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Racconti di Dominazione

La professoressa Francesca al cinema

By 26 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019One Comment

“Allora, professoressa, si va stasera? – le chiede Stefano con una certa insofferenza – Ce l’ha promesso’ A Federico e a me! Non lo ricorda più?” “Non ricordo bene – risponde la giovane donna – . Ma conoscendovi, tu e Federico, non posso non preoccuparmi…” “Ma professoressa Francesca – sbuffa lui – si tratta di andare per una volta al cinema insieme!” “Appunto! – esclama lei – conoscendovi’ Non posso proprio fidarmi di voi due. Siete due mascalzoni, ne avete già combinate di tutti i colori! Che vergogna! Masturbarvi nel bagno dei maschietti pensando alla vostra professoressa che stava in classe e che mi aspettava! E sporcare tutto con la vostra robina’ E tutti e due l’avete fatta, vero?” “Sì, sì è vero! Ma lei è la professoressa più bella e sexy della scuola. Ci fa arrappare tutti! E poi, come ha immaginato e anche visto, noi, siamo così giovani’ Non sempre riusciamo a trattenerci’ Combiniamo poi disastri'”
“Ti ricordo che la professoressa in questione è fidanzata’ e il suo moroso è molto, molto geloso. In particolare di tutti quei ragazzini che a scuola girano attorno alla sua fidanzata.” “Ma dai, professoressa – la incalza con tono pietoso – ce l’ha promesso. La prima volta che lui fosse stato fuori città per lavoro. E magari proprio oggi lui non c’è'”
“Sì, è vero… beh effettivamente ve l’ho promesso’ Anche se per la verità me lo avete quasi estorto. Anche perché allora avevate un desiderio molto particolare ed eravate convinti di portarmi con voi due a vedere un film a luci rosse. Come i vostri pensieri!” “Ma no – la rassicura subito Stefano – . Andiamo a vedere qualcosa scelto da lei, se preferisce.” “Ma no, non è necessario questo – lo potete scegliere voi il film e il cinema. Mi raccomando, però’ Non mettetemi in imbarazzo. Sarei già al cinema da sola con due ragazzini’ Non potrei guardare con voi accanto un film pieno di scene hard, con scopate, rapporti orali e, naturalmente alla fine, eiaculazioni equine dei vari superdotati!” “Ma come, una professoressa e bella donna come lei rifiuterebbe la visione di certe cose? Lei è anche fidanzata e certe cose le fa anche lei’ E conoscere molto bene come certe cose finiscono’ Non penso proprio che le faccia schifo la cremina di noi maschi, soprattutto di quelli giovani e vigorosi!”
“Ma Stefano – replica subito lei indispettita – . Ma cosa mi dici! Non sono mica una ragazzina in calore come Miriam, la tua morosetta, o quella pure puttanella di Federico’ Io sono una donna e certe cose le faccio solo al mio moroso'” “Sì, sì’ Il tuo moroso! – ironizza il ragazzino – Quel cornuto! Lo sanno tutti’ Anche lui lo sa, ma fa finta di non sapere’ “”Non ti permetto di parlare così del mio fidanzato! E’ fatto così'” “Ma professoressa – la calma lui subito – questo non è un nostro problema! Le corna, tante, le porta lui!” “Basta, Stefano. – tronca la conversazione Francesca – . Senti, sta suonando il campanello. E’ finito l’intervallo e dobbiamo rientrare in classe. Per stasera, va bene’ Siete fortunati tu e Federico! Lui, il mio uomo, è fuori città per tre giorni. Mandami dopo un messaggino per l’appuntamento di stasera. E anche il cinema e il film. Mi raccomando'” “Non si preoccupi, prof! – si commiata il giovane uomo con un sorrisetto – Ce ne occupiamo noi. Di tutto. Anche del dopo cinema, se lo vorrà. Lei è completamente libera, se ho ben capito'” “Ehi, ragazzini – lo rimprovera ancora una volta con un sorriso – . Non mettetevi strane idee in testa’ Sono la vostra professoressa e sono fidanzatissima!”
Il messaggino non tarda ad arrivare. E’ Federico a scrivere alla professoressa. “Tutto ok. Stasera alle 20 in piazza Verdi di fronte il monumento. Il cinema è lì vicino. è piccolo e poco frequentato perché propone film un po’ impegnati e datati. Adatti ad una insegnante come lei. Ps. Gradito abitino con gonna bianco. Grazie. Federico”.
L’ultima richiesta fattale dal ragazzino la sorprende ma non troppo. Del resto lei ama le gonne e i vestitini un po’ corti. Solo a scuola, per ovvi motivi di comodità, preferisce indossare i calzoni. Per sua comodità, quando è seduta alla cattedra. Ma soprattutto anche per un altro motivo. Le poche volte che aveva indossato gonnellini o vestitini un po’ più corti aveva provocato il subbuglio tra gli alunni maschi e l’invidia tra le femminucce. Soprattutto quando aveva distrattamente accavallato le sue belle gambe. Aveva sentito gli sguardi dei maschietti su di sé, in particolare sui pertugi che la gonna lasciava tra le sue pieghe. Ciò l’aveva anche un po’ divertita.
I ragazzini erano curiosi e tentavano in tutti i modi, anche spostandosi vistosamente, di scoprire il colore dell’indumento intimo della professoressa. Lei usava, allora come oggi, il perizoma bianco di pizzo, abbinato a calze autoreggenti di una finissima seta bianca. Ma tutto questo i birbanti non riuscivano a scoprirlo e si accontentavano di ammirare le sue belle cosce gentilmente offerte loro e parte delle calze che loro non sapevano essere autoreggenti. Il solo pensiero che la donna di fronte a loro indossava quel tipo di calze li avrebbe sconvolti ed eccitati. Dodici ragazzini, adolescenti e in calore, ma soprattutto già maschi fatti, non avrebbero faticato a manifestare lì tutto il loro piacere.
Anche lei una volta, vedendo quei rigonfiamenti nei calzoni degli ometti, si era turbata e trasognante si era rifugiata nel bagno degli insegnanti. Si era accarezzata, toccata tutta. Anche il clitoride. E aveva goduto immaginando contemporaneamente quei dodici giovani uccelli ingolfati perché strapieni di liquido seminale e prigionieri nelle mutandine. E nel momento del delirio dell’orgasmo era lei che li aiutava. Prima abbassava loro i calzoni, poi le mutandine. Allora prendeva in mano l’uccello di quello che le sembrava più vicino all’orgasmo. Era quello di Paolo. Gli sorrideva comprensiva. Aveva capito che lui, così, non riusciva proprio a schizzare. Lo scappellava dolcemente ed iniziava a fargli una lentissima sega. Finché sentiva la sua mano bagnarsi. Lui aveva finalmente sborrato e le aveva riempito la mano di sperma. E poi un altro, Ruggero, e Marco, un altro ancora. Qualcuno come Paolo, con tanta malizia, aveva voluto la sua bocca. La bocca di una donna. Non le piace lo sperma, ma lo ha accontentato. Ma, tutti, aveva voluto guardarli. Mentre spruzzavano la loro sborra. Per lei. Tutta quanta per lei.
“Ok – fu la sua telegrafica risposta – . Posso scegliere almeno il colore della mia biancheria intima?” La risposta non tardò molto e la disorientò. “Potrebbe non essere necessario indossarla’ -volle subito precisare lui – Il colore sarebbe comunque scontato vista la gonna. E poi noi sappiamo già quello che la professoressa Francesca usa sotto la gonna’ Con i cellulari messi nei posti più disparati e nascosti si possono fare delle foto stupende! Con tanto di zoom. Penso che avrà capito! Sì, lei sceglie sempre dell’ottimo pizzo. Bianco, naturalmente, sulla seta bianchissima e trasparente della mutandina. Le basta?”
Francesca è basita e sempre più arrabbiata perché si rende conto che quei monellacci si sono infiltrati nella sua intimità. Senza che lei se ne accorgesse! Chissà cosa sono già riusciti a fotografare, così’ Sì perchè lei usa davvero sempre mutandine con il pizzo bianco ma anche trasparentissime… Accidenti, pensa lei, questi farabutti hanno già fotografato il mio cespuglietto, la mia fighetta. Oh no, le avranno anche stampate, quelle foto. Chissà quanti segoni si sono fatti sul mio pelo’
“Siete due mascalzoni! Queste cose non si fanno! – digita freneticamente lei – Sotto la gonna! Vergognatevi! Stasera faremo i conti!”
