Non sanno di cercare la caccia e non la preda.
Blaise Pascal.
“Sai, quando sono in mezzo a tanta gente, faccio cose per me nuove, strane credo.
Qualche giorno fa, ai giardini, dopo aver corso per una mezz’ora, mi sono fermata per riposarmi un po’.
Poco lontano, di poco discosti dal sentiero c’erano due ragazzi, in piedi, che incuranti di tutto si baciavano in bocca con avidità. Non si fermavano, si cercava la lingua, e si scavavano in bocca, e io ferma, imperterrita mi assaporavo, assetata quella visione. Credo che loro se ne siano accorti.
Dopotutto era una cosa di poco conto ma mi sono bagnata, tra le cosce. Mi sono affrettata a rientrare per ficcarmi, nuda sotto la doccia.
In realtà, quasi da subito avevo deciso di masturbarmi e, naturalmente l’ho fatto, terminando l’opera, seduta sotto un leggero getto d’acqua tiepida, che mi carezzava. Ero sul piano della doccia, con le gambe aperte.
Sotto il sedere mi pressava il manico dello spazzolone per la schiena, ma senza penetrarmi.
Un’altra cosa, per me completamente nuova (io che ero, che sono abbastanza schifiltosa e igienista): mi sono ritrovata a non rifuggire il contatto fisico con la gente, gli estranei, meglio se pigiati, gli uni contro gli altri, come nei bus o nei tram nell’ora di punta.
Credo che ti capiti, come a tutte, di essere guardinga e prevenuta, sui mezzi affollati, sappiamo già come sono fatte certe persone.
Eppure… non pensare che sia matta, però, qualche giorno fa, a Milano c’era una Fiera importante, mi sono trovata su un tram affollatissimo, sballottare tra quei corpi caldi, sentirli pigiare, mi ha eccitata al punto da fare una cosa mai pensata prima: sono arrivata fino al capolinea (senza nessuno scopo pratico) e poi ho cambiato, per rifarmi la corsa all’incontrario. Mi godevo la calca, la pressione sul mio corpo, soprattutto sui glutei e sul morbido seno.
Ho valutato, con gli occhi socchiusi sotto le grosse lenti da sole: mani, cosce, cazzi duri, forse nemmeno eccitati da me, ma io, accuratamente, non li ho evitati. Facevo del mio meglio per accostarmi agli stranieri per evitare che qualcuno potesse rincontrarmi.
Erano molti gli uomini del nord Europa, in genere alti e muscolosi, alcuni decisamente belli e curati, senza andare per il sottile, approfittavo di ogni sobbalzo per avvicinarmi il più possibile e per intuirne il membro, più o meno significativo. Qualcuno, di certo, ha mangiato la foglia, pur non avendo il tempo per dire o tentare nulla di più.
Comunque, anche in quel caso, mutandine bagnate ed eccitazione a profusione.
In quell’occasione ho deciso (forse un po’ azzardatamente) che quando esco per andare a caccia metterò sempre una gonna abbastanza corta e non indosserò più le mutandine, nemmeno un piccolo perizoma… solo al pensiero mi gira già la testa.
Qualcosa ha tirato fuori dalla mia libido, l’eccitazione esagerata che avevo a 15 anni e che poi, pian piano, la vita di tutti i giorni ha messo a dormire per oltre 20 anni.”
Questo mi aveva scritto la signora Simona, ma non si è fermata qui, ha continuato a segnalarmi i suoi stati d’animo e la sua ricerca spasmodica, anche solo di un semplice contatto, purché fisico, con una persona completamente estranea e del tutto sconosciuta.
“Mi vengono delle idee che vanno a periodi, amica mia: da un po’ la mia fissazione è scontrarmi con i corpi tra la ressa.
A quando ho adottato l’accorgimento di non usare le mutande, ti assicuro che vivo uno stato di eccitazione dal primo momento che metto piede per strada.
Mi basta una folata di vento, per temere che si alzi la sottile gonna e soffrire e godere, al pensiero di essere sputtanata davanti alla gente.
