Doveva essere il suo regalo per i 40 anni.
Naturalmente non aveva detto niente a nessuno, non ne aveva fatto parola neanche con la sua migliore amica e si era presa quindici giorni di ferie, dicendo che andava in una SPA per rigenerarsi.
La clinica che aveva scelto era la migliore della città, perché per l’intervento non voleva correre rischi, le avevano garantito che non sarebbe stato necessario un ricovero e che sarebbe rientrata a casa la sera stessa ‘ con le sue tette nuove.
Beh, proprio nuove no, diciamo revisionate, risistemate.
Non che prima andassero male, visto che lei, a quarant’anni appena compiuti, aveva un fisico quasi perfetto, aiutato anche dal fatto che negli anni non era aumentata di peso, però un pochino i suoi seni avevano ceduto e le avevano garantito che quel piccolo intervento, invisibile e quasi indolore, le avrebbe riportate indietro nel tempo, più o meno a quando aveva vent’anni.
Il chirurgo, nel colloquio preliminare, le aveva pure chiesto se, con l’occasione, non voleva aumentarne un po’ il volume.
No, su questo Patrizia era sicura: si piaceva così com’era, magra e con i seni piccoli. Aveva sempre trovato volgari le donne con le tette grandi e poi, lei, con quel fisico snello che si ritrovava, sarebbe risultata sproporzionata.
Insomma era stata categorica, voleva solo tirarle un pochino su e nient’altro, quando sarebbe tornata al lavoro, se qualcuno avesse notato qualche lieve differenza, avrebbe glorificato le favolose cure ricevute nella SPA, che avevano tonificato il suo corpo, e la cosa sarebbe risultata credibile.
Ora giaceva sdraiata nel letto della sua camera singola nella clinica, era ancora frastornata a causa del sedativo che aveva accompagnato l’anestesia parziale, aveva solo dei vaghi ricordi della sala operatoria e dell’intervento ed uscì dal torpore in cui era caduta, solo quando si aprì la porta della stanza.
Il chirurgo che l’aveva operata indossava ancora il camice verde mentre l’altro, che non aveva mai visto, aveva un abito grigio molto elegante.
‘Come si sente signora?’, esordì il chirurgo.
‘Bene’, farfugliò Patrizia, rendendosi conto in quel momento di avere la bocca completamente impastata.
‘Bene’, ripeté lui, ‘sono contento che stia bene, ecco ‘ vede …’
C’è qualcosa che non va? Pensò lei, vedendolo esitare, ed un pensiero orribile le passò per la mente: hanno trovato qualcosa?
Un donna di quarant’anni riguardo al suo seno, non può fare a meno di pensare al rischio di un tumore.
Ma no, non può essere, ho fatto tutti gli esami possibili da poco, ma allora perché il chirurgo è così imbarazzato e reticente.
‘Signora’, intervenne l’altro, ‘io sono il direttore sanitario. Sono veramente costernato, non so come sia potuto accadere, uno stupido scambio di cartelle cliniche …’
‘Ma insomma’, sbottò Patrizia, che aveva ritrovato di colpo la capacità di parlare bene, ‘mi volete dire di che si tratta.’
Al buonumore per l’intervento che le avrebbe garantito qualche anno in più di giovinezza, si era sostituita l’angoscia per qualcosa che evidentemente doveva essere andato storto.
Il chirurgo continuava a torcersi le mani, sempre più disperato, così l’altro continuò.
‘Signora, senza tanti giri di parole inutili, le devo dire che, per un malaugurato errore materiale, non le è stato praticato l’intervento programmato, ma un altro.
Insomma, invece che tirare un po’ su i suoi seni, le sono state inserite delle protesi per aumentarne il volume.’
Patrizia lo guardò sbigottita ed impiegò un po’ prima di riuscire a continuare.
‘Aumentato … quanto?’
‘Abbastanza’, disse il chirurgo con un tono evasivo.
I successivi cinque minuti furono particolarmente difficili per i due uomini, perché Patrizia, che aveva un carattere deciso, fece loro una sfuriata niente male.
Dopo averli accusati di incapacità e cialtronaggine, li minacciò di fargli causa e concluse ordinando loro di riportarla in sala operatoria e di rimettere le cose a posto.
‘Mi spiace’, ribatté il chirurgo, ora non è possibile farle un nuovo intervento, sarebbe troppo pericoloso per l’anestesia e poi, anche passato un po’ di tempo, l’eliminazione delle protesi, ne le restituirebbe il seno di prima.
Non sia precipitosa, magari non troverà così male il suo nuovo aspetto
Più tardi le toglieremo le fasciature e potrà controllare da sé.’
Quando dopo un paio d’ore, passato completamente l’effetto dell’anestesia, tornò il chirurgo accompagnato da un’infermiera e le tolsero le fasciature, capì subito che invece di dire abbastanza, riguardo all’aumento di volume dei suoi seni, avrebbe dovuto dire molto, anzi troppo.
Patrizia era una donna alta e magra ed aveva sempre avuto un seno piccolo, non piatto per carità, però era il tipo che poteva permettersi il topless sulla spiaggia senza dare troppo nell’occhio, ma, allo stesso tempo, fare una discreta figura.
Ora, al posto delle sue tettine, diciamo da adolescente, c’erano due bocce tonde, sode e vistose, piantate in mezzo al suo busto magro.
Era rimasta letteralmente senza parole: e che ci faccio ora con questa roba?
Quella sera stessa era tornata a casa, naturalmente senza aver pagato il conto della clinica, con la sua piccola utilitaria bianca.
Forse sarebbe stato meglio che avesse chiamato una sua amica per farsi accompagnare, perché si sentiva ancora intontita, ma non aveva proprio il coraggio di farsi vedere in quelle condizioni.
La giacca grigia, con cui era venuta in clinica, neanche si chiudeva e sotto, al posto della camicetta di seta attillata, aveva dovuto mettere il pezzo di sopra del pigiama.
Per fortuna aveva a disposizione diversi giorni di ferie, prima di tornare in ufficio, ma ogni volta che si guardava allo specchio si chiedeva con che coraggio si sarebbe potuta far vedere da chi la conosceva.
Non sarebbe certo passata inosservata, anzi, proprio a causa del suo corpo magro, quelle due tettone tonde, che sembravano due palloni, spiccavano ancora di più.
Già immaginava i commenti di colleghi e colleghe: eccola lì, si stava invecchiando e dovendosi rifare le tette, non ha saputo resistere.
Cercò di farsi piacere il suo nuovo seno, visto che almeno per un po’ ci avrebbe dovuto convivere, ma tutte le volte che si specchiava, lo trovava eccessivo e volgare.
Si vergognava pure di uscire di casa, per paura di incontrare qualcuno che conoscesse, ma alla fine era stata costretta da due necessità: il mangiare ed il guardaroba.
Le provviste erano finite e poi, nulla di quello che aveva, relativo alla parte di sopra, le andava più bene.
Così aveva indossato una tuta da ginnastica e si era infilata in un grande magazzino.
Quelle maledette tettone, per di più senza reggiseno e con i capezzoli in rilievo, sembrava volessero rompere la costrizione della stoffa della tuta, calamitando l’attenzione dei passanti, nonostante lei cercasse di camminare piano, senza sobbalzi.
La giacca troppo stretta quasi le toglieva il respiro, così ad un certo punto si fermò e tirò giù un pezzo di lampo, mettendo in mostra la spaccatura tra i seni.
Più volte le arrivarono alle orecchie dei commenti pesanti ed uno si spinse addirittura a toccarle il sedere mentre salivano sulla scala mobile del grande magazzino.
Si era sempre ritenuta una donna attraente però adesso, quella sensazione di volgarità, che le facevano provare i suoi nuovi seni, così eccessivi, doveva essere condivisa da molti uomini, perché una volta difficilmente lei avrebbe suscitato certi apprezzamenti.
Aveva faticato abbastanza a trovare dei reggiseni adatti alle sue nuove tette e, allo stesso tempo, al suo busto magro, idem per camicie, maglie e giacche, ma alla fine era uscita del grande magazzino con due bustoni pieni di biancheria e vestiti.
I giorni di ferie rimasti li aveva trascorsi cercando di familiarizzare con loro, le sue nuove tette, ma non era stato per niente facile, perché quelle due palle, invadenti e pesanti, che spuntavano fuori con ostinazione, attraverso gli abiti, la mettevano a disagio.
Quando camminava, nonostante lei cercasse di mantenere un’andatura tranquilla, si muovevano ed ondeggiavano, attirando gli sguardi dei passanti.
Avrebbe voluto vestirsi più pesante, per nasconderle, ma ancora faceva caldo e non poteva certo mettersi il cappotto.
Eppure, giorno dopo giorno, si stava abituando, il disagio diminuiva, sentiva meno il loro peso e gli sguardi indiscreti dei passanti le davano meno fastidio, anzi, certe volte si sentiva quasi orgogliosa.
E finalmente venne il giorno fatidico, quello del suo rientro in ufficio. Finora non si era mai mostrata a persone che la conoscevano per come era prima dell’intervento. Cosa avrebbero detto?
Per l’occasione aveva indossato un completo, jeans e camicetta, poco appariscente, e sopra aveva messo una giacca grigia parecchio accollata, ma erano loro, le suo nuove tette, che non avevano alcune intenzione di passare inosservate, visto che premevano orgogliosamente contro la stoffa, come se volessero saltare fuori.
Il primo impatto fu shoccante: un silenzio imbarazzo, seguito da ammiccamenti alle sue spalle, almeno da parte degli uomini.
Con le donne andò anche peggio, i loro sguardi dicevano più di mille parole, ma qualcuna di loro si spinse oltre.
‘Devi essere proprio impazzita! Ma ti rendi conto che ti sei fatta un seno da pornostar?’
Fu il commento più velenoso che dovette sopportare.
Quando fu chiamata dal capo, che dopo le ferie aveva manifestato l’intenzione di assegnarle un nuovo incarico, accadde qualcosa di imprevisto.
Lui era sempre stato gentile con Patrizia, ma mai si era sognato di tentare delle avances nei suoi confronti, perché lei era il genere di donna, signora, riservata ed un po’ sulle sue, che non faceva certo venire in mente idee del genere.
Stavano in piedi, uno affianco alla altra, davanti alla grande scrivania in vetro fumé, e lui le stava spiegando alcuni particolari del progetto che lei avrebbe dovuto seguire, quando avvertì netto il tocco.
Lo sguardo di Patrizia era puntato sulla tavola, che rappresentava dei dettagli del nuovo gruppo frigorifero che sarebbe dovuto andare in produzione nei prossimi mesi, così non aveva notato che le sue mani si era spostate lentamente, e, quando capì le sue intenzioni, ormai erano già a contatto con la stoffa della sua giacca.
Le aveva piazzate entrambe sotto i suoi seni stringendoli forte con le dita, mentre il suo corpo la pressava da dietro.
‘Complimenti, Patrizia, sono veramente notevoli’, le sussurrò in un orecchio mentre le carezzava le tettone nuove.
Lei non ebbe alcuna reazione, come se la modifica anatomica l’avesse trasformata in una donna diversa.
La vecchia Patrizia avrebbe reagito in maniera decisa, anche violenta. In passato, solo una volta era capitato che qualcuno le piazzasse una mano sul culo, lo schiaffone, seguito da urla così forti da far accorrere mezzo ufficio, avevano scoraggiato il colpevole, che si era allontanato con la coda tra le gambe ed il segno di cinque dita stampate sulla guancia.
Questa volta invece lei non reagì, e neanche tentò di allontanarsi.
Il suo capo le sbottonò la giacca e continuò a toccarla. Ora, con la sola barriera della stoffa leggera della camicetta, poteva sentire molto meglio le dita che la carezzavano.
Si fermò un attimo e chiamò la segretaria con l’interfono.
‘Per favore, per la prossima mezzora non mi passi telefonate e se passa l’ing. Baldi, gli dica che lo richiamerò io più tardi.’
Patrizia era rimasta immobile e lui, una volta chiusa la comunicazione, ricominciò da dove aveva interrotto: le sbottonò lentamente la camicetta e poi posò le labbra in mezzo alla spaccatura dei seni, mentre le sue mani armeggiavano dietro la schiena di lei, alla ricerca della chiusura del reggiseno.
Patrizia si accorse che le sue tette nuove, una volta libere, non si erano spostate di un millimetro, beh, nell’errore commesso, comunque, alla clinica avevano fatto un bel lavoro.
Mentre lui, con il viso affondato in mezzo a tutto quel ben di Dio, un po’ le carezzava ed un po’ ne stuzzicava i capezzoli, Patrizia si rese conto che il trattamento non le dispiacesse affatto.
Il capo si fermò di colpo, forse si è pentito, pensò, invece la fece sedere sulla sua poltrona di pelle, dopo essersi aperto i pantaloni.
Insomma glie lo piazzò proprio in mezzo alle sue tette nuove, lo strinse e lei, dopo qualche esitazione, iniziò a muoversi, prima leggermente, poi in maniera sempre più decisa.
Una cosa del genere, alla Patrizia ante intervento, non sarebbe certo riuscita bene, si chiese se il non aver mai fatto una cosa simile dipendesse dal seno piccolo o dalla sua naturale timidezza in faccende di sesso, mentre il pene del suo capo diventava più rosso e più grosso.
Terminò in bellezza schizzandola di sperma, che le arrivò fino al collo, sporcandole la piccola collana di perle che lei portava, poi prese un kleenex dal pacco che teneva sulla scrivania e cominciò a ripulirle la pelle con gran cura.
Nei suoi gesti c’era una sorta di devozione che non dispiacque affatto a Patrizia, che rimase per tutto il tempo seduta.
Una strana eccitazione la stava pervadendo e quando lui alla fine si chinò su di lei ed iniziò a succhiarle i capezzoli, si rese conto di essere bagnata fradicia.
Cinque minuti dopo Patrizia uscì dalla stanza del capo.
Si era rivestita completamente e si era anche data una sistemata al trucco, in teoria era tutto esattamente come prima che lei entrasse in quella stanza, ma ebbe l’impressione che la segretaria la guardasse male come se avesse capito cosa era successo, comunque Patrizia lasciò l’ufficio abbastanza scombussolata e con la netta impressione che si fosse messo in moto qualcosa di assolutamente incontrollabile, che avrebbe provocato in futuro degli notevoli sconquassi nella sua vita.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…