Eccomi ancora a voi con un nuovo racconto, erotico, of corse’ Ringrazio tutti coloro che hanno apprezzato i miei precedenti racconti. Ho pensato di ringraziarli nell’unico modo che, al momento, mi è possibile: far pubblicare degli altri miei (assolutamente veritieri) racconti sexy.
Ora sono in ufficio, (per fortuna sola’) ma il fatto risale a circa sei mesi fa.
Erano circa due settimane che mi ero lasciata con Giancarlo (il mio boy friend di allora) ed ero molto depressa (ma, soprattutto vogliosa di sesso’). Avevo provato, più volte, a richiamarlo al telefono ‘per cercar ricomporre i cocci’ della nostra storia sentimentale. Ma, più andavo avanti, e più mi rendevo conto di prodigarmi per nulla. Forse, era colpa di entrambi. Quelle differenze caratteriali che all’inizio ci attraevano vicendevolmente, ora ci rendevano insofferenti l’uno all’altra. Ma, nonostante ciò, non mi arrendevo all’evidenza: rivolevo, con tutta me stessa, il mio Giancarlo. Lui, forse per compassione, o chissà per quale altro motivo, diceva di capirmi, ‘di avere pazienza che tutto si sarebbe riaggiustato, ‘di pensarmi sempre, ‘mi giurava di amarmi come il primo giorno, etc. etc. Insomma, ‘le solite cazzate che si dicono due amanti.
Comunque quella mattina decisi di dedicarmi totalmente al lavoro d’ufficio.
Alle sei in punto scappai subito a casa per cambiarmi. Martina mi aveva invitata per quella sera a casa sua. ”Sai, sono sempre sola’ non so con chi parlare , escludendo il mio micio’ neanche Leandro si fa più sentire’ di vedere la tele, mi sono letteralmente rotta le palle” etc. etc. Quando la mattina chiamandomi in ufficio, si lamentò della sua situazione, impietosita mi feci convincere. In fondo in fondo la mia situazione non era molto diversa dalla sua !!!
Alle nove in punto suonai e proprio lei mi venne ad aprire. Notai con sorpresa che si era agghindata in’ ‘modo un po’ troiesco’. Un trucco un po’ più accentuato del solito, un profumo fruttato e molto penetrante, un elegante tailleur rosa e le scarpe col tacco. Insomma sembrava che invece di aspettare me per sfogarsi (e sfogarci a vicenda), stesse aspettando qualcuno per un incontro galante. Rimasi perplessa ma non glielo feci notare.
Durante la cena continuai a notare un suo comportamento strano. Appena si finiva una pietanza, subito ne portava un’altra; guardava spesso l’orologio a muro dietro di me; alle mie domande, rispondeva a monosillabi. Ma la cosa più strana, cercavo di farla parlare della sua situazione, e lei invece immancabilmente era evasiva. Stranamente molto diversa da quella che, solamente una dozzina di ore prima, mi aveva supplicato di andarla a consolare !!!
Aveva molta fretta e non ne capivo il perché. Arrivai a pensare che forse si era pentita di avermi invitata. Per educazione evitai di farglielo notare; ma mi stavo incazzando molto !!!
Poi alle dieci e mezza circa, uno scampanellio (insistentemente maleducato e volgare) la faceva correre alla porta. Era lui ! Leandro.
Proprio ‘quello stronzo’ di cui lei qualche ora prima se ne lamentava. Ora lo accoglieva (certamente non con la massima felicità) ma sicuramente non contrariata’
Lui, entrando, a malapena mi salutò. Poi si diresse in cucina, seguito da Lei due passi dietro. Li sentii confabulare animatamente, ma non litigare. Bisbigliavano come per non farsi sentire da me. Poi lui si diresse in bagno. Ne uscì dopo qualche minuto. Mi passò davanti che si stava ancora sistemando la camicia dentro i pantaloni. Si diresse ancora in cucina e mi parve di sentirlo dire, sempre sommessamente: ‘Ancora qui ?’. Forse ce l’aveva con me ?
La situazione mi appariva sempre più strana. Ad un certo punto sentii il silenzio più assoluto. Mi diressi in cucina e vidi lei, inginocchiata che stava facendogli ‘un lavoretto orale’.
La misura era colma !!! Ripresi il mio soprabito e, incazzatissima, sbattendo fragorosamente la porta d’ingresso, me ne tornai a casa. In macchina, ripensando a quanto accaduto, maledii Martina. Perché non mi aveva avvertito prima, avrei sicuramente capito.
