di stenderci lissù per scopare. Mi piego, lascio che adagi il sedere lì e la spingo a scivolare in su, prima di montarla. Le prendo le caviglie, punto le sue scarpe e i suoi tacchi sul mio petto. Mi piego, poggiando un piede all’altezza dei suoi fianchi sulla bassa cassettiera, tra lei e lo specchio. Piego le ginocchia, indirizzo il cazzo sulla sua grotta ormai aperta. “Guarda come sei bella, così da vicino, mentre godi…” indicandole con un cenno lo specchio. E cominciando ad entrare, più dolcemente, ma sempre a fondo
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finito contro il muro … penso ci si sposti sul letto … invece mi fa appoggiare al como … poi poi farmi andare giu, prende le mie gambe e seguo i suoi movimenti, son molto flssibile grazie all’elasticità acquisita con i numerosi anni di danza classica e poi moderna, si piazza anche lui e spinge…. non faccio in tempo a girare la testa verso lo specchio indicatomi da lui che affonda il colpo e non poffo fare a meno di chiudere gli occhi sentendo la sua cappella scorermi dentro fino in fondo e risalire andando proprio a stimolarmi quello che solitamente viene definito G .. g di godimento
piego la testa indietro offrendo il collo alla sua bocca ed alle sua labbra e non perde l’occasione, affonda tutto fermandosi
“è tutto diana è tutto dento!”
“hhaaa lo sento …. dio se lo sento”
“mmmmmm”
mi piega ancora un po poi si ferma
ansimando e gemendo anche lui
respiriamo all’unisono e sento il suo cazzo avvolto dalle mie pareti vaginali piano piano uscire di nuovo….lentamente fino alla punta, giro la testa verso lo specchio e lui sta guardando giu, lo guarda mentre mi entra dentro dischiudendomi le labbra per poi risalire ora lentamente, guardo un po poi sento che questo trattamente mi sta facendo per venire …. ci siamo quasi non posso resistere ancora molto …
gemo e lo stringo a me andandogli a mettere le mani prima sulla schiena poi a scendere giu sulle natiche sentendolo bagnato di sudore … anche io son tutta sudata il leggerissimo top vorrei volasse via per ricevere un po di sollievo ma sarebbe minimo vista la temperatura dei nostri corpi … a dir poco incandescenti
“ci sono quasi gianni ci sono quasi!”
“bene bene dai godi bella maiala!” mi dice guardandomi negli occhi affondando un colpo deciso
“sul letto dai sul letto!”
“ok come vuoi” … si sfila lentamente e quando esce mi sento completamente dilatata
riesco a piegare nuovamente le gambe e scendere dal como lui si è piazzato sul letto coricato
“che caldo! son marcia”
“mmmm spogliati pure!”
ubbedisco e sfilo le scarpe togliendo i collante sentendo subito un po di refrigerio sulle cosce sudate
“tienilo” mi dice riferito al completino
io mi metto seduta e gli dico di raggiungermi, mi metto seduta tra le sue gambe incrociate un po sollevata indirizzandolo con una mano
“vieni fuori!”
“si si voglio schizzarti!”
“mmmmm che porco! …. allora meglio levarlo” dico sganciando il top, che cade tra di noi e lo butti via , resto con il competino solo addosso
ti sento la punta e poi entra come una lama rovente nel burro tenuto al sole
piego la testa in dietro stravolta dalla sensazione che provo
la tua bocca va sui miei seni
“aaa siiii” muovo il bacino ed assecondo il movimento con le mani sui miei reni spingendomi contro di te
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Nella nuova posizione non è che non si fatichi, soprattutto perchè lei prende a cavalcare come una indemoniata. Ci stava quasi arrivando, è evidente che ha voglia, bisogno di venire. Non pensa più a me, ma solo al mio uccello duro come il marmo che dentro le stimola il fondo e le pareti aderenti al clitoride. Se la sta godendo, inutile nasconderlo. Ma così furiosa rischia ad ogni sballottamento dell’uccello di farlo finire fuori… e peraltro non sarebbe mica un trattamento indolore vista la foga che ci stiamo mettendo. Ha le mani sulle reni, in una posizione da hard ricercato.
“Brava maiala, cosi… galoppa porca galoppa…”
e metto le mani dietro la sua schiena per mantenerla in posizione e aiutarla tirandola a me con il giusto vigore che non le faccia perdere nè il ritmo nè la posizione. La bella piemontese ha sfilato collant, calze e top. via anche il reggiseno I suoi seni sballonzolano giusto un po’ sodi e non certo debordanti come sono. Ho voglia di ciucciarli, provo a chinarmi verso di lei per prenderne una di quelle gustose mele in bocca. Scomodo, saremmo troppo stretti e non mi va di incasinarle la galoppata. Così aspetto, mi struggo, la tengo.
Ho la cappella in fiamme e l’asta irritata dallo sfregamento con il perizoma ancora indossato e scostato in mezzo ad una delle due natiche, sento che mi salgono le scosse. Mi fissa e quasi urlando mi ordina:
“Togli, toglie le mani porco, fai fare a me…”
“E tu godi maiala…”
mentre la lascio libera di muoversi premendomi solo dentro un po’ di più per essere sicuro di non finire spinto fuori. Forza Diana, forza bella porca che ci sono anch’io… mi scopro a pensare mentre l’orgasmo le esplode ricercato e atteso nel basso ventre facendola contrarre verso di me, portando le sue mani dietro la mia nuca ad intrecciarsi e continuare a far forza per strusciarlo al fondo in modo deciso mentre la goduta la squassa. Mi solletica la venuta questo trattamento, la ribalto sul letto tenendola ferma. Rotoliamo leggermente. Resto piantato in lei e sento che tra poco scoppierò quindi divento di colpo brutale, eccessivo oltre i limiti della passione imponendole una penetrazione così decisa proprio in quel momento da farla urlare incontrollata di piacere.
“Oddio, che bestia che sei… godi cazzo godi…”
e quando sento che ormai ci sono mi sfilo da lei, mi siedo sulle ginocchia tenendo le gambe larghe e tra loro il suo bacino e poggio asta e coglioni sulla sua pancia. Stantuffo avanti e indietro strofinandomi il frenulo poco sopra il suo ombelico, con colpi lunghi e decisi per rendere la schizzata che arriverà poderosa… Nel momento in cui sento il primo schizzo salire ho solo il tempo di dire
“Guarda che doccia che ti faccio…”
Poi mille scosse… e continuo a stantuffare con vigore.
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lo stringo ansimando mentre godo aderente a lui tirandolo a me con le mani dietro il collo è stato vibrante … ed il piacere si ripercuote lungo la spina dorsale fino alla corteccia celebrale andandomi a svuotare delle energie… non mi da tempo e mi butta in dietro sul letto affondandolo ancora e ancora e fino in fondo .. “godi cazzo vieni dai!” gli dico
c’è quasi lo si capisce … esce “schizza dai!”
si sega furiosamente mentre annuncia che c’è quasi e che vuole farmi la doccia
“si dai” lo guardo mentre si mena e finalmente inizia ad innaffiarmi con il suo seme bollente
ogni schizzo è seguito da un “aaa si” emesso da lui
chiudo gli occhi e serro la bocca per pericolo di farmi venire in viso ed alzo il collo, su cui due schizzetti arrivano
il grosso cade tra i miei seni e sulla bocca dello stomaco
continua a menarselo anche se a finito venire sgocciolando su di me quanto presente sulla punta e sulla sua mano
“mmmamma quanta!” dico io… effettivamente ha fatta pozza che piano sta colando di lato
“uuuu mio dio!”
“svuotate per bene?”
“o si!”
si leva riprendendo fiato sul letto mentre io con un balzo scendo dal letto in direzione del bagno, levo il grosso con la carta igienica intanto apro la doccia ed entro sfilando il perizoma … l’acqua calda mi lava e con la mano levo lo sperma, mi insapono … mi aspettavo venisse anche lui in doccia, invece aspetta che io esca avvolta dall’asciugamano per poi lavarsi il viso al lavandino e poi chiudersi in bagno mentre io mi preparo per andare a letto … esce dal bagno e torna sul letto finalmente gli vedo il cazzo a riposo e non in erezione risulta ovviamente ancora piu tarchiato perdendo alcuni cm di lunghezza
“resti qua?”
“se non è un problema!”
“no figurati”
“bene!”
indossa i boxer e la tshirt come pigiama ed allora lo imito prendendo il mio di pigiama
rassetto un po le cose volate per casa, scarpe lingerie e vestiti suoi poi ci infiliamo a letto
ci auguriamo buona notte rimaniamo in silenzio, sarà l’imbarazzo, sara il non saper cosa dire ci guardiamo un’attimo prima di spegnere la luce poi nella penombra facendo un sorriso reciproco
avere un’altro uomo che non sia mio marito affianco nel letto mi fa strano
avere la figa completamente aperta perchè mi ha presa come mai nella mia vita
ripensare a quanto appena fatto mi fa passare i “cattivi” pensieri e la stanchezza pian piano prende il sopravvento… assopendomi lentamente Svuotato, è la parola più giusta per descrivere la sensazione che provo nel momento in cui, infilati boxer e t-shirt rigorosamente neri entrambi, mi infilo sotto le coperte. Non mi viene molto da dire se non “Buonanotte!”. Non mi vengono spontanei o naturali gesti di tenerezza con la bella, eccitante Diana che mi trovo a pochi centimetri da me sotto le coperte. Non ho molti pensieri mentre lentamente scivolo nel sonno, se non quelli di un appagamento pressochè totale… succede, spesso, quando ci si incastra bene e fino in fondo. Credo di essermi chiesto, come sempre, se sono risultato un po’ troppo brutale. Mi dico di no, ma già il sonno prende il sopravvento.

E sembra solo di aver chiuso gli occhi quando una sensazione di curioso umido e calore mi pervade, mentre cresce nel basso ventre il contatto con qualcosa che tira, tira profondamente. E’ la mia erezione che cresce dentro qualcosa di caldo e accogliente. Sento contatti continui sul mio corpo, sento calore sulla pelle. Apo leggermente gli occhi, dalle persiane filtra appena un po’ di luce. I led della sveglia sul comodino segnano le 7:10. E sotto il piumone, Diana mi sta regalando un dolcissimo risveglio tirandolo a lucido con la bocca dopo la notte di riposo. Mugugno per farle capire che mi sono svegliato. Non stacca la bocca, anzi rincara un attmo la dose e mi pizzica leggermente il capezzolo con la mano libera. Poi sento la sua voce:
“Qualcuno si sta svegliando… ma mi sa che non sei il solo…”
Alzo il piumone, la rovo che mi guarda rimboccandoselo. Le sorrido:
“Dicevi a me?”
scuote u attimo la testa con il pisello tra le labbra, regalandomi strane sensazioni di piacere, poi si stacca giusto il tempo di dire:
“Parlavo con lui…”
e tornare a succhiarlo lentamente.
