Passeggiavano ormai da alcune ore, e quella che inizialmente era una pioggia leggera si stava rapidamente tramutando in un nubifragio. Per di più, mentre attraversavano un centro storico quasi totalmente sprovvisto di balconi e tetti sotto i quali ripararsi.
‘Questa pioggia non ci voleva proprio… ti va se ci fermiamo in quel bar a bere un caffè?’, chiese Daniela indicando una porta pochi metri più avanti.
‘Di certo è meglio che inzupparci’, replicò Giacomo.
‘Sembra anche carino, e non c’è nessuno. Almeno possiamo restarcene tranquilli finché non smette’.
‘Mi sembra un’ottima idea. Dopo il caos di stamattina, la mia proverbiale asocialità brama un po’ di silenzio’.
Giacomo e Daniela entrarono nel locale e dopo essersi seduti chiesero al barman, Ahmed stando a quanto riportava il cartellino appuntato sulla camicia, di portargli due caffè.
Daniela gli rivolse uno sguardo veloce, non riuscendo a fare a meno di notare quanto il barista dalla pelle color cioccolato fosse un bel ragazzo. Tornò subito a conversare col suo accompagnatore, notando uno sguardo complice da parte sua. ‘Mi sembrava di ricordare che il caffè lo prendessi macchiato’, gli chiese.
‘Di solito si, ma oggi resto sul tradizionale. Tu, invece, mi sembri piuttosto orientata sul nero. Mi riferisco al caffè, naturalmente’.
‘Certo, il nero ha il suo perché. Parlando sempre del caffè, certo’.
Appena finirono questo veloce scambio di battute, il ragazzo fu al loro tavolo e gli servì i due espressi.
‘L’hai preso sul serio il proposito di fare i bravi… ti manca solo lo scafandro’.
‘In che senso, scusa?’.
‘Guarda che vestiti. Per colpa della pioggia mi son perso il panorama della città. E per colpa della maglia mi perdo… anche l’altro panorama. Neppure un innocuo guardare ma non toccare’.
‘Non è colpa mia se hai scelto di vederci a dicembre… fa freddo!’.
‘Sarà per questo che le agenzie organizzano i viaggi in primavera’.
‘Eh, mi sa proprio di sì!’.
I due ragazzi adoravano punzecchiarsi, e quello scambio di battute ne era la prova tangibile.
‘Invece di smettere, la pioggia sta aumentando. Temo che qui dovremo restarci per un bel po’. Quasi quasi vado in bagno, intanto’.
‘Ok, così fai da cavia e mi dici se è abbastanza pulito visto che dopo devo andarci anch’io’, disse Daniela, osservando sconsolata una macchia lasciata da una goccia di caffè caduta inavvertitamente sulla sua maglia.
‘La questione della galanteria è decisamente sopravvalutata… ok, mi immolo’.
Daniela restò al tavolo a giocherellare con le bustine di zucchero e, immersa nei suoi pensieri, non si accorse della presenza del barista accanto a lei, avvicinatosi per portar via le tazzine.
‘Tutto bene?’, le chiese.
‘Si, grazie. I caffè erano ottimi’.
‘Sicura che sia piaciuto anche al tuo ragazzo? Prima l’ho osservato di sfuggita ed aveva un’aria contrariata, se qualcosa non andava posso rifarglielo’.
‘Ma no, assolutamente… lui ha sempre quell’aria un po’ incazzata, è una sua caratteristica e non è dovuta certo al tuo caffè! E, comunque, non è il mio ragazzo’. Le parole le uscirono dalla bocca quasi spontaneamente, la stessa Daniela rimase sorpresa da quella sua precisazione non necessaria.
‘Secondo me questo bar doveva essere un privè una volta!’, esclamò Giacomo tornato al tavolo.
‘Come ti viene in mente una cosa del genere?’.
‘Devi andare in bagno, no? Vedrai tu stessa… ci arrivi da quella scala a chiocciola per nani che c’è lì dietro. Il bagno ha una luce soffusa rossa che neanche ad Amsterdam!’.
