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Racconti Erotici

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By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Appoggiata al muro osservo la vetrina. Il freddo pungente di questo sabato mattina mi arrossa le guance, conferendo al mio aspetto disordinato un’aria infantile: i capelli arruffati, senza un filo di trucco, incurante dei passanti, osservo e penso.

Sono anni che vengo dallo stesso parrucchiere, ormai &egrave un amico, eppure non mi sono mai accorta dell’insegna luminosa posta sopra l’ingresso del negozio. Un invito a cambiare, a trasformarsi per affrontare il futuro, magari cominciando dal proprio aspetto: ‘next’.

Sorrido a me stessa pensando che da qualche parte bisogna pure cominciare.

Un grande abete stilizzato in argento scintilla sulla parete, ricordando a tutti che il Natale si avvicina. E’ sabato mattina presto, ma tanta gente già si affretta per i negozi del centro, affollando le vie brulicanti e festose. Non c’&egrave Natale dentro di me. Avverto quasi un senso di fastidio: come se la vita che ho condotto fino ad oggi cominciasse a pesarmi, come se i ricordi che si affannano a tormentarmi non riuscissero in altro intento che quello di infastidirmi. E’ ora di accantonarli, archiviare il dolore, ricominciare chissà, forse anche migliori di prima.

Ma non &egrave sufficiente chiudere la porta del cuore. C’&egrave sempre il pericolo che qualcuno possa trovare la chiave ed allora tutto ricomincerebbe, anche peggio di ciò che &egrave stato. Sono vulnerabile ora. Ho un disperato bisogno di amore: di amare ed essere amata, ma scappo. Scappo per la paura di soffrire, scappo terrorizzata all’idea che esista un uomo che mi desideri, che veda e che voglia ciò che io sono. Temo di espormi di nuovo al dolore, temo di abbandonarmi, di lasciarmi cullare da nuove carezze, da nuovi baci, da promesse d’amore. Ho paura di sentire il bisogno di calore. Non sopporterei più di essere presa amata, vezzeggiata, coccolata, adorata fino a vedere sbriciolate le mie naturali difese, per poi essere gettata alla prima occasione, come un giocattolo ormai inservibile.

Posso condirla di poesia raccontando che ho vissuto una storia d’amore finita per la troppa intensità dei miei sentimenti verso un uomo che non voleva tutto ciò che gli ho offerto, senza chiedere nulla in cambio. Potrei anche venderla così: sarebbe senza dubbio più poetica e romantica, ma la realtà &egrave un’altra. Molto più cruda, più vera, e tremendamente dolorosa: era solo finito il momento di giocare, almeno con me.

Questo ho capito, ma non il resto.

Non la volontà di farmi del male, gratuito. Non c’era bisogno di dirmi che aveva già deciso di lasciarmi ancora prima di incontrarmi, di entrare nel mio letto caldo, di salutarmi all’aeroporto senza nemmeno voltarsi indietro. Ciò che per me era un arrivederci per lui era un addio. Ma ha voluto ferirmi di più: annullando tutto ciò che di bello il ricordo portava con sé, insinuando il dubbio in una storia che sembrava pulita, tenera e dolorosamente piacevole.

Ed il dubbio, l’inganno, la bugia sono dei tarli che scavano nella memoria, rincorrendo i pensieri, costringendo a ricordare eventi che invece vorresti dimenticare: rivivi cose accadute chiedendoti quando mai ti abbia detto la verità. Risenti le voci degli amici che ti imploravano di fuggire da un dolore annunciato. E non ce n’&egrave stato uno che mi abbia detto ‘te l’avevo detto’. C’&egrave chi ha pianto con me, chi mi ha solo ascoltata, chi mi ha abbracciata silenzioso, aspettando con me che passasse il tempo del dolore. Sono gli stessi amici che scuotevano la testa increduli per la mia felicità, per il sentimento che provavo e che mai &egrave stato ricambiato in egual misura.

Ho sbagliato a pensare che il mio sentimento fosse così forte, vasto, completo da bastare per entrambi: in realtà mi ha solo prosciugata, amareggiata e soprattutto impaurita. Ora ho paura e basta questo a farmi dolere le ferite, anche e non riprendono più a sanguinare, mentre il pensiero cerca chi saprebbe lenire il dolore, mitigare la mia tristezza infinita, eccitare i miei sensi.