Ma, forse un po’ di colpa era anche la mia. Fin dall’inizio, e fino all’arrivo del suo uomo, Lei si era comportata in modo strano (l’abbigliamento; il suo trucco pesante; la velocità nel servire la cena; etc. etc.) ed io non gliene chiedevo ragione !
Comunque, già mi stavo preparando per dirgliene quattro la mattina dopo.
Arrivata a casa, sempre più incazzata, mi sono spogliata e messa a letto. Ormai stanca e sfinita, ho acceso la radiosveglia per cercare di ascoltare della buona musica e cercando poi di addormentarmi. Verso le undici, però, ero ancora sveglia, gli occhi ancora spalancati. Cercavo di addormentarmi e non ci riuscivo’ Ho così deciso di andare in discoteca, per potermi scaricare, ma non la solita dove mi conoscono tutti, ma in una mai vista e conosciuta. Ho scelto quella che mi aveva consigliato Marella, quello sull’Aurelia (e quindi anche, relativamente, vicino a casa): l’OFF SIDE. Ero in vena di fare porcate, e volevo farle dove ero un’illustre sconosciuta.
Una rapida doccia e poi un maquillage veloce, e mezz’ora dopo ero pronta. Per scatenarmi !!! Come vestiario, dopo un po’ di titubanza, ho optato per un bel tailleur nero, le autoreggenti e le scarpe di vernice col tacco a spillo. L’intimo lo avevo comprato qualche giorno prima. Mi era costato una tombola, ma era stupendo !!!
Ho ripreso la macchina e dopo dieci minuti ero davanti al cancello della discoteca. La strada, non l’avevo neanche vista !!! Era circa mezzanotte e mezza. Gli energumeni alla porta, non volevano farmi entrare. Va bene che ero in vena di fare porcate’ ma, non pensavo che addirittura mi si leggesse in faccia !!! Comunque, ho trovato due ragazzi che erano fermi lì al parcheggio e mi sono messa d’accordo con loro per entrare insieme. Chiaramente, una volta entrati, le nostre strade si dividevano. Tanto per iniziare, mi sono scolata due whiskey (magari avrei preferito farmi ‘due uomini in carne e ossa !!!). Cercavo di perdere le ultime inibizioni che mi erano rimaste. La musica mi piaceva ed ho quindi iniziato a danzare. Ed intanto un nutrito drappello di ‘pappagalli’ cercava di attaccare bottone, ma inutilmente. Comunque, seppur con difficoltà, alla fine riuscii a scrollarmeli d’intorno. Dopo aver ballato per due ore circa, ero completamente bagnata di sudore; e. dopo essermi finalmente seduta, iniziai a guardarmi intorno. Ma non riuscivo a sorgere nulla di decente. Piena di borgatari/e, perlopiù gente avezza al volgare. Le donne vistosamente truccate con “abitini da mercatino rionale a metà prezzo”, pieni/e di oro (per farvi capire meglio, anelloni al mignolo e le catene con regolare crocifisso sul petto villoso degli uomini, si sprecavano) forse pensavano di essere in un santuario e non in una discoteca.
Le danze mi avevano fatto venire sete, per cui mi sono diretta verso il bar. Ero intenta a sorseggiare una coca cola, quando un bel fusto, molto ben vestito, che con passo spedito, dopo aver salutato il barman, andava via. Incuriosita dal soggetto, l’ho seguito con lo sguardo e l’ho visto salire le scale. Qualche minuto dopo, ancora più intrigata dal tipo, mi sono diretta anche io su per quella scala, arrivata sul pianerottolo, ho aperto una porta, (era molto pesante e spessa, serviva evidentemente per insonorizzare) si sentiva la stessa musica di sotto, ma ad un volume notevolmente più basso, era proprio un sottofondo. Non so perchè mi sono azzardata a fare tutto questo, ma molto spesso faccio delle cose delle quali poi non so spiegarmene il motivo, sono molto impulsiva, forse anche troppo. Aperta questa porta, ho intravisto una luce rossa, molto fioca, in fondo ad un lungo corridoio, alcune persone nei vari separè confabulavano tra loro, ridevano, scherzavano. Ma, “l’uomo del bar” non era tra loro, ho pensato di aver avuto una visione. Poi, proprio alla fine, in corrispondenza della luce rossa, appena girato a destra, c’era una porta chiusa ma, da una fessura di sotto, si intravedeva una luce.