Ma Federico non è ancora soddisfatto. “Sto tremando, professoressa – insiste con un altro sms lui – . E al preside chi racconterà delle nostre foto o di come lei mostra la sua fighetta a tutta la classe? Involontariamente, naturalmente A stasera””
Francesca accusa il colpo e non manda altri sms. è però turbata nonché un po’ eccitata. Non vuole ammetterlo ma sentirsi un po’ preda indifesa dei due giovani uomini le fa sentire uno strano piacere che la percorre tutta, fino nel suo sesso. Sospira e si scopre impaziente. Dell’ora dell’appuntamento, naturalmente!
Francesca è mollemente sdraiata nel suo letto. Nuda. Si accarezza il seno. I capezzoli sono ritti perché lei è eccitata. è stata una giornata intensa e pensa che lo sarà ancor di più tra un po’ quando si recherà all’appuntamento con Federico e Stefano. Due giovani uomini. Non è mai uscita da sola con due maschietti. E sa benissimo che non sono due angioletti.
Deve rilassarsi perché si sente troppo agitata. Apre il cassetto. In fondo nascosto dall sue mutandine c’è il vibratore. Lo usa quando è sola. Ed ora lo è perché Federico, il suo moroso, non c’è. Lei è piena di voglia e non può uscire con quei due mandrilli in quelle condizioni. Deve sfogarsi. Prende il vibratore e se lo mette in bocca. Pensa che è parecchio tempo che non si giverte a spompinare un maschio! Con l’altra mano inizia a sgrillettarsi. Prima piano, piano. Poi freneticamente. Il suo clitoride è sensibile e si fa torturare. Vibra, si irrigidisce ed il suo sesso subito si inumidisce. Ha tanta voglia di ricevere un vero cazzo nella sua figa. Ma le piace anche spompinare. Sì, lo sa, potrebbe capitare che quei due la costringeranno proprio a fare la puttanella e a fare quelle cosine a tutti e due. Insieme! Oh, sì, come adessa… Ha un uccello in bocca e l’altro ben conficcato dentro di lei. Chissà di chi è l’uccello che sta leccando. Il suo pensiero corre a Stefano. No, lui deve averlo più grosso. Deve essere quello di Federico che l’avrà più lungo ma più sottile. Chissà, tra i due, chi spruzza prima. E chi dei due ne fa di più! Si vergogna di avere questi pensieri ma sa che queste fantasie potrebbero fra poco trasformarsi in realtà. Ecco, sente piacere e la sua mano si bagna.
Fastidioso, irritante, odioso! Il cellulare urla. Inopportuno interrompe il suo piccolo orgasmo. Lo prende in mano ancora affannata. Cerca di riprendersi. Legge sul display il nome di chi ha interrotto il suo magico momento. E’ Federico, il suo moroso. Risponde e non ansima più. “Ciao, amore! – esordisce lei – Come va? Dove sei? Hai trascorso una buona giornata?” “Una giornataccia qui a Milano. Nebbia e umido. Sono in albergo, in camera e molto presto andrò a dormire. E tu?”
“Solita giornata a scuola. Tutti molto esagitati, oggi. I maschi soprattutto sentivano probabilmente il cambio della stagione. Questione di ormoni, vista la loro età!”
“Sei a casa? – chiede lui – Ti disturbo? Cosa stai facendo?”
“Sono a casa. A letto'”
“Nuda? – chiede lui bruscamente ‘ Ti accarezzavi, pensandomi?”
“Sì, come sempre. Mi piace stare così'”
“Lo so che ti piace stare nuda. E sei bella così, nel letto. Ti accarezzavi un poco, vero? Dimmelo…”
“Ma dai – risponde Francesca seccata – . Ma che domande mi fai! Sono la tua morosa ma, certe cose, sono mie, solo mie!”
“Anch’io sono nudo, sai, e mi piace sentire la tua voce'”
“Ah, è vero! A te basta sentire la mia voce…”
“Mmm’ Hai proprio ragione Francy! è vero, mi piace tanto sentirti parlare e dire certe cose'” Francesca solleva lo sguardo al cielo. Sa bene dove lui vuole arrivare. Lo deve masturbare con le sue parole, sospirate al telefonino. Fino alla fine! Lo vuole sempre fare così quando per lavoro è fuori città. Lei non ne ha voglia, il pensiero sta andando già da un’altra parte. Ma non deve insospettirlo’ Per facilitarsi si accarezza pure lei. Da eccitata è più facile fare e dire certe cose.
“Amore – inizia lei – . Ti piace tanto sentirmi parlare’ Quando ti dico certe cose’ E senti i miei sussurri e i miei sospiri'”
“Sì, Francesca! – la interrompe lui – Mi piace tanto sentirti dire certe cose! E mi fai godere’ Tanto, tanto.”
A Francesca quel giochino piace. Ma oggi non dispone di tanto tempo. Per fortuna lei sa come farlo venire presto.
“Amore, tu hai tanta voglia vero? Ce l’hai già bello duro, come piace a me'”
“Oh sì, Francy – le risponde già ansimando lui – . Ce l’ho duro da quando ti ho sentita…”
“Tesoro, abbassati piano il prepuzio e libera il glande. Ce l’hai grosso, tu! Sì, piano, piano, come lo faccio io sempre. E adesso inizia ad accarezzarti, sì… insomma… inizia a farti la sega. Piano, lentamente, come te la farei io, guardandoti negli occhi. Sì, perché a me piace sempre tanto farti una sega. Anche adesso, così! Te la sto facendo io, amore mio! E me lo farai tutto in mano, il tuo sperma.. Dai, tesoro, fammi sentire i tuoi spruzzi… ”
“Sììììììì, Francesca! – comincia ad ansimare lui sempre di più – Sei fantastica quando parli così! Continua, continua, non fermarti’ Mi fai venire così, lo sai!”
“Lo so, lo so, a te piace tanto così! E ti piace che io ti guardi quando ansimi, gemi ed inizi ad avvicinarti al momento magico. Sì, quando ti faccio venire, sborrare. Come è bello vederti quando gonfi il tuo cazzo e quando emetti i gemiti per l’orgasmo che sta per arrivare. Fremi, ti scuoti tutto e fai quelle due piccole e liquidissime gocce del tuo liquido seminale’ Sono le prime e vengono un istante primo dei tuoi sborroni…”
“E allora, Francy, te lo chiedo ancora una volta’ Dammi, amore, la tua bocca. è troppo bello sborrarti in bocca, farti bere il mio sperma e dopo, ancora, sporcarti tutta. Sì, la mia sborra, ancora una volta, dappertutto. Negli occhi, tra i capelli, nel naso, sulle labbra. Poverina, alla fine sei distrutta, così ridotta, con la bocca piena del mio seme, il viso ricoperto dello sperma che io ti ho spruzzato addosso e i lunghi filamenti biancastri di sperma che dalla bocca, dalle labbra ti scendono giù, fino ad appoggiarsi sui tuoi seni. E allora sollevi lo sguardo e mi guardi”
“E te lo chiedo io se ti è piaciuto, se sono stata brava’ A farti venire… In quella maniera… Mi hai devastata, uomo, ancora una volta… Guardami, guarda bene come hai ridotto la tua fidanzata! Piena della tua sborra, il visetto ricoperto tutto, proprio tutto, dal tuo seme! E come ti piace guardarla così, in difficoltà, fastidiosa e indispettita per l’immagine che lei ti sta dando di sè.”
“Oh, Francy, tu sei sempre fantastica perché a te piace far godere il maschio. E guardarlo!”
“Si, è vero. Anche adesso. Vorrei vederti, tesoro. E allora ti immagino mentre stai per venire. Amore, stai per sborrare? Se vuoi ti do la bocca, anche questa volta’ Eccomi, l’ho spalancata! Sono pronta a farmi schizzare in bocca. Schizza, amore, schizzami in bocca! Fammela tutta in gola, fino all’ultimo schizzo. Io te la berrò tutta, lo sai, amore mio! ”
“Oh si, sì, sììììììì’ Francesca’ Io’ io’ sborro! Adesso! Sborroooooo’ sborroooooooo! In bocca. Spalancala tutta! Guardami! Quanta ne sto facendo, Francesca! Ancora, sto ancora schizzando. L’ha bevuta tutta, vero?”
“Si amore mio – gli sussurra Francesca al cellulare con voce flebile – . Lo sai che io bevo sempre il tuo sperma. Solo il tuo ho bevuto’ Nel fai sempre così tanto’ Io ti faccio sempre l’ingoio, proprio come piace a te, fino all’ultima goccia. Ma mi riempi il pancino e qualche volta è tanto acido e non riesco a trattenermi. Non è bello per una donna vomitare sperma. Ma io lo faccio per te, amore.”