L’altro giorno, finite le faccende, ero libera e senza impegni, allora la mia febbre mi ha guidata verso la metropolitana.
Ero come posseduta, salivo e scendevo dalle carrozze, incurante degli sguardi altrui, cercavo la folla e gli spazi più stretti ma il mio girovagare era infruttuoso. Capii che così non concludevo nulla, infatti, ho imparato che, per trovare qualcosa di eccitante, era meglio sostare per tre o quattro fermate.
Spesso un uomo, in genere anziani o anche ragazzi, si accorgeva di qualcosa e, forse rinunciando a scendere, cercava di mettersi a favore del mio culo, per farmi sentire il nerbo già in tiro.
Sentire la temperatura calda, sudata, persino l’odore di quei corpi, che si strusciano contro il mio è entusiasmante.
Godevo dentro di me, mi girava la testa; ti invito a provare, credimi: la sensazione di un cazzo puntuto e prorompente sotto la stoffa tesa del pantalone è quasi più arrapante, di avene uno libero, in mano e tutto per te.
La sera aspetto mio marito con maggior interesse e desidero di essere scopata, anche solo meccanicamente, mi sento come se lo usassi solo per il mio piacere.
Chissà cosa pensa lui… se mi tradisce; sinceramente, in questo periodo, della sua sessualità m’interessa ben poco.”
Poi Simona qualche settimana dopo mi ha stupita…
“Come stai, cara amica?
Scusami se sono sparita per un po’ ma, profittando del ponte di aprile, mi sono presa una piccola pausa tutta per me. Il marito è rimasto con i nonni ed è stato gentile a occuparsi di tutto. Invece io mi sono spostata al sud, a Positano, con due amiche.
Ce la siamo goduta in Costiera Amalfitana, giornate bellissime.
Avevamo preso una sola camera tripla, per risparmiare, ed io ero nel lettone con un’amica bisex, come me.
Si, cara, hai capito bene: te l’avevo detto che in gioventù ero molto calda, diciamo così, e ho avuto anche esperienze con altre ragazze a volte.
Ci siamo godute la vacanza e abbiamo fatto l’amore ogni notte.
Capitava che nemmeno ci pensavamo, durante la giornata, ma dopo, a letto, intuire il calore della pelle dell’altra, ricordare quello che c’era stato già dalla prima notte, ci attirava l’una verso l’altra come calamite… era più forte di ogni nostra decisione o proponimento.
L’altra ragazza, meglio dire donna, forse non ha capito niente, è un’amica olandese che, nel suo lettino dormiva alla grande… o forse fingeva soltanto, chissà?
L’amica con cui sono stata a letto non va proprio più con gli uomini, è bravissima e io la lasciavo fare, mi lasciavo guidare dalla sua esperienza e seguivo il suo esempio, per donarle, a mia volta, il piacere.
Ci siamo toccate, carezzate, i baci dolci non si contavano, anche alla figa.
Poi in fine ci facevamo il ditalino, stese vicino, ognuna masturbava l’altra, fino all’orgasmo.
Abbiamo fatto anche la doccia insieme e la mia amica, incastrandomi tra le mattonelle, sotto l’acqua scrosciante, mi ha fatta venire. L’altra mano era dietro di me, perché, senza pietà, mi ha infilato le dita nel culo, e premeva, spingeva, senza darmi tregua.
Ricordo che sono venuta sbuffando e rantolando, avevo quasi perso il controllo, per la gioia.
Ora, se ci penso, mi sento ancora la pressione di quelle dita che si agitavano nel mio buco.”
Quando Simona è tornata a casa non era assolutamente più tranquilla, riguardo al sesso e me lo ha confessato nelle e-mail che allego qui, per voi, col suo permesso.
“Ho letto la tua mail, grazie, sei sempre gentile e comprensiva.
