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Erotici Racconti

Scombussolamento che prospera

By 3 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Quella volta, il diffondersi efficace e alquanto echeggiante del telefono l’aveva fatta trasalire facendola quasi spaventare. Ignazia, per l’occasione, era meticolosamente affaccendata nella predisposizione d’una ciambella e le sue mani profumavano di vaniglia e di scorza di limone, intanto che la scritta – numero privato – che poteva adocchiare sullo schermo del cellulare ne spiattellava chiaramente il contenuto, per il fatto che il suo adoratore la stava chiamando. Afferrando uno strofinaccio si precipitò nel rispondere, chiudendo frattanto la porta della camera da letto alla ricerca d’un poco di riservatezza. La voce di lui le giunse come una carezza calda, poiché fu come accomodarsi di fronte a un fuoco acceso in una notte di silenzio, mentre nel contempo annunciava:

‘Ignazia, sono io, mi senti bene? Vuoi conoscere dove attualmente mi trovo?’.

Un pensiero le attraversò lestamente l’intelletto, mentre dentro se stessa ponderava che in qualunque luogo tu possa trovarti, per me resti senz’eccezione concretamente troppo lontano. Mille chilometri di distanza in verità li separavano, effettivamente esorbitanti per potersi toccare, esigui perché tutto sembrasse una genuina e una limpida alienazione, niente per la velocità nella quale procedevano velocemente i loro pensieri e il loro appassionato e veemente desiderio: 

‘Rammenti ancora il tuo personale ghiribizzo. Al momento mi trovo all’interno d’un negozio d’articoli erotici. Devo selezionare qualcosa per te?’ – gli proclamò lui con un modo di fare disinvolto e spregiudicato.

Un insperato fremito attraversò tutto il dorso di Ignazia, perché al presente lei se lo congetturò sgambettare comodamente fra ripiani di quel punto vendita, curiosando abilmente e lascivamente fra tutte quelle esposizioni d’oggetti e di gingilli vari con le sue grandi mani, sfiorando gli aggeggi più bizzarri, durante il tempo in cui i suoi occhi perspicaci analizzavano in modo indiscreto ogni mensola.

‘Ecco, ci siamo, molto bene, un fantastico bustino con dei cordoncini sulla schiena, in alternativa c’è persino una deliziosa canottiera di colore blu notte, abbinata con uno slip erotico che ha un audace e ingegnosa fenditura’ – rimugino lui dentro se stesso convinto e soddisfatto più che mai. 

Ignazia conosceva bene al telefono quel tono disinibito e fluente, perché l’eccitava oltremodo, sennonché allungò le gambe che aveva accavallato collocandosi sul giaciglio e avvertì all’istante che l’indumento che indossava erano già umettato, poiché ebbe soltanto seppur incuriosita l’idea di ribattere: 

‘Vedi tu, attualmente non saprei con esattezza, tutto deriva e discende da che cosa ti stimola maggiormente in quest’istante. Il bustino non ha slip e probabilmente mi stai vedendo con la mente intanto che sorveglio il giardino dalla finestra, dopo tu ti presenti sull’uscio ed entrando alle spalle m’ammiri il didietro. Io so molto bene che le mie chiappe t’hanno costantemente fatto sragionare, perché c’infileresti là in mezzo facilmente all’istante le mani. Dimmi una cosa, ci tengo, ma quanto è trasparente?’. 

Lei lo sentiva che tossiva con quell’irrequietezza accalorata che lo faceva irrimediabilmente sobbalzare quando il desiderio prendeva il sopravvento in quel modo riferendole:

‘Beh, in verità abbastanza da coinvolgerti e da intrallazzarti per bene’ – rispose elettrizzato e infervorato lui per l’occasione. 

A quel punto Ignazia lo punzecchiò ulteriormente stimolandolo:

‘Dimmi, voglio saperlo, che cosa ti piace di più? Immaginare i miei capezzoli indurirsi attraverso il tessuto leggero, o leccarmeli sopra la stoffa, Oppure farmi accomodare mentre divarico le gambe affinché quel taglietto insolente s’apra del tutto?’.

