CRONACA DI UN INTERROGATORIO parte I.
Un’ agente della CIA racconta la tragica esperienza di una madre e di suo figlio…………
Mi chiamo Francisco e sono stato un agente della C.I.A., come potete immaginare il mio era un lavoro sporco, non chiedetemi perché ho deciso di farlo la cosa non ha importanza; mi limiterò a raccontarvi le cose che ho visto e udito e che hanno lasciato un segno profondo nella mia vita.
Quando operavo in Sud America, spesso venivo costretto ad assistere agli interrogatori delle persone arrestate per attività sovversiva e terrorismo, la tortura era la prassi normalmente usata per ottenere le informazioni.
Non riesco a dimenticare un episodio accaduto in Colombia verso la fine degli anni 80.
In Colombia la lotta alla guerriglia e al narcotraffico, non viene svolta esclusivamente dalle forze armate regolari, ma anche da formazioni paramilitari di estrema destra.
A causa del mio lavoro con tali formazioni ero spesso in contatto e a cui fornivamo assistenza militare nelle operazioni azioni di controguerriglia e di lotta al narcotraffico.
I paramilitari in una delle loro operazioni aveva rapito una giornalista, nota attivista politica. I paramilitari sapevano che la donna non era una terrorista, ma era certa che conoscesse alcuni membri della guerriglia, in particolare i componenti del commando che di recente aveva rapito un nostro addetto militare.
Fui quindi convocato ad assistere all’interrogatorio della donna, nel primo pomeriggio una macchina con due paramilitari a bordo mi venne a prendere e dopo circa mezzora di viaggio arrivai a destinazione.
Il luogo in cui venivano condotti gli interrogatori era un’anonima villetta, immersa nel verde di un ampio giardino, alla periferia della capitale; il giardino era completamente cintato e sorvegliato con discrezione da agenti in borghese, un luogo isolato e tranquillo dove operare in assoluta discrezione.
Appena arrivati, gli agenti di guardia all’ingresso aprirono i cancelli e ci fecero entrare. Percorremmo il viale che conduceva alla villa e parcheggiammo la macchina all’ingresso, scendemmo dalla macchina, all’ingresso della porta ci attendeva il colonnello Marcos.
‘Benvenuto signor Fransisco, la stavamo aspettando per iniziare l’interrogatorio della donna.’. Esclamò il colonnello sorridendo’. Scambiai alcune frasi di circostanza e insieme al sergente Miguel uno degli agenti che mi aveva accompagnato, segui il colonnello verso la stanza in cui venivano condotti gli interrogatori.
Conoscevo il colonnello Marcos, era un uomo molto intelligente: aveva studiato negli Stati Uniti, parlava perfettamente inglese, anche se la cosa per me non era importante, perché essendo di origine ispano-americana parlo correttamente lo spagnolo.
Marcos oltre che intelligente era anche estremamente spietato: aveva frequentato l’accademia militare ma dopo averla terminata, aveva frequentato l’università laureandosi in legge, sognava di fare l’avvocato e dimettersi dalle forze armate.
La sua vita ebbe una svolta improvvisa quanto in un attentato ad opera della guerriglia perse la moglie e il figlio di appena dieci anni.
Marcos si dimise dalle forze armate nazionali per arruolarsi nelle forze paramilitari e divenne l’uomo sadico e spietato che conobbi; a lui e ai suoi collaboratori venivano affidati i lavori più sporchi.
Pur conoscendo il suo dramma personale non riuscivo a provare nei suoi riguardi simpatia, ma il dovere mi costringeva a frequentarlo e mostrarmi amichevole.
Il colonnello mi fece accomodare nel suo studio dove stava lavorando con Maria una sua fedele collaboratrice.
Conoscevo la signora Maria era una donna di quarant’anni piuttosto piacente, vedova di un capitano dell’esercito ucciso caduto in battaglia. Dopo la morte del marito collaborava attivamente con il colonnello Marcos partecipando personalmente a tutti gli interrogatori diretti dal colonnello.
La donna stava esaminando alcuni appunti e quando entrammo alzò lo sguardo e ci saluto cordialmente:’Buongiorno signor Fransisco! Bene arrivato la stavamo aspettando. Ho esaminato gli appunti trovati nella casa della donna arrestata e da quanto emerso crediamo che la donna arrestata potrà darci delle informazioni molto utili, ora scendiamo di sotto e iniziamo ad interrogarla’.
Scendemmo una rampa di scale che terminava con una porta., il colonnello aprì la porta ed entrammo in una stanza.
La stanza era molto grande, illuminata al centro da una grossa lampada, ero gia stato varie volte in posti come quello; l’arredamento, il luogo e le persone presenti non lasciavano dubbi a riguardo: capii subito che si trattava di una camera di tortura,.