Francesca parla così al cellulare con il suo uomo dopo averlo sentito godere. Ha sentito tutto. I lamenti nel momento dell’orgasmo di lui, i suoi gemiti ed ha immaginato il resto. Ha visto sborrare tante volte il suo uomo. Non ne fa tantissima ed ha un pessimo sapore. Lo vomita sempre, anche se tenta di non farglielo vedere. A differenza dello sperma di altri uomini che ha ingoiato. E i pompini li ha fatti a tanti uomini. E ha bevuto lo sperma di tutti. Ma questo il suo amore non lo deve sapere’ Come non dovrà mai sapere cosa farà quella sera.
“Grazie tesoro. Se stata fantastica anche questa volta. Sai essere proprio una porcellina. Mi hai fatto allagare il letto con tutto lo sperma che ho spruzzato. Grazie a te! Io ora mi faccio una doccia e vado a dormire. Tu, che fai?”
Francesca ha un attimo di sbandamento ma si riprende subito. “Ora vado al cinema con una collega e poi andrò a cena da lei. Farò tardi, penso.”
“Ok, amore. Ti auguro una buona serata – . Ci sentiamo per la buona notte o domani.”
“Va bene, ci sentiamo. Quando vuoi.”
Chiuso il cellulare Francesca si precipita sotto la doccia. è una doccia salutare. Deve anche ripulirsi, un po’. La telefonata del cornuto non le ha risolto il problema che aveva prima. Anzi, questo si è ingigantito. Deve cercare di controllarsi ed inizia con una doccia fredda. Quasi. Non ci sono grandi risultati tranne i suoi capezzoli ancora più appuntiti.
Esce dalla doccia, si asciuga ed inizia la vestizione.
Non ha dubbi sull’abbigliamento. In particolare quello intimo. Perizoma e reggiseno microscopici di bianchissima seta ultra trasparente e tanti pizzi nei punti dove sarebbero necessari per coprire le parti più intime del suo corpo. In realtà il tentativo è un fallimento. Il mini reggiseno non nasconde assolutamente le rotondità delle mammelle di Francesca che fuoriescono dalle coppe e neppure, soprattutto, i suoi capezzoli. Appuntiti sono ben visibili e naturalmente ben godibili. Anche il suo sesso soffre per la trasparenza della mutandina. Il pizzo non protegge il cespuglietto di peli della figa della giovane donna. Un curatissimo triangolino di peli nerissimi, appena appena riccioluti. è il sesso di una donna. Francesca con quel completino intimo è praticamente già nuda. E lei lo sa. Per completare l’opera infila un paio di splendide calze autoreggenti bianchissima con un lungo filetto posteriore e l’elastico reggicalze in pizzo.
Gonnellino bianco non proprio lungo. Anzi. Il tessuto piuttosto leggero non può non essere un po’ troppo trasparente. Quello che basta per intravvedere le rotondità del culetto della professoressa e le dimensioni veramente ridotte del perizoma da lei indossato. Camicetta larghissima ma corta a quadrettoni bianchi e panna. Di un tessuto leggerissimo, come la gonna, è un po’ troppo trasparente. Tre, sono solo tre i bottoncini della camicia. Ben distanziati rendono la camicetta un vano tentativo di copertura del reggiseno. Le hanno assicurato che andava portata così, in modo sbarazzino, molto aperta, e preferibilmente anche senza il reggiseno. Modello nude-look per una bella donna come lei, aveva insistito la commessa del negozio. Per una serata particolare…
Anche se il fidanzato è lontano non le sembrava il caso di presentarsi in quelle condizioni ai due ometti. Sarebbe stato come consegnarsi disarmata al nemico. Riduzzava Francesca pensando alle facce dei due quando l’avrebbero vista. Si giustificava da sola considerando che aveva indossato tutto quello che una donna deve indossare. Comprese le scarpe con il tacco a spillo. Solo dodici centimetri! Con quelle calze… Il poncho piuttosto corto in lanetta bianca leggera completerà il suo abbigliamento.
Si divertì con il trucco. Voleva apparire diversa da quella che i due vedevano ogni giorno a scuola. Non le fu difficile, con i vari prodotti di bellezza che aveva, valorizzare la luminosità del suo volto e dei suoi occhi. Un rossetto mai usato le donò una bocca strepitosa.
Non sapeva perché aveva fatto tutto ciò. Probabilmente perché voleva apparire a loro come la donna che era, ben diversa dalle ragazzine che i due praticavano e scopavano. E poi era tremendamente divertente per lei giocare con quei due. Le piaceva, indubbiamente, provocarli e mandarli in confusione. Era certa di riuscire a controllare la situazione e di permettere a loro solo quello che sarebbe andato bene anche a lei. E i margini non li conosceva neanche lei. Molto sarebbe dipeso da loro. Uscì e si incamminò verso la piazza dell’appuntamento.
Passò davanti ad una farmacia ed ebbe un pensiero. Lei si sentiva un po’ strana e nello stesso tempo preoccupata.
Stava raggiungendo due ragazzini. Già uomini fatti, però! Eccome! Non sapeva con certezza quello che avrebbero voluto da lei. Lo immaginava, però. Come pure era certa che i due non avevano assolutamente pensato a premunirsi. Sì, al preservativo per evitare di fecondare la femmina. E, vista la situazione, il suo dubbio riguardava entrambi i giovani uomini. Continuava però a ripetersi che lei non sapeva veramente come la serata si sarebbe svolta. Dipendeva tutto da come i due si sarebbero comportati. Francy mentiva a se stessa, sapendo di mentire! Ma, sicuramente, i due giovani maschi erano forti, potenti e fisicamente molto ben dotati. Come tutti gli uomini di quell’età. Era certa che i due già scopavano e tanto con le loro coetanee. Con più d’una, forse. E allora era lei che doveva preoccuparsi e premunirsi. Uffa! Anche questo, toccava a lei! Le seccava assai, anche perché lei non l’aveva fatto. Ci avevano sempre pensato gli uomini che l’avevano avuta. Ma i ragazzini, a quell’età, non pensano a certe cose. A loro basta spruzzare tutto il seme che hanno dentro la vagina della femmina. Francesca era protetta ma non voleva egualmente correre rischi. Come potrebbe giustificarsi con il suo moroso? Farsi ingravidare’ Oh no! Da un ragazzino, poi! Ma che fa già sicuramente tanto, tanto sperma! Cerca di allontanare questi pensieri. Del resto sta solo andando al cinema con quei due! Tutto il resto è fantasia.
Entra però in farmacia e si dirige verso una commessa. Preferisce chiedere quella cosa ad una donna. La tradisce un leggero rossore. “Una scatola di preservativi, per cortesia – chiede sottovoce per non farsi sentire dagli altri clienti – .” “Ritardanti? – chiede la farmacista sorridendo – E di quale’ gusto li preferisce!” “Gusto? – chiede ancora Francesca arrossendo a dismisura per l’avvicinarsi al suo fianco di un uomo – In che senso, scusi'” “Beh, signora, lei sa che noi donne in certi momenti hanno la necessità di’ essere aiutate! – le spiega lei con fare comprensivo guardando l’uomo che si è avvicinato ancor di più a Francesca e ascolta divertito la conversazione tra le due donne – Un preservativo profumato e dolce facilita certe cose che noi tutte dobbiamo spesso fare. Solo al nostro uomo, ovviamente. Non trova?” “Sì, sì’ ha proprio ragione – dice Francesca imbarazzatissima per la presenza dell’uomo al suo fianco di cui sente addirittura il profumo – . L’importante per me è soprattutto la tenuta del serbatoio’ E che… il coso, insomma… il preservativo sia di quelli… ritardanti. Non ho preferenze sul profumo e sul… sapore di quella roba lì” “Stia serena, signora – continua la farmacista con esagerata complicità – . Sono prodotti sicurissimi. Una confezione da quattro o da otto?” “Da otto, grazie ‘ risponde velocemente Francesca fingendo allora indifferenza e diventando provocatoria – . Non si sa mai, con questi uomini'” La farmacista ripone in un sacchetto la confezione di preservativi e le sorride di nuovo. “Signora, c’è sempre la pillola del giorno dopo’ Arrivederla!”
Francesca esce dalla farmacia ed è ancora imbarazzata. Lo è ancor di più quando esce l’uomo che le era stato vicino durante l’acquisto dei preservativi. La guarda e sfrontatamente le sorride. “Ma guarda questo cretino! – pensa contraccambiando per educazione al sorriso di lui – A te proprio no! Non infilerò mai un preservativo al tuo uccello! Cretino, volevi imbarazzarmi'”
Non voleva ammetterlo ma l’uomo l’aveva messa indubbiamente a disagio. Probabilmente perché lei è da qualche ora particolarmente agitata.