In effetti, Giacomo non aveva tutti i torti. Dopo aver salito una rampa di scale scomoda e angusta, Daniela arrivò in prossimità del bagno e notò un divanetto accanto alle scale. La luce era davvero bassa e fece non poca fatica ad individuare quale fosse il bagno delle donne. Aveva appena sfilato il maglione e preso un po’ di carta col quale tentare di rimuovere la macchia, che si ritrovò completamente al buio.
La stessa cosa accadde contemporaneamente anche al piano inferiore.
‘Ma che… ‘, disse Giacomo interdetto.
‘Che scocciatura, dev’essere saltato di nuovo il contatore. Col maltempo succede spesso. Vado a dare un’occhiata’, lo rassicurò il barman.
Daniela, intanto, era rimasta immobile di fronte al lavandino, totalmente incapace di orientarsi al buio. Appena avvertiti dei passi in corridoio, richiamò l’attenzione della persona oltre la porta.
‘Oh, scusami… ti avevo sentita chiamare e son entrato d’istinto’, disse il barista, cercando di guardarla in volto mentre la torcia illuminava il busto della ragazza, coperto solo da un sensuale, grazioso reggiseno nero di pizzo.
‘Sì, meno male che sei arrivato subito, al buio non riesco a muovere un passo, soprattutto se mi trovo in un posto che non conosco’.
‘Se… se vuoi puoi tenere la torcia intanto che ti sistemi’, balbettò lui.
Daniela provò goffamente a reggere la torcia cercando di non far cadere per terra la maglia. ‘Mi faresti un favore? – disse, dopo poco – Puoi tenerla tu? Qui non c’è nulla per poterla appoggiare’.
La ragazza, celando la malizia per un’idea che aveva appena attraversato la sua mente, continuò a pulire il suo indumento con estrema calma, offrendo all’incredulo Ahmed uno spettacolo a dir poco insperato. Così facendo sapeva di ottenere in un colpo solo un doppio vantaggio: da un lato appagava la sua voglia esibizionista con l’ingenuo barman, dall’altro sapeva benissimo che Giacomo si sarebbe insospettito col passare dei minuti e sarebbe salito di sopra a controllare la situazione.
‘Si, certo’, rispose il barista sforzandosi di puntare la torcia al viso di Daniela, mentre lei insisteva nello strofinare con un po’ di carta umida un lembo della maglia lasciato all’oscuro.
‘Ti spiacerebbe indirizzare la luce verso la maglia? Non riesco a capire se è pulita…’.
Giacomo decise di farsi luce con lo smartphone e di salire al piano superiore proprio mentre il barista illuminava la casacca di Daniela, tenuta in mano in modo che la luce investisse anche il suo seno.
‘Ah, ecco perché ci mettevi tanto’, le disse gelido.
‘Sì, gli ho chiesto se potesse tenermi la torcia perché da sola mi è impossibile fare tutto. E lui, molto gentilmente, mi sta facendo luce. Che problema c’è, Giacomo?’, disse Daniela, fingendo un candore che non le apparteneva di certo.
‘Ah, si? Io invece vedo solo una con le tette in mostra davanti a uno sconosciuto’, le disse avvicinandosi a lei e posandole sfacciatamente gli occhi sul petto.
‘Ma non dire sciocchezze, e cerca di non dare spettacolo davanti ad estranei’.
‘Qui l’unico spettacolo lo stai dando tu, troia’.
‘Ragazzi, state tranquilli. Io non ho fatto nulla, davvero…’, si scusò Ahmed rivolto ad Giacomo.
Lui neppure lo ascoltò. Si portò dietro Daniela e la fece voltare verso il barman. Con una mano le sfiorò una coppa del reggiseno.
‘Tu magari no, ma lei… dimmi un po’, ti piacciono?’, chiese al ragazzo, che per un momento tacque imbarazzato.
‘Non preoccuparti, puoi essere sincero – continuò Giacomo in tono amichevole, sganciando il reggiseno – non puoi dire che non si notino’.