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la sveglia è alle 8, come il giorno prima
ma il mio dannato orologio biologico fa si che non siano nemmeno le 7 e gia abbia gli occhi aperti, mi alzo, una stiracchiata per sentire la schiena indolenzita,un salto in bagno e poi torno nel letto, gianni respira profondamente e lo guardo scoperto visto che è un tipo caloroso a letto anche quando dorme non riesco a riaddormentarmi non c’è verso , tiro un po la schiena che mi fa male, ripenso alla sera prima sarà stata la posizione sul comò o l’inarcarmi su di lui medito sorridendo e ted alle sue parole “porca” … “maiala” …. assi penso, vado verso il suo boxer che aderenti il soldatino a riposo, gli tiro giu delicatamente i boxer e lo vedo, maliziosamente penso che potrebbe anche essere definito un cazzo perfetto per la proporzione, forse un paio di cm in piu non guasterebbero ma già cosi fa sentire bene la sua presenza, infatti non per altro io mi senso un po indolenzita nella zona inguinale … mi vien voglia di baciarlo e leccarlo a riposo e mi piego su di lui gli do prima qualche bacio poi qualche leccatina, il sonno non si desta, poi lo accolgo un po tra le labbra baciandolo profondamente tenendolo con due dita sulla base, sento che piano si intosta, cresce e lo prendo ancora di piu , lecco con la lingua facendolo uscire dalla bocca ed ora è in tiro gia bagnato ed anche il padrone si è svegliato mugugna e sposta il piumone, quasi a controllare chi gli stia dando il buongiorno,lo levo dalle mie labbra e scambiamo un paio di battute, poi sta per dire un’altra cosa ma lo riprendo fino in fondo mentre con la mano li agguanto le palle con decisione ma delicatezza ed un dito stuzzico il perineo, la frese gli si spezza in gola rimanendo con la bocca aperta ed inarcandosi un po
“cazzo….” dice appena si riprende
“si si è proprio un cazzo” dico sorridendo fermando il movimento con la bocca ed iniziando con la mano una lunga sega ritmata
“oddio mi sa che le palle son vuote dopo ieri sera!” dice quasi a portare avanti le mani
“lo scopriremo presto!!”
“fattelo mettere dai….”
“mmmmm sai che non me lo faccio ripetere due volte!” gli dico mentre con un rapido gesto mi levo i pantaloni del pigiama mostrandomi nuda sotto
mi vado a mettere a cavalcioni su di lui ed appoggio la punta piano piano entra … ma sento un po di dolore … non passa anzi piu entra piu aumenta
“aspetta aspetta!” gli dico
“che c’è?” mi chiede lui vedendo il mio volto dolorante
“fa male!”
“l’ho rotta?” chiede sorridendo
“è un po provata … non è abituata a lui!”
“troppo largo…?”
faccio si con la testa
“però ora non puoi lasciarmi cosi!”
“hehehe dici di no?” dico sorridendo avvicinandomi a lui senza però toccarlo o baciarlo
“sarebbe molto scortese nei suo confronti …. vero?”
“e si …. potrebbe offendersi?”
“molto, lui è stato molto bravo con te …. fai la brava anche te!”
“si è stato molto bravo!” intanto lo inizi a segare e poi rientra nella mia bocca mentre ancora lo sego
la cosa ti piace ti inarchi nuovamente ed io acellero la mano e tiro fuori la lingua
“dio come succhi dio mio”
mi sa che c’è quasi … cerco di dare un’ulteriore strappo aiutandomi con la mano sulle palle
“sborra dai sborra!” gli dico
“succhia succhia! in gola in gola”
lo riprendo e sento il suo mugugno
sta per venire e mi stacco proprio quando erutta la calda pozione magica bianca, poca, molto poca in confronto alla sera prima
ma l’orgasmo lo percuote e continuo lentamente a segarlo finchè non si ammoscia ed e lui a chiedermi di fermare la mia mano zuppa del suo seme, ha l’addome imbrattato ed il peli pubici lavati … prima di sporcare in giro con la mano vado in bagno e mi lavo …. dopo qualche secondo mi raggiunge e si butta in doccia io torno a letto e ora si che dormirei volentieri … aspetto che esca dalla doccia e proprio in quell’istante suona la sveglia
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“Ecco, nemmeno un momento per noi cazzo!”.
Il suono odioso della sveglia digitale mi riporta alla realtà. Vorrei abbandonarmi ancora un pochino al languore di quel letto caldo e della goduta da poco compiuta ma non potremo concederci nemmeno un minuto… che è già tardi. La fisso mentre si veste di tutto punto con i soliti outfit da lavoro, comodi e non troppo sexy. Mi rivolgo a lei con tono abbastanza deciso:
“Signora, spero proprio lei si rimetta in sesto per stasera: ho intenzione di darle un arrivederci coi fiocchi… e sappia che stamattina m’ha preso di sorpresa, ma questo discorso così intenso e profondo – sottolineo vocalmente la parola profondo – voglio proprio riprenderlo.”.
Mi guarda, mi sorride:
“Un giorno mi spiegherai poi come fai a non stancarti…”
“E chi si stancherebbe di una donna come te?!”
Vengo dietro di te mentre ti rivogli allo specchio per l’ultima sistemata. Lascio aderire perfettamente il mio pacco al tuo sedere inguainato dai jeans.
“Pensandoci bene, però, se la signorina lì non se la sente, potremmo provare altro per l’arrivederci… non so, forse me lo merito!”.
La butto lì sperando di eccitarla e di metterle in testa qualche pruritino che mi porti ad avere il permesso di violare la rosellina intonsa che ho visto e mi ha eccitato più e più volte in questi giorni. La sua risposta è categorica:
“A parte che mi rovineresti a vita… ti ho già dett che quello è un libro che non si apre nemmeno… rassegnati”
e sul rassegnati mi fa un sorrisino che in quel momento suona come detestabile. Annuisco un po’ rattristato e prendo le ultime cose. Saggio le tasche per controllare di avere tutto con me mentre sorridendomi e guardando il letto mi dice:
“Forse sarebbe il caso di dare una sistematina… anche per evitare che la signora che rigoverna qui si faccia qualche strana idea…”
Le sorrido, penso a Silvia che riordinerà, che ha già visto e provato questo letto tante volte. Che di sicuro sospetta o sa di me e di Diana, visto l’innegabile intuito femminile.
“Non preoccuparti, ha già risistemato mille volte qui dopo le mie turpi faccende – sorrido ironico – ed è una donna molto molto discreta… ho argomenti molto convincenti anche con lei…”.
Sorrido lasciando cadere l’argomento. Volgo le spalle e inforco la porta d’ingresso. Lei silenziosissima scende le scale e mi raggiunge in auto, dove, riallacciando i fili del discorso, mi guarda e un po’ basita mi chiede:
“Ma ti fai anche la signora delle pulizie?”.
Sorrido divertito, faccio fintamente spallucce quasi a giustificarmi, poi fissandola intensamente:
“Eh sì, scusa ma l’hai vista che donna?! E poi scusa, sposata e già traditrice vuoi farmi una scenata di gelosia?”.
Lei pone le mani avant quasi a scusarsi e chiudere l’argomento con un sorriso che è ancora sbigottito, stranito. Aggiungo partendo, nella speranza di scaldare le voglie:
“E poi, sai, lei mica fa capricci come qualcuna che conosco…”.
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sinceramente mi da fastidio che faccia allusioni ad altre donne, sono una persona molto gelosa e possessiva, cerco di non dargli a vedere che il paragonarmi ad altre ed il dirmi che lui abbia avuto tresche con altre donne mi da fastidio, resto in silenzio durante la prima parte del tragitto alla villa, il programma prevede il completamento delle misure un paio d’orette, poi altri giri con altro foto esternamente poi tornare in città per pranzo ed il pomeriggio eventualmente in ufficio da loro per scaricare le foto e fare fotocopie di quanto rilevato, in generale una giornata tranquilla
suona il cellulare di Gianni e gli comunicano che dall’ufficio ci raggiungeranno il padre di Gianni con due impresari che, sapendo della mia presenza, volevano presentarsi per l’esecuzione dei lavori da fare poi nei prossimi mesi … nessun problema da parte mia nel vederli, l’avessi saputo mi sarei vestita piu professionalmente ma non importa penso, indosso nuovamente i jeans del giorno prima con una camicetta ed un maglioncino, abbastanza normale … in cantiere non conviene passare o andare vestite troppo tirate hehehehe
“ma per questa sera che programmi hai?”
chiedo io per informarmi sull’evolversi della serata, non che abbia da fare se non rassettare le cose a casa per preparare la valigia visto che il treno sarà nella mattinata il giorno dopo
“non so ancora … un paio di idee ma devo ancora vedere dove prenotare per cena e dove andare dopo…”
fa il misterioso non so se volutamente o sinceramente
“capito mi vuoi tenere sulle spine!”
“esatto … saprai tutto per tempo!”
ripenso al discorso del fatto, che come gia capitato prima, sia interessato a farmi sua anche prendendomi dietro … cosa che è una fissa di ogni uomo , nel mio caso ho un bel sedere non mi posso lamentare rotondo il giusto, magari non piu sodo come anni fa ma proporzionato ed anche se morbido piacevole …. mio marito lo definisce “burroso” ed anche lui ha piu volte provato e riprovato a chiedermi di provare, io mi sono sempre opposta fermamente … concederlo a gianni sarebbe la ciliegina sulla torta di questo weekend …. ma cosa penso mai
mi romperebbe in due … come potrei … forse avrei anche male dopo l’atto … oltre al male durante essendo completamente vergine
“a cosa pensi?”
mi chiede lui facendomi destare mentre stiam per entrare nella villa
“niente niente” mi sbrigo a dire “a cosa dobbiamo fare!”
il pensiero del suo palo di carne conficcato letteralmente nel mio culo mi ha un po eccitata ma non è fattibile … potrei poi avere male …. anzi sicuramente visto il calibro …. e poi tornata a casa cosa direi a mio marito che sicuramente dopo questo giorni di distanza … appena la bimba sarà a nanna mi vorrà tutta per lui …. mi faccio trovare con lo sfintere arrossato …. o ancora peggio lacerato o dilatato
già per i completini intimi gli ho raccontato la palla che ho trovato un negozio con delle “cosine interessanti” in forte saldo e che sicuramente gli sarebbero piaciute
no non se ne parla di farlo per la prima volta con lui
assolutamente
——————————————– Non voglio negarlo, ho in mente solo la nostra serata, magari la notte da trascorrere assieme prima di accompagnarla al treno e salutarla. La mattina scorre via ipnotica. Non so a cosa stia pensando ma Diana spesso si assenta – come dire – apparendo distante, assorta. Anch’io in alcuni momenti devo sembrar preso da chissà quali pensieri… in realtà sono solo assorto dall’idea di farla mia, ancora e ancora e ancora. Mi sembra insopportabile l’idea di un pranzo e di un pomeriggio ancora da passare. Un pranzo peraltro da dividere assieme a qualcuno dei responsabili del cantiere, le maestranze con le quali è bene Diana cominci a prendere contatto e ad interfacciarsi e soprattutto con mio padre. Raggiungiamo al volo un ristorante diverso questa volta. Mi comporto in modo ordinario, distaccato, come di sicuro anche Diana pretenderebbe, vista la situazione. Il problema, l’unico, è che non riesco a staccare gli occhi da quel culo meraviglioso. Non posso farci nulla, averlo visto libero dai pantaloni, da collant, dall’intimo, offerto a me nelle tante posizioni con le quali ci siamo deliziati nella notte… e sentire forte il desiderio di farlo mio, violarlo, per la prima volta visto che lì la piemontese non sembra volerne sapere, mi manda il sangue alle tempie.