‘Chissà, ambedue le cose non guasterebbero’ – gli prospettò lui visibilmente divertito e sobillato.

L’uomo con il telefono ancora acceso si staccò dal ripiano della biancheria intima e osservò i numerosi oggetti sparpagliati lassù. Rimuginò su come potevano farla godere, Ignazia indirettamente lo eccitava come nessuna donna l’aveva mai spronato e stuzzicato, lui d’altro canto sapeva convogliarla trascinandola inevitabilmente dove mai nessun uomo l’aveva incanalata, a ben vedere oltre le sue paure, i suoi personali tabù, al di là delle sue inaccessibili e morigerate riserve. Lui osservò i vibratori, i membri finti, le bambole, i divaricatori, le palline, la biancheria da mangiare, interruppe lo sguardo su alcuni tubetti, frattanto che le ribadiva:

‘Ignazia, so che sei intrisa. Ho appetito della tua fica e del tuo fondoschiena’ – le sollecitò già fiducioso del suo responso. 

Ignazia in modo sollecito incalzava appassionandolo:

‘Lo avverto, colgo che hai una brama smisurata di palparmi, di stare appoggiato e di leccarmi tutta’.

Lui infatuato e invasato più che mai le riferiva:

‘Sì Ignazia, perché ti cospargerei di lubrificante dopo averti sviolinata tutta, sentiresti come si deve le mie dita scivolare nel tuo buco fino ad aprirti. Dopo ti collocherei dentro il mio cazzo, ti maltratterei il clitoride penetrandoti nella fica arroventata e infradiciata che mi fa farneticare’.

La donna non ce la faceva più, non resisteva, dal momento che con la mano che non reggeva il telefono scivolò sotto la biancheria, al presente le mutandine erano un lago di piacere, sotto le quali le grandi labbra si erano spalancate e la sua fica palpitava di smodata voglia, tenuto conto che gli chiese quanto fosse eccitato:

‘Attualmente è consistente, così come piace a te, senti un attimo, ti sfioreresti per me?’.

Ignazia in quella precisa circostanza iniziò a masturbarsi prestando attenzione la sua voce e concependo con la fantasia quanto doveva essere manifesto il rigonfiamento sotto i jeans di lui. In realtà non era talmente dotato, ma possedeva un cazzo nella norma ben delineato e in special modo dritto e regolare. La prima volta che lo aveva adocchiato nudo si era rallegrata, perché con le sue dimensioni proporzionate si sarebbe lasciata tranquillamente andare abbandonandosi totalmente. Adesso però la crescente eccitazione era smisurata, si stava infradiciando a tal punto che aprirsi per lui era stupendo, davvero un’esperienza sempre sospesa fra la tensione e il godimento. Ignazia lo vide con gli occhi della mente analizzando delle copertine con delle scene di sesso esplicito, con donne che succhiavano cazzi dritti e varie penetrazioni. Quelle immagini s’avvicendavano in lui, contemporaneamente all’idea della sua concubina rifugiata nella propria stanza coniugale, che al presente si tastava come un’adolescente vogliosa per lui alle prime armi:

‘Sono curiosa, che cosa vedi sulla copertina?’.

‘In verità adocchio una femmina che scosta le gambe, le spalanca, la sua deliziosa vulva per la circostanza è glabra, un individuo gliela sta lambendo, a ben vedere pare compiacersi notevolmente. Ti dirò che la sua fica non è magnifica come la tua, perché l’espressione della tua faccia quando io ti masturbo così è molto più radicata e ardente’. 

‘Può darsi che lui non la faccia esultare come mi fai godere tu’.

‘Sarà, con me te la spassi parecchio?’.

‘Eccome, in questa congiuntura ho una smania dissoluta e intemperante di rifare quello che scorgi su quei ritagli’.

‘Aspireresti che ti leccassi la fica? Ora stai vagheggiando la mia lingua mentre l’assaggia, mentre tu mi fai assaporare il tuoi fluidi, io li vorrei bere, lo sai questo? Te la vorrei leccare tutta, dopo posizionarti sul letto e ordinarti di spalancare le gambe e leccartela fino a farti strepitare di piacere, penetrarti con la lingua, girare intorno al tuo clitoride, bagnartela tutta, finché non mi dici di smettere’.

