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Racconti Erotici Lesbo

Io e Luisa

By 10 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

L’associazione culturale a cui sono iscritta, detta anche “Università della terza età”, aveva organizzato un week-end a Venezia, non la solita Venezia turistica, ma quella ai più sconosciuta ma non per questo meno interessante e meno degna di essere visitata.                                        

 

Mi sono sempre chiesta quando inizia la terza età?  Io ho quasi 50 anni, credo di essere ancora nella seconda.

 

Mi ero associata per caso, avevo visto un loro programma e avevo notato diverse cose interessanti. Non sono un’assidua frequentatrice dell’associazione, partecipo a eventi o a gite solo se sono veramente interessata. Non ho mai partecipato a gite che non fossero mordi e fuggi giornalieri; ho una famiglia, un marito e un figlio.

Questo fino a quella volta del week-end a Venezia mi attirava ma come avrei fatto con marito e figlio? Luca, mio figlio, sarebbe stato ben felice di avere la casa libera, mentre convincere mio marito a seguirmi era pressoché impossibile. Fosse stata una gita in montagna, magari a sciare non avrei avuto problemi, ma in giro per musei……                           

 

Mi feci convincere da Luisa una signora della mia età con la quale avevo più legato. Avrei voluto una camera singola, ma le poche a disposizione erano già state assegnate e così mi ritrovai a condividere la camera con lei.

 

Luisa uscì dalla doccia completamente nuda mostrando un pube, completamente depilato nel quale risaltavano le carnose labbra del sesso. Rimasi senza fiato, non avevo mai visto una donna depilata e arrossii pensando al mio trascurato boschetto. Aveva due seni grandi e morbidi e un po’cadenti, così come il sedere, dei fianchi pronunciati e un bel accenno di pancia.                                                             Senza nessun imbarazzo si diresse verso la sua valigia, si chinò per cercare i vestiti e così facendo mise in mostra, ancora di più, il suo carnoso sesso.

Eravamo tra donne ma, questo esibizionismo mi confondeva, mi faceva sentire molto in imbarazzo.

Non avevo nessuna intenzione di mostrare le mie robuste nudità, perciò mentre lei rovistava in valigia mi spogliai velocemente e in reggiseno e mutandine, altrettanto velocemente, mi infilai in bagno e quindi sotto la doccia.                                                                       Dopo essermi asciugata, ero intenta a spalmarmi di crema idratante quando Luisa entrò: – Scusa, ho dimenticato questa – prendendo dalla mensola la spazzola per i capelli e poi vedendomi con la crema in mano, con sicurezza disse: – Dammi che ti aiuto – La guardai sbalordita, mentre mi prendeva dalle mani il vasetto, era in body nero molto trasparente; una mise decisamente sexy ma completamente fuori luogo quella sera. Cercai di restare calma, anche se, avrei preferito che non si fosse presa tutta questa confidenza: – E se invece di spalmarmi di crema fossi stata intenta a qualcosa di più intimo e privato? – pensai.                                                                 – Che pelle liscia che hai. – disse Luisa facendo scorrere le mani sulla mia schiena, sui miei fianchi, sui miei glutei: – Ne ho presa troppa, girati che te la metto anche davanti. – Mi sentii gelare: non ero abituata a queste manifestazioni, e mi vergognavo non poco a mostrare il mio davanzale giunonico. Luisa appoggiandomi le mani sulle spalle, gentilmente ma con decisione mi fece voltare.  Rimase incantata a guardare le mie grandi mammelle che pendevano davanti a lei.                                                         – O madonna, che petto! – esclamò guardandomi con un che di languido negli occhi:    – Vestita non si direbbe che tu abbia tutta questa grazia di dio! – e appoggiò le mani sul mio seno palpandolo e carezzandolo.                                                                                            Non stava spalmando crema, ma toccava lascivamente. Sentii un fremito e mi spaventai. Speravo che smettesse ma lei imperterrita continuò, anzi le sue mani scesero sul mio ventre. Tremavo dalla paura che scendessero ancora più giù. Ma ero impietrita e non mi mossi.                                                                            Sicuramente Luisa prese coraggio dalla mia inerzia che poteva sembrare accondiscendenza e si abbassò a succhiarmi un capezzolo: – Ma cosa fai?- dissi sbigottita – Hai due tette fantastiche, tutte da succhiare- restai allibita da questa affermazione fatta da una donna; però anche questa volta non reagì e lasciai che la lingua di Luisa mi inturgidisse i capezzoli.                                                         Mentre la sua lingua continuava a titillarmi i capezzoli, le sue mani correvano delicate sul mio corpo, stringendo i glutei, accarezzando i fianchi e arrivando lì dove non sarebbero mai dovute arrivare.                                                                            