Seduti abbiamo modo di confrontarci sugli sviluppi futuri della collaborazione, dettare alle maestranze le tempistiche, imporre standard di qualità e modi di lavoro. Mio padre è letteralmente partito in quarta, ragionando di tutta una altra serie di investimenti che Diana potrebbe proporre ad altri eventuali compratori. Si spertica, visioneggia, sogna. Io in famiglia sono quello che resta sempre un po’ coi piedi per terra. Prima di qualsiasi operazione. Il bello è che mio padre sogna le esistenze degli altri, io faccio i conti nelle loro tasche e gli ancoro i piedi a terra. Se non fosse che nella conversazione Diana ci finisce imbrigliata, la cosa rimarrebbe sullo sfondo. Stanno ragionando di una grande palazzina nel centro di un comune vicino Napoli, ideale per un investimento di tipo alberghiero anche quella… e per una serie di negozi e boutique. Il centro urbano si presterebbe anche, ma con questa crisi o le spese le sopporta una grossa catena o non c’è, come dire, trippa per gatti! Mentre i due si fanno la loro conversazione e Diana appare letteralmente rapita dalle propsettive, mentre uno dei due maestri si allontana a rispondere ad una telefonata familiare, l’altro, che conosco bene inquanto a propensione al marpionaggio ed in quanto a scarsa delicatezza con l’argomento donne, mi guarda e fa: “Uagliò… mo non te ne fre accorgere che ti sto dicendo sta cosa… ma ? a piemontese me fa rizzà o cazz… lo sai?”. Chiudo un attimo gli occhi sconsolato, lo guardo, scuoto un po’ la testa: “Ciro… ma tu non sei sposato?” – “E che fa?! Che sarebbe gelosa la signora?”. Scuoto il capo divertito… non c’è niente da fare: uno se nasce irrefrenabile maiale, poi davvero non conosce vergogne, mai! “No, magari non ti pensa nemmeno, però… non è che tutt’e femmene belle stanno a cercare l’uomo…”. Giù alcune considerazioni molto poco rispettose della differenza di genere, fino a quando non interrompo, dissimulando anche un minimo di fastidio la conversazione. Nell’ordine mi ha chiesto se anche lei non tira a me, se mi rendo conto che “con la posizione che tenete, tu dovevi stare a fottere ogni ora della vita tua con una diversa…” – perchè c’è sto mito che sarei il figlio di Onassis in questa cavolo di provincia – e se nemmeno per un momento mi è balenata in mente l’idea di romperle il sedere – e in questo caso credo di essere stato anche fintroppo eufemistico. Il tutto avviene sottovoce. Il tutto mi provoca il solito fastidio di tutte le conversazioni sboccate. Il tutto attiva immediatamente la forte contraddizione in me… la domanda: “Scusa, ma perchè non è vero che le faresti il culo?” – sì lo riconosco, sono spesso sboccato quando parlo con me stesso. Ed è vero… la voglio, ci sono stato a letto per due giorni di fila, vorrei finire a letto con lei tra dieci minuti esatti, vorrei prenderla ancora e ancora e ancora… ma Ciro che sogna di noi, no. Diana ogni tanto ci guarda. Ciro è così deficente da farsi beccare, nel senso di testimoniare inequivocabilmente che l’argomento di quella discussione sibilata sia lei. Secondo me se l’è capita che Ciro ha delle voglie. Resta da capire che cosa stia pensando quella che il maestro, chiudendo con volgarità la discussione con un dettaglio irripetibile, chiama “la sabbauda”… così, con due B
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Se la cena la sera prima è stata piacevole questo pranzo è un massacro, si parla solo di lavoro in maniera pesante e continuativa, poi in modo in realtà campato in aria senza ne capo ne coda, mi sento abbastanza a disagio a fare un discorso cosi soprattutto ricevendo domande che non sono assolutamente di mia competenza, cerco di rispondere in modo vago e cerco di guardare gianni perchè mi venga in soccorso tirandomi fuori da questa diatriba , non coglie mi miei sguardi sconsolati perchè alle prese con uno degli impresari
un signore sui 50 chiaramente benestante tutto sommato un bell’uomo forse un po appesantito e con la classica corporatura di chi da giovane in cantiere ci ha lavorato anche per molto, vedo che sorridono e guardano nella mia direzione parlano sottovoce e son alcuni metri in la, approfitto per una frazione si secondo di pausa per liberarmi dicendo che mi devo alzare un secondo per andare al bagno, il pranzo è praticamente finito, avvicinandomi a gianni l’impresario si allontana vedendomi arrivare con un’ultimo sorriso e non so come mai ma ho l’impressione che parlassero di me
“mi hai lasciata sola con tuo padre!!”
“non pensavo partisse cosi in quarta”
sbuffo girata di spalle verso il tavolo
“hehehe e lo so è cosi, a tavola poi ….”
“mamma mia” non commento ma ci siamo capiti al volo
“hai fatto colpo!” mi rivela
lo guardo con aria interrogativa
“ciro …. ” indicando il signore che è fuori a fumare “si è innamorato hehehe … a modo suo!”
“ho paura a chiederti! cmq ho avuto l’impressione che non fosse l’unico interessato non solo a quello che dicevo prima alla villa”
mi incammino verso il bagno e lungo il corridoio incontro proprio ciro che saluto con un cenno del capo
finito al wc vado al lavandino e guardandomi allo specchio decido di slacciare un bottone della camicietta, poi ne slaccio un’altro ancora
tornando cosi al tavolo per i dolci ed i caffe mi accomodo al tavolo e non mi sono ancora sistema la sedia che sento gli occhi di ciro viaggiare sul bordo del reggiseno parzialmente coperto dalla camicietta, gianni è davanti a me e mi guarda con aria interrogativa, non osservando piu di tanto la scollatura, ma guardando la reazione degli altri al tavolo … soprattutto del suo vicino di posto ciro
saltiamo i dolci e prendiamo i caffe che arrivano in un’attimo, appena giro la testa di lato per ascoltare cosa dicono dalla parte opposta del tavolo vedo ciro con un’movimento assolutamente innaturale per cercare di guadagnare centimetri e sbirciare ulteriormente il mio sterno
con un gesto assolutamente casuale faccio finta di essermi acconta ora dei bottoni aperti chiudendomeli fingendo di arrossire, alzando poi lo guardo incrociando quello di giro ed arrossendo ulteriormente, lui ricambia con un sorriso …. un sorriso che sembra quasi un ringraziamento per la visione che gli ho concesso
ci si alza dal tavolo e ci si dirige prima alla cassa per poi andare al parcheggio, ciro si avvicina e cavallerescamente mi porgo il biglietto da visita, ringrazio e lui rimane in attesa del mio …lo prendo dalla borsetta e gli porgo il foglio
lui ringrazia con un sorriso a 32 denti
gianni ha visto la scena ed appena saliamo in auto
“altro che colpo … mi sa che si è innamorato!!”
“non sarai geloso!”
“no no geloso no ….. ma possessivo si ” afferma rimanendo per qualche secondo in silenzio “…. mi sa che più tardi ti chiamerà”
“dici?”
“si …. uscendo mi ha chiesto quanto saresti stata ancora quà…. ed io gli ho dato la brutta notizia che domani parti! ha imprecato in dialetto stretto aggiungendo altre cose indicibili hehehe”
“anche se le dici in dialetto non le capisco … è veramente incomprensibile!”
“hehehe ogni tanto fa comodo se non ci si vuole fare capire”
“vabhe dai vedremo se chiama, al massimo se non mi proponi nulla di interessante per la serata, ho un’alternativa!” dico giocherellando con il biglietto da visita
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“Beh, allora se pensi sia tardi… alzati” le dico con tono malizioso e provocante. Mi guarda, sorride, ancora sciolta nel languore d quellorgasmo. “E’ quel che ti meriteresti per oggi pomeriggio porco… ma alla fine sei stato così bravo adesso che…” e inizia a scendere prima con lentezza e dolcezza fino alla base dicendo ancora “… puoi tranquillamente godertela così sul letto…”. Mi lascio scappare un “ohh si” caldo e rauco. Ci godo. Sento prefettamente la stimolazione che mi scopre tutto il glande. Dio che goduria! Provo a prenderla, a cercare il suo seno, il suo sedere… provo ad aggrapparmi a qualcosa di lei, qualsiasi cosa. Lei però mi tiene premuto sul letto, con le palme delle mani a forzarmi le braccia al materasso: “Eh no… adesso stai buono e fai fare tutto a me… fallo tu il pupazzetto ora…”. Vuole avermi tutto per se, vuole trattarmi come un oggetto. Vuole ricambiare il favore. Alla fine, egoisticamente, non c’è niente di meglio: godrò, a differenza di quel che io ho fatto prima. La sensazione di essere usato da lei, per la prima volta, mi eccita, mi manda fuori di testa: “Allora zitto e buono, non muoverti, non parlare… godi e basta.”. E prende a quel punto a stantuffarsi su di me come una furia, con colpi lenti, ritmati, ma sempre decisi e profondi. Non è rapida all’inizio ma vorace. Si spinge completamente infondo la testa del mio uccello durissimo e quando arriva a fine corsa da un colpetto a strusciarlo infondo. Poi cambia ritmo, forsennata, diventa una furia, rapida, veloce… credo a stimolarmi come ha capito che adoro, sotto la base del glande. “Ti piace maiale? Ti piace?” stuzzicandomi, spingendomi oltre il limite ben sapendo che non posso muovermi, non posso resistere, che è un terribile, dolcissimo supplizio. Non resisto. La mia testa si muove impazzita, grugnisco, stringo i denti, provo a resistere ma sento che non è proprio possibile fare altrimenti… devo godere, devo venire. Urlo furioso… “Godo, dio godo… sborro… perchè non prendi la pillola cazzo…” strabuzzando gli occhi mentre le gocce di piacere vanno ad ingrossare il serboatoio del preservativo e lei non si ferma, anzi accellera. Riesco a dalzarmi col busto, la fisso distrutto mentre ancora mi pompa. Urlo: “Cazzo, pietà ti prego pietà me lo ammazzi…” e ricado sul letto in simultanea a lei che scende con un ultimo, vogoroso colpo, per assestarsi lì. Non so perchè si chini su di me baciandomi ancora e lasciando in sospeso una domanda: “Credi che chiamerà ancora stasera quel Ciro?” sorridendomi maliziosa.
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“si si richiamera sicuro! … ma fotunatamente ci sono già io”
avrei quasi bisogno di un’altra doccia,mi son messa a saltare su di lui furiosamente e ora mi sento tutta sudata, non c’è tempo, anzi mi devo muovere, mentre lui chiama per avvisare che tarderemo di 15/20 min, mi fiondo in bagno, il trucco non si è sfatto, ripasso le labbra con il lucida labra e mi sistemo i capelli, voglio tenermi i capelli sollevati per liberare il collo e piazzo strategicamente delle pinzette e lego i capelli in una coda molto alta, una controllata all’ombretto ed al mascara prima di tornare in camera, giro completamente nuda e mi chiudo dentro, prendo l’intimo acquistato il giorno prima e non voglio farmi vedere già ora … deve essere una sorpresa per dopo
spacchetto i sacchetti e sfilo il completino bianco costituito da slip completamente trasparenti che indossati non lasciano nulla all’immaginazione, e dal pezzo superiore che è un push up che mi fa guadagnare una taglia piena, stringendo quasi troppo. prendo le calze nere mi ricordo che sono autoreggenti e le calzo con calma prima una e poi l’altra, non posso dire di essere a mio agio, però sinceramente pensavo mi stessero peggio, mi guardo e mi ritengo più che soddisfatta
avessi un bel vestito aderente a tubino smanicato o svasato, nero sarebbe perfetto, invece devo accontentarmi del vestito della sera prima formale ma non da serata elegante costituita da gonna con spacco parte soprastante con maniche piccole e relativa giacchettina, evito la giacchettina visto il caldo indossando nuovamente il trench, prendo le scarpe nere con il tacco e calzo, ci siamo esco con la giacca in mano
mi guarda ed esprime parere decisamente favorevole per come mi son truccata e sistemata i capelli, gradisce anche il profumo che ho indossato
“calma calma che dobbiamo andare” gli dico con un mezzo sorriso … bloccando sul nascere un suo ipotetico ulteriore assalto impossibile da portare a segno visto l’esiguo tempo
scendiamo e saliamo in auto direzioni periferia lungo mare, guida deciso, intanto chiamo a casa per sentire come va, per confermare che sarei tornata il giorno dopo comunicando l’orario in stazione, mentre parlo gianni guarda le mie gambe, poi con un gesto rapido allarga un po lo spacco laterale della gonna, mostrando la balza nera ricamata capendo il tipo di calze che indosso, al termine della telefonata si arriva in questo ristorante dotato di terrazza sul mare
ci servono un leggero aperitivo accompagnato da fritturina di pesce in attesa del primo di mare ordinato assieme
vino bianco lume di candela musica in sottofondo, arrivano i piatti e le porzioni sono mastodontiche
chiacchieriamo amabilmente dopo un primo imbarazzo da parte mia per la situazione ed il contesto
“hai messo le autoreggenti!?”