‘Si, ma… cioè…’.
‘Oh, insomma! Ti piacciono o no?’, insistette Giacomo, afferrando con una mano una di quelle montagne di carne senza sfilare l’indumento che la ricopriva.
‘A lei piace sentirsi desiderata… non è vero?’, chiese all’indirizzo di Daniela.
Lei si decise a gettare la maschera, stando al gioco iniziato dal suo accompagnatore. ‘Sì, mi fa impazzire sentirmi gli occhi addosso e sapere di sortire un certo effetto sugli uomini. Questo reggiseno l’ho comprato apposta per te, ti piace?’, disse poi ad Giacomo.
‘Molto… ma preferisco il contenuto’, replicò lui strizzandole la carne.
‘Si’, intervenne il barista.
‘Si, cosa?’, lo spronò Giacomo.
‘Mi piacciono’, ribatté, mentre il reggiseno veniva sfilato del tutto rivelando le abbondanti forme di Daniela.
‘Toccale’, gli disse Giacomo invitandolo ad avvicinarsi a loro.
Il barman fu titubante.
‘Diglielo anche tu, puttana’, riprese Giacomo stringendo entrambi i seni nudi tra le mani.
‘Avvicinati, non aspetto altro’, sospirò la ragazza.
Il barista prese a palparla ed Giacomo, senza indugio, scivolò in basso con le mani fino a slacciarle i pantaloni, facendoli scorrere fino alle caviglie e costringendo Daniela ad allargare appena le gambe. Con una mano risalì sulle cosce, spostandosi lungo l’interno dopo averle sfiorato il sedere. Con un dito attraversò le mutandine, trovando la ragazza già umida. Scorse lungo l’apertura raccogliendo i succhi che iniziarono a fuoriuscire dalle sue labbra, poi glieli portò alla bocca disegnandone i contorni. Tirò la sua testa all’indietro per i capelli, assaggiando il suo sapore e infilandole la lingua in gola.
‘Non ho ancora cominciato e sei già talmente bagnata…’, le sussurrò.
‘Lo sai l’effetto che mi fai…’.
Ahmed, intanto, iniziò a succhiarle i capezzoli, prima delicatamente poi con maggiore intensità. ‘Non riesco ancora a credere a quanto stia accadendo. Devi essere proprio una gran troia’, disse senza ormai inibizioni, prima di ricominciare a torturarle i bottoncini.
‘Sì, lo sono… e non puoi ancora immaginare quanto…’, replicò lei fissandolo attraverso la penombra creata dalla flebile luce della torcia elettrica.
‘Fammelo vedere, allora’.
Giacomo rispose all’invito del barista e, tirando Daniela per i capelli, la costrinse ad abbassarsi.
La ragazza iniziò a slacciare il jeans di Ahmed e in un attimo gli liberò il cazzo, che le svettò imponente davanti al viso. Per prima cosa gli baciò la punta, bagnandola leggermente di saliva, poi iniziò a leccarne tutta la lunghezza. Senza mai distogliere gli occhi da Ahmed iniziò a imboccarlo un po’ alla volta, fino a farselo scomparire in bocca.
‘Oh cazzo, ci sai fare davvero… chissà quanti ne hai succhiati fino ad ora’.
Giacomo, intanto, si inginocchiò dietro Daniela che, chinata in avanti, gli offriva la sua intimità nuda e bagnata. ‘Visto quanto le piacciono… direi parecchi’, asserì. Le baciò le cosce, risalendo lentamente fino alla sua figa. La percorse per lungo con la punta della lingua prima di affondare per qualche centimetro dentro di lei.
Daniela era allo stremo. La sapiente lingua di Giacomo la stava facendo impazzire. I suoi gemiti erano soffocati dal cazzo di Ahmed e la quantità enorme di saliva che stava producendo iniziò a colarle dai lati della bocca.
‘Stai sbavando come una cagna’, disse Ahmed eccitato mentre continuava a scoparle la bocca ad un ritmo frenetico.
