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Fleur – Le necessità di una Veela

By 22 Dicembre 20242 Comments

Questa fanfiction è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. Il contenuto di questa fanfiction include temi erotici ed è destinato esclusivamente a un pubblico adulto (18+). Se hai meno di 18 anni o se temi di trovare tali contenuti inappropriati, ti invitiamo a non proseguire nella lettura. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

Buona lettura e scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.

Fleur – Le necessità di una Veela

Fleur aveva sempre amato essere al centro dell’attenzione, un desiderio che l’aveva accompagnata fin dalla giovinezza, quando ancora non era sposata. La prima volta che mise piede ad Hogwarts per il Torneo Tremaghi, la sua bellezza e il suo fascino avevano fatto perdere la testa a più di un ragazzo. Eppure, non si era concessa a nessuno. Nessuno, se non si contava la sua compagna di stanza, con cui condivideva un’intimità speciale, un legame che andava oltre l’amicizia.
All’Accademia di Magia di Beauxbatons, era tradizione che le ragazze esplorassero la propria sensualità e quella delle compagne. Era parte della loro educazione: affinare l’arte del piacere, imparare a conoscere il proprio corpo e a dominarlo. Fleur, come tutte le altre, si era lasciata coinvolgere, trovando in quei momenti non solo una fonte di piacere, ma anche un modo per rafforzare il legame con le altre studentesse.
Durante il Torneo Tremaghi, ogni giornata di sfide estenuanti si concludeva con un ritorno alla sua camera, dove l’attendeva la sua compagna. Fleur si lavava con cura, lasciando che l’acqua le scivolasse lungo il corpo, e poi, nuda, si sdraiava sul letto, pronta per ciò che sapeva sarebbe arrivato. La sua compagna, rispettando la tradizione, si dedicava completamente a lei, adorandola con la bocca, le dita e, quando Fleur lo desiderava, con giocattoli magici che riempivano ogni parte del suo corpo, sia la fica che il culo.
Il sesso anale era considerato un’arte a Beauxbatons, una pratica standard per le ragazze francesi che venivano addestrate a trarne piacere. Fleur ricordava con chiarezza come il suo corpo fosse stato allenato con dedizione e magia per diventare uno strumento di piacere perfetto. La signora dell’Accademia, una donna esperta e implacabile, teneva sedute private per allenare le studentesse. Con pazienza e rigore, le guidava a superare i loro limiti, affinando la loro resistenza e la loro capacità di trarre godimento da qualsiasi situazione.
Il ricordo di quelle lezioni era ancora vivido per Fleur. I primi esercizi erano stati una sfida, con oggetti sempre più grandi che spingevano il suo corpo al limite. Il dolore iniziale si trasformava lentamente in un piacere profondo e appagante, un’estasi che solo chi era disposto a lasciarsi andare completamente poteva comprendere. Il culmine era arrivato quando la sua compagna, dopo una lunga sessione, era riuscita a infilare l’intera mano nel suo culo. Fleur ricordava perfettamente la sensazione: la pressione, il brivido che le attraversava la schiena, e poi il pugno chiuso che la scopava con forza, riempiendola in un modo che nessun’altra esperienza aveva mai fatto. Non era solo sesso: era un’esplorazione del piacere puro, del confine tra resistenza e abbandono.
Quella sera, Fleur aveva raggiunto l’orgasmo più intenso della sua vita senza nemmeno sfiorarsi. Il ricordo era così vivido che, mentre si rilassava sul letto, il suo corpo reagiva ancora, e una piacevole umidità iniziava a raccogliersi tra le sue cosce.
Chiuse gli occhi, un sorriso soddisfatto sulle labbra, mentre lasciava che quei ricordi tornassero a lei, una dolce nostalgia che la cullava nella consapevolezza di essere sempre stata padrona del proprio piacere.
Fleur si alzò lentamente dal letto, il corpo ancora rilassato ma percorso da un brivido di anticipazione. Prese la bacchetta con gesti fluidi e pronunciò un incantesimo quasi sussurrato. Davanti a lei, al centro della stanza, apparve la Piramide Dorata, un artefatto magico che non aveva mai perso il potere di affascinarla e intimidirla. Alta poco più di cinquanta centimetri, la forma non era una vera piramide, ma un cono arrotondato sulla punta, con una superficie dorata che sembrava pulsare e cambiare forma, come se fosse viva.