“forse” gli rispondo
“come forse?”
“hehehe si si le ho messe” gli confermo scherzando cercando di parlare sottovoce
il mio telefono inizia a vibrare ed il numero è nuovamente sconosciuto
“sarà ciro!” mi dice lui infatti rispondo ed ha indovinato
“si son sveglia … no alla fine non sono a casa …. son uscita a cena … è passato gianni …. mmmm si solo noi due!”
lui ascolta interessato “ottima compagnia veramente, dopo mi faccio portare a casa!”
alla fine desiste mentre gianni ride “sotto i baffi”
attacco il telefono e confermo che era parecchio deluso
“scommeto che domani chiamerà me … gli racconterò tutto” dice lui
“hehehe vedi tu se è il caso”
mangiamo anche il secondo e prima del dolce mi propone per il dopocena un posto dove “fare due salti” se mi va
“è da una vita che non ballo”
“bhe io non l’ho quasi mai fatto….non penso di essere molto portato!”
“se andiamo non mi fai ballare sola!”
“forse ti converrebbe … se solo non rischiassi di attirare a te altri uomini!”
finiamo di cenare e ci incamminiamo verso la cassa, ovviamente paga lui molto galantemente … mentre siamo al bancone sento la sua mano sul fianco poi sulla natica
“mmmm non hai il perizoma!”
“hehehe no no!”
sulla porta salutiamo il direttore di sala e gianni mi aderisce posteriormente con il corpo facendomi sentire la sua presenza e la sua quasi erezione imbarazzata saluto ed esco
mi prende sotto braccio verso la macchina, la sua mano passa poi dietro la schiena accarezzando generosamente il sedere
“dai fammi vedere che intimo hai….”
“ma che dici?”
“son curioso”
“ma sei matto!”
siam saliti in auto nel parcheggio deserto, guarda lo spacco
“un’attimino solo!”
muove la mano sullo spacco e lo scosta con decisione, nonostante la penombra si vede la balza ed il mio incarnato, si scorge un pezzo dell’intimo ma solo un pezzo, prendo la gonna facendola girare un po, in modo da avere lo spacchio laterale più comodo, cosi mostra la parte davanti bianca trasparente sotto cui si intravedono i ciuffetti di pelo aderenti al mio monte di venere
“mmmm che bella!” mi dice lui muovendo la mano verso di le accarezzando il nylon
“gianni andiamo dai!” gli dico io guardandomi attorno dalla macchina per timore che arrivi qualcuno
“che voglia di leccarla!” dice spingendo con due dita deciso sul mio spacco, mi inarco facendo capire che gradisco il servizio che mi sta offrendo, le labbra un po si schiudono sotto le sue forti dita
“che porco!” gli dico
“a te piacerebbe, guarda come si apre bene!” dice guardandomi vogliosamente mentre scava a fondo scorrendo sul mio spacco, mi sta facendo bagnare
“mmmmm certo che si apre bene l’hai allargata tu … ma adesso andiamo dai!”
si guarda anche lui attorno e conviene con me, ci son due persone che stanno uscendo dal locale verso la nostra in direzione
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La splendida visione della sua bella micetta inguainata in quello slip praticamente trasparente mi ha pompato in modo atroce il sangue nelle tempie. Di colpo mi sento eccitatissimo, carico, pieno di voglia di lei. So bene che sarà la nostra ultima notte assieme questa e non mi dispiacerebbe portarla dritta a casa e prenderla come si conviene, vincendo ogni sua resistenza anche sul quanto… avrebbe modo di recuperare il sonno nel viaggio di ritorno, il giorno dopo. Potrei tenerla sveglia, scoparla tutta la notte… non chiederei altro. E poi c’è quel culo, quel culo fantastico che pagherei oro per poter prendere, per essere il primo a ficcarmici dentro con gentilezza e premura, ma comunque senza discussioni.
Parto, la strada per fortuna è bella buia, ed anche ad una buona velocità di minuti da spendere viaggiando ce ne sono… così decido di spingere la situazione almeno un po’ eccitarla prima del discoclub, vedere che succede se la faccio bagnare, morire di voglia. Mi piace l’idea di farla ballare arrapata, vogliosa. Mi eccita pensare di vederla muoversi, eccitarmi, predispormi al dopo cena-ballo a cui ci dedicheremo una volta rincasati. Così, menre faccio scattare il cambio automatico, sposto la destra tra le sue gambe.
“Guarda che è buio, non ci vede nessuno…”
e le apro lo spacco della gonna per metterle a nudo la coscia e un po’ più su la micia.
“Certo che un maiale come te non l’avevo mai conosciuto!”
Mi piace questo modo rude che ha di chiamarmi, dice semplicemente la verità E mi piace che ci stia, magari ogni volta fingendo stupore, fingendo di acconsentire un po’ titubante. Si mette comoda, lascia che la mia mano si poggi decisa sul suo piacere. Comincio a toccarla, a fondo. Due dita le massaggiano prima le labbra sopra il tessuto dello slip, poi passano letteralmente a fotterla, stimolando l’ingresso al suo antro e violandolo ogni volta un centimetro n più. Tengo una velocità di crociera bassissima. Metto il pollice sul suo clitoride che sento già gonfio.
“Oh cazzo… così no, però… dai porco pensa a guidare…”
Lo dice solo per stimolarmi ad essere più deciso, più spinto, visto che invece di ritrarsi si offre meglio.
“Mi sento scoppiare nei pantaloni, lo sai?”
“Immagino… ma se vuoi fare due salti devi accontentarti… anzi, sarebbe anche il caso che ti calmassi… o entri con tutto quel ben di Dio in evidenza…”
Sorrido, cerco di sistemarlo, poi le dico simpaticamente
“Avessi una terza mano adesso me lo menerei ben bene, sai?”
“E chi ne dubita… magari se rallenti ti aiuto io…”
mentre maliziosa si avvicina e con la sinistra si incunea sotto il mio braccio. Tre dita mi afferrano letteralmente la cappella, posandosi proprio lì come una morsa stuzzicante. E’ un colpo di fortuna, ci azzecca. Comincia a spremermi il glande proprio dove piace a me, sul frenulo e col pollice da sotto la radice.
“Peccato esserci quasi al locale… ricorda questo movimento… stasera voglio che me lo meni così per farmi venire…”
Si stacca, si ricompone, mentre ritiro le mani più che calde e umide. Si lascia andare a un commento:
“Ma sentilo, maiale e padrone…”
Non rispondo. Parcheggio. La faccio uscire gaanetmente poi la cingo lungo la vita muovendomi verso il locale. Mentre siamo in coda lo sento appoggiarsi con insistenza dietro di me facendomi sentire pesantemente l’erezione, sorrido aspettando l’ingresso, dopo 5minuti entriamo, raggiungiamo nel privè che ho prenotato non badando a spese. Siamo nella parte alta del locale, una specie di terrazzo sul locale stesso, forse un ex cinema, i parapetti a specchio ci fanno vedere sotto ma da sotto poi scopriro che non si vede nulla di chi sia seduto,a meno che ovviamente non si affaccino giù, noi scorgiamo le altre persone nel privè e sotto c’è una calca di persone sopra fortunatamente stiamo belli comodi soprattutto noi che abbiamo due divanetti ed il tavolino solo per noi con sopra una bottiglia di ottimo prosecco. La ragazza del locale prepara i flute, ne porgo uno a Diana e ne prendo un altro:
“A che brindiamo?” mi chiede sorridendo.
“A quello che ti farò stanotte…”. Cin! I bicchieri tintinnano. Mi sorride:
“Eh ma ricorda che domani ho il treno alle la mattina”.
Sorrido, mi avvicino, la bacio poggiandole il flute che ha coraggioisamente vuotato alla goccia, poi proseguo:
“Ricorda che hai tanto tempo per recuperare il sonno in treno… ed è anche un diretto!”.
Verso ancora nel bicchiere, lo riporgo
“Questo ti aiuterà molto nello spettacolino che farai qui solo per me…”
Sorride, manda ancora giù, poi mi guarda e credo già un pochino cotta dal vino della cena e da questa iniezione decisa di bollicine, mi spinge delicatamente sul divanetto
“Divertiti maialino… solo per i tuoi occhi!”
Evidentemente il vino ha fatto decisamente effetto perchè non mi aspettavo prendesse subito a ballare, liberandosi del soprabito e cominciando a muoversi in modo sinuoso solo per me. balla una canzone che non conosco molto muovendosi un po sul posto e guardando un po in giro vedendo che anche altri nel privè ovviamente ballano, seguo il suo sguardo sotto e la porterei anche ma c’è veramente troppa gente ci sarà qualche festa, cambia musica ed è un pezzo famoso che passa anche per radio Dev’essere davvero su di giri perchè senza farci caso fa il giro del tavolino venendo da me facendomi risedere sul bracciolo del divanetto e mi si siede anche in grembo, regalando qualche strusciata decisa al mio glande che litiga con i boxer e i pantaloni per svettare meglio. Non potrei chiedere di meglio, circumnaviga con il sedere sedo e duro la mia cappella, poi si rialza, si scuote un po’ ancheggia, mi si avvicina facendo mostra del bel seno che il push up le modella.
“se ti strusci ancora mi sa che parte un’autocombustione!”
mi dice sorridendo e guardando in basso
Offre un attimo di più una scollatura generosa alla mia vista poi mi prende le mani e mi alza, richiamandomi vicino a lei, in uno strusciamento continuo che grazie ai tacchi la mette alla mia stessa altezza con l’inguine. Sentire che ci premiamo con la stoffa di mezzo mi fa venire voglia di prendela di peso e portarla in uno dei bagni del locale… ma so che non ci starebbe serenamente, anche alticcia com’è. La giro, facendomi dare le spalle. Lei aderisce schiacciandosi sul mio petto. Sento la punta del cazzo duro premerle contro le natiche. Le bacio il collo libero dai capelli mente continua quel balletto col sedere che tiene alta la tensione nelle mie parti basse. Sono carico, carico come mai. Le farei il culo qui, sul divanetto. Si appoggia meglio a me
“Non montarti la testa, questo è il massimo che posso concederti lì dietro…”
“mi leggi il pensiero!” risponde lui con aria stupita
“hehehe no ho capito che sei un porco”
Le accarezzo la pancia, una mano scende nel buio a premerle la passera mentre le dico all’orecchio
“allora devo lavorare su altro…. “. La vedo di lato sorridere dopo un primo momento d’irrigidimento all’inizio dl contatto.
balliamo un po uniti cosi e si gode la mano appoggiata non opponenedo alcuna resistenza, dopo un paio di pezzi sento la mano incunearsi tra noi, prendermi l’uccello dalla base ed orientarlo nel calzoni, puntando la testa durissima proprio sulla sua spacca
“su di lui non c’è bisogno di lavorare!”