 

Ma perché non mi ribellavo? Era una situazione sconveniente, che fino a qualche istante prima avrei trovato indecente, ma ora era decisamente piacevole. Nuda, accarezzata da una donna e…..mi stavo inumidendo fra le gambe.

 

Mi piaceva sentire quella bocca che mi succhiava e la sua mano che ormai era tra le mie gambe, le dita passavano sui miei peli umidi di umore. Luisa mi prese una mano e la guidò sul suo seno, coperto solo da un leggero velo di pizzo, che i suoi capezzoli eccitati e duri bucavano. Per la prima volta in vita mia stavo accarezzando un’altra donna.                                                                                                            Liberò il suo seno dal body e mi sussurrò con voce arrochita: – Succhiami le tette, ti prego, è molto che aspetto questo momento.- e io, senza nessuna vergogna, mi abbassai a succhiargliele.                                                                                                      Le sue dita si fecero strada tra le mie gambe, entrando nella mia vagina. La sua bocca cercò la mia e la trovò pronta ad accogliere la sua lingua.                                          Luisa capì che era il momento giusto, il momento che aspettava, mi prese per mano e mi guidò verso il letto.

Non feci resistenza alcuna e mi fece stendere, la sua bocca, la sua lingua non lasciarono niente di inesplorato del mio corpo; mi venne sopra girandosi, la sua testa si tuffò tra le mie gambe, la sua lingua s’impossessò del mio clitoride gonfio e mi inserì due dita nella vagina, spingendo a fondo.

 Non avrei mai creduto di sentire gli istinti che mi stavano invadendo, spinsi il mio bacino verso di lei, volevo che affondasse ancora di più le sue dita dentro di me. Volevo essere scopata.    

 Sganciai i gancetti del body che copriva il suo sesso e lo trovai davanti agli occhi aperto e grondante di umori; aprii ancora di più le grandi labbra e con la lingua cercai il suo bottoncino, assaporando, per la prima volta, il gusto acre del sesso di una donna. Ansimavo ad ogni sua spinta, a ogni sua passata di lingua. Non avrei mai creduto di sentire le pulsioni che mi stavano invadendo.                                                   Luisa continuò a leccarmi mentre con un dito mi stimolava la rosellina dietro cercando di intrufolarsi nel mio culetto, fino a quando non riuscì ad entrare e a muoversi avanti e indietro. Allora anche io allargai bene il suo grande sedere e raggiunsi con un dito il suo sfintere e senza alcuna fatica lo accolse e poi ne accolse tranquillamente un altro. Sicuramente era una via molto praticata.

Andammo avanti così per un po’, mugolando e ansimando, fino a quando non venimmo quasi all’unisono.                                       

 