Giacomo fece cenno al ragazzo di mollare la presa sui capelli di Daniela. Sostituì la sua mano a quella del barman, facendola voltare nella sua direzione. il rossetto sbavato, le labbra gonfie e lo sguardo stralunato lasciavano trapelare il suo stato.
‘Chiedimelo’, le intimò, masturbandola lentamente con le dita per tenerla sull’orlo di un orgasmo che montava rapidamente.
‘Scopami’, replicò lei.
‘Chi me lo chiede? – le disse Giacomo, aumentando il ritmo delle sue dita dentro di lei – Guardami e dimmelo’.
‘La tua puttana’, ribatté Daniela gemendo.
Continuando a tenerla per i capelli, la penetrò in un colpo solo strappandole un urlo. Poi mollò la presa della sua testa e affondò in lei una seconda volta.
‘Ricomincia a succhiarglielo, troia’, le disse stringendola per i fianchi e prendendo a scoparla con violenza.
Daniela non se lo fece ripetere e riprese a spompinare il cazzo di Ahmed.
L’eccitazione era tale che il barista poté godere di un trattamento coi fiocchi.
Glielo stava succhiando con una tale dedizione che Ahmed non riuscì a trattenersi per molto.
‘Sì, troia, continua che ti allago la gola’.
‘Non provarci nemmeno – fu l’ordine perentorio di Giacomo – devi sborrarle in faccia. Anzi… dobbiamo’, concluse senza smettere di scoparla, mentre i versi di Daniela, sempre più frequenti, venivano soffocati dalla grossa asta del barista piantata per intero nella sua bocca.
Si bloccò un istante prima che la ragazza raggiungesse l’orgasmo, sfilando la sua asta gonfia e lucida da una figa oscenamente dilatata. La costrinse in ginocchio e si portò davanti a lei, assieme ad Ahmed.
‘Prendili in mano. Fatti un bel bagno, e vedi di mirare bene a quel faccino’.
Daniela eseguì senza ribattere. Prese entrambi i cazzi tra le mani e, mentre li segava aspettando di essere investita da due fiumi di sperma, si chiese se potesse essere più troia di così.
Il primo getto a colpirla fu quello di Ahmed, che la centrò in pieno volto. Pochi istanti dopo fu la volta di Giacomo. Con lui non si limitò ad indirizzare il getto sul viso, ma spalancò la bocca per poterne avere anche sulla lingua. Si fermò un attimo a mostrargliela, prima di ingoiare quel nettare.
‘Brava la mia puttana… ma hai ancora molto da ripulire’, le disse, leggendole negli occhi la voglia del suo premio, quel piacere strappatole a pochi istanti dalla sua deflagrazione.
‘Certo, ma non stai dimenticando qualcosa?’, disse iniziando a leccargli il cazzo ancora turgido.
‘Non ho fretta…’, rispose lui scostandole dolcemente i capelli dal viso.
‘Tu forse no… ma io…’.
‘Se fai la brava… più tardi, magari…’, replicò, raccogliendo col dito un rivolo del suo sperma e portandoglielo alla bocca.
‘Sei proprio uno stronzo’, gli disse prima di leccargli avidamente l’indice. ‘Del resto – riprese – è anche per questo che mi fai impazzire’.
Dopo aver ripulito quelle due verghe, Daniela si alzò e rivestì come se nulla fosse accaduto, mentre Ahmed continuava a guardarla imbambolato, ancora incredulo di fronte a quella assurda catena di eventi.
‘Ops… ora forse è meglio che ti lasciamo al tuo lavoro, ti abbiamo rubato parecchio tempo, devi ancora sistemare la luce’, disse Daniela con aria innocente.
‘Per il caffè? Offre la casa?’, concluse pochi secondi dopo, afferrando la borsa e seguendo Giacomo fino alle scale senza neppure attendere una risposta.
‘S-si… si, certo…’, farfugliò il barman mentre i due scomparivano dalla sua visuale.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…