La cosa mi eccita. Me la gusto, non potrei chiedere altro. L’ha capito che non ballo molto, che non sono proprio capacissimo… ma non protesta, sembra quasi il regalo di arrivederci che mi sta facendo. Balla lei, per me, stuzzicandomi con ogni movimento ancheggiante con me dietro mi da il ritmo ed io le vado dietro seguendo , molto volentieri, lei
“Mi aspetto tu poi lo faccia fino in fondo il tuo dovere a casa…”.
“e chi riesce ad arrivare a casa in queste condizioni?”
Ancora sorridendomi mentre si volta a sentirlo meglio contro l’inguine
“allora è meglio calmarsi?”
chiede ironicamente
“direi proprio no…”. Complice il buio mi da una dolce strizzata
“Peccato non poter fare di più…”
ci accomodiamo sul divano accaldati seduti uno affianco all’altro con lei un po rannicchiata con lo spacco sulla coscia ed in vista la balza dalla calza, mi avvicino a lei e guardandola in faccia Sono io a infilarle la mano meno in vista sotto la gonna. La trovo fradicia, zuppa sotto la stoffa. le dico
osservo il suo viso che seguiva la mano poi mi riguarda sorridendo senza oppoere resistenza anzi facilita il tocco e dopo poco, dopo uno sguardo rapido attorno ricambia da sopra i pantaloni in piena vista un movimento ad accarezzare il bozzo gonfio
“che tortura!” dice
“hehehe Ciro si sta perdendo una bella serata… un bel spettacolino”
“lo avresti fatto partecipare? al balletto di prima?”
“se avessi voluto te!”
“cosa c’è di meglio del tuo?” mi dice praticamente impugnando il cazzo dai pantaloni ed inisiando una leggera sega ormai non guardando piu in gio
la mano stringe con forza e mi fa sussultare
“mmmmm” gemo affondando ancora piu il palmo nelle cosce “di meglio? due … come il mio!”
“Attento a quel che mi dici… non vorrei passare per una maiala eh…”
sorridendomi, senza aria severa. Le dico leccandole l’orecchio
“Perchè, non lo sei?”
Stacca la mano da sopra i pantaloni e prende la mia
“Sì, ma non la maiala del cantiere… la tua…”
Dio quanto vorrei sborrare… le dico
“Non e la faccio più… andiamo a casa… senò qui sul divanetto finisce che ti rompo tutta…”
“hehehe ma riesci ad arrivare a casa in queste condizioni?” rivolta alla potente erezione che mi balla nei pantaloni
ci alziamo e ci dirigiamo verso l’uscita, facciamo una capatina nei bagni
appena ci ritroviamo nell’ingresso
“Allora ballo bene?!”
“Divinamente la prossima volta ti faccio ballare io a casa … e balli solo per me…”, prendendola sotto braccio e dirigendoci verso l’uscita ed il parchegggio. Rimontiamo in macchina, direzione casa. Guido veloce, molto veloce. Lei mi guarda, in silenzio, constata che proprio del tutto non sono riuscito a ricompormi. “Che vuoi farci se mi fai quest’effetto? E poi… – avvicinando indice medio alle mie narici – sento ancora un profumino qui…”. Mi da un colpetto sulla spalla: “Ma guarda che davvero sei un maiale… ma ti rendi conto?!”. Le sorrido, faccio spallucce… “Che mi dirai quando saremo a casa? Eh? Mi chiamerai porco, maiale, zozzo…”. Sorride, prende il cellulare dalla borsa, controlla i messaggi poi mi guarda: “Adesso fa un poco di silenzio che chiamo mio marito per dire che sto tornando… è di sicuro ancora sveglio… così non ci disturba nessuno, dopo…”. Sorrido fermandole la mano: “Nessuno tranne Ciro…”. Mi guarda sorride, sgrana un po’ gli occhi sorpresa: “No, vabbè, spero si sia fatto una ragione…”. La lascio telefonare. Mi tacito. Abbasso anche il volume mantenendo il giornale radio in sottofondo. Un sottofondo serio, professionale… ma senza inibizione alcuna, nel silenzio e nel buio, muovo la mano verso le sue gambe, le scopro la coscia allargando lo spacco quel tanto che basta. Le poggio una mano sull’incarnato proprio sopra la balza, accarezzo col pollice, ruvido, deciso. Mi fissa, con aria di rimprovero. Mi fissa e tiene ancora le gambe un po’ strette. Mi fissa parlando a telefono, quasi a segnare una distanza non colmabile tra il suo ruolo di donna sposata ed il mio di porco, di amante, di lascivo.
Non ci sto… voglio tutto, adesso. La mano si spinge tra le cosce, il mignolo le stuzzica il clitoride mentre il pollice prova a solleticarla per forzarle la chiusura delle gambe. Inizialmente sembra non ci sia nulla da fare. Poi mi fissa, si distende, si rilassa… capisce a che gioco voglio giocare. Sente che non la stimolerò tanto da farla scoprire. Forse capisce quanto eccitante possa essere il gioco. Ci sta.
Molla gentilmente la stretta delle cosce, lascia che la mano si isninui. Con discrezione non violo il terreno coperto dagli slip. Le massaggio le labbra, sopra, con un gesto continuo ma lento, leggero. E’ un solletico più che un contatto. E’ intenso ma mai invadente. Sento che però lei si scalda, ed anche tanto. Mi guarda, mi fissa, cambia mano a tenere il telefono, poi molto lentamente si sposta verso di me. Infila un braccio sotto il mio, incunea la mano. Mi cerca. Mi trova dritto, mi trova grosso, duro. Comincia a palpeggiare con vigore la cappella. Un vigore che solo prima avevo provato nelle dolci e passionali pizzicate che mi dava immediatamente prima che parcheggiassi per il disco club. Continua a farlo e lo fa mentre parla con il suo uomo del cantiere, delle cose fatte, del lavoro che sta portando su con se. La quotidianeità dilaniata da quella sega così intensa, così particlare, fatta per portare al limite senza ritegno più che per stuzzicare, stimolare. Me la sta facendo pagare, è chiaro. E mi fissa con aria di sfida: quanto resisterà il porco? Ho idea che il gioco sia un candido: “Lascia tu che anch’io ti lascio in pace…”.
Dio che posizione di dominio rischio di perdere mollando il campo. E’ vero… ma onestamente rischio anche di venire adesso, nei pantaloni, come un tredicenne. Ci vuole una exit strategy. La fisso, intensamente. La fisso ficcandole gli occhi dentro. La premo gentilmente ma in modo fermo contro il sedile con l’avambraccio. prova a far resistenza, prova a proseguire. Ed allora incuneo letteralmente due dita nella sua spacca ormai umidissima. Ha un momento di silenzio… insipra profondamente: “No, no niente caro, una fitta.. sai com’è quando sono stanca…” ha la voce rotta dall’emozione e prova a dissimulare: “Sì guarda mi fionderei a letto, davvero…” e molla la presa sul mio lui, immediatamente ricambiata da me, che allento la pressione. La telefonata si sposta su argomenti più casaslinghi per altri due minuti quasi, poi il telefono va giù. “Maiale! La prossima volta quella cappella te la stacco con un colpo solo…”. Sorrido, ammetto: “C’eri quasi, sai?!”… e lei con aria seria: “Sai che ridere? Dopo restavi a digiuno mi sa…”. Il mio sguardo mima un “Non te la sarai mica presa?!” mentre lei risponde a quell’espressione dicendo: “Non l’hai ancora capito che non riesco a fingere? Volevi ci beccasse?”. Torno a guardare la strada, torno a poggiarle una mano sulla passera: “E’ che non riesco a staccarmi… e se non mi lasci giocare un po la voglia di prenderti qui prima di casa mi cresce…”. Poggia la sua mano sulla mia, l’accarezza un po’: “Dai, cinque minuti e ci siamo, no? E provaci un po’ maiale… dai, ti aiuto, non ci pensare che tra poco mi starai scopando come piace a te…”. Mi stuzzica da vera stronzetta tentatrice: “Non ci pensare che sarò con quel bell’intimo che mi hai regalato a sfilare ed a farmelo sfilare… – per poi aggiungere – ed infilare…”. Fingo di mettere la freccia, in silenzio e lei per tutta risposta: “No no no, fermo, continua verso casa… giuro faccio la brava…” per poi riprendere appena sono rientrato in corsia: “Faccio la brava, magari non riusciremo ad arrivare in casa perchè ti farai galoppare sulle scale eh?!” e mi sorride accarezzandomi ancora la mano. Ormai ha poco senso. Ci siamo. Non aspetto, nessuna galanteria. Parcheggio quasi contro il portone. Lei dalla macchina finisce di prendere soprabito e borsetta mentre mi avvicino e le assesto una tenera ma evidente sculacciata: “Forza puledrina, sali che ti conviene…”. Mi fissa con aria di sfida: “Senò?” ed io la premo contro la portiera dell’auto in estasi accennando ad alzarle la gonna… “Ok, ok calmati porco, entriamo in casa che è meglio…”. E questa volta mi fa strada lei, ancheggiando.