Pochi passi e raggiunge il monumento dove già stazionano i due ragazzi. Come tutti i loro coetanei indossano scarpe da ginnastica, jeans a vita bassissima, maglioncino girocollo con un disegno sul petto inguardabile e immancabile cappellino. Sono proprio due ragazzacci. Sono indubbiamente molto carini e si fanno notar. Entrambi. Per un momento pensa al suo moroso, al suo abbigliamento intimo e a quello che ha appena messo nella sua borsetta.
“Buona sera, prof! – esordisce Stefano facendole con gli occhi una autentica radiografia – Come siamo belle'” “Buona sera ragazzi – risponde Francesca sorridendo ‘ Ho mantenuto la promessa, io! Ma tu, Stefano, non incominciare'” “Eh no, prof – aggiunge subito Federico – Stefano ha proprio ragione! Non l’abbiamo mai vista così’ Lei è proprio una gran bella donna! Come è diversa lei dalle ragazzine che ci circondano’ E che non ci danno tregua!” “Ragazzi! Non esagerate. E non mi sembra che vi dispiaccia di essere cacciati. Miriam è già una donna mi pare e si comporta con te, Stefano, come una brava morosa. E anche la tua Cristina non mi sembra, Federico, meno donna è femmina! Mi sbaglio?” I due non rispondono e fanno spallucce. ‘Sono timide! E se la tirano ‘ brontola Stefano ‘ Almeno Miriam si vergogna… Non fa certe cose…’ ‘Anche Cristina ‘ si accoda Federico nelle lamentele ‘ si concede troppo poco ed ha sempre il terrore di essere ingravidata! E quindi io devo sempre…’ ‘Alt, uomo, fermo lì ‘ lo interrompe bruscamente Francesca ‘ Non dire altro. Per favore mi imbarazzi…’ ‘Va bene, va bene professoressa. Non pensavo di turbarla…’ ‘Non mi hai turbata, infatti! Ma queste sono cose tue e della tua morosa. Capito?’
“Il cinema è qui vicino ed ho già acquistato i biglietti – la informa Stefano – Possiamo andare a bere qualcosa prima di entrare in sala” “Va bene – annuisce Francesca – . Ti va, Federico?” “Certo – ride Federico e guarda per un attimo Stefano con un’espressione d’intesa – . E’ proprio l’ora giusta per farci il nostro solito drink. Vero, Stefano?” “Certo! Glielo facciamo assaggiare anche alla nostra professoressa. è buono, sa! Noi ce ne facciamo sempre un paio, quasi ogni sera. è dolcissimo e mette allegria. Questa non guasta mai!”
“Accidenti! Questa è una bomba – brontola Francesca – Come fatte a bere questa roba! è fortissima. Non so se sarò in grado di berlo tutto!” I due ragazzi ridono. “Ma professoressa – vuole tranquillizzarla Stefano – . Noi ci facciamo il bis quasi ogni sera. E talvolta anche tre’ “”Sarà – continua a lamentarsi la professoressa – . Ma per me un drink è sufficiente. Anzi… Sento che mi fa già un certo effetto. Ho caldo'” Stefano e Federico ridono di gusto. “Ma non ne ha bevuto neanche la metà! – la rimprovera Federico – Lei non regge proprio l’alcool… Ma si sforzi un po'” “Beh, effettivamente bevo poco – si difende la donna – . Soprattutto roba forte. E questa per me è lo è! Mi sento già un po’ strana…”
Francesca non può non bere tutto il bicchiere. I due ragazzi hanno fatto veramente il bis e non sembrano assolutamente alterati. Lei invece sente sempre più caldo e i rumori attutirsi. Teme di aver sbagliato bevendo tutto quel bicchiere. Ma tenta di nascondere il suo stato che la sta portando verso una lieve euforia.
“Andiamo – li invita perentoriamente Francy – . Il film sta per iniziare. Non vorrei perderne l’inizio. Un poco d’aria e due passi mi faranno bene!”
I tre escono e si dirigono verso la sala. Entrano ed apprendono che il film avrà inizio con quindici minuti di ritardo. “Che seccatura – brontola Francesca – . Ed io ho un caldo’ Colpa di quell’aperitivo che mi avete fatto bere. Mi sembra d’essere un po’ brilla…” Non ci pensa sù un attimo e con naturalezza si leva il poncho, imitata subito dei due ragazzini che si sfilano i maglioni. Francy sapeva benissimo come era vestita. Ma non pensava ad una simile reazione da parte dei suoi due accompagnatori. Entrambi restano a bocca aperta vedendo la professoressa Francesca così vestita. è splendida, con quella camicetta e quella gonna! Così trasparenti. La camicetta non nasconde il pizzo del reggiseno e i seni sono offerti in visione dalla generosa scollatura della camicia stessa. Il bottoncino superiore, l’unico, non chiude bene la camicia e i ragazzini possono sbirciare sotto la stessa, ammirando le rotondità delle mammelle fasciate dal bianchissimo reggiseno. Uno spettacolo. Lei si sente scrutata. è un po’ infastidita da quegli sguardi, ma finge indifferenza. ‘E dai, ragazzi ‘ brontola lei sottovoce con tono di rimprovero – . Non fate così! Mi mettete in imbarazzo… Non guardatemi così! Voi sembrate lupi famelici ed io una pecorella indifesa… Anzi, sembrate due guardoni arrapati… Sì, proprio come due guardoni che mi spiano e che mi stanno spogliando con gli occhi per vedermi nuda! E uffaaaaaa! Mi fate proprio sentire nuda… Completamente nuda… Ed io non lo voglio, davanti a voi…’ “Magari potessimo farlo – sibila Stefano – . Allora ci si deve aiutare con la fantasia. Certo che lei ci dà una bella mano'” “Ma Stefano – lo rimprovera ancora fingendosi ingenuamente innocente e dispiaciuta per il loro turbamento – . Cosa mi dici! Io non ho fatto proprio nulla'”
Francesca mente. è infatti vanitosa ed è contenta di aver provocato quella reazione da parte dei due ragazzini. Lei è femmina e le piace essere guardata ed ammirata. Sì, forse per la prima volta si sente anche un po’ esibizionista. Le piace vedere i due ometti chiaramente in difficoltà. Prova un sottile intimissimo piacere. Si giustifica pensando al drink alcolico che i due ragazzotti le hanno fatto bere e che ha allentato i suoi freni inibitori. Continua ad avere caldo e sentire un certo torpore.
Entrano nella sala. I due ragazzi si dirigono verso il fondo della stessa, nelle ultime file completamente deserto. Stefano la prende per mano e la dirotta alla penultima fila. Si accomodano all’estremità della stessa e la signora viene fatta sedere in mezzo tra i due. La sala è semideserta. “Potevamo sederci più vicini allo schermo’ – annota timidamente lei – C’era tanto posto anche nelle prime file'” “Questo è il mio posto preferito – la zittisce Stefano – . Qui l’audio è ottimo e nessuno può disturbarci”.
Francesca ammutolisce. Non è a suo agio in quel momento tra i due giovani uomini che lei irresponsabilmente ha provocato indossando quegli indumenti tropo, troppo trasparenti. E’ è un po’ preoccupata per quella risposta e istintivamente serra le gambe. Dentro di sé si pente del gonnellino indossato. Accidenti, impreca dentro di sé, la gonna è proprio corta. Francesca lo scopre, tardivamente preoccupata, accorgendosi della repentina risalita della minigonna. Sedendosi sulla bassa poltroncina la donna non è riuscita ad evitare di lasciato ben scoperte le sue belle cosce. Per fortuna era rimasto celato il pizzo delle autoreggenti. Per poco però… Doveva porre rimedio! E molto presto! Deve darsi una sistenatina, deve un po’ ricomporsi, con questi due guardoni’ Si agita sulla poltroncina per risistemarsi il gonnellino. I risultati sono pessimi e anzi provocano un sorrisetto compiaciuto da parte di Federico che si è accorto delle vane manovre di lei. Non si trattiene, il mascalzone, nel fissare con attenzione le belle gambe di lei lasciate così scoperte. Lui fa un espressione di compiacimento. Lei, rassegnata, lascia guardare e stringe ancor di più le cosce…
Il film inizia. è piuttosto noioso. Fa piuttosto caldo nel cinema. Un uomo piuttosto anziano si siede dietro a lei, nell’ultima fila. Strana scelta, pensa per un istante Francesca, pensando alla sala davanti a loro semivuota.