Fleur si fermò a osservarla per un momento, il respiro che si faceva più rapido mentre i ricordi delle lezioni all’Accademia tornavano con forza. Davanti a lei, il grande specchio rifletteva il suo sguardo carico di desiderio e il corpo ancora vestito, un contrasto che aumentava la sua eccitazione. Con un sorriso malizioso, iniziò a spogliarsi, godendo del processo e della vista del proprio corpo che lentamente si rivelava.
Per prima, sciolse i bottoni della camicetta, uno per uno, con movimenti deliberati. La stoffa leggera scivolò dalle sue spalle, rivelando la pelle liscia e candida del collo e delle clavicole, poi le curve perfette del seno ancora coperto dal reggiseno. Si guardò allo specchio, osservando il contrasto tra il bianco della sua pelle e il pizzo scuro della lingerie. Si tolse la camicetta con un gesto elegante, lasciandola cadere a terra, e si passò una mano sul collo, tracciando lentamente il profilo delle spalle fino alle braccia, godendo del contatto e del riflesso che la fissava con occhi pieni di desiderio.
Poi fu il turno della gonna. Fleur fece scorrere la zip sul fianco, lasciando che il tessuto scivolasse dolcemente lungo i fianchi e le gambe. Lo specchio le restituì l’immagine delle sue gambe lunghe e slanciate, ancora coperte dalle calze trasparenti, e del piccolo triangolo di pizzo nero che copriva la sua intimità. Il respiro le si fece più rapido mentre si osservava, le mani che accarezzavano le cosce prima di scendere fino alle ginocchia per raccogliere la gonna e posarla delicatamente da parte.
Rimasta in lingerie, Fleur sorrise a se stessa, compiaciuta della propria immagine. Si voltò leggermente, guardando il profilo del suo corpo riflesso: la curva naturale dei fianchi, il seno alto e pieno, il ventre piatto e le gambe scolpite. Ogni parte di sé era stata allenata e perfezionata per essere un tempio di piacere, e lei lo sapeva.
Il reggiseno fu il passo successivo. Fleur fece scivolare le spalline lungo le braccia, lentamente, lasciando che il pizzo rivelasse a poco a poco il seno. Quando sganciò il gancetto sul retro, il reggiseno cadde, liberando i suoi seni perfetti. La pelle chiara sembrava quasi risplendere alla luce della stanza, i capezzoli turgidi che testimoniavano la crescente eccitazione. Si guardò nello specchio, portandosi una mano a sfiorare il seno, il contatto che la fece gemere piano.
Le mutandine furono le ultime a cadere, ma prima si chinò leggermente, tirandole giù con grazia, il pizzo che scivolava lungo le sue gambe. Lo specchio catturò l’immagine del suo corpo completamente nudo, perfetto in ogni dettaglio: la pelle liscia, la fica rasata e lucida di eccitazione, le natiche rotonde e scolpite che sembravano invitarla a continuare.
Infine, con un gesto lento e provocante, Fleur si sedette sul bordo del letto per togliere le calze. Le sue mani scorrevano lungo le gambe, arrotolando il tessuto con delicatezza, godendo di ogni centimetro di pelle che si rivelava. Lo specchio rifletteva le sue gambe slanciate e sensuali, ormai completamente esposte.
Fleur si alzò, completamente nuda, e si avvicinò alla Piramide Dorata. Si guardò nello specchio, osservando il contrasto tra il suo corpo e l’artefatto pulsante di magia. Ogni parte di lei era pronta, tesa di desiderio, e il pensiero di ciò che sarebbe accaduto la fece rabbrividire di piacere.
Un sorriso soddisfatto le illuminò il viso mentre accarezzava con la punta delle dita il proprio corpo, i brividi che le attraversavano la pelle e la consapevolezza che il meglio doveva ancora arrivare.
Fleur aprì il cassetto accanto al letto, le dita che si muovevano con grazia mentre cercava ciò di cui aveva bisogno. Tirò fuori un piccolo vaso di cristallo che conteneva un unguento speciale, denso e brillante, preparato con la parte grassa di una creatura magica il cui nome le sfuggiva. Non importava, ciò che sapeva con certezza era che quell’unguento aveva un effetto quasi incantato sul suo corpo.