La vedo salire le scale, lentamente, con un passo studiato e terribilmente cadenzato. Ancheggia, mai volgarmnete, ma con la assoluta consapevolezza che lì sotto gli effetti di quel che vedo si fanno sentire, e di brutto anche. Che voglia avrei di girarla e prenderla lì sulle scale! Aspetto, attendo. Mentre sul pianerottolo cerca le chiavi nella borsetta e si appresta ad aprire faccio scivolare una mano sul sedere, con una intensità impareggiabile. Le struscio tutto il palmo lungo la natica destra, a scendere. Afferro il lembo finale del suo vestito, lo tiro su quel tanto che basta a scoprirle le mutandine bianche trasparenti. Con la destra tengo fermo il vestito, con la sinistra le accarezzo l’altra natica forte, con decisione. Mi avvicino, le bacio il collo, premo col pacco contro il suo sedere, subito ricambiato da lei che precisa: “Non farti strane idee… non farmelo ripetere troppe volte… non voglio tornare a casa spaccata!”. Si lascia baciare mentre, pomiciandole il collo e sentendo come ricambia la spinta mi trovo a dirle con la bocca impastata “Invece si direbbe che muori dalla voglia…”. Mi guarda, si volta mentre la porta scatta e si apre. Mi ferma con le mani guardandomi intensamente: “Sì, Gianni, ho voglia di te, di godere come mi sai far godere… ma adesso ti vai a mettere tranquillo sul divano, versi un goccetto per tutti e due e mi aspetti… non te ne pentirai, fidati!”. La tiro a me, mentre frugo la cerniera per tirarlo fuori: “Succhiami, prima, cazzo… non ce la faccio più voglio la tua bocca lì…”. Mi bacia le labbra: “Aspettami maiale, fidati… se lo facessi ora te ne verresti in men che non si dica… fidati!”. Torna a rassicurarmi. La vedo scomparire in bagno. Verso due dita di vodka liscia ghiacciata che prendo dal frigorifero – riserva per i momenti migliori – in due bicchieri. Li poggio sul tavolino accanto al divano. Mi spoglio, resto in boxer neri. La aspetto. La mano non sa attendere, il mio uccello impazzito non ha pazienza, si lascia accarezzare, massaggiare, per non morire dei fremiti continui che l’attesa del piacere gli da. Non mi lascia aspettare che qualche minuto. Torna indietro, in intimo con sopra una vestaglietta succita e semitrasparente perchè ricamata sul viola acceso molto femminile … il tocco di classe è aver tenuto le scarpe nere con il tacco … sfortunatamente non a spillo . Divina con quel coordinato bianco dal push up esplosivo e dalla mutandina trasparente. Con quelle calze nere che invece che stonare mi accendono voglie più focose. La guardo continuando a massaggiare lentamente. Lo accarezzo con la mano nei boxer. Mi guarda affamata, ricambiata dal mio sguardo che è quello di una bestia feroce pronta a scattare. “Non ha perso tempo il maiale vedo…” E viene ad accomodarsi a cosce larghe sedendosi su di me. Ho il pacco duro e svettante che si pianta premendo contro le sue labbra. Sospira scendendo e facendo aderire la punta al clitoride. Prende il bicchiere, me lo porge, ne prende uno per se. “Brindiamo alla notte che ci aspetta, vuoi?” e mi guarda vogliosa. Non rispondo. Cozzo il bicchiere contro il suo. All’unisono mandiamo giù alla goccia. Si accuccia su di me, scivola lentamente verso il pavimento facendo scorrere la seta della neglige sul mio corpo , con le ginocchia per terra e le mani sul mio uccello: “Spero tu sappia resistere maiale, perchè sarei molto delusa se te ne venissi subito, intesi?”. Le accarezzo la nuca, la fisso, la avvicino a lui mentre le sue mani lo tirano fuori. “E’ una bestia… visto così poi…”, ma il suo è un tono sorpreso, intenso, mentre in modo dolce comincia a lasciarsi andare su di lui…
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lo massaggio un pochino per allungare i momento di piacere facendo scorrere tutte e due le mani sull’asta senza ancora impugnarlo, lo sento letteralmente di marmo
“dio che duro!”
“come piace a te mia maialina mmmm anzi vestita cosi direi quasi porca!”
“mmmmm e tu sei il mio porco?!”
“volentieri!” mi risponde e lo impugno scappellandolo e insieme lo guardiamo lo massaggio con calma stringendo bene con le dita scendendo e risalendo, strizzando bene alla base ed il punta
“uuuu diana piano ….”
“scusa ….devo essere piu delicata!?”
annuisce con la testa mentre ansima e capisco che ora vuole la mia bocca, lo lecco con la lingua e gradisce
gradisce molto la mano sulla spalla si sposta sulla testa e prende la coda di capelli
“dio che voglia di schizzarti in faccia!” mi dice lanciandomi uno sguardo duro dritto negli occhi
ricambio socchiudendo le labbra e dandogli qualche bacio sulla punta prima di rispondergli
“puoi venire dove vuoi …. dopo che mi avrai fatto godere!”
“mmmmmm” risponde con un gemito mentre gli do un altro paio di leccate e poi piano lo faccio entrare tra le labbra sorreggendolo con la mano sulla radice
muovo il collo su e giu alcune volte seguta dalla sua mano, poi quando con l’altra mano vado a massaggiargli i testicoli lo sento gemere ed ansimare mi chiede di fermarmi deve essere veramente carico dopo tutte le torture serali
mi stacco da lui ansimante, effettivamente ho tenuto un ritmo molto alto
mi sollevo da terra mentre lui si sfila i boxer, il cazzo svetta lucido e suppo della mia saliva, lo vorrei ma lui decide di ricambiare il servizio
le sue mani passano sotto il bordo della camicietta da notte andando a calarmi senza tanti convenevoli l’intimo, alzo i piedi a turno per liberarmete, intanto sale su a cercare il ferretto del reggiseno, prova un paio di volte poi si sgancia e lo sfilo facendolo cadere a terra con il resto
una mano scende e voluttuosamente va sulla mia leggera peluria per poi passare oltre ed andare sul mio sesso, carezza le labbra ed io gia mi sento sciogliere
“che lago!” dice bisbigliando
facilito il passaggio della sua mano tra le cosce con la solita irruenza mi sollega la gamba de dietro il ginocchio guidandomi a posarla sul bracciolo lui si infila ai miei piedi trovandosi a poca distanza da lei completamente aperta ed offerta al suo o mio piacere, si avvicina e lo sento chiudo gli occhi appoggiandomi alla sua spalla piegata un po in avanti, la lingua saetta su di lei dandomi una scossa di piacere che mi attraversa la spina dorsale andandosi a scaricare alla base del cervello
“aaaaa” gemo il mio gemito gli da ancora piu foga e aumenta la forza, porta le sue mani sulle mie natiche strizzandole con forza, sento la lingua penetrarmi affonda, e piega il collo per entrare ancora di più “basta dammelo ti prego!” si calma un po iniziando a respirare staccandosi ma non spostandosi dandole ancora alcune leccate “mio dio”gli dico cercando di guidarlo con le mani ad alzarmi
“è troppo buona!” mi dice mentre con una mano, come se fosse il gesto piu naturale del mondo, si asciuga il mento dell’umido di sua saliva e miei umori
“siediti dai” gli dico sorridendo
“non mettiamo il preservativo?”
“paura di venire? stai attendo!” gli chiedo mentre si accomoda seduto levando i cuscini
“ti avviso!”
“cosi mi sposto … ma sarà meglio che tu mi faccia venire!”
“secondo me dopo queste belle leccate non ci metterai tanto!”
“mmmm lo credi tu!” mi posiziono a cavalcioni sopra di lui sollevando un po il bordo della neglige, lui lo guida ed io mi avvicina, sento il primo contatto,poi entra con facilità estrema piano piano entra mentre lui mi guarda, devo fare un’espressione assurda quando arriva fino in fondo,mi è entrato comodamente ansimo ed ogni mio respiro si ripercuote sul mio addome facendomi percepire il “corpo estraneo” duro e rigido infilzato dentro il mio basso ventre.
“dio come è entrato!” gli dico
“mmmmm bene è?”
“siii” rispondo unendo un ansimo essendomi inarcata e tirata su e poi nuovamente giu a fondo
le sue mani come magnetizzate vanno scorrermi sulle cosce da dietro per poi serrare nuovamente le mie natiche facendo forza guidandomi in su, assecondo il movimento e lo sento scorrere piu su possibile mi guida lentamente fin su sulla sua cappella, ha ragione mi sa che non durero molto, anzi mi sa che mi ci vorrà veramente poco mentre mi sento penetrare nuovamente da lui che entra dentro con un rumore di risucchio dovuto ai nostri umori
“uuu come entra!” esclama lui a voce alta appena mi trovo nuovamente a fondo corsa
“o si lo sento”
“entra bene”
“benissimo”
“non fa piu fatica, non ti forza più!”
“mmmmm no” parliamo mentre io son seduta su di lui e ruoto il bacino in senso circolare diverse volte
“l’ho allargata per bene è?”
“si sentila cosa le hai fatto” ruoto a fondo il piu possibile
“l’ho rotta per bene in questi giorni! cosa dirai a tuo marito quanto la vedrà in queste condizioni”
“che stronzo che sei …. mmm gli diro che non ho saputo resistere alla tentazione”
“che porca che sei … ” si lascia andare sullo schienale “peccato che non sei anche troia … altrimenti il culo me lo daresti!”
“mmmmmm non mi sfidare! non mi puoi entrare li lo sai”
“lo romperei veramente hai ragione …. tranquilla mi basta lei senti che roba!”
dice lui muovendosi da sotto mentre mi sto tirando su
mi sorprende
“gianni … ci sono quasi fermo…fai fare a me ti prego!”
“volentieri … cavalcami pure!”
“tu come stai? a che punto ” gli chiedo guardandolo negli occhi per capire a che punto è mentre inizio a riscende e salire
mi dice quello che voglio sentirmi dire
“tranquilla cavalcami pure fammi vedere, fattela rompere ancora di più cazzo”
cerco di portargli le mani sulla bocca per farlo stare zitto ma non c’è verso continua il monologo
io non sento quasi piu nulla di quello che dice … percepisco solo il formicolio che diventa sempre maggiore trasformandosi in fuoco alimentanto dal mio movimento ritmico e cadenziato sento che sto per divampare senza piu nessun controllo

Nella doccia, mentre ci insaponavamo con una semplicità ed una complicità tutta diversa da quella degli amanti focosi o degli scoponi, credo m’abbia preso una sana dose di malinconia. Dovrei dire insana, visto che da domani Diana tornerà alla sua vita, io alla mia e tanti saluti, arrivederci e grazie delle belle scopate. Ma non mi riesce di avere tutta questa serenità nel pensarlo, nel dirlo, nel farlo. La guardo uscire perplessa dalla doccia, intenta già ad asciugare i capelli prima con il telo, poi col phon. Io ne approfitto per firzionarmi un po’ discosto e quando ho finito, infilata la t-shirt e null’altro sotto, esco dal bagno e mi sistemo sul letto. Non ho sonno, nient’affatto. Nell’attesa che esca accendo la TV, metto su un finto programma di divulgazione scientifica: una di quelle stronzate immani sui negozi di pegni, su gente che crede di fare affari vendendo e comprando… su gente che finge. Ci mette un quarto d’ora quasi, perchè poi ha da risistemarseli. La vedo uscire con indosso solo quella che sembra una camiciola da notte corta. Anche lei deve aver accusato la botta… non credo quella derivante dal mio discorso, penso piuttosto quella che arriva direttamente dal suo intimo, dai suoi sensi di colpa. Mi si rattrista la nottata, cazzo! Tutto sembra tingersi di una vena grigiastra adesso, e porca miseria non è proprio il caso. Do un colpetto sul letto, dalla parte vuota: “Vieni qui, dai…”. Mi sorride, sembra malinconica: “Sì… un attimo…” distoglie lo sguardo, silenzia l telefonino che ha poggiato sul comodino, si sistema accanto a me raggomitolata su se stessa. Mi avvicino: “Non credere che mi stia innamorando… giusto per esser chiari… ma mi mancherai un po’ mi mancheranno le nostre cavalcate… perchè riconosco che c’è una certa qualche