Il film continua lentamente. A scaldare l’atmosfera arriva l’improvviso nudo integrale di Jennifer, la bellissima protagonista. Evidentemente la bella Jennifer non ha problemi nel mostrarsi così.
Sente i due ragazzini modificare il loro ritmo del respiro e scambiarsi dei commentini. Lo fanno farfugliando e allungandosi più possibile dietro la poltroncina di lei. Nulla viene risparmiato alla giovane professoressa. E’ costretta così a sentire i giudizi dei ragazzini sul piccolo seno e su quella che loro chiamano figa completamente depilata della bella attrice. Le scabrose ed indubbiamente volgari espressioni usate dai due dovevano essere sentite da Francesca. E lei le sente, sempre più imbarazzata. Come la imbarazza il colpettino di tosse dell’uomo seduto dietro di lei e che ha naturalnente visto la la cialtronata dei due ragazzini.
A lei fa sempre più effetto l’alcol bevuto poco prima. Non è ubriaca ma molto, molto annebbiata. è avvolta dal torpore. Cerca di rilassa, sprofonda nella poltroncina, lascia appoggiare dietro il capo sulla poltrona e, soprattutto, allunga e allarga un po’ le gambe.
Ed ecco, ancora una volta improvvisamente, il colpo di scena. Sullo schermo appare lui, il protagonista. Bello, bellissimo, ma, soprattutto e senza alcun dubbio, l’uomo è nudo. Completamente nudo e sembra in attesa. Della bella protagonista, naturalmente. Ma soprattutto lui si mostra impaziente per l’arrivo della donna e, senza alcun pudore, si esibisce. Spiega alle presenti come si masturba un uomo. è ben dotato il maschio e la censura permette la visione della sua erezione veramente eccezionale. Questa volta è di Francesca il respiro profondo. Si sta gustando la visione di gran bell’uccello, indubbiamente. E di un gran bel maschiaccio. Lei lo apprezza e non riesce a nasconderlo.
Ma la scena diventa molto più scabrosa. La protagonista entra nella stanza e rimane in silenzio e in contemplazione dell’uomo che senza alcun ritegno per la presenza della donna si masturba freneticamente davanti a lei. La donna improvvisamente lo rimprovera e lui come risposta la invita ad avvicinarsi e a fare qualcosa per lui. Era evidentemente quello che lei voleva. Nella scena sparata immediatamente dopo lei, inginocchiata sul letto tra le gambe spalancate di lui, è ripresa da dietro mentre completamente nuda è china sul ventre dell’uomo. Dai movimenti del capo della donna e i sospiri mescolati a gemiti di lui si intuisce che la donna si sta adoperando in un rapporto orale. Lei si è raccolto i capelli con una mano dietro la nuca. Con l’altra mano accarezza le palle di lui. Sono grandi, rotonde e lisce, senza peli. Subito Jennifer cattura con le labbra il glande dell’uomo, lo libera dolcemente e lentamente del suo prepuzio. Poi solleva ritto il pene, come fosse un piccolo totem da adurare, rimane per qualche secondo in contemplazione di quel gran bell’uccellone e se lo spinge poi tutto dentro, fino in gola. Gli occhi sbarrati dell’uomo e il suo sguardo al cielo mostrano tutto il suo piacere e l’indubbia capacità della donna nel masturbarlo con la bocca. Jennifer sapeva fare i pompini. Era probabilmente la sua specialità e chissà quanti ne aveva fatti! Ma a lei fare il pompino a quell’uomo doveva piacere un sacco…
Ecco! Oh no! Francesca sente la mano di Stefano sulla sua coscia scoperta. è colta di sorpresa e finge di non sentire. Nello stesso istante Federico si avvicina al suo orecchio e le sussurra qualche parola. Prima lei non le ascolta. Poi, curiosa, cambia idea e piega il capo verso di lui. Per sentire meglio…!
“Come è bella e brava, Jennifer’ E lei, professoressa, queste cose le fa? A chi le fa? Solo al suo moroso? Oh no, non credo solo a lui! Lo fa anche ad altri e le piace tanto farlo’ Fino in fondo’ Come Jennifer.. Sono sicuro!”
Francesca è paralizzata per quello che sta succedendo ma non ha alcuna intenzione di urlare e scappare. Non si era mai trovata in una situazione come quella. Si volta dalla parte di Federico e gli lancia uno sguardo inceneritore. “Ma Federico’ – sospira con un filo di voce cercando di trattenere l’ira – Cosa mi dici’ Non ti vergogni? Non puoi dirmi queste cose’ Non sono una puttana’ Sono la tua insegnante e sono la morosa di un altro uomo'”
Stefano intanto non si è fermato lì. Sfiorando la calza la risale per un po’ fino all’elastico di pizzo che la regge. Si ferma per un attimo a studiare il pizzo fino a quando intuisce il particolare tipo di calza indossato da lei. Le calze autoreggenti gli sono sempre piaciute e lo eccitano da impazzire. Accarezza con lentezza esasperante il pizzo della leggerissima calza e solo un po’ più su l’interno della coscia della donna. E’ liscio, caldo e lo accarezza con le punte delle dita.
Francesca con la coda dell’occhio, mentre sta protestando con Federico, vede la sua gonna sollevarsi e risalire la sua coscia già abbondantemente scoperta. Stefano, che impertinente! è stato lui. La vuole toccare. Sotto. Oh, no! E a quel porcellino piacciono le sue calze autoreggenti.’ Visto come le tocca! Chissà quali fantasie gli ispirano! Le può ben immaginare! Le sue autoreggenti, sottilissime, leggerissime e così… candide!
“Ma Stefano! – si rivolge a lui con finto fare supplichevole – Cosa fai? Non devi fare queste cose’ Io, io non posso’ Ti prego, fermati!’
Francesca inizia a sentirsi come una preda. Femmina tra due giovani maschi che la stanno imprigionando. Si sente braccata. Sullo schermo la giovane donna continua nel suo lavoro di bocca. A Francesca piace vedere l’uomo catturato e in balia della donna. Quel pompino guardato con a fianco i due ragazzini la eccita però troppo. Teme di perdere la testa. Con tutto l’alcool poi che l’hanno fatta bere. E quei due mascalzoni non aspettano altro che lei abbassi la guardia. Solo un po’. Al resto ci avrebbero sicuramente pensato loro!
No, deve controllarsi. Almeno un po’! Lei lo sa bene che la femmina che c’è in lei la farebbe accettare tutte quelle cosine che l’avrebbero costretta a fare. Tutte, senza limiti. Mmm, subire, subire due giovani uccelli. Quanto le sarebbe piaciuto. Il suo moroso, tanto sciocco e cornuto, certe cose neanche le sogna. Questi due stalloncini, invece, hanno certe idee… Sanno cosa dire, cosa fare, come muovere le mani, come toccare una donna…. Come le parole che Federico continua a sussurrarle!
“Mi lo dica, professoressa, me lo dica’ – insiste Federico – Quanto le piacerebbe adesso succhiare l’uccello di un ragazzino? Duro, pulsante, giovane e forte! Come è il mio, adesso. Lo vuole vedere o preferisce toccarlo? Lo può fare, ora, se lo vuole. Vuole che glielo mostri? Adesso? Io non mi vergognerei a mostrarglielo… C’è l’ho già duro! Per lei! Le piacerebbe, lo sa, guardarlo… E’ guià scppellato… A lei piacciono tanto i cazzi di noi ragazzini.” “Oh, Federico’ – geme Francesca confusa tra i fumi dell’alcol e il piacere provocatole da quelle parole – Qui? Adesso? Non siamo soli’ Mi vergogno, tanto, tanto! Aspetta, un po’ di pazienza… Poi, forse…”
Stefano sente Francesca respirare sempre più affannosamente. La sua mano si muove tra le sue cosce e con le nocche delle dita sfiora la mutandina di lei. La sente calda e probabilmente è già bagnata.
Sale ancora. Con la mano sfiora il suo sesso coperto dalla leggerissima seta della mutandina. Sotto la mutandina sente il gonfiore di tutto quello che vorrebbe vedere Deve essere abbastanza pelosa la professoressa! Ha un pelo tutto da scoprire. Come tutto il resto. Scoprire, guardare, leccare, penetrare e’ sorcare. Stefano pensa a tutto ciò mentre sente Francesca iniziare a respirare affannosamente. Lui va alla ricerca e lo trova subito. In alto lo sente tra le dita il piccolissimo nodino della mutandina. Lo studia per un po’.