Non mi giudichi e sento che sei sincera, e comprendi questa mia situazione di continua ricerca del sesso. Io credo che passerà ma non me ne cruccio né me ne voglio preoccupare.
Se devo essere sincera fino in fondo, non mi spiace quello che sto facendo adesso, mi rammarico per non averlo fatto prima.
Ma prima non ero così allupata, la mia testa non fantasticava sempre e il mio desiderio era sopito: più tranquillo, diciamo.
Dopo i quaranta è iniziato questo nuovo corso e adesso sono scatenata, ne voglio sempre di più.
Non ricordo se te l’ho già accennato: dopo Pasqua ho iniziato una relazioncella con un ragazzo, il figlio di una mia collega.
Non lo vedevo da qualche anno (lo ricordavo ancora piccolo) e già allora mi sbirciava sotto la gonna, me lo ha confessato lui candidamente. E’ un bellissimo ragazzo dal fisico statuario, fa palestra o qualcosa del genere, purtroppo sessualmente non mi dice granché, forse si emoziona troppo, chissà?
Una volta che ho capito che era letteralmente cotto è stato facile manipolarlo, per convincerlo che era tutto merito suo e che io, la verginella, non facevo che soccombere alla sua mascolinità.
La prima volta lo abbiamo fatto nella mia macchina. Muovevo le gambe nella guida e, a furia di non aggiustarmi la gonna, pian piano si scoprirono tutte le cosce, prima fino al bordo delle autoreggenti e poi, ancora su, piano, fino alle mutandine.
E lui? Ancora non si dava da fare, poveretto.
Presi lo stick del burro di cacao e, a un semaforo, finsi grossolanamente di perderlo dalle dita,
Ripresi a guidare e gli chiesi, candidamente, di cercarmelo tra le gambe, perché non sapevo dove era finito. Allora lui mangiò la foglia e, benché poco esperto, si abbassò sulle cosce, che tenevo socchiuse e iniziò a frugare, a scavare… dandomi i brividi.
Mi diressi verso casa e mi infilai nel garage, abbassai per metà il portello basculante, per avere il tempo di trovare una scusa se arrivava mio marito.
Poi ci spostammo sul sedile posteriore e scopammo due volte. Lui era una furia scatenata e non era mai venuto dentro a una donna liberamente.
Sicura del suo stato di salute, lo permisi e dopo la seconda, ero completamente piena del suo sborro. Se ne andò con il tram, tutto vergognoso e impacciato, quasi si vergognasse di avermi sporcata.
Io non venni con lui, mi masturbai dopo, sul sedile, distesa, tranquilla.
Mi misi sotto un giornale aperto, per non inzuppare i sediolini di alcantara.
Ora, la cosa che mi da più sensazioni è la mia ricerca di contatti nuovi, fisici, tra gli sconosciuti. Con questo ragazzo scopiamo spesso, di mattina viene a casa, prima o dopo l’università; per scongiurare il pericolo di essere beccati, lo facciamo quasi sempre vestiti. Io indosso una vestaglia per la casa o l’accappatoio, che sono aperti sul davanti. A lui basta tirarlo fuori dalla patta, così ci sbrighiamo in pochi minuti.
Ma non mi da molte emozioni, non è sensuale: come tutti i giovani, vuole solo scaricare il suo piacere dentro uno dei miei buchi. Mi usa, insomma, ma non c’è nient’altro che lo leghi a me.
Per non avere sorprese ho ripreso a usare la pillola.”
Da qualche giorno introduce sempre nei suoi discorsi, un suo amico, credo che lo rispetti e che siano molto legati.
Ho cercato di sapere di più su di lui: volevo capire cosa gli avesse raccontati di me. Sai come sono i ragazzi, no? Sono sbruffoni.
Ho cominciato a temere che il giovanotto facesse troppa pubblicità ai nostri incontri… stupida io, sapevo che in quanto a discrezione, questi ganzi, sono zero.