sintonia…”. Mi guarda, sorride un attimo, poi più seria: “Insomma ti mancherà scoparmi, giusto? E’ solo per quello che mi hai detto… ti avrei chiesto di trattenerti…”. Ammetto di sì, subito seguito dalla sua considerazione: “E io che temevo che il porco che ho conosciuto avesse fatto spazio a un mezzo romanticone… resti sempre…”. la blocco io, continuando la frase: “Il solito maiale…”. Scoppiamo a ridere. La guardo, la tiro a me e la bacio con trasporto. Ho voglia, inutile negarlo, ho voglia di farla di nuovo mia. Mi ferma un attimo con la mano: “Gianni, guarda ascolta.. tu sei un qualcosa di incredibile… duri, recuperi in un botto… davvero credo saresti l’ideale per chi vuole sesso, tanto e spesso.. ma io ti giuro, adesso al solo pensiero di riscopare ho paura di non reggere… cazzo mi sento ancora dilatata…”. Le sue parole mi arrapano, lo ripompano gentilmente ma con decisione a salire, a crescere. Le prendo con dolcezza la mano, me la metto tra le gambe: “Colpa sua, vero?” – “Sì, tutta colpa di questo brutto cazzone che ti ritrovi… porco cazzo – non o se lo esclami o lo dica proprio a lui li sotto che a sentirla così decisa e quasi volgare ha un sussulto e recupera ancora più vigore – porco cazzo che non è altro…”. Le tengo la mano ferma ancora qualche istante, prima che rilassi le dita e cominci ad accarezzarlo con una calma studiata: “Ti piace questo porco cazzo?” continuo riprendendo quella sua espressione… e lei che mi fa: “Non sempre… non che sia così lungo eh… chiariamoci”, quasi a provocare la solita reazione maschile che con me non attacca: lo so che ce l’ho nella media, normalissimo, ma so anche che la sua larghezza un po’ eccessiva è una dote che fa strani effetti sulle donne. “E allora cosa?” la incalzo, perchè sentirla parlare del mio cazzo mi arrapa ancor di più. “Prima che tu mi scpi mi piace, mi attira, perchè è strano, tozzo come te, grosso e nodoso, largo… poi quando l’ho dentro, ai tuoi ritmi… dopo non mi piace più…”. “Ah non ti piace più, adesso?” sorride, comincia a menarlo più intensamente: “Adesso vorrei solo fargliela pagare, metterlo a nanna definitivamente… farlo risvegliare solo quando sarò lontana…” mi guarda sorridendo e provocandomi. “Ci sarebbe una cosa che lo metterebbe a nanna sereno fino alla prossima volta che scendi, sai?” e lei mi guarda interrogativa. Non le lascio il tempo di pensare, la giro di scatto, la sovrasto. “Oddio, Gianni ma che…” e non ha il tempo di continuare che già la mia faccia va a stamparsi tra le sue natiche. Con le mani la tengo ferma, serrata sul letto premendole le braccia giù. Affondo il viso. Profuma di bagno schiuma, tutta. Il naso con la punta impatta sulla sua rosellina serrata, stretta ancor di più dalla paura di quello che potrei farle. Salgo di qualche centimetro ed a labbra piene le bacio il buco del culo, intensamente, con decisione e passione. “Gianni non fare scherzi eh… mi fai paura… Gianni…” mentre prova a divincolarsi serrata sotto il mio peso. Mi stacco da lei: “Anche i baci ti fanno paura? Eddai sta tranquilla, non voglio fare altro che baciartelo, leccartelo… nient’altro… scommetto che sarà una splendida novità…”. Quasi tra se e se finge stupore e fastido, dice a voce bassa: “Ma che cazzo di maiale…” per poi continuare: “Davvero, non fare stronzate lì dietro…”. Io fingo di non ascoltare. Non ho intenzione di violarla. Tentarla di certo ma romperle il sedere proprio no. Di sicuro rischierei di farle male e non mi va… alla fine lei è stata chiarissima dall’inizio! Fortuna almeno la serrata delle chiappe sta scemando… comincio a sentire i muscoli delle natiche rilassarsi. Comincia a cedere sotto le confortevoi e calde leccate che le lascio scorrere lungo lo sfintere, accarezzandolo all’esterno con estrema lentezza. Mi gusto quel sapore quasi ferrigno. Mi gusto la strettezza di quel bocciolo che non vuole cedere alla punta della mia lingua. Forzo appena un po quando fuori ormai la sento scivolosa della mia saliva e quando sento che il fiato caldo sta facendo il suo effetto e le chiappe sono ormai arrese. Sicuro che non si muoverà più stacco le mani, le porto sulle natiche ad aprirle gentilmente. Inizialmente devo vincere un po di resistenza ma quando s’accorge che non voglio fare altro che leccarla meglio, si lascia manipolare, mi lascia aprire… “Che bel buco di culo… bellissimo Diana…”. Quasi imbarazzata risponde con un flebile grazie mentre riprendo a penetrarla con estrema cautela con la lingua. S’è rilassata non c’è che dire… ha un piccolo bocciolino appena dischiuso. Non è proprio possibile pensare di prenderla. Mi metto però in posizione più comoda, alterno leccate a lingua piena, gentili ed ampie, su tutto il buco, ad affondi teneri e sempre più profondi con la punta. La sento sospirare, la sento riscaldarsi, la sento fremere… sorridendo mi provoca con la voce rotta dal piacere che sta provando: “Se ce l’avessi largo come la lingua ti lascerei entrare…” e si muove a sistemarsi meglio impattando con la pianta del piede contro l’asta del mio uccello, impazzita dall’eccitazione e durissima: “Oh cazzo ma stai di nuovo così?”. Non le rispondo, affodno la testa più in giù, insuppandomi degli umori che le imperlano la vagina e poi prorompo: “Non sono mica l’unico arrapato da fare schifo, sai?” e sorridendo mi risponde: “Cazzo, m’hai fatto tornare voglia, sai?”… esplodo di desiderio. Mi alzo sulle ginocchia, la tengo ferma con una mano, tenendola schiacciata al letto. S’allarma, mi guarda: “Che fai? Cazzo che fai non mi inculare…”. La fisso: “Tranquilla… lo poggio soltanto non entro… fidati cazzo…”. Mi guarda terrorizzata: “Cazzo Gianni niente scherzi… m’ammazzi con quel coso messo così…”. Ma sono di parola. Lo scappello per bene prima di avvicinarlo… lei lo sente accarezzare la parte interna di entrambe le natiche… mi guarda: “Gianni, piano, piano per dio…” forse pensa che sia tutta una finta quella mia promessa e che ormai il culo se lo sia giocato. Invece lo appoggio solo all’ano, che sento contratto. “Tranquilla Diana, non ti ficco niente, tranquilla…” e appena la sento timidamente rilassarsi, lascio solo che sia il suo culo ad aprirsi gentilmente. Non premo nulla, semplicemente lascio che qualche millimetro occupi lo spazio prima inumidito dalle linguate dense. “Ok… ok l’hai provato… adesso basta ti prego ho paura, non sono a mio agio…”. Lo sfilo, tenendolo ritto lo faccio scivolare verso il basso, a piantarmi tutto dentro di lei schiacciandola col peso del mio busto sul materasso… “Così però ti piace..” mentre con un colpo secco la defloro totalmente nella vagina. “Così sì, cazzo se mi piace maiale… oooh si che mi piace…” ed ha il tono alto di chi ha voglia di incitare, di essere decisa, ruvida, porca, nella prossima scopata…
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per un’attimo ho temuto veramente il peggio, lo sentivo distintamente, credevo si sarebbe fatto spazio dentro di me … mi davo quasi per “spacciata” , non era la prima volta che venivo leccata in ogni orifizio, anche mio marito si diletta, quando è veramente su di giri a banchettare leccando ogni centimetro, mordendo le natiche spalancate con le mani.
quando ho sentito la punta la punta ero convinta non resistesse a spingerlo dentro, mi sentivo lubrificata, sicuramente lo ha fatto apposta a stuzzicarmi, istintivamente mi viene da contrarre i muscoli … la classica mossa che si fa quando ti mettono la supposta , mossa che ti fa percepire ancora maggiormente il dolore, ci si dovrebbe rilassare ma l’istinto ti fa fare tutt’altro … avesse spinto mi avrebbe dilaniato lo sfintere, mi ha tranquillizzata dicendo che non avrebbe fatto assolutamente nulla … ma il sospetto era rimasto.
rimane piazzato li e prendo fiato due o tre volte per rilassarmi cercando pian piano di ammorbidire i muscoli delle natiche, si appoggia su foto bagnato
lo invito a levarsi da li e lui guizza sotto entrando con forza affondandomi addosso con il suo peso, entra con prepotenza fino a fondo corsa, andando con il suo basso ventre a premere totalmente le mie natiche, affondo la testa nel cuscino, mentre mi chiede se invece cosi gradisco essere presa
mugugno poi riemergo dal cotone delle federe confermandogli ciò che è ovvio.
mi esce dalla gola una gemito profondo, lui mi tiene ferma mentre affonda ripetutamente
poi si lascia andare completamente su di me, per prendere fiato e respiriamo all’unisono
fecciamo un po di pausa
“metti il preservativo!” gli dico
“non ti preoccupare prima che venga ti devi impegnare un bel po!”
“mmmmm bene… ma non vorrei mai che lasciassi qualche goccia di prima … dai!”
“ok cosi poi non mi devo levare alla fine” dice mentre disinvoltamente si sfila e stacca da me alzandosi dal letto ed andando verso il comò
“ti piace tanto farlo da dietro vero?”
“e si lo adoro!”
“perchè comandi” gli dico
“si perchè la trovo naturale … animale!”
mi dice mentre calza il lattice velocemente io mi son girata sul letto per guardarlo
rimonta sul letto dopo il veloce scambio di battute
“poi mi piace guardarti il culo!”
“pensi sempre e solo a quello!”
mi metto anche io sulle ginocchia come si è posizionato lui, mi avvicino
“visto che ti piace da dietro continuiamo ma stai fermo ok?”
mi guarda con aria interrogativa “non garantisco … ci provo!”
mi metto di palle a lui tutti e due di ginocchio, lo faccio sedere sui talloni e si lascia guidare docilmente…
“cosi dovrebbe piacerti!?” gli chiedo con tono ironico mentre scendendo e tirandoglielo su con una mano da sotto mi ritrovo piantata dentro il cazzo inguainato
geme ed ansima mentre inizio ad andare su e giu, ci vediamo dallo specchio riflessi completamente e mi solleva la neglige per godersi lo spettacolo del mio culo che sale e scende, il fiato mi serve per muovermi e non ci parliamo per qualche minuto, lui alterna gli sguardi allo specchio ed alla mia schena…che sento si sta imperlando di sudore
“uuuu come mi cavalchi! …. ti impali!”
“oo siii” gli rispondo piegandomi indietro perdendo la visuale dello specchio ma andandomi ad appoggiare al suo petto, con un rapido gesto mi fa sollevare le braccia per far volare la camicietta da donna per terra, con le mani va sui miei seni e si dedica al mio collo
gemo e lo incoraggio mentre oramai il movimento e simultaneo, quai una danza continua e cadenzata, mi guida su con le spinte e poi insieme ci facciamo nuovamente cadere, siamo coordinati e ritmati ed andiamo avanti cosi per molte spinte, poi sfiancati ci fermiamo
“per fortuna che ti avevo detto di stare fermo!” dico sorridendo per spezzare il silenzio e capire come vuole proseguire
“ti venivo solo dietro per aiutarti hehehe”
rimango seduta praticamente in braccio con lui dentro, ormai è a suo agio li’, con una mano passo sotto e vado sui testicoli
“sono belle vuote queste palluzze?!”
“quasi vuote ma .. qualcosa c’è vedrai! … come stai?”
“mmmm non so se riesco nuovamente a venire …. prima mi hai squassata!”
intanto ci spostiamo sul letto … ora voglio capire tu in che posizione ti vuoi mettere

La guardo, mi piace che abbia ammesso che l’ho squassata… e sì, in effetti so di essere stato parecchio intenso prima. Ma che male c’è? Ne avevo voglia e ne aveva voglia anche lei dopo tutti quei giochini in macchina e durante la cena. Ora la guardo. Mi piace. Mi mancherà… mi mancherà scopare con lei… e mi mancherà l’idea di non averle fatto il culo. Ma tant’è non si può proprio, mi sa… ormai è chiaro. E’ strettissima… la rovinerei, non c’è storia.