Non mi ero ancora ripresa dall’orgasmo, quando Luisa si alzò e dalla valigia estrasse un fallo di gomma. Era la prima volta che ne vedevo uno. Mi accorsi quando lo calzò  che era un fallo indossabile. Lì in piedi, di fianco al letto, con quel coso che svettava imperioso mi disse: – Ora voglio scoparti come un maschio.-                                    Mi prese nella più classica delle posizioni, feci fatica ad accoglierlo perché era di dimensioni ragguardevoli, alle quali non ero abituata e mi riempiva tutta. Si mise le mie gambe sulle sue spalle, piegandomele all’indietro e mi scopava meglio di un maschio. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da un piacere che non avevo mai provato. La sentivo ansimare ad ogni spinta e quando aprivo gli occhi vedevo le sue tette che ballonzolavano sul mio viso, allungai le mani e cominciai a mungerla.             Raggiunsi un altro orgasmo, ma lei continuò a pomparmi, la implorai di fermarsi, lei iniziò a muoversi più velocemente fino a quando lanciò un urlo e si abbatte al mio fianco.                                                                                                      Rimanemmo così, abbracciate, in silenzio, mentre le nostre mani frugavano i corpi caldi e sudati e le bocche si cercavano. Poi Luisa si tolse il cazzo di gomma e me lo passò:- Mettilo, ora tocca a te fare il maschio.-                                                         Mi sentivo ridicola mentre lo indossavo e solo quando lo ebbi calzato mi accorsi che all’interno della mutandina aveva una protuberanza che stimolava il clitoride. Solo allora mi spiegai quell’urlo di Luisa.                                                                       Lei era la prona a quattro zampe, in attesa, con il suo grande sedere in alto. Mi misi dietro a lei,  appoggiai la punta del fallo al suo sesso  e poi spinsi. Mi eccitò molto vedere le labbra della vagina che si aprirono e poi fasciarono l’atteso intruso: – Ecco cosa provano gli uomini quando ti prendono.- pensai.

Provavo un senso di comando, di potere, quando cominciai a scoparla mi accorsi di come veniva stimolato il mio bottoncino ad ogni colpo. Una sensazione bellissima. La tenevo per i fianchi e la montavo con forza e decisione, come un vero maschio.                                                 – Mettimelo dietro.- ordinò.                                                                                   Lo estrassi e lo puntai allo sfintere, viste le dimensioni del coso avevo paura di farle male ed ero un po’ titubante: – Cosa aspetti, spingi…..spaccami il culo.- spinsi con troppa decisione e Luisa lanciò un urlo di dolore, mentre io, come colta da un raptus, cominciai a pompare con violenza.                                                                                      Ciò che stavo facendo era pazzesco, io una donna, stavo sodomizzando con gran soddisfazione, Luisa, un’altra donna; era tutto innaturale, ma gustavo con tutta me stessa la penetrazione nel suo retto, dando libero sfogo a tutta la alla depravazione che mai avrei immaginato di avere dentro.                                                                 Luisa respirava a bocca aperta, rumorosamente, in un misto di dolore e piacere; io le stavo sopra e la possedevo, tenendole le mani sotto le mammelle pendule o stringendo la carne molle delle sue natiche. Lei ora ansimava di piacere e anche la protuberanza all’interno della mutandina cominciò a fare il suo effetto, e un altro orgasmo mi montò dentro. Quando esplose mi fermai, ma Luisa mi incitò: – Non fermarti……continua…..inculami……fammi godere.-  continuai a scoparla mentre ero in preda ad un orgasmo interminabile, che durò fino a quando anche lei non venne e potei fermarmi ansimando.

Estrassi il cazzo di gomma dal suo culo che era oscenamente dilatato e mi accasciai al suo fianco. Ci volle tempo per calmare i nostri sensi e per ritrovare una respirazione normale.                                                                                                               – Sei stata bravissima. E’ stato molto bello farlo con te…..- mi disse mentre la sua bocca cercava la mia: – ….e a te è piaciuto? Era la prima volta vero?-                   Presi il suo viso tra le mani e la baciai di nuovo con passione: – E’ stata una esperienza scioccante, bellissima, non credevo si potesse godere tanto.- le risposi guardandola negli occhi e accarezzandole il seno.

 

Quando ci alzammo dal letto mi scappò l’occhio sul fallo e mi venne istintivo chiederle: – Ma quello te lo porti sempre dietro?- lei sorrise, mi guardò con due occhi da cerbiatta e rispose:-Solo quando spero di usarlo.-

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