Naturalmente, a queste chiacchiere, a queste battute, fa seguito la mia fantasia…
Non sono per niente turbata dal fatto che, probabilmente, i due giovani parlavano di me come di una troia; che valutavano le mie qualità non di donna ma di milf, tutta da scopare: una specie di sogno che si avvera.
Pensare questo mi eccita. Immagino l’amico che cerca di convincerlo a farmi chiavare anche da lui, come fossi un gioco nuovo della PS-tre.
L’idea che il ragazzo mi “passi” all’amico, per far divertire anche lui, mi manda fuori di testa. Immagino questa cosa nel modo più squallido e indecente che si possa pensare e giù a farmi ditali, con gli occhi chiusi ma sognando di tutto, di più!
Soprattutto se penso che loro due sono linseme: uno tromba, poi tocca all’altro e così via, riempiendomi con il loro sperma.
Ti confesso queste cose e non me ne vergogno, perché so che tu mi puoi capire… anche adesso, solo a scriverne, mi viene da toccarmi.”
Dovevo capire che non si sarebbe fermata e infatti, così è stato.
“Ciao, ieri è successo l’incredibile, sono ancora sovreccitata al solo pensiero.
Praticamente l’altro giorno, col ragazzo, ci scambiammo degli sms per stabilire quando vederci.
Ero certa che mio marito, impegnato in uno stage di sicuro non sarebbe rientrato e così gli dissi che al 90% poteva venire a casa, di mattina. Già è successo altre volte.
Avevo risposto senza leggere attentamente, tanto lo sapevo cosa desiderava… e amen, gli ho dato l’Ok. Ma nel riporre il cellulare ho dato un occhiata al display, dove si vedono tutti i messaggi, sia la risposta che il suo, sopra.
Solo allora mi sono accorta che parlava al plurale, diceva testualmente: “Allora domani possiamo venire? Casa tua è Ok? Facci sapere.”
Rabrividii: ma che mi aveva letto nel pensiero?
Ora era lui stesso scriveva al plurale e poteva solo fare riferimento al suo compagno. Mi chiesi se fosse stato il caso di telefonare per chiarirci ma poi preferii lasciare tutto come stava, l’effetto sorpresa, mandava in tilt la mia fantasia.”
E poi amiche e amici, come avrete capito, la giusta evoluzione della storia è scontata, infatti, puntuale, la mia Simona mi ha messo al corrente di ogni suo segreto.
“Ci siamo visti alle 11. Ha bussato discretamente e, in effetti, era con il suo amico. Trovarmeli di fronte mi ha spiazzata più di quanto immaginassi ma, per fortuna, ho saputo andare avanti: sapevo che l’eccitazione avrebbe cambiato il mio pudore in desiderio e la mia vergogna in ostentazione del mio piacere.
Non dovevo fare altro che far finta di niente e, impacciati a loro volta, nemmeno i ragazzi hanno accennato al vero motivo della loro visita.
Li ho fatti accomodare in cucina, sia per darmi un tono innocente, sia perché è uno spazio grande e comodo, la zona living della mia casa.
Mentre preparavo un caffè, li guardavo sott’occhi: due ragazzini, 21 anni per uno… in due non raggiungevano i miei 44.
Avevo in casa dei pasticcini di pasta di mandorle e li ho messi sul tavolo, con il tipico appetito dell’età, hanno fatto piazza pulita.
Lui e io abbiamo fatto spesso l’amore in cucina, anche perché, su una parete, trova posto un grande divano, tanto lungo da poter essere adoperato comodamente come letto.
Non sapevo cosa avesse detto all’altro né cosa gli avesse promesso, così, visto che aveva deciso tutto da solo, gli lascai la prima mossa, comportandomi con una totale indifferenza.
Infatti, visto che trovavo sempre qualcosa da fare, lui si è fatto avanti mentre ero intenta a risciacquare le tazzine, poggiata al bordo del lavello.
Naturalmente ero leggermente piegata in avanti, le mani sotto l’acqua, ho intravisto che si alzava per avvicinarsi ma non ho detto niente, continuando a sfaccendare.
