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Racconti Erotici Etero

simonetta

By 6 Ottobre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

La lezione di salsa era finita da poco e Simonetta si avvicinò a me invitandomi a bere qualcosa.
Era Lievemente sudata ed il suo afrore di donna eccitarono la mia attenzione.
I suoi seni generosi, su una scollatura abbondante, mostravano due capezzoli erti per il ballo appena finito ed suoi occhi maliziosi mi fecero accettare il suo invito.
Parlammo per un’ora davanti ad un vino bianco ghiacciato.
Simonetta si massaggiava il collo lamentandosi di dolori alle spalle e mentre accavallava le gambe scorgevo le sue cosce tornite ed immaginavo le sue mutandine sudate sulle labbra calde e bagnate della sua fica.
Ogni tanto apriva le gambe, con la scusa del caldo ed intravvedevo i suoi slip neri trasparenti.
Simonetta di professione &egrave parrucchiera e le proposi un massaggio al collo in cambio di un taglio di capelli.
Continuammo a parlare amabilmente, ma sempre più ammiccanti: le nostre mani si sfioravano e il suo seno si muoveva al ritmo di un respiro sempre più affannoso; quando le sfiorai ‘casualmente’ la parte interna delle cosce dietro il ginocchio, sobbalzò rabbrividendo.
Senza dire nulla ci alzammo e ci dirigemmo verso le auto, sapendo che mi avrebbe seguito fino a casa.. senza dire nulla .
Aprii la porta e la baciai sul collo, facendo scivolare le mie mani sui fianchi lungo le sue rotondità.
Il vestito scivolò a terra, lentamente sfilandosi con difficoltà sui fianchi.
In mutandine e reggiseno la accompagnai in camera e la distesi sul letto, iniziando un lento massaggio sulle spalle.
Il reggiseno scivolò e intanto le mie mani si muovevano con leggerezza lungo tutto il dorso, in modo da rilassare i muscoli tesi e ridurre l’imbarazzo.
Quando mi parve che si stesse rilassando le misi in cuscino sotto la pancia e versai l’olio profumato sui suoi glutei burrosi, abbassando le mutandine. Mugolò al mio tocco e ne approfittai per far cadere alcune gocce di olio sul solco.
Massaggiavo sempre più a fondo e aprivo i glutei e sentivo il profumo dell’eccitazione salire alle mie narici, come mare in tempesta.
Volutamente lasciai le mie mani scorrere lungo le gambe, dietro le ginocchia e fino alle caviglie, gustandomi il brivido che provocavo.
Piano, piano Simonetta al mio massaggio apriva le gambe ed intravvedevo le sue labbra lucide su una corta peluria nera come la pece.
Risalivo piano, ascoltavo i suoi sospiri e quando infilai il mio dito nel lago della sua fica sobbalzò mostrandomi il buchino cosparso di olio profumato.
Legai le sue mani dietro la schiena con la cinta dell’accappatoio e proseguii il mio massaggio sui glutei. Il mio dito era sempre più vicino al suo buchino.
Sospirava e mi diceva di fermarmi’ che non voleva’. ed io sfioravo senza infilare il dito, finch&egrave presi il flaconcino dell’olio e lo spinsi con forza nel suo culo .
Sobbalzò urlando, dicendomi che le faceva male. Incurante lo spingevo delicatamente più a fondo e mi chinai sulle sue labbra lucide di umori. Con la lingua lambivo le sue labbra e spingevo la lingua sul suo clitoride. L’afrore che emanava era selvaggio e pungente e mi eccitavo sempre più ‘ volevo farle male.
La sculacciai mentre il flaconcino era saldamente infilato nel suo culo e lei piangeva implorandomi di smettere.
Ero infoiato ed eccitato e quando le tolsi il tubetto infilai la mia lingua nel suo culo fino alla fine e leccavo e succhiavo come un bimbo affamato.
Iniziò a rilassarsi e sospirare, alternando gridolini a sospiri ed io mi godevo il suo sapore selvaggio.
Sciolsi le mani e la girai supina, toccando suoi seni burrosi su cui mi gettai famelico affondando il viso, leccando e mordendo come un animale affamato.
Mi spogliò e mi prese il pene in bocca con famelica audacia ed iniziò un pompino ad un ritmo forsennato’.. le venni in bocca senza preavviso in pochi minuti’
Mi disse che non aveva mai ingoiato lo sperma e mai aveva agito così d’impulso’.