“No, Stefano! Non farlo! Te lo proibisco! Non puoi farmelo questo! Così, adesso, qui!” Sente Stefano che continua ad armeggiare con pazienza attorno al piccolo nodo. “Dai, Stefano, ti prego… Stefano, non provarci – . Cotinua Francesca a dibattersi sempre più debolmente- . Mi vergogno troppo! Farmi levare le mutandine da un ragazzino al cinema! Se lo sapesse il mio moroso!”
Ma la giovane donna e ormai in balia dei due ragazzi. Federico le cattura la mano e la fa appoggiare sulla patta dei suoi calzoni. Francesca si fa guidare sapendo dove Federico le avrebbe fatto appoggiare la nano. Sente per la prima volta il gonfiore dell’uccello del giovane uomo. “Ma sei impazzito! – sbotta la donna cercando di non farsi sentire e fingendo di essere offesa – Cosa fai? Cosa vuoi? Come ti permetti? Ragazzino’ Sei proprio un ragazzino impertinente e prepotente!” Brontolava Francesca ma non spostava la mano da dove era stata costretta da lui ad appoggiarsi. Anzi la strusciava per studiarlo, conoscerlo, misurarlo… La sua mano però non riusciva a contenere tutta l’asta del pene. Ciò la turbava e le procurava una incontrollabile curiosità di vedere quell’uccello. Federico doveva averlo veramente bello. Sì, il ragazzino doveva avere un uccello dalle dimensioni proprio ragguardevoli. Uno di quei cazzoni che tutte le donne una volta nella loro vita sognano di prendere nella propria figa. Farsi poi riempire completamente e ricevere alla fine dentro di sé tutto il suo sperma. Sicuramente caldo ed abbondante. Tanto abbondante!
Questo turbinio di pensieri venne placato dalla riuscita da parte di Stefano di ciò che tanto aveva desiderato. Levare la mutandina alla professoressa. Era riuscito infatti a sciogliere il piccolo laccetto del mini perizoma indossato da Francesca. Dopo averlo sciolto era stato facile sfilare velocemente il piccolissimo indumento intimo sotto la gonna. Francesca si dimena ed oppone resistenza. Non molto convinta. Ma non vuole però essere umiliata così. La infastidisce infatti rimanere completamente nuda sotto la minigonna. Ma soprattutto prova un gran dispetto perché era stato un ragazzino a levarle le mutandine, lasciandola in un grande imbarazzo. Così, in una sala cinematografica, in mezzo, bloccata tra due ragazzini in calore e in piena tempesta ormonale. Non era abituata lei a certe cose! Si sentiva troppo nuda. E alla fine aveva anche visto che la sua mutandina era poi finita nella tasca dei jeans di Stefano. Conservata come un prezioso trofeo.
Francesca era in confusione. Mentre sullo schermo Jennifer continuava a spompiinare il bellissimo Michael, lei si ritrovava a massaggiare l’uccello di Federico e, privata della sua mutandina da parte di Stefano, era rimasta nuda sotto la gonna. La sua bella figa pelosa era completamente scoperta e a disposizione di chi la volesse ammirare o, peggio, toccare. A ciò aggiungeva i fumi dell’alcol che continuavano a rallentare tutte le sue reazioni ed ad aumentare invece a dismisura la sua eccitazione.
“Ragazzi, vi prego, comportatevi bene – brontola Francesca – . Vi siete già divertiti abbastanza. E anche il film mi sembra che sia di vostro gradimento. Mi ero fidata di voi. Cosa mi costringete a vedere’ Certe cose non le avevo mi viste al cinema!”
‘Ma non le era mai capitato neppure di andare al cinema da sola con due uomini… – la incalza Stefano ‘ E confessi che non le sta dispiacendo il film e soprattutto i due accompagnatori… Oltre a tutto il resto…’
‘Stefano… – lo guarda con gli occhi socchiusi e tentando di impietosirlo ‘ Mi ridai le mie mutandine? Mi sento a disagio, così.’ Stefano non le risponde e la zittisce mettendosi l’indice davanti alla bocca.
‘Mi dispiace, prof! Federico ed io oggi vogliamo divertirci. – aggiunge poi con tono canzonatorio ‘ Le assicuro che si divertirà anche lei!’
Non attende risposta ed inizia ad accarezzarla sulle spalle. Cerca di individuare sotto la leggerissima camicetta gli spallini del reggiseno. Li sente e soddisfatto sposta le sue attenzioni sulla schiena di lei. Si ferma quando trova la strisciolina di tessuto del reggiseno. ‘Sì, bravo, Stefano, complimenti! ‘ brontola infastidita Francesca per quella goffa ricerca di Stefano per individuare il suo reggiseno – L’hai trovato. E’ il reggiseno. Lo porto sempre. E’ minuscolo, bianco, di seta molto trasparente con dei pizzi coprenti le parti più intime. Come le mutandine che hai in tasca. Ti basta o vuoi sapere ancora altri particolari. Ah, dimenticavo, indosso la terza.’
‘Lo voglio ‘ la sbalordisce lui ‘ Come le sue mutandine!’
‘Oh no, Stefano! – protesta Francesca ‘ Non azzardarti! Non mi piace stare senza reggiseno. E poi è un regalo del mio moroso…’
Stefano sorride ed infila la mano dietro, sotto la camicetta. Le accarezza i fianchi e risale la schiena. E’ abile il ragazzino e sa destreggiarsi bene con la biancheria intima fenninile.
Con il pollice e l’indice cattura il gancetto di chiusura del reggiseno di Francesca. Con facilità lo sgancia e fulmineo lo tira verso il basso sfilando il piccolissimo reggiseno. La donna è colta di sorpresa e non fa in tempo a reagire e bloccarlo. Stefano ha già in mano il suo indumento. Lo ha fatto suo facendolo uscire con astuzia da dove aveva infilato la mano. Per accarezzarle la schiena nuda! Francesca istintivamente mette le sue mani sulla sua camicetta per proteggere le mammelle lasciate scoperte. Accidenti, quella camicia era proprio trasparente!
“Ma Stefano! – protesta Francesca offesa per come è stata ingannata da lui con quelle carezze ‘ Non mi farai mica rimanere così! Con le mie tettine al vento. Non posso stare così, senza reggiseno, e con quella camicetta così ‘ leggera, trasparente! Cosa fai, accidenti! Ridammelo immediatamente! Subito! Lo voglio’ E anche la mutandina, uffa!” “Non se ne parla nemmeno – la sfotte lui – . Liberi le tettine. Me le mostri, finalmente! Sono stupende e così rotonde! Belle, gonfie e dure non hanno bisogno del reggiseno. E quei capezzoli! Li vedo proprio bene, sotto la sua camicetta così trasparente! Come sono appuntiti! Sbaglio o lei è già eccitata… Come li succhiarei'”
“Oh no! Cosa dici – lo interrompe con voce tremante per la rabbia mescolata ad eccitazione – . Il mio seno non è tuo. Non voglio che me lo guardi così. Ti prego'”
Stefano fa finta di non sentire ed infila di nuovo la mano sotto la gonna di lei. L’appoggia con delicatezza sulla sua passerina. “Come è pelosa professoressa! è tanto calda e ce l’ha proprio gonfia’ Come una vera donna!” “Lasciami! Ma cosa vorresti farmi? Ma come ti permetti! Non dirmi certe cose’ E stai fermo’ ti prego. Finiscila! No, non voglio! Quelle dita! Lasciami’ Mi fai un po’ male, così!”
Stefano ha infilato due dita dentro il sesso di Francesca. Lo trova caldo e già bagnato. Tanto. Inizia a tormentare la sua figa pelosa già umidaa e pulsante. La penetra sempre con più forza e con il pollice le tortura il clitoride. La sta masturbando divinamente, il ragazzino, e a Francesca piace un mondo cosa le sta facendo. Sa farci, quel maschietto. Eccome! Lei è già tutta bagnata, sta colando. Non vorrebbe cedere così presto e mostrargli come lei gode. Chissà quanto si sarebbe vantato il ragazzino per il ditalino fatto al cinema alla professoressa! E sentirla bagnarsi in quel modo, farla godere’ e convincerla alla fine ad allargare le gambe, in segno di resa. Con un gemito e un sorriso Francesca allarga le gambe e gli offre il suo sesso, spalancato. ‘Fai piano, tesoro, con quelle dita! Mi fai un po’ male… Sei troppo impetuoso! Cerca di essere un po’ più dolce con la mia passerina…’
Federico sbircia la scena e apprezza il cedimento della professoressa Francesca. Si sposta lentamente verso di lei ed inizia a baciarla sul collo. Poi infila una mano nella camicetta di lei, le sfiora la pelle vellutata della mammella rimasta scoperta e poi con l’indice e il pollice le cattura il capezzolo già duro e appuntito. La donna ha un sussulto.