Mi si è accostato alle spalle e mi ha tastata grossolanamente il sedere da sopra la gonna, poi mi ha anche carezzato i fianchi e la schiena, sa che mi piace.
Il suo amico faceva finta di non scomporsi ma, seduto al tavolo, guardava fisso nella nostra direzione.
Allora ho chiuso l’acqua e mi sono asciugata le mani con lo straccio, poi ho appoggiato i gomiti sul lavello, senza scompormi, con tutta l’aria di chi vuole vedere come va a finire.
Naturalmente il mio silenzio e la mia remissività ai suoi gesti, lo hanno reso più aggressivo, più esibizionista: voleva dimostrare al suo amico il suo potere su quella donna adulta.
Visto che ci stavo, lentamente mi ha alzata la gonna, fino a denudarmi le natiche davanti a quell’altro.
Mi carezzava e mi palpava tutta: i glutei, le cosce, poi senza spogliarsi mi ha poggiato il coso sulle natiche, protette solo da un invisibile perizoma nero.
Le cosce me le allargava e io sentivo l’aria fresca, circolare sulle grandi labbra, che diventavano sempre più calde. Si è pure chinato dietro me, per allargami le ginocchia.
Non mi sono voltata ma avevo gli occhi socchiusi e gongolavo a quel palpeggiare, esibito al ragazzo di cui non conoscevo ancora neppure il nome. Ora che ero esposta e aperta in una posizione decisamente oscena, l’eccitazione si è impadronita completamente di me, ora aspettavo solo il sesso.
Sapevo di dare un’immagine volgare di me stessa, quasi da prostituta ma la cosa non mi mortificava… anzi!
Allora lui, deciso, mi ha abbassato le mutande fin sotto il sedere, portandole all’altezza delle autoreggenti, che avevo messo nere, sapendo che piacciono agli uomini.
Ora, le mutande erano solo un filo nero che disegnava le mie chiappe, sode e tornite. Sapevo che l’avrei preso di li a poco e, solo in quel momento, ho sentito tutta la presenza dello sguardo dell’altro ragazzo, allora le guance si sono arrossate e quella vergogna mi ha stretto in una morsa lo stomaco.
Il piacere mi ha fatto muovere le gambe e sfregarle l’una contro l’altra, piena di voglia e di appetiti.
Lo sentivo armeggiare con il suo pantalone, poi senza nemmeno abbassarlo, mi ha penetrata tutta e immediatamente.
Il suo pene è durissimo ma non grande, l’ho ricevuto senza compromessi… ero bagnata fradicia.
Si è fermato per darmi il tempo di riprendermi e anche per godersi quel primo calore; intanto io meditavo sulla situazione in cui mi ero andata a ficcare.
Quelli erano due ragazzini, sarei di certo stata additata anche dai loro amici ma ormai non potevo più tirarmi indietro.
Tutte le contrarietà e gli errori non facevano che aumentare il mio senso di colpa e, di conseguenza, la mia eccitazione saliva alle stelle; più mi invischiavo nel lubrico e più mi inebriavo di piacere. Quando ha iniziato a scopare, gocciolavo.
Me ne stavo immobile, mossa solo dai colpi del ragazzo; non avevo il coraggio di girare la testa per non incrociare lo sguardo dell’altro.
Avevo paura che, adesso, messo davanti al fatto compiuto invece di piacergli, lo avessi disgustato… dopo tutto, dal suo punto di vista ero quasi una vecchia, per giunta troia!
Intanto il mio porcello, sapendo di farmi impazzire, mi stringeva forte le chiappe con le mani aperte, così sentivo meglio la sua piccola asta rigida mentre mi viaggiava nella carne.
La cosa piaceva da morire anche a lui, perché si muoveva bene, con una ritmica che mi invitava a godere; ogni volta che entrava, si fermava in fondo per un istante per poi riprendeva il suo moto altalenante.
