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Racconti erotici sull'Incesto

Al mare con zia Martha

By 18 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ successo parecchi anni fa ma è una storia così sconvolgente e scabrosa che non l’ho praticamente mai raccontata neppure agli amici. Ma è successo tutto davvero, ho solo cambiato i nomi mantenendo le iniziali.
Dunque, ero appena tornato dagli Stati Uniti e un mio collega più anziano, sapendo che non avevo molti soldi per le vacanze, mi aveva invitato a utilizzare la sua casa al mare, in un paesino delle Marche. Una casa molto grande.
Lui e la moglie non c’erano, ma l’avremmo condivisa con i loro due figli, la sorella della moglie (di origine francese) e una collega di questa sorella. I due figli, Davide e Francesca, non avevano voluto rinunciare alle vacanze. Lui era un ragazzo dal fisico asciutto e muscoloso, molto abbronzato, di vent’anni. Lei ne aveva ventidue ed era davvero carina, capelli a caschetto biondi e nasino francese all’insù, belle gambe e seno piccolo. La sorella della moglie, Martha, di origine francese, era anche lei bionda ma con i capelli ricci. A occhio doveva avere sui 45 anni ben portati, un fisico non vistoso ma ancora in forma e in più un arrapantissimo accento francese. Aveva portato con sé Diana, la socia con cui gestiva il proprio negozio di oggettistica orientale-esoterica, e fu lei a colpire per prima la mia attenzione. Una bella quarantenne separata, con un seno fantastico. Con me c’era Laura, la mia ragazza di allora, magra, capelli corti, gambe lunghe e culo da sballo.
I due ragazzi avevano ciascuno la propria stanza, io presi una delle due matrimoniali con Laura. Martha e Diana dividevano l’altro lettone matrimoniale.
Le stanze erano molto vicine e io e Laura iniziammo subito a scherzare, fantasticando sul rapporto tra le due socie e compagne di letto. Il clima fu subito cordiale, si faceva da mangiare insieme e si lavavano i piatti a turno. Laura era un po’ inibita dalla vicinanza delle altre stanze, e i primi giorni furono abbastanza casti.
Una sera, qualche giorno dopo il nostro arrivo, apparecchiammo fuori, la casa aveva un ampio parco pieno di pini. Io ero capitato accanto a Diana e piano piano cominciai a sfruttare ogni occasione per sfiorarla, servendole il vino o passandole il pane. Io ero in pantaloni corti e lei in pareo, la panca era corta e le nostre cosce si toccavano sempre più frequentemente senza che lei si sottraesse. Quando Diana si alzò per lavare i piatti, mi offrii subito di aiutarla. Durante il lavaggio continuammo a scambiarci occhiate complici e sfioramenti sulle mani bagnate.
Il pomeriggio successivo andammo a fare il bagno insieme, io, Laura, Diana e Martha. Laura non sapeva nuotare molto bene e uscì presto dall’acqua. Restammo, più al largo, Martha, Diana e io. Galleggiando, si parlava del più e del meno. Diana chiese maliziosamente a Martha
‘Credi che a Matteo darebbe fastidio se mi togliessi il reggiseno? Ho voglia di sentire l’acqua del mare sui capezzoli’
‘Ma figurati, secondo me non vede l’ora di guardarti le tette..’
Effettivamente aveva un seno meraviglioso e solo l’acqua riuscì a nascondere la mia erezione.
Dopo un po’ anche Martha tornò a riva, dicendo che lei e Laura sarebbero rientrate per preparare la cena.
Si stavano ancora allontanando dalla riva ma io non resistevo più. Da dietro mi avvicinai sempre più a Diana e quando Martha e Laura furono ormai fuori vista le cinsi il seno da dietro e cominciai a massaggiarle le tette e i capezzoli.
‘Fermo, porcello, cosa fai’ se lo sapesse la tua fidanzata”
‘vuoi dire che non ti diverti a farmelo rizzare? Senti com’è duro” abbracciandola da dietro, le facevo sentire il mio cazzo ormai imperiosamente eretto. Le prresi anche la mano e ce la poggiai sopra.
‘Porco, senti come ce l’hai duro’ti piacciono così tanto le mie tette’o la tua fidanzatina ti tiene a stecchetto?’
A quella provocazione risposi abbassandole un po’ il costume.
‘Attento, ci vedono” in effetti gli altri bagnanti non erano così lontani ‘Vieni qua..’ mi prese per mano e ci spostammo, avvicinandoci a uno scoglio.
Non resistevo più: massaggiandole le tette, estrassi il cazzo dal costume e lo appoggiai nel solco bagnato del suo culo sodo di quarantenne.
‘Dai, fammelo sentire bene, fammi sentire quanto ti viene duro quando mi tocchi le tette”
Tolsi la mano da uno dei due seni e l’afferrai con foga da davanti, in mezzo alle cosce.
‘E tu fammi sentire quanto sei bagnata’è l’acqua di mare o muori dalla voglia di essere scopata per bene, eh?’
Stretto tra le sue natiche, schizzai tutto lo sperma montato in giorni di astinenza.
‘Senti che maiale, mi hai sborrato tutta” commentò Diana passandosi una mano tra le natiche bagnate di sperma e acqua di mare.
Tornammo poco dopo a riva e infine a casa, scambiandoci sguardi maliziosi.