Le dita di Ignazia delirarono mescolando la vaniglia, l’aroma del limone al piacere liquefatto della sua intima eccitazione. Lei lo rivide lì, come tante volte successe, ficcanaso, emotivo e viscerale, intento a far vibrare ogni fibra del suo corpo, a gustare il suo godimento.

‘Io suppongo che ti stia toccando, è vero Ignazia? La mia tenera sgualdrina ha spalancato le gambe e sta per godere, vero? Dai donami il tuo orgasmo, sì, adesso’.

A seguito di quell’incontinente e lussuriosa ipotesi il suo orgasmo pervenne, silenzioso ma efficace e incisivo l’invase, prorompendo ubbidiente alle parole di quell’amante colmo d’ardore e di rigurgitante inventiva inondandole le dita, le mutandine, l’inguine e le cosce. Ignazia captò il defluire di tutte le sue intime secrezioni, nel tempo in cui lui le mormorava che avrebbe fortemente bramato raccoglierlo sulla propria lingua, per ripulirne infine ogni goccia dal suo corpo. Per un attimo abbandonò il controllo di se stessa, poiché tutto rapidamente scomparve e rimase soltanto la voce di lui, il pensiero della sua erezione, delle sue mani, della sua lingua e in ultimo di quel cazzo che esigeva avere dentro di lei, che voleva la riempisse e la saziasse, trascinandolo nell’abisso vorticoso del piacere, per sentirlo godere di lei e con lei. A stento si trattenne dall’urlare, perché nell’attimo di quiete che seguì ascoltò il proprio respiro placarsi, mentre lui ancora vibrava dall’altro capo della conversazione. Ora avrebbero dovuto chiudere e rituffarsi entrambi nella propria vita, nella casa, nelle quotidianità e nelle sicurezze, per il fatto che a loro piaceva così.

‘Buongiorno signora, chiedo scusa, mi mostra per favore il biglietto?’ – il mattino seguente si rivelò incredibilmente faticoso non lasciar correre i pensieri. Il controllore del treno l’esortò frattanto chiedendole di mostrargli l’abbonamento, mentre Ignazia archiviò ben presto a malincuore il ricordo d’un altro libidinoso sogno condiviso. 

Alla maniera d’un burattino raggiunse a rilento la fermata delle corriere, in seguito il proprio luogo di lavoro trascorrendo il tempo in balia d’un senso di leggiadria e di vaghezza piacevole, che la cullò riscaldandola in quella mattinata gelida d’inverno. Si trovava ancora in quella condizione quando il trillo d’una campanella le annunciò che poteva uscire, in tal modo fece di corsa la scale, oltrepassò il cancello della scuola, mentre cercava il telefono in fondo alla borsa. Aveva voglia di chiamarlo, d’ascoltare la sua voce, che ora probabilmente avrebbe avuto il tono distaccato di quando si trovava in cantiere, ma non le importava. Forse gli avrebbe rivolto una domanda maliziosa e lui si sarebbe eccitato in segreto, perché ci sarebbero stati altri giochi, altre fantasie. Immersa nelle sue concupiscenti e libidinose riflessioni, alzando lo sguardo di fronte a sé, accanto alla panca dei giardinetti notò un’autovettura e repentinamente s’immobilizzò.

Lui era là, in piedi accanto all’automobile che l’osservava procedere velocemente boccheggiante verso la fermata della corriera con il cellulare in mano. Si fermò in mezzo alla strada, lui chiuse la portiera con gesto elegante e le sorrise avvicinandosi. 

Ignazia in quel frangente non trovò le parole adatte, eppure avvertì in pieno l’agitazione crescere insieme al cocente e tormentoso desiderio. A dire il vero non s’abbracciarono, perché erano allenati alla discrezione, ma quando lui le sfiorò un braccio notò che nell’altra mano reggeva un pacchetto:

‘Molto bene, dunque sei preparata per provare i nostri giochi?’.

{Idraulico anno 1999}  

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