Lo sentivo… lo sentivo e me lo godevo, ormai ignara di tutto il resto. Lo sentivo e, a momenti, vibrava sulle gambe tese, come tremasse.
Non passarono più di tre, quattro minuti che accelerò il suo moto, perdendo il controllo.
Pochi colpi forti e velocissimi, tanto da risuonare come schiaffi nella cucina silenziosa, e se ne venne, fermandosi tutto dentro al terzo affondo.
Ancora tremava,quando iniziai a sentire il calore del seme nella pancia.
Si è attardato dentro, godendomi ancora e strusciandosi a me, finché non mi sono bagnata tutta, di fuori. Dopo un ultimo colpo stanco, estratto il pene, ha iniziato a carezzarmi li. Con le dita mi apriva e mi stuzzicava per cercare di far fuoriuscire il seme. Sono certa che voleva dare spettacolo al suo amico, perché non è mai stato tanto raffinato nelle manipolazioni.
Io adesso, poggiata coi gomiti sul ripiano Top, mi guardavo bene dal lamentarmi, mi godevo tutto quel rovistarmi dentro e, sapere che un estraneo mi stava fissando le parti intime, in quello stato, mi faceva sbuffare per il calore.
Tranne i miei mugolii e il respiro affannoso di tutti, la cucina era immersa nel silenzio. Non avevamo scambiato nessuna parola da dopo il caffè.
Quel tacere sulle nostre operazioni sessuali aggiungeva brividi alla situazione, credimi.
Poi il rimestio finì e mi lasciò in pace ma solo per pochi attimi.
Sentii movimento alle mie spalle e il rumore inequivocabile di una fibbia che tocca il pavimento. Ero grondante perché lui era venuto molto.
In questo stato, fu improvviso e repentino l’ingresso di un altro cazzo, di nuovo in me.
Mi spinse tutta in avanti e ne sentii la punta fino alla cervice: sussultai.
Non era più il mio ragazzo, me ne accorsi subito , era di spessore e lunghezza diversi, mi ricordava quello di mio marito, che ce l’ha grosso.
Non avevo parole da dire, non ero più io: più mi sentivo adoperata senza ritegno e più sballavo con la testa, nonostante il fastidio, spinsi e mi allargai all’indietro, volevo donarmi tutta.
Sentivo anche i prodromi di un orgasmo eccezionale ma il porcello doveva essere arrapato in maniera esagerata. Le sue mani sui fianchi tiravano e strattonavano il mio corpo.
Dopo non più di venti colpi si inarcò sulle punte dei piedi e venne, premendomi contro con tutto il bacino.
Era talmente infilato che sentii i fiotti di sburro che si facevano spazio in me.
Dovetti subire il suo peso a lungo perché il suo membro non voleva saperne di afflosciarsi, ma alla fine uscì.
Fu come stappare una bottiglia di spumante, lo sperma era raddoppiato e colava.
Il mio ragazzo mi tenne per la testa e io lo assecondai, con le dita mi lavorò la vagina, fino a raccogliere una modesta quantità dei liquidi frammisti, in un attimo me li mise in bocca.
Poi mi si accostò, di fianco.
Era passato un po’ di tempo e si sa, i ragazzi hanno molta energia, era di nuovo duro e con la cappella cercava le mie labbra.
Lo baciai sbrigativamente, però mi alzai e con una scusa e una caterva di fazzolettini mi liberai di quei due. Mi ero spinta troppo oltre, non volli perdermi del tutto.
Non ero ancora venuta ma avevo ancora la bocca imbrattata dei loro semi mischiati. L’odore e il sapore fecero il resto. Mi spogliai tutta e mi stesi sul divano.
Allora chiusi gli occhi e ripensai a tutta la scena come se la rivedessi in un film, da un’altra angolazione…
Mi cercai con le dita la vagina e la trovai inzuppata di bianco e caldo succo di uomini, ne presi ancora e ne bevvi ancora, dopo sì che sono venuta alla perfezione, amica mia.
Avresti dovuto esserci! Simona.”
Fine
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?