La fisso intensamente dicendole: “Fai solo un altro piccolo sforzo… vedrai che con poco mi porterai in rampa di lancio e in pochi minuti ti godrai un orgasmi fantastico”. Mi guarda dubbiosa: “Non so se fidarmi… ti prego, niente richieste strane…”. La tranquillizzo carezzandole la schiena: “Voglio solo che tu resista un altro po e faccia il piccolo sforzo di uno smorzacandela fatto bene…” e mentre parlo mi stendo colpendo lievemente il materasso ai lati dei mie fianchi con qualche colpetto di accompagnamento: “Metti i piedi qui… e scendici su… impalati proprio… e tieniti sul mio petto con le mani…”. Mi guarda sgranando gli occhi: “Ma stanchi come siamo?!”… le sorrido: “Forza, Diana, sono solo una trentina di candeline, niente di impossibile cara la mia porcellona…”. Mi guarda ancora un po’ dubbiosa: “Non so se ce la faccio, non prendertela… e poi guarda… io ne avrei anche voglia, è lei lì sotto che ha deto che le basta. Non credo verrò di nuovo, Gianni” mi dice con aria sincera, quasi con un po’ di sensi di colpa, come se volesse scusarsi. Sono sicuro che invece ce la farà. Mi stendo meglio. Lei mi sale sopra. Mette i piedi ai miei bordi e lentamente ci si impala sopra. La fisso: “Ecco, brava così… stringi un po’ di più li sotto, così ti sento bene… e vedrai che se sei brava davvero… vedrai che mi stappi in un niente la bottiglia” sorrido per il doppio senso. Mi fissa salendo e scendendo, mentre è la quarta o la quinta volta che mi apostrofa con aria severa: “porco, porco maiale, lo senti bene?” con la faccia fissa nei miei occhi. Ha l’aria di chi davvero sta resistendo allo sforzo. Siamo quasi a metà quando, dopo un po’di silenzio la guardo e davvero compiaciuto: “Sono il tuo maiale… e quanto ti piace questo maiale… guarda come me lo stai tirando su… sento friggere nelle palle…”. e la guardo con dentro una tensione per l’orgasmo che sento quasi montare. Cerca di rovinarmi la festa: “E vieni, maiale, viei… chissà magari ti calmi una buona volta…” e comincia a pompare più forte.Si vede chiaramente che un pochino la posizione le ha rimontato una qualche voglia. Evidentemente l’idea di dirigere il gioco, l’idea che tutto fili liscissimo per il mio piacere e che io mi stia godendo i suoi sforzi in modo sublime la gasa. “Vedo che ci hai preso gusto porcona mia, eh?”. Sussurra un “si” basso e un po imbarazzato prima di continuare: “E’ che mi piace sentirti godere… sta pompando che è una meraviglia dentro…”. Le accarezo le natiche, so bene dove le piace e non le da fastidio, per cui faccio correre le mie mani sui suoi glutei e sul suo fondo schiena. “Sai cosa mi manderebbe in estsi ora, maiale?” – “Cosa?” le chiedo interrogativo. Mi fissa, fa scorrere lo sguardo giù sulla sua pancia e poi torna con gli occhi su di me: “GFuardare mentre entri dentro di me, guardare mentre quella bestia lì sotto si ficca bene dentro…” ha abbondantemente superato le trenta pompate mentre si lascia andare sedendosi sulle mie gambe, impalata completamente… mi fissa e con una voce carca di passione mi fa: “Fammelo vedere che entra… mi farebbe impazzire…”.Capisco che posso portarla di nuovo forse all’esatsi. Lo sento anche da come s’è ribagnata. Le sorrido: “Di nuovo arrapata eh la mia troia sabbauda… vero?”. Annuisce roteando il bacino ma tenendolo premuto sul mio pube. In un attimo mi viene una illuminazione: la facco alzare con due pacche sul sedere, spostandola di lato. Poi la prendo e la stendo facedole poggiare la testa su un cuscino. Da dove siamo, se si volta di lato c’è una bella specchiera che ci inquadra… altrimenti le basta solo alzare un attimo la testa e si gode lo spettacolo della mia mazza di carne che la prende tutta, fino in fondo. “Lo vedi bene così, maiala?” – “Oh… sì… prova a ficcarmelo che ti dico meglio” mi risponde sorridendo con una malizia da vera donna d’alto borgo. Le prendo la coscia opposta a quella vicina allo specchio, la alzo avvicinandola al mio petto, mentre allargo con calma l’altra per penetrarla al meglio. Punto la cappella in direzione e con un affondo deciso mi faccio strada: “Lo vedi? Lo vedi bene maiala?”. La sua risposta infuocata e roca è un “Oh si cazzo… lo vedo benissimo… mamma santa che spettacolo…”. Prendo a pompare deciso, tenendomi la sua gamba stretta al petto e tenendo il ginocchio dell’altra come appoggio: “E Guardatelo, guardatelo maiala mia, guardatelo come ti entra dentro…”. La sua risposta è solo una serie confusa di “si” e di incitamenti che momento dopo momento si fanno più decisi, volgari, senza però scadere mai. Io non mi faccio certo pregare, la fotto più che farci l’amore… la fotto letteralmente con forza, con affondi lunghi e feroci. E’ di nuovo un lago, lubrificatissima: “Eccolo, eccolo di nuovo l’animale… oooh… ooh cazzo ma sei una bestia per davvero… cazzo piano m fai a brandelli…”. Impazzisco, fotto forte: “Non dirmi che non ti piace bella la mia troia sabauda…” Mi guarda quasi scioccata dalla mia diretta volgarità: “Mi piace, da morire… ma così spacchi tutto, lei, il preservativo… oooh cazzo… cazzo Gianni… ma che hai… calmati…”. Non ci sento.Le prendo la testa sorreggendola dalla nuca, è un gesto rapido, veloce, inaspettato. Punto i suoi occhi sulla scena ormai pornografica, sul dettaglio perfetto del mio cazzo che la viola con tanta possanza: “Oddio… mi troverà slabbrata mio marito, m’hai aperta in due cazzo…”. Impazzisco di piacere, divento d colpo volgare: “Dove lo trovi un altro cazzo così eh maiala? Dove?” e lei non risponde direttamente alla mia domanda, ma allude… e dice qualcosa che mi fa letteralmente impazzire: “Cazzo se mi mancherà la bestia… mi mancherà da morire… devi fargli una foto alla bestia, un bel primo piano… così me lo tengo per ricordo…”. Io pompo sfrenato ormai: “Cazzo se strappi il profilattico mi inondi e sono cazzi… calmati porco, calmati…”. Dal silenzio che pretendeva il primo giorno è diventata una gran chiacchierona quando s’arrapa la bella sabbauda, tanto che quando le chiedo: “La vuoi davvero la foto ricordo troia? La vuoi davvero? Così te la guardi ogni giorno e t’immagini quel che ti farò quando riscendi?” – “La voglio, bene, a grandezza intera… si deve vedere bene che bestia è…”. Continuo a stuzzicarla in realtà stuzzicando me, che sento ormai la scarica dell’orgasmo uscire dai testicoli e cominciare a ripercorrere all’inidietro il perineo per salire sulla schiena ed al cervello quando sarò venuto. “La vuoi scappellata la foto?” – “Sì, tutto nudo, quanto più si può… così me lo ricordo bene chi mi ha rovinata tutta…” e ormai la sento godere. Sta godendo. Si volta verso lo specchio, si vede sfatta sotto i miei colpi: “Cazzo che troia che sono” esclama di colpo, mentre i primi colpi del piacere cominciano a scuoterla: “Non ti fermare Gianni, vai non ti fermare cazzo… dai dai dai…”. Io affondo a colpi vigorosi, la prendo fino in fondo. Lei torna con lo sguardo per qualche secondo prima di strabuzzare gli occhi ed abbandonarsi al materasso. Io ci sono quasi: “Non scappare, ci sono quasi, devi farmi fare una bella goduta, cazzo…” e devo urlare perchè le sue grida ormai invadono la stanza. E’ folle di piacere… folle, mentre mi incoraggia a finirla, a finirmi a godere…
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giro la testa verso lo specchio e vedo chiaramente i suoi testicoli ed il cazzo inguainato, la sua mano lo prende alla base e mi cerca appoggiandosi sulle mia grandi labbra che si dischiudono all’istante, “lo vedo lo vedo” gli dico mentre entra nel lago dei miei umori, va su e giu, socchiudo gli occhi per il godimento poi giro ancora maggiormente la testa per non perdermi la visione oscena ed al tempo stesso estremamente eccitante del movimento continuamente ripetuto delle sue palle che salgono e scendono ritmicamente, la visione mi manda in ecstasi vedo anche i miei umori che bianchi mi colano giu ad ogni pompata e vanno a raddensarsi e bagnargli le palle che sballonzolano
imperterrite vanno su e giu mentre parliamo e ci diciamo oscenità mi chiama pure troia ma non riesco a ribattergli nulla perchè accompagna le sue parole con ulteriori poderosi colpi fino al fondo sembra non stancarsi mai e non dare segni di cedimento deve esserci quasi ed anche a me oramai basta un nulla … lo sento arrivare e mi guardo nuovamente allo specchio
la scarica arriva al cervello e vado in tilt la visione e l’orgasmo mi fanno straparlare
“che troia che sono …. non ti fermare dai” lo incito mentre chiudo gli occhi alle contrazioni del mio sesso, non voglio che si fermi per sentirle
basta son sfinita e sfatta guardo un’ultimo secondo le specchio poi affondo nel cuscino … anche lui ora puoi mollare gli ormeggi e lasciarsi andare avendomi fatto godere inaspettatamente un’altra volta lo sto ringraziando di continuo ad alta voce quando anche lui mi avvisa che c’è quasi
“ci sono diana ci sono!”
“si vieni dai dentro dai!”
“uu si dentro siii ti riempirei volentieri” mi dice lui
“anche io ti vorrei far schizzare”
“aaa si eccolla mmmm”
mentre con un rapito gesto mi prende da tutte e due la gambe tenendomi con le mani dietro sotto il ginocchio e sollevandole venendomi a schiacciare con forza piegata in due affondandomi dentro fino in fondo
“ooo dio” gli dico
“come sei snodata le lo do tutto mentre vengo si vengo mmmm”
“sborra dai si” gli mentre oramai ci deve essere
si inarca trovando l’angolazione mentre geme e ansima lasciandosi poi cadere su di me facendo scivolare giu le gambe restando con il cazzo ancora infilato dentro che sento piano piano secondo dopo secondo meno possente
finalmente rilassanto e dopo qualche secondo ci giriamo sul letto e mi esce da dentro
restiamo sudati sul letto ancora ansimanti tutti e due senza fiato per espellere inutili parole
il primo ad alzarsi e lui per sfilare il preservativo ed andare in bagno
dovrei seguirlo ma non sento la forza, mi sento bagnata, rotolo verso il mio lato e sento una pozzetta bagnata … rimango stupita perchè devo esser stata io infatti mi sento completamente zuppa
torna dal bagno e recupera i boxer e la maglietta per dormire mi sistemo la neglige che ormai è tutta una piega e presenta un paio di macchie anche lei … appena arrivo a casa sarà la prima cosa da buttare in lavatrice penso mentre ci sistemiamo nel letto
“ora riposiamo!”
“meglio si è fatto tardi”
infatti è notte fonda le due passate
spegne la luce ma non riesco a chiudere gli occhi, e se lo faccio ho ancora la visione di prima dello specchio
e nelle orecchie lui che mi appella come “troia sabauda” ed io che dopo poco mi appello allo stesso modo vendendomi presa in quel modo
la stanchezza però piano piano ce l’ha vinta e mi assopisco sentendo il suo respiro gia profondo probabilmente già assopito.

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