Da allora, ogni occasione fu buona per carezzarci, masturbarci e scambiarci baci lussuriosi non appena riuscivamo a restare da soli qualche minuto. Ma naturalmente appartarci per scopare non era affatto facile. Un pomeriggio, subito dopo pranzo, Diana leggeva un libro sull’amaca in giardino. Laura era andata a riposare e gli altri erano al mare. Io riuscii a defilarmi con una scusa e mi misi anch’io in giardino, su una sdraio, a pochi metri da Laura.
Dopo una mezz’oretta mi sentii abbastanza sicuro del fatto che Laura si fosse addormentata.
Mi avvicinai con la sdraio all’amaca e iniziai a carezzare le cosce di Diana.
Lei fece un blando tentativo di scacciarmi con la mano.
Facendole segno di non fare rumore, avanzai con la mano fino ad intrufolarmi nel suo costume, incoraggiato dalla sua fica bella umida. Diana smise di fare resistenza, anzi iniziò a stringermi e spingermi la mano, aiutando le mie dita a penetrare sempre più nella sua fica.
Mi alzai e mi spostai sotto l’amaca. Le scostai le cosce e il costume e appoggiai dolcemente la lingua sul bordo della sua vagina. Diana lasciò cadere il libro e si mise una mano di taglio sulla bocca per non mugolare. Leccai lentamente, alternando rotazioni della lingua a penetrazioni più a fondo, lambii il suo clitoride sentendolo indurire al contatto con la lingua. Con le dita provai a carezzarle anche il buco del culo, senza incontrare resistenza.
Diana ora oscillava come se si stesse impalando su un cazzo, e a stento riusciva a trattenere i suoi sospiri di piacere. Mi venne in bocca tra violenti spasmi, prima di abbandonarsi con gli occhi chiusi e la testa sul cuscino dell’amaca. Io mi alzai in piedi e mi spostai in piedi vicino alla sua testa, il cazzo che spingeva visibilmente sotto i pantaloncini del costume. Diana lo estrasse senza farsi pregare e iniziò a lambirlo con lunghe leccate. Io intanto avevo messo le mani sui suoi seni gonfi. Diana alternava leccate e strofinamenti del cazzo sui capezzoli. Poi lo imboccò con voracità e prese a succhiarlo sapientemente, imperlandolo di saliva per tutta la sua lunghezza. Quando capì che stavo per venire, lo puntò in modo da inondare di sborra il suo magnifico seno.
Un paio di giorni dopo, sempre approfittando dei riposini pomeridiani di Laura, ci stavamo palpando e slinguando in giardino ma senza lasciarci andare troppo, perché Martha era a casa e stava leggendo sul divano del soggiorno.
A un certo punto ci parve di sentire dei sospiri. Ci accostammo alla finestra e vedemmo Martha distesa sul divano, visibilmente intenta a carezzarsi la fica mentre leggeva. Si passava perfino il filo del costume in mezzo alla fica, quella maiala di una zia. Diana e io assistevamo con crescente eccitazione a quella scena. Un rumore ci fece sobbalzare. Qualcuno era entrato dalla porta principale. Era il nipote di Martha, Davide. Martha si ricompose, ma non del tutto, si mise a sedere sulla sponda del divano ma senza togliere completamente la mano dalle proprie gambe. Fingeva di leggere ma sembrava ancora in preda all’eccitazione.
Io e Diana ci allontanammo dalla finestra. Presto tuttavia non potemmo fare a meno di esservi ichiamati da altri rumori sospetti. E stavolta la scena che ci si presentò era davvero incredibile.
Marta era ora appoggiata carponi alla sponda del divano, con il pareo tirato su, con Davide appoggiato dietro di lei, la schiena e il culo nudo.
‘Oui, Davide, encule ta tante, s’il te plait’oui’encore’donne le moi’bravo”
Hai capito la zietta? Stregati da quella scena, io e Diana ci masturbavamo ormai selvaggiamente l’un l’altra.
Senza dire una parola, il giovane continuava a pompare il culo della zia, che delirava ormai senza ritegno.
Ma il bello doveva ancora arrivare. Un altro sbattimento di porte ci fece sobbalzare. Era Francesca. La ragazza parve moderatamente sorpresa dalla scena, mentre i due continuarono come se nulla fosse.
‘Mais tante, qu’est-ce-que tu fais? Ici, en plein jours”
‘Zitta’tais toi’viens ici’dammi un bacio’bacia tua zia che si sta facendo inculare”
La ragazza si affiancò al divano e si inginocchiò per baciare la zia, ritraendosi quasi subito
‘Basta zia, sennò viene voglia anche a me”
‘Viens, viens ici, toi aussi’je veux te lecher”
La ragazza si spogliò mettendo in mostra il suo fisico abbronzato e soprattutto l’assenza di peli sulla vagina. Quel corpo glabro che si muoveva sinuosamente sulle ciabattine da mare col tacco era davvero una visione da urlo.
Francesca si posizionò in piedi davanti alla zia e ne guidò la faccia (sobbalzante per le spinte impetuose di davide) sulla sua vagina.
‘Hmm’.come lecchi bene zia’sei una vera porca’.hmmmm’mi stai facendo venire una voglia di una bella scopata”
Il mio cazzo esplose nelle mani di Diana, che si leccò avidamente le dita schizzate di sperma.
La vacanza aveva preso una piega decisamente interessante’
(continua)

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