“Basta! Basta, ragazzi! – li implora Francesca con voce roca – Mi fate morire, così’ Le vostre mani, le vostre dita… Me le state infilando dappertutto! Mi fate venire’ Non lo voglio. Non voglio così, qui!”
E’ Federico ora a tormentarla e comandarla. “Mi faccia godere, professoressa – le ordina con un tono che non ammette repliche – . Mi faccia sborrare! Sì, mi faccia una sega! Lei sarà brava! Chissà quante ne ha fatte al suo moroso. Adesso la fa a me! Subito!”
“Ma Federico, non ti vergogni a chiedermi queste cose? E io, ma io’ – cerca di ribattere la giovane donna ansimando – Non posso! Io… io mi vergogno veramente! Non ho mai fatto queste cose! Fare una sega ad un ragazzino… Al cinema! E poi, io… io sto venendo’ Stefano mi fa impazzire con quelle dita!”
“Sarà ancora più bello schizzare mentre sta godendo anche lei! Ma ora mi slacci la cintura e mi sbottoni il jeans. Deve farlo lei. Lo voglio! Mi piacerà guardarla, mentre mi spoglierà, quando prenderà in mano il mio uccello ed inizierà, piano piano, a farmi la sega! Le piacerà farlo. E sarà orgogliosa quando mi farà spruzzare!” “Sei proprio un porco ‘ brontola Francesca ‘ Anche questo mi costringi a fare! E davanti al tuo amico!”
Sospira per un attimo ed inizia ad armeggiare con la cintura di lui. La apre, poi tocca al bottoncino e quindi abbassa la cerniera. Si ferma e sfiora la canna dell’uccello che intravede sotto la cerniera appena abbassata. Lo accarezza per un attimo e lo studia per capirne le dimensioni. Lo sente pulsare sotto lo slip. Non ha dubbi. Federico deve avere proprio un bel cazzo! Sarà compito suo farlo esplodere e scoprire di cosa sia capace di fare. Pensa per un attimo al suo moroso. Viene sempre prestissimo e fa solo due o tre fiotti di sperma. Liquidissima e puzzolente! Chissà come lo fa Federico e quanta ne fa… E’ uno stalloncino, lui! E con quel cazzo! Sarà un diluvio di sborrate. Francesca ne è certa.
“Brava! – la incoraggia ancora Federico – E adesso voglio sentire le sue dita. Lo sa cosa deve fare!” “Lo so, lo so benissimo cosa devo fare’ – Devo farti schizzare per bene… La tua sborra’ Mentre Stefano fa schizzare me!”
“Sì, professoressa. Voglio proprio questo. Mi faccia una sega mentre sta godendo. Sarà bellissimo!” “Siete dei mascalzoni, voi due! Non so se sarò capace. Non l’ho mai fatto questo con due maschi!” Ma ubbidisce ed infila la mano dentro lo slip di Federico. Lo sente già duro ed è caldissimo. “Ehi, ce l’ha proprio lungo e grosso – lo blandisce lei – Mi piacerebbe vedertelo per bene'” “Lo so, lo so. Le piacciono gli uccelli dei ragazzini! Lo vedrà lo vedrà’ Ma adesso, coraggio, si dia da fare e mi faccia sborrare! Come piace a me'”
Francesca, lentamente, gli abbassa il prepuzio e poi inizia a fargli la sega. Prima lentamente poi sempre più veloce. Ogni tanto scende ancor più giù con la mano e si impossessa del suoi coglioni. Il ragazzino ha due palle grandi pesanti e gonfie. Le accarezza per un po’. Poi riprende nella masturbazione. Le piace tenere in mano il cazzo di Federico, obbedire al maschio e fargli quella sega. Come piace a lui. Oh sì, le piace, le piace tantissimo farlo così, mentre Stefano sta per farla venire. Anche Federico sta per venire. Lo sente ansimare ed invitarla a far presto, a farlo godere! Ora! Doveva schizzare, ora! Non ne poteva proprio più!
E’ Francesca che invece spruzza. Tutto in mano a Stefano. Ha un orgasmo vero, violento e a stento riesce a trattenersi dall’urlare. Vorrebbe gridare a Stefano che sta ricevendo in mano tutti i suoi umori. Per ringraziarlo e farlo sentire fiero, maschio per quello che ha fatto alla sua professoressa. Ma non può adesso, là!
“Oh, Stefano! – geme e sospira lei a bassa voce – Mi hai fatto venire! Tanto, tanto’ Mi hai fatto schizzare e ti ho riempito. Scusami’ Non volevo'”
Stefano sorride e Francesca lo vede avvicinare la mano piena dei suoi umori alla sua bocca. La lecca perché vuole annusare i suoi odori e assaggiare i suoi sapori, quelli più intimi. Vedendo ciò la donna si eccita tanto, tantissimo. Un uomo sta gustando i suoi succhi. ‘Oh, tesoro! Mi fai spruzzare ancora… Non mi fermo più Guardami, senti cosa sto combinando! Non riesco a fermarmi…’ Riempie di nuovo la mano di Stefano. Finché non si placa. Le rimane un tremolio di piacere. ‘Scusami, Stefano, ne ho schizzata di nuovo tanta… Nella tua mano, scusami… Cosa mi hai fatto fare… Mi vergogno tanto…’
Pochi secondi e con voce flebile si rivolge a Federico. “Stai per venire anche tu, lo sento. Dove vuoi che ti faccia venire? Ne farai tanta tu, vero? Ti faccio spruzzare nelle mutandine o vuoi scaricarti in un fazzolettino?” Lui non risponde ma le prende l’altra mano. “No, non voglio. Non mi piace che mi sborri in mano ‘ protesta subito Francesca – . Mi dà fastidio e odio l’odore dello sperma!” Ma anche questa volta si arrende ed è costretta ad accettare. Aumenta allora ancor di più la velocità della sega. Sente sulle dita due goccioline di sperma liquidissima. Ne percepisce anche l’odore. Nauseabondo. Lei lo sa che tutti gli uomini le fanno, prima di inondare. Federico sta proprio per sborrare. Sussulta, sospira violentemente ed emette un gemito a fatica soffocato. Le riempie subito la mano. Vede i suoi zampilli catturati dal palmo dell’altra sua sua manina usata come raccogli sperma. Sono tanti, non finiscono mai. Scruta con un po’ di disgusto tutta quella sborra che le ha riempita la mano. Pensa ancora per una volta per un istante ai due soli schizzi che è capace di fare il suo moroso. Finalmente Federico sembra placarsi.
“Hai finito, giovanotto? – le chiede con un finto tono di rimprovero – Ne hai fatta tanta di schifezza! Mai visto un uomo farne così tanta! Guarda cosa hai combinato e come hai ridotto la mia mano!” Solleva la mano ancora gocciolante. Federico sorride divertito ed insiste senza alcun pudore. ‘E adesso, professoressa ‘ le sussurra con un filo di voce ‘ non le va di assaggiarne un po’…’ ‘Di cosa? ‘ esclama lei sospettando già la risposta ‘ Di cosa dovrei assaggiarne adesso un po’?’ ‘Un po’ di quella robina che le ho spruzzato in mano… E’ il mio sperma! Alcune hanno detto che è un po’ dolce, talvolta…’ ‘No, grazie ‘ risponde lei facendo una smorfia – . Proprio no. Non mi piace… Se posso evitarlo…’
Lunghi filamenti di sperma scendono dalla sua mano e vanno a depositarsi sulla sua gonna sempre ben sollevata sulle cosce. E lì anche Stefano appoggia la sua mano piena del nettare di lei. Lei brontola. “Me la macchiata. Tutti e due. Uffa! E meno male che all’uscita c’è il buio ed ho il poncho! Accidenti! Siete cattivi! Sono tutta sporca e sotto sono senza più la mia biancheria intima.”
Non finisce la frase. Sente sul collo e tra i capelli appoggiarsi qualcosa di liquido e caldo. L’assale immediatamente un terribile sospetto. Lo tocca e lo riconosce subito. Quel liquido è sperma. Si gira di colpo e fa in tempo a vedere l’ultimo spruzzo proveniente dall’uccello dell’anziano uomo seduto dietro a lei. Non è grande come quello di Federico ma egualmente ha delle belle dimensioni e soprattutto molto, molto grosso. L’uomo le sorride. “Mi dispiace, signora, non volevo anche sporcarla! è stata veramente brava a masturbare il suo giovane amico’ Lei mi perdonerà vero? Mi ha offerto uno spettacolo indimenticabile. E alla mia età non c’è più pudore! Le devo qualcosa, per la prestazione che mi ha permesso di apprezzare?”