Si mise davanti allo specchio, il respiro già più veloce per l’eccitazione. Con movimenti lenti e languidi, prese un po’ di unguento con la punta delle dita e lo spalmò sui seni, cominciando a massaggiare delicatamente la pelle liscia e perfetta. La sensazione fu immediata: un calore crescente si diffuse in profondità, un bruciore dolce che le fece gemere piano.
Continuò, le dita che si soffermavano sui capezzoli turgidi, facendoli scivolare sotto la pressione del balsamo. Ogni tocco accendeva il suo corpo, ogni movimento la portava sempre più vicino al confine tra piacere e desiderio incontrollabile. Si guardò allo specchio, i seni lucidi che si muovevano sotto le sue mani, il viso arrossato e gli occhi socchiusi di piacere.
Non era abbastanza. Prese altro unguento e lo passò con cura sulla sua fica, le dita che tracciavano cerchi lenti e sensuali lungo le labbra gonfie e già bagnate. Il calore si intensificò, un’ondata di piacere che le fece inarcare la schiena e gemere più forte. Il balsamo scivolava facilmente, amplificando ogni sensazione, rendendo ogni tocco una scintilla che accendeva il fuoco dentro di lei.
Con l’altra mano, Fleur prese ancora un po’ di unguento e lo fece scivolare tra le sue natiche rotonde, il dito medio che premeva delicatamente contro il buchino stretto e poi si infilava dentro con facilità. “Ahhh…” gemette, il corpo che tremava mentre il calore si diffondeva anche lì. Prese più unguento, spingendo dentro due dita, il culo elastico che si adattava immediatamente alla pressione, aprendosi per accogliere il piacere.
La sensazione era travolgente. Il calore dell’unguento le dava l’impressione che il suo corpo fosse in fiamme, la sua fica e il suo culo completamente lubrificati, pronti per qualsiasi cosa. Fleur si guardava nello specchio, le dita che entravano ed uscivano dai suoi orifizi con sempre maggiore facilità: tre nella fica, che scivolavano in profondità con un ritmo crescente, e due nel culo, che la facevano gemere con ogni movimento.
“Ahhh… oui… così…” mormorò tra i gemiti, la voce spezzata dal piacere. Le sue mani lavoravano in sincronia, le dita che affondavano e uscivano, amplificando le onde di calore e desiderio che la attraversavano. Il suo corpo era completamente suo, ma anche completamente schiavo di quella sensazione inebriante che cresceva dentro di lei, togliendole il fiato e lasciandola ansimare ad alta voce.
Le sue gambe tremavano mentre continuava, i gemiti che si trasformavano in urla soffocate mentre il suo corpo si abbandonava completamente al piacere. Davanti allo specchio, Fleur vide la sua immagine riflessa: una visione perfetta di lussuria, completamente persa nel proprio piacere, mentre il calore e il desiderio la consumavano.
Fleur fissava la Piramide Dorata, la sua superficie pulsante che sembrava vibrare al ritmo del suo respiro affannato. Il ricordo delle parole della direttrice di Beauxbatons tornò con prepotenza nella sua mente, un’eco che la portava indietro nel tempo, ai giorni in cui era stata addestrata a trasformarsi in un vero strumento di piacere.
“La devi essere une vraie putain,” ricordava la voce severa e autoritaria della direttrice, che risuonava nelle orecchie come un incantesimo proibito. “Una troia perfetta, pronta a soddisfare e a ricevere il piacere in ogni sua forma. Sei nata per questo… per essere piegata, usata, e per godere di tutto.”
Fleur si mordette il labbro, le sue mani che continuavano a scivolare sul suo corpo ancora impregnato di unguento. Quelle parole, che un tempo l’avevano fatta arrossire, ora la eccitavano profondamente. Si guardava allo specchio mentre sussurrava a se stessa, ripetendo quelle frasi con un tono carico di oscenità, ma aggiungendo nuove sfumature di umiliazione, come se volesse spingersi ancora oltre.