Dopo pochi minuti ricominciò a succhiare e bevendo tutto ciò che rimaneva e mi eccitai nuovamente.
Il 69 che ne seguì fu il più travolgente della mia vita: leccavo e infilavo dita, mordevo e le aprivo il culo con l’indice e lei succhiava con avidità mordicchiando la punta del mio pene dandomi brividi di piacere e dolore.
Entrai in Lei, nel suo calore animalesco e la scopai con forza in tutte le posizioni, mettendola a 90′ le mani appoggiate sui suoi fianchi generosi e lo sguardo perso in quel culo di burro.
Mi piaceva guardarla muoversi verso di me e spingevo come un forsennato infilandole un dito nel culo ogni volta che avvicinava il suo corpo al mio.
Mi aggrappai ai sui seni stringendo i capezzoli ampi e duri per l’eccitazione.
Selvaggiamente le misi il cazzo sulla rosellina aperta poco prima ed aspettai che si avvinasse a me per impalarsi e mentre lo faceva, lentamente, quasi timorosa, le accarezzai il seno con una mano, spingendolo tutto dentro.
Gridò, di dolore e di piacere’ non era stretta ma non era abituata a prenderlo nel culo’ la sua fica grondava per la novità .
Fu un tempo interminabile in cui affondavo il mio pene in Lei, lentamente guardando la sua bocca aprirsi, quasi in cerca di aria e spingevo finch&egrave le palle non sbattevano sulle sua vagina.
Il suo culo era oscenamente aperto e la sua fica colava di piacere. Presi le sue braccia tirandola all’indietro e spingendomi con tutta la forza dei miei 90 chili, incollandomi a Lei come se non vi fosse un domani.
Eravamo sudati, i nostri umori si mischiavano in un turbinio animalesco, cambiando continuamente posizione. Salì su di me, impalandosi come un’amazzone, bagnandomi dei suoi umori tutto il cazzo. Le mie mani appoggiate ai seni stringevano i due capezzoli rossi e duri come due ciliege mature, strizzandoli e torturandoli senza pietà.
Il suo profumo di donna era animalesco, selvaggio e più si muoveva più mi eccitavo al suo profumo primitivo ed ancestrale. Le sue labbra erano grandi ed avvolgevano il mio pene luccicante dei suoi succhi copiosi.
I segni sul seno erano viola, e le labbra della vagina gonfie di piacere.
Urlammo in un orgasmo senza fine, sudati e persi in un brivido unico e ci accasciammo una sull’altro, uno dentro l’altra.
Dopo quella sera, volutamente, non la chiamai né mi feci vedere, fino a quando, con un sms reclamai il mio taglio di capelli.
Simonetta accettò subito di buon grado, pensando che fosse una buona occasione per rivedersi.
Quando la vidi, era splendida nel suo vestito corto ed aderente che metteva in risalto il suo corpo mediterraneo e metteva in bella evidenza il suo seno generoso.
Mi accomodai sulla sedia, dopo pochi convenevoli.
nulla facendo presagire sulle mie intenzioni, percepii un moto di delusione nelle sue parole, ma da seria professionista iniziò a tagliare in silenzio.
Lavorava con alacrità ed i suoi gesti precisi e sicuri si accompagnavano a qualche frase di circostanza.
All’improvviso, quando ormai il silenzio era tra noi greve, le intimai: ‘togliti le mutandine e dammele !’
L’ordine arrivò perentorio e le forbici si fermarono a mezz’aria, incredula mi chiese se ero impazzito’ intanto sentivo il suo respiro farsi affannoso e la voce spezzata dal dubbio.
‘Dammele’ ripetei.
Lentamente, si allontanò da me e pochi secondi dopo spuntò la mano davanti a me ed un paio di mutandine di pizzo nero, trasparenti scesero davanti al mio viso.
Le presi e ne annusi il sapore di muschio, di sudore ed un po’ di pipì’ Erano bagnate ed appiccicose.
Le leccai e ne aspirai l’odore, intimandole di continuare il suo lavoro.
Il suo seno sfiorava la mia nuca mentre le mani lavoravano veloci, ed il silenzio era rotto da un sospirare affannoso.
Ero eccitato ‘
Quando l’occasione fu propizia, mentre mi era di fianco infilai una mano sotto il vestito spingendo due dita tra le cosce, dentro la sua fica bagnata.