Francesca si rigira. è arrabbiata e furente. E’ stata scambiata con una professionista del sesso a pagamento. Del resto, vista la situazione nella quale si era cacciata! “Che schifo!- si lamenta infastidita – Uffa, anche lo sperma del vecchio mi sono dovuta sorbire. E non posso neanche protestare troppo. Dopo quello che mi avete fatto fare davanti a lui!”
Il film è finito. Non è stato un capolavoro della cinematografia moderna. Devono uscire ma Francesca supplica i due di attendere che si abbassino di nuovo le luci. “Non posso farmi vedere in queste condizioni. è colpa tua, Stefano! E anche tua, Federico! Dobbiamo attendere il buio perché sono praticamente nuda e macchiata!”
Attendono qualche minuto e poi, dopo essersi rivestiti, si dirigono all’uscita. Nell’atrio non c’è più nessuno, con somma gioia di Francesca.
“E adesso? – esordisce Stefano appena fuori del cinema – Che si fa? La serata è appena iniziata…” Francesca e ancora sconvolta per quello che è successo. “Non vi siete comportati molto bene, voi due! – si lamenta lei sottovoce abbassando gli occhi – . Avete portato una signora, che è la vostra insegnante, a vedere un film porno e anche voi vi siete comportati’ a luci rosse! Avete approfittato degli effetti provocati su di me dall’alcol di quella robaccia che mi avete fatto bere. Mi sento ancora adesso un po’ confusa'”
Federico non perde tempo. “Beh, Stefano, non vorrai mica non mostrare la tua soffittina che hai proprio qui dietro! è così carina e ci siamo stati tante volte con le nostre morose. Potresti invitare anche la professoressa.”
Francesca è perplessa. Teme che quell’invito a salire nell’appartamentino di Stefano si riveli in un’altra trappola. Molto più pericolosa del cinema. è però curiosa di cosa siano capaci di fare quei due.
“Per me va bene – dice ancora a bassa voce Francesca – Non ho problemi. Il mio moroso non c’è e rientra appena dopodomani’ Voi due. però, vi comporterete bene, vero? Non come prima’ Sono una signora e salgo da te perché invitata…”
“Noi ci comportiamo sempre bene con le nostre signore!” “Ma io non sono la vostra donna! Sono la vostra insegnante!”
“Certo, lo sappiamo ed è per questo che prima di salire da Stefano la invitiamo anche a mangiare qualcosa'” Li guida Federico in un piccolissimo localino dietro l’angolo. Mangiano in fretta e bevono abbastanza. Anche la professoressa beve. Qualche birra di troppo, forse. Se ne accorge quando si alza dal tavolo e tenta di rivestirsi. Fa un po’ fatica quando tenta di infilarsi il poncho. Ma è molto euforica e dimenticando l’abbigliamento nude-look che propone. Desiste e lo consegna a Federico. ‘Fa caldo ‘ si giustifica – . Posso farne a meno. Non fa freddo… E neanche su da te, presumo…’ Fa un’espressione che entrambi i ragazzini colgono e se ne compiacciono.
Squilla il cellulare. ‘Oh, è il mio moroso ‘ si agita per un istante lei – . Stati buoni, in silenzio. Il tempo di liquidarlo con due paroline…’ E’ proprio lui, il moroso già cornuto. ‘Amore, sono appena uscita dal cinema. Marisa mi ha invitata da lei a cena… Ma no, tesorino, siamo sole… Uffa come sei geloso… Ti ricordi cosa ho fatto prima per te? Sono l’unica morosa che facendo la puttanella fa godere il moroso al cellulare… E quanto hai goduto, cuoricino! Ti ho sentito mentre spruzzavi! Stai buonino, adesso. E tranquillo. La tua morosa pensa sempre solo a te. E alle tue cosine. Va bene… Se vuoi ci sentiamo per la buonanotte…’
Federico e Stefano ridono divertiti. Poi la prendono in mezzo, le cingono i fianchi e la guidano nel breve tragitto che li porta al cancello del palazzo dove, all’ultimo piano, Stefano ha creato il suo rifugio.
Francesca sa che la serata sarà molto particolare e movimentata. Ma non se ne preoccupa troppo e continua a sentirsi elettrizzata ed euforica.
Entrati nell’ascensore i due ragazzi manifestano subito quali siano le loro intenzioni. ‘Andiamo all’ottavo piano, l’ultimo ‘ la informa Stefano ‘ C’è solo la mia garconniere, lassù. Al piano sotto non vive nessuno. Sopra c’è solo il cielo. Federico, come fosse un rito, schiaccia lui il pulsante e si ritira, tenendo il poncho in braccio, sul fondo dell’ascensore. Al secondo piano Stefano sta già perlustrando con la propria lingua la bocca di Francesca. Le inonda la bocca con la sua saliva. Lei è sorpresa, miagola per un po’, ma poi permette con una grande partecipazione all’intrusione del ragazzino nella sua bocca. ‘Come sei focoso ‘ riesce appena a dire lei – . Fammi almeno respirare!’
Come lascia fare a Federico. Senza fretta, fissandola negli occhi semichiusi e trasognanti per il bacio che Stefano le sta facendo assaporare, le sbottona la camicetta. Completamente. Appaiono le due bellissime tette, fino ad allora solo intraviste. Le scopre ancora più rotonde, gonfie e con due capezzolini da succhiare subito, avidamente. Francesca rumoreggia. Non può parlare, occupata come è a ricambiare il bacio di Stefano. Ha la bocca piena della sua saliva. Federico quasi le strappa allora la camicetta. Francesca acconsente quasi subito e se la fa sfilare. Appena rimasta con i seni al vento Stefano li cattura entrambi con le mani. Li stringe, li palpa con bramosia. Il respiro di lui nella sua bocca si fa pesante. Al quarto piano, come seguendo un copione, senza alcun preambolo, abbassa con decisione la gonna di Francesca. Questa volta Francesca si ribella, si contorce e sembra non voler cedere. Non vuole che lui le levi anche la gonna. Ma Stefano come risposta a questa resistenza le cattura i capezzoli e li tortura. Le provoca un piacere violento. Francesca crolla di nuovo. Emette un rantolo di rassegnazione e lascia che anche la gonna cada e finisca tra le mani di Federico. ‘Che puttanella!’ non può commentare Stefano quando scopre le bellissime calze autoreggenti. Bianchissime, di seta, con un pizzo pure bianco candido. Per un attimo non sa dove guardare. Le calze sembrano essere la cornice ideale della sua figa rigogliosamente pelosa. Ma curatissima. I suoi peli, un po’ arricciati, formano un boschetto perfettamente triangolare. Un po’ più in basso c’è tutto il suo sesso. Francesca è ora nuda ed è stupenda. Un bocconcino da assaporare, piano, un po’ alla volta. E sarà così. Lo spogliarello è finito e l’ascensore è arrivato all’otavo piano. Capolinea. Federico raccoglie poncho, canicetta e gonnellino ed apre la porta dell’ascensore. Francesca si stacca da Stefano e strepita. ‘Siete pazzi, io non esco così! Sono nuda! Non voglio che qualcuno mi veda, così. Siete due mascalzoni… Mi avete trattata come trattate le vostre morosette che vi portate qua. Per scoparvele. Voi due lo fate anche insieme, vero? Fate anche delle piccole orge… E vi scambiate pure le morose, naturalmente… Ma, se capita, una morosa può giocare anche da sola, con voi due, insieme… Che puttanelle! E voi siete due porci! Io queste cose non le ho mai fatte… Non so se sarei capace di farle! Io, da sola, con due maschietti… Pieni di voglia e fantasia. E pure ben dotati e forti, come solo due giovani maschi come voi due possono essere!’
Francesca è tremante e tenta affannosamente di coprirsi con le mani. Federico la prende in braccio e Stefano la tranquillizza. ‘Ma professoressa ‘ le parla sommessamente Stefano ‘ qui all’ottavo piano salgo solo io perché ci vivo solo io. E’ il mio covo!’ Esce dall’ascensore ed apre la porta, rigorosamente blindata. ‘Ecco, potete venire…’
La professoressa Francesca si abbandona tra le braccia di Federico. Entra nella garconniere di Stefano. Nuda e in braccio a Federico. Indossa solamente le sue splendide calze autoreggenti di candida seta bianca. Come la sua pelle. Francesca è entrata nella tana del lupo!

Sarebbero graditi i vostri commenti, giudizi e suggerimenti. In particolare di voi femminucce. Il mio indirizzo è mikimarkfc@libero.it

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