“Sei una troia… une salope… uno strumento… per il piacere degli altri,” sussurrò, la sua voce spezzata dal desiderio mentre continuava a toccarsi. Il calore del balsamo e delle sue mani non facevano che intensificare la sensazione, ogni tocco che alimentava il fuoco che le ardeva dentro.
Si strinse i capezzoli tra le dita, con forza, fino a sentire il dolore attraversarle il corpo come una scossa elettrica. “Ahhh… oui,” gemette, tirandoli fino a farsi male, ma senza fermarsi. Quel dolore la faceva sentire viva, la riportava indietro, a quei momenti in cui la direttrice l’aveva punita con la stessa fermezza, chiamandola putain, degradandola con parole che avrebbero spezzato chiunque altro, ma che per Fleur erano il massimo del piacere.
“La tua perfezione è il tuo corpo,” si sussurrò allo specchio, tirando ancora i capezzoli, il viso contorto dal piacere misto al dolore. “E il tuo corpo è nato per essere usato… per essere piegato… per essere una troia.”
Si avvicinò lentamente alla Piramide Dorata, gli occhi che brillavano di eccitazione e desiderio. Ogni passo era accompagnato dai gemiti che le sfuggivano dalle labbra, mentre continuava a ripetere quelle parole, spingendosi sempre più lontano, immergendosi nei ricordi e nel presente in un’unica fusione di piacere.
Davanti alla piramide, si fermò, i capezzoli arrossati e doloranti per la pressione delle sue dita, ma il corpo tremante di pura eccitazione. “Sono una troia… une putain… sono nata per questo…” mormorò, il tono che si trasformò in un gemito soffocato mentre si preparava al prossimo passo, il desiderio che ormai le annebbiava completamente la mente.
Fleur, completamente immersa nel desiderio e nel ricordo delle sue esperienze passate, si posizionò sopra la Piramide Dorata. Lentamente, con movimenti studiati e carichi di tensione, si abbassò sulle gambe, fino a inginocchiarsi sul pavimento freddo. La punta arrotondata della piramide era a contatto con il suo buchino del culo, pulsante di desiderio, sensibile al minimo tocco.
La superficie dorata dell’artefatto sembrava vibrare sotto di lei, calda e viva, e Fleur gemette piano al contatto iniziale. “Je suis une putain… une troia… una cagna,” sussurrava, ripetendo le parole come un mantra. Ogni frase era più volgare e umiliante della precedente, ogni parola la faceva tremare di eccitazione, mentre il suo corpo si preparava a cedere completamente al piacere e al dolore che sapeva sarebbero arrivati.
Piano, iniziò a scendere. All’inizio, la punta della piramide entrò facilmente, la forma piccola come un dito. Fleur sentì un brivido attraversarle la schiena mentre il buchino si apriva per accoglierla. “Ahhh… oui… je suis une salope… una lurida cagna,” ansimò, il respiro spezzato mentre il calore della piramide e l’effetto dell’unguento si fondevano in un’ondata di piacere travolgente.
Man mano che scendeva, però, sentì la forma della piramide cambiare. La base si allargava, spingendo il suo corpo a piegarsi sempre di più, ad adattarsi alla pressione crescente. Fleur gemeva forte, le mani che si aggrappavano ai bordi del pavimento per mantenere l’equilibrio, mentre il buchino del suo culo si apriva lentamente, superando ogni limite.
“Je suis… une vraie putain… una troia… nata per essere aperta così,” ansimò, la voce piena di tensione e lussuria mentre continuava a scendere, le gambe che tremavano per lo sforzo. La piramide sembrava muoversi sotto di lei, adattandosi ai suoi movimenti, aumentando l’intensità man mano che il suo corpo accoglieva sempre più.
Ogni centimetro era una nuova sfida, il dolore che si mescolava al piacere in un equilibrio perfetto che solo lei poteva capire. “Ahhh… oui! Sono… una cagna… la tua puttana perfetta,” gemette, spingendosi ancora più in basso, sentendo la piramide aprirla sempre di più.
Il suo culo si allargava lentamente, il corpo che si piegava alla volontà della piramide, e Fleur non poteva fare a meno di sentirsi completamente persa nel piacere della sottomissione. Il sudore le scivolava lungo la schiena, il respiro affannato mentre si muoveva, ogni movimento una nuova esplosione di sensazioni che la facevano tremare di estasi.