Era fradicia: le mie dita entrarono fino al collo dell’utero e quando uscirono le leccai con voluttà.
Le sue cosce erano bagnate e colavano
Il suo respiro era affannoso: non capiva cosa stavo facendo, non voleva eccitarsi ma non poteva farne a meno.
In silenzio presi dalla tasca due palline da geisha e le infilai dentro di lei. Entrarono con una facilità estrema, bagnandomi le dita. Il lavoro continuava, sempre più lento e le sue mani incerte lavoravano al ritmo delle palline dentro di lei che si muovevano.
Mi succhiai le dita con voluttà, assaporando i suoi succhi copiosi e la sua voglia incontrollata ed incontrollabile.
I seni ballavano sulla mia testa ed i capezzoli si ergevano duri, erti sul vestito di maglina, sfiorando la mia nuca.
Dopo il taglio mi lavò i capelli massaggiandomi con delicatezza e voluta lentezza.
Il mio pene si ergeva nei pantaloni e mentre mi asciugava i capelli misi le mie mani sotto la gonna accarezzando il suo culo nudo, insinuando le dita nel suo culo, dopo averle bagnate nella sua vagina.
Presi il filo delle palline e lentamente le estrassi dal suo corpo e le leccai, per poi infilarne una nella fica ed una nel culo, facendola gemere di piacevole dolore.
Da sotto il vestito slacciai il reggiseno, strizzandole i capezzoli con forza: erano duri come due nocciole.
Era una tortura a cui si sottoponeva in silenzio, più incredula che altro.
Alla fine le tolsi il vestito, ormai inutile e la portai al letto, nuda, e con una sciarpa la bendai.
Camminava a fatica, con le palline infilate ed il filo che spingeva nel solco tra i due buchi.
La feci stendere ed iniziai a leccarle il buco del culo, estraendo ed infilando la pallina, finch&egrave il suo buco si era completamente rilassato.
A quel punto era pronta e lentamente appoggiai la punta del mio pene sul suo culo che immediatamente si irrigidì, ma non servi a farmi desistere.
La punta spingeva, entravo poco alla volta e poi riuscivo, per spingere nuovamente , fino a quando non vidi il suo culo alzarsi verso di me.
Era il segnale che aspettavo: lubrificai il mio cazzo con la crema per le mani che teneva sul comodino e, con una lentezza esasperante entrai in lei, fino in fondo. La sua bocca si aprì in cerca di aria, si tolse la benda e girandosi mi guardò, senza vedermi, persa nel desiderio.
Mi disse di muovermi piano, assecondando i miei movimenti, ma prendendolo tutto fino in fondo. Scopai il suo culo, e le chiesi di toccarsi.
Sentivo le sue dita che entravano nella vagina, sfiorando il mio pene attraverso la sottile parete di carne e la pallina faceva il resto
I suoi movimenti si fecero, più veloci, convulsi, ed il suo buco del culo era aperto e godevamo entrambi.
Venni nel suo culo, ma non potevo sprecare tutto il succo che colava dalla sua fica. Mi chinai e, tirata fuori la pallina, la leccai e aspirai tutto il suo profumo selvaggio. Mordevo e succhiavo e venne di nuovo nella mia bocca, spruzzando succo e dimenandosi.
Le sue labbra erano gonfie ed il clitoride martoriato delle mie labbra e dai miei piccoli morsi si ergeva rosso e voglioso di altre carezze.
Mi fermai stendendomi in fianco a lei sudati e appagati.
Mentre era distesa inziai una carezza con la sciarpa di seta con cui l’avevo bendata, su tutto il corpo, passando dal collo al seni, che subito dimostrarono di gradire ergendosi.
Passavo, sulle gambe, in mezzo alle cosce, con delicatezza, in un massaggio delicato, finche il suo corpo non fu pronto a risvegliarsi.
La impalai, leccando e mordendo il seno, il mio pene era lucido dei suoi umori copiosi e densi, implorandomi di continuare, la scopai fino a quando non venni sul suo seno grande che ballava ad ogni mio colpo.
A quel punto mi fece stendere supino ed iniziò a baciarmi e succhiare il mio pene, facendomi impazzire e bevendo tutto il seme rimasto e dandomi in faccia il suo culo ancora aperto che colava del mio succo che l’aveva riempita poco prima.
Finimmo stanchi in quel 69 denso di passione leccandoci succhi di piacere per addormentarci esausti e nudi.

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