La donna arrestata era una bella signora di 38-40 anni, indossava una maglia rossa a mezze maniche, una gonna bianca a fiori e un paio di scarpe rosse con il tacco; niente di eccentrico o di volgare, un abbigliamento sobrio tipico di una normale madre di famiglia.
La classica signora sulla quarantina, piacente che incontrate al supermercato insieme al figlio mentre fa la spesa.
La donna era stata collocata al centro della stanza proprio sotto la lampada, legata ad una sedia, con cinghie di cuoio che le bloccavano ogni movimento era alla completa mercede degli aguzzini. Accanto a lei sedevano due ragazzi ancora adolescenti, giovani reclute che il colonnello stava addestrando per questo genere di ‘lavori’.
Quando entrammo ci salutarono, si vedeva che i ragazzini erano impazienti di occuparsi della donna, sapevano di poterle fare qualsiasi cosa durante l’interrogatorio, l’importante era farla parlare.
La prigioniera ci guardò con apprensione quando entrammo nella stanza, ma rimase in silenzio cercando di mascherare la tensione e la paura che provava in quel momento.
Il colonnello inizio a farle alcune domande ma la donna taceva, fissava con odio e disprezzo il suo interlocutore.
Nonostante l’aspetto sprezzante si vedeva che la donna era tesa si guardava intorno sgomenta come se cercasse qualcuno o qualcosa…..
Poi la porta si aprii e capii tutto: spinsero all’interno della stanza un ragazzino appena adolescente, il tipico studente al secondo o terzo anno di liceo; il ragazzo era imbavagliato e venne immediatamente legato di fronte alla donna.
‘Chi é quel ragazzino’? Chiesi sorpreso, parlando a bassa voce per non farmi udire dalle vittime.
‘E il figlio della donna, lo abbiamo arrestato insieme alla madre’. Mi sussurrò all’orecchio il colonnello.
‘Non vorrete interrogare anche lui……é solo un ragazzino…sapete che il mio governo non permette crimini di questo tipo’. Dissi piuttosto seccato.
‘Non si preoccupi, conosco le regole al ragazzo non faremo nulla di male…….. mi limiterò a costringerlo ad assistere all’interrogatorio della madre…….questo non é vietato, anzi potrebbe essere molto educativo….’. Osservò in tono sarcastico il colonnello.
‘Non mi sembra il caso….vi rendete conto dello shock che proverà il ragazzo quando assisterà all’interrogatorio della madre, non é la prima volta che assisto all’interrogatorio di una donna e conosco i vostri metodi’. Dissi cercando di mantenere la calma, volevo dissuadere il colonnello dai suoi insani propositi.
Il colonnello mi fissò, poi in un tono che non ammetteva replica mi disse: ‘ La guerra é una cosa sporca e una guerra civile é ancora peggio, lei non é stato invitato per discutere sui nostri metodi di lavoro, ma per raccogliere e trasmettere le informazioni di cui il suo Paese come il nostro hanno bisogno……..Ci lasci lavorare!…..Abbiamo già perso troppo tempo.’ Disse spazientito il colonnello.
Capii allora che vi era nulla da fare, solo assistere impotente allo svolgersi dei fatti.
La donna implorava disperata: ‘Lasciate mio figlio….Vi prego…..non fategli male, é solo un ragazzino’. Ma i secondini non ascoltarono le sue suppliche e legato il ragazzo iniziarono ad occuparsi della donna.
La donna era legata alla sedia con robuste cinghie di cuoio che le bloccavano: i polsi, le braccia e le caviglie. Le cinghie le stringevano le caviglie e le impedivano di chiudere le ginocchia costringendola a tenere le gambe aperte.
Uno dei militari lentamente iniziò a sollevare la gonna della donna scoprendole le cosce ed iniziò ad accarezzale lascivamente le gambe, mentre Maria la perfida secondina costringeva il figlio della donna ad osservare la scena. ‘NOOO!!!…..NOO!!!! LASCIATEMI STARE……..NON ALZATEMI LE GONNE….MAIALI…..’ Urlava disperata la donna.
La donna indossava un paio di slip rosa, che in trasparenza lasciano intravedere parte del pube, uno spettacolo che eccitava i giovani militari.
Erano ragazzi dell’età del figlio della donna arrestata. I militari costringevano la donna a tenere le gambe completamente aperte e si divertivano a infilarle le dita sotto gli slip fino a penetrarle la vagina, poi tirando di lato gli slip costringendola a mostrare al figlio le parti più intime: ‘Allora ti piace lo spettacolo? Guarda che bel paio di slip porta tua madre….Ora guarda bene che bella cosa nasconde sotto…..’. Ripetevano ridendo mentre accarezzavano il sesso della donna e mostravano al figlio il sesso della madre.
La donna si contorceva sulla sedia cercando di sottrarsi a quelle oscene carezze; per la vergogna teneva il capo chino, cercando di evitare lo sguardo del figlio….: ‘Vi prego…Non fatemi questo in presenza di mio figlio……é solo un…ragazzino…….’ Ripeteva singhiozzando.
Il ragazzo si dimenava sulla sedia, ma essendo legato e imbavagliato non poteva reagire, era costretto ad assistere impotente all’interrogatorio della madre.
L’osceno gioco durò circa mezzora, poi il colonnello ordinò ai suoi collaboratori di iniziare il lavoro………
Alla donna non tolsero la maglia, con una forbice praticarono due fori scoprendole i capezzoli, che serrano con due morsetti metallici a cui collegarono dei fili elettrici.
Gli sfilarono la gonna e le mutande, lasciandola completamente nuda dalla cintola in giù, questo per inserirle nella vagina un plug vaginale.
Questo strumento é un cilindro metallico a cui viene collegato un cavo elettrico, si infila nella vagina o nell’ano della donna e poi si fa passare la corrente.
Regolando la frequenza si possono provocare: dolori lancinanti e la vittima orina senza controllo, se le scariche elettriche sono molto forti; contrazioni involontarie della vagina accompagnate da elevate secrezioni vaginali, se la frequenza impiegata é bassa.
Il cilindretto metallico inserito nella vagina della donna inizia a vibrare provocando nella vittima una forte sensazione di fastidio accompagnata da una forte secrezione vaginale (la donna si bagna); una simile reazione si ha sui capezzoli quando vengono colpiti da scariche a basso voltaggio.
‘No!……No!….Cosa volete farmi……..Lasciatemi…..non so nulla….Vi prego…..non voglio che mio figlio veda questo…..’ Ripeteva disperata la donna, mentre gli aguzzini la preparavano per la sessione di tortura: le alzarono la gonna e le sfilarono gli slip.
Uno dei ragazzi che partecipava all’interrogatorio prese il cilindro metallico: prima lo mostrò al ragazzo che con gli occhi sbarrati seguiva la scena e poi alla donna, quindi unse l’oggetto con della vaselina e lo infilò lentamente nella vagina della poveretta.
‘La vaselina é necessaria per introdurre il cilindro, quando la vagina della vittima é asciutta per la paura e la tensione’. Mi sussurrò in un orecchio il colonnello.
La donna si dimenava disperata sulla sedia cercando si sottrarsi a quella umiliante penetrazione, ma le cinghie che la tenevano legata alla sedia le impedivano ogni movimento.
Il giovane militare penetrava lentamente la donna, si divertiva a muovere lentamente l’oggetto nella vagina della donna, un gioco lascivo che eccitava i presenti e aumentava nella donna il disagio della penetrazione.
La donna teneva gli occhi chiusi per la vergogna e singhiozzava in silenzio mentre il ragazzo la penetrava.
Maria, la perfida secondina sussurrava al figlio della donna: ‘Su…..da bravo……guarda cosa le stanno facendo…..non trovi che sia eccitante? Scommetto che tra un pò ti diventerà duro’.
Il ragazzino, figlio della donna era disperato, veniva costretto ad assistere all’osceno spettacolo: uno dei due militari lo aveva afferrato per i capelli e gli teneva con la testa alzata….e ripeteva: ‘Non abbassare la testa! Devi guardare……altrimenti sarà peggio per tutti e due’.
Poi avvenne un fatto disgustoso a cui non avrei mai immaginato di assistere: Maria apri la cerniera dei pantaloni al ragazzo e lentamente iniziò a masturbarlo con il chiaro intento di provocargli l’erezione.
‘Ma cosa state facendo al ragazzo?’ Chiesi disgustato.
Il colonnello mi guardò con un sorriso ironico e mi rispose: ‘Nulla di doloroso per il ragazzo. Vede questo é un interrogatorio molto particolare………la donna é una bella signora……il figlio é un ragazzino adolescente…..Se non ha mai assistito ad un interrogatorio di questo tipo non immagina le reazioni delle vittime………..’.
‘Ma dove vuole parare? Non sono venuto fin qui per assistere allo sfogo delle sue perversioni sessuali; ma per avere le informazioni di cui il mio paese ha bisogno’. Esclamai irritato.
‘Non si irriti signor Fransisco, consideri questo modo di operare una forma….diciamo…insolita….ma efficace per indurre una donna a confessare’. Mi rispose in tono mellifulo il colonnello.
‘ Questa é una forma di tortura psico-fisica molto efficace….Per ogni donna, trovarsi nuda difronte al proprio figlio e essere sottoposta a torture, sopprattutto se a sfondo sessuale é un terribile shock. Anche per il figlio, questa esperienza rappresenta un forte trauma, soprattutto se il ragazzo é un giovane adolescente che sta attraversando la fase della pubertà, periodo in cui é molto elevata la produzione di ormoni sessuali.
In questa fase dello sviluppo i ragazzi sentono un forte desiderio sessuale ma la loro psiche é ancora debole come il loro autocontrollo; un’esperienza come questa sconvolge il loro equilibrio sessuale e psichico.
Spesso, i ragazzi, quando vengono costretti ad assistere ad un interrogatorio di questo tipo hanno un’involontaria erezione, che può sfociare nell’orgasmo se una donna come Maria inizia a masturbarli….. A questo punto la madre confessa per risparmiare al figlio e a se stessa un’esperienza così umiliante e traumatizzante’.
Detto questo il colonnello diede ordine di iniziare la sessione di tortura.
Mi avevano parlato dell’esistenza di questa forma perversa di interrogatorio: torturare e umiliare una donna in presenza del figlio era un metodo spesso utilizzato quando la vittima era una signora piacente e il figlio un giovane adolescente.
Mi dissero che in un centro di tortura argentino fu trovato un manuale che indicava: quale erano i soggetti migliori per sottoporre a questo genere di interrogatorio, la posizioni da far assumere alla donna in presenza del figlio, il tipo e l’intensità delle torture a cui la donna dovevanire sottoposta e tanti altri particolari, che per pudore preferisco tacere.
Gli elettrodi applicati alle parti intime della donna vennero collegati ad un generatore di corrente ad intensità variabile, in questo modo il carnefice poteva variare l’intensità della pena inflitta.
Quando uno dei ragazzi iniziò a girare la manopola dell’interruttore, le grida della donna riempirono la stanza e il suo viso divenne una maschera di dolore.
‘Ahhhhh!!!!………………Ahhhhhh!!!!’ Le urla della donna riempirono la stanza facendomi sobbalzare.
‘Non con questa intensità….Imbecille!! Le scariche elettriche devono essere a bassa intensità’ Urlo il colonnello Marcos e prese il posto dell’inesperta recluta regolando lo strumento ad un livello molto basso.
La donna iniziò a divincolarsi lamentandosi per il fastidio provocato dalle vibrazioni dell’oggetto che le era stato inserito in vagina e per il dolore provocato dagli elettrodi applicati ai capezzoli.
Tra una pausa e l’altra la donna piangendo implorava: ‘ Bastaaaaa!!!!! Basta!!!!!!…..’ Il suo volto era una maschera di pena e vergogna.
‘ Abbiate pietà…..Non so nulla……..portate fuori mio figlio, non voglio che mi veda in questo stato…’. Implorava la donna singhiozzando mentre le lacrime le rigavano il volto e dalla vagina fuoriuscivano delle involontarie e consistenti secrezioni a causa delle intense stimolazioni vaginali.
La donna era sconvolta mentre il figlio fissava inebetito la scena……………..I militari avevano smesso di torturare la donna, volevano che il ragazzo osservasse ogni particolare della scena. La madre seminuda: legata alla sedia con le gambe aperte, nuda dalla cintola in giù e un cilindro metallico infilato nella vagina, la maglia e il reggiseno tagliati in modo da far fuoriuscire i capezzoli stretti nei morsetti di acciaio……..
Maria intanto accarezzava lascivamente le parti intime del ragazzo e ripeteva: ‘guarda tua madre…é ancora una bella donna…peccato farla soffrire………Ora smetteremo di torturarla….se ti diventa duro…..Vedi se non confessa l’unico modo per non farla soffrire é mostrare al colonnello che ti diventa duro…….devi solo rilassarti, alla tua età non é difficile avere un erezione quando si vede una bella signora nuda…..’.
Non ci volle molto…..il ragazzo fissava sconvolto la madre, il suo sesso iniziò ad ingrossarsi ed ebbe la prima erezione.
La donna teneva gli occhi bassi per la vergogna e il dolore e inizio a confessare….Ascoltai la confessione della donna, gli rivolsi alcune domande poi nauseato da quello spettacolo uscii dalla stanza.
Uscendo dalla stanza mi voltai a guardare il ragazzo….notai che aveva avuto un’eiaculazione: gli slip della donna giacevano a terra sporchi dello sperma del figlio……Maria la perfida secondina, per non sporcarsi le mani mentre masturbava il ragazzo, gli aveva avvolto il sesso negli slip della madre…..il ragazzo era ‘venuto’ bagnando gli slip della madre e ora abbassava gli occhi per la vergogna.
CONTINUA
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