“Je suis… je suis una lurida troia… fatta per questo,” continuava a ripetere, la voce spezzata mentre la piramide la riempiva sempre di più, spingendola oltre ogni limite conosciuto.
Fleur si fermò un momento, il respiro pesante e il corpo teso, le gambe che reggevano il peso mentre il suo culo pulsava intorno alla piramide. Si sollevò appena, lasciando che la punta scivolasse fuori di qualche centimetro, solo per spingersi di nuovo verso il basso con un gemito. Ogni movimento la faceva tremare, eppure la fame di sentirsi ancora più aperta era irresistibile.
“Guarda che troia sei, Fleur,” mormorò a se stessa, il tono spezzato dal desiderio. “Ti piace così tanto… ti piace sentire il culo che si apre per questa piramide… sei nata per essere usata così.”
Si sollevò e scese di nuovo, lentamente, le mani che scivolavano lungo le cosce bagnate dai suoi umori. Il calore che le invadeva il corpo era insopportabile e delizioso allo stesso tempo, un piacere così intenso che le toglieva il fiato.
“Goditi ogni centimetro,” continuò, la voce un sussurro carico di volgarità. “Sei una cagna, Fleur… una lurida cagna che si bagna solo a sentirsi riempire il culo. Guarda come scivola… guarda come lo prendi.”
Con un respiro profondo, si abbassò ancora di più, sentendo la piramide che si allargava, spingendola oltre ogni limite. La pressione le fece gemere forte, il corpo che tremava mentre il buchino del culo si apriva per accoglierla.
“Ti piace, vero? Essere così aperta… essere una puttana senza speranza,” ansimò, le parole che uscivano senza controllo. “Ti senti viva solo quando ti usano così… solo quando senti il dolore trasformarsi in piacere.”
Gli umori della sua fica continuavano a colare copiosi, scivolando lungo le cosce e bagnando la piramide dorata, che sembrava pulsare sotto di lei. Fleur guardò il proprio riflesso nello specchio: le gambe tremanti, la schiena inarcata, il viso arrossato e umido di sudore.
“Guarda quanto sei ridicola,” si disse, con un ghigno pieno di lussuria. “Ti riduci così… completamente spezzata… eppure lo vuoi, lo vuoi così tanto.”
La piramide sembrava reagire, muovendosi leggermente, stimolandola in un modo quasi innaturale. Fleur sentì il piacere crescere, impossibile da contenere, e ogni spinta la faceva gridare più forte.
“Ahhh… sì! Sei solo un corpo… una schiava del piacere,” gemette, la voce rotta mentre continuava a scendere. “Niente altro che una troia fatta per essere aperta così… per essere presa senza pietà.”
Ogni parola era un’umiliazione voluta, un atto di sottomissione che la faceva godere ancora di più. Il suo corpo rispondeva a ogni spinta, il culo che si apriva completamente per accogliere la piramide, che sembrava scoparla, spingendo e tirando, riempiendola fino a farla sentire sul punto di esplodere.
“Ti piace essere così? Certo che ti piace,” sussurrò, il tono quasi rabbioso mentre i gemiti si trasformavano in urla. “Non hai dignità… sei nata solo per questo… per essere scopata e spezzata da chiunque… anche da un oggetto.”
La fica gocciolava senza controllo, bagnando tutto sotto di lei, e Fleur si sentiva sull’orlo del piacere assoluto, il corpo che si tendeva mentre continuava a scendere, spingendo la piramide sempre più in profondità.
“Brava, Fleur… vai fino in fondo,” gemette, le sue stesse parole che la spingevano oltre. “Mostra quanto sei disperata… quanto sei perfetta nel tuo essere una puttana senza salvezza.”
Il suo corpo tremava, il sudore che le scivolava lungo la schiena mentre ogni fibra di sé si arrendeva completamente al piacere di essere aperta, usata e consumata.
Fleur tremava mentre continuava a scendere sulla Piramide Dorata, le gambe ormai stanche e il corpo interamente piegato al piacere e al dolore che si fondevano in lei. Il suo culo era spalancato, pulsante intorno all’artefatto magico che si adattava e reagiva a ogni suo movimento, aprendo sempre di più quella parte del corpo che ormai sembrava non avere limiