gelida e bianca
nel suo quieto splendore
fluttua sulle colline,
altalene di neri pendii
confusi nella notte d’estate.
L’erba selvatica ondeggia,
chioma frusciante
di sconosciute tombe.
L’onda di rosso dolore
stillante sangue arterioso
ha lasciato il mio corpo,
desolata, inutile spiaggia
che la fertile marea
ha abbandonato.
Ho scavato una piccola buca
e ti ho seppellito,
tra bruchi e lumache.
La luna è un freddo deserto,
eppure dà luce.
Chi è morto prima di nascere
la notte respira nei boschi
passando leggero
tra lecci e castagni .
Anche gli spettri
dei miei vecchi gatti
miagolano,
con voce terrosa,
nelle sere di pioggia.
Chiedono di entrare,
pupille di smeraldo e topazio
in teschi appuntiti.
Fingo di non sentirli.
Chiudo fuori i morti
per abbracciare la vita,
che mi urla dentro
con il fragore
di un fiume impetuoso.
Accosto i seni dolenti
alla tua schiena nuda,
mentre sotto il letto
i vecchi zoccoli
sporchi d’erba e di terra
vogliono danzare
la rapinosa musica dei morti
che aspettano pazienti
nella notte,
dietro la porta chiusa.
adeleh.@katamail.com
Stupendo
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…