Spingo la porta entrando nel negozio. Esordisco con uno dei miei sorrisi solari. ‘Voglio cambiare pettinatura!!’ Mi accolgono festosi.

Una cliente, apparentemente intenta nella lettura di un settimanale, solleva la testa rivolgendomi uno sguardo caloroso ed amichevole: ‘Quando una donna decide di cambiare il proprio aspetto deve dimenticare un uomo, un dolore oppure entrambe le cose’.

Già’ deve essere proprio evidente’.

Mi accomodo al lavaggio, chiudo gli occhi godendo del meraviglioso massaggio delle mani insaponate tra i capelli.

E’ una sorpresa, una meravigliosa sorpresa. I miei pensieri cambiano strada: cercano nella mia mente un’immagine, una voce, un profumo. Frugano tra i miei sensi feriti alla ricerca di piacere. Voglio sentirmi bene, libera, leggera, felice.

C’&egrave una parte di me che pulsa, vive, sorride. Dimentico l’amarezza, la tristezza, il disincanto che ha riempito i miei giorni.

Mi vedo come un quadro, che si comincia a colorare partendo da un angolo. Tutto &egrave grigio, quasi fosse solo una brutta copia di ciò che il pittore vorrebbe che fosse. Ma quando comincia a coprirlo di luce, di colore il quadro diviene lentamente il suo stesso desiderio. La proiezione del suo sentimento, di ciò che &egrave lui stesso, il suo cuore, la sua mente. Io ho un angolo che piano piano, giorno dopo giorno prende vita, colore e calore. C’&egrave qualcuno che dolcemente mi ha preso per mano, ha asciugato le lacrime che sgorgano d’improvviso, ha osservato paziente il mio dolore investire la mia vita, aspettando che scivolasse lentamente da me, allontanandosi sempre di più. Qualcuno che non si &egrave imposto, che non ha preteso, che non ha gridato il suo sentimento, ma solo lo ha sussurrato nel preciso momento in cui potevo sentirlo. C’&egrave qualcuno che sa colorare dolcemente le mie giornate, partendo dall’angolo più buio, convinto di cominciare dal compito più arduo, più difficile: farmi sorridere.

Devo solo riuscire a lasciarmi andare, a non pensare che potrei soffrire ancora, che potrebbe non essere ciò che desidero, che un giorno potrebbe finire. Così lascio che i miei pensieri rincorrano i miei sensi, le mie emozioni: su quelle, almeno, non posso barare. So bene cosa sento quando &egrave al telefono, quando mi chiama in mille meravigliosi modi diversi, quando mi sussurra che sono speciale, che sono unica, quando mi confida il suo desiderio. Conosco quel brivido che si insinua dolcemente sotto la pelle solo a sentire i suoi baci, ora solo immaginati, un giorno caldi e veri.

Mi conosco. Non ho mai desiderato scrivere di un uomo che non fosse chi mi ha gettato via. Oggi, finalmente sola, riempio della mia nuova luce lo schermo bianco che si riveste di parole, mentre la mia mente impazzisce nel desiderio di sentire ancora quella voce, di vivere le nuove emozioni che so mi scalderanno di nuovo, diverse da prima, forse più intense, senz’altro più sincere.

Avvicino una mano al seno. Lo sento turgido sotto il mio tocco delicato. Penso alle sue labbra dolci che desiderano assaporarne il calore, la dolcezza ed il sapore. Penso al mio viso vicino al suo, quando i respiri diventano uno solo, quando il desiderio non ha altra forma che noi due incollati nell’estasi del momento. Penso ai suoi occhi nei miei. Penso che mi desidera. Penso a tutto ciò che vuole da me ed io da lui. Penso a quanto sia splendido essere il primo pensiero del mattino e l’ultimo della sera. Penso ai messaggi collezionati sul cellulare quasi fossero tesori preziosi.

Penso a come sa esserci quando sente che ho bisogno di lui. Penso al brivido che mi pervade quando mi dice che non vorrebbe lasciarmi mai.

Il massaggio &egrave finito.

Mi alzo sistemandomi l’asciugamano sui capelli. Ho il viso bagnato. La ragazza del negozio si scusa per avermi schizzato. Le sorrido. Entrambe sappiamo che sono lacrime, ma io sola so che sono di gioia.

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