Ho pensato fosse una toilette. Avevo urgenza di andare in bagno, ed impulsivamente, l’ho aperta. C’erano due coppie che, pesantemente, stavano giocando tra loro. Uno degli uomini, era quello che stava giù al bar. Imbarazzatissima, con il cuore in gola per la gaffe, ho confabulato: “Scusatemi, pensavo fosse la toilette… scusatemi ancora”.
Dopo una risata generale dei quattro, sono stata invece invitata ad unirmi a loro. Evidentemente gli occhi mi tradivano, erano infatti fissi sui cazzi dei due uomini. Mi hanno invitato ad unirmi a loro. Ovvio che non me lo sono fatta ripetere’
In men che non si dica, ero nuda. Non ricordo neanche chi dei quattro fosse stato/a a spogliarmi. Hanno poi ripreso “a giocare” tra loro ed io con loro. Sono rimasta a bocca aperta, quando ho visto il cazzo dell'”uomo del bar”, sarà stato lungo non meno di 25 cm ed almeno 15 di circonferenza, quando più tardi mi ha preso da dietro, ho visto tutte le stelle del firmamento. Non sono più abituata ai “grandi calibri” …
Ero indecisa con chi iniziare: con gli uomini o con le loro compagne ? Per non fare torto a nessuno, mi sono buttata in mezzo’ Tutti e quattro mi hanno rivoltata “come un pedalino”, non connettevo più. L’unica cosa che ricordo, vivamente, ad un certo punto, mentre stavo facendo un succoso pompino “all’uomo del bar”, mi sono sentita penetrare da qualcosa di veramente grosso nella fica. Poichè uno lo avevo in bocca, l’altro lo vedevo scopare con Ketty, era forse entrato qualcun’altro e non me ne ero accorta ? Invece era Elena che mi stava penetrando con l’intera sua mano…, non era la prima volta che praticavo il fist-fucking, ma, non essendo più abituata… Per quanto mi possa ricordare, non mi pare che i miei amici di quella sera, si siano risparmiati. Il culo e la figa, a fine serata erano quasi infiammati dall’uso a cui erano stati sottoposti. Volevo fare la porcella, ed avevo trovato ‘pane per i miei denti” Vi tralascio il resto, altrimenti faccio il bis, e stavolta non sono sola in ufficio.
Alla fine del ‘tour sessuale’, ormai completamente spossati, ci siamo riordinati. E proprio allora, scoprii che l’ “uomo del bar” era il proprietario della discoteca, Elena la moglie, Giulio e Ketty due loro amici. Quella sera era la terza volta che si incontravano per “giocare” un po’ insieme.
Erano ormai le cinque di mattina, la musica non suonava più, evidentemente la discoteca era chiusa. Così come stavo, cioè completamente nuda, dopo essermi accertata (per quanto mi fosse stato possibile’) che dabbasso non c’era nessuno, sono scesa per riprendermi dal guardaroba il soprabito. Dopo averlo indossato, tanto per coprirmi un po’, sono andata alla toilette (adesso però l’avevo indovinata). Dopo essermi sciacquata la faccia, riordinata i capelli, invece di risalire per riprendermi i vestiti, salutare gli “amici di divano” e tornarmene a casa, sono andata via così come stavo, cioè col solo soprabito indosso. Solamente a dieci chilometri da casa me ne sono accorta. Erano ormai le sei di questa mattina, i miei per fortuna non si sono svegliati e non si sono accorti di nulla, altrimenti nello stato in cui ero… Mi sono coricata, non prima però di lasciare un messaggio sulla segreteria telefonica dell’ufficio. Con l’ultimo barlume di lucidità pensai di avvertire che per quella mattina non sarei andata in ufficio. Ho dormito fino all’una poi, dopo mangiato, sono andata in ufficio. Non che stessi proprio al massimo, comunque… meglio di questa mattina alle sei. Un’ultima considerazione su quanto successo in quella sera/notte: i fumi dell’alcool non mi permettevano assolutamente di godermi appieno quello che stavo facendo (ma, purtroppo, neanche quello che stavo provando’). Questo è stato il mio unico rammarico di quella serata. Se tutto ciò che vi ho raccontato, non vi dovesse essere piaciuto, non vi rimane che scrivermi alla mia e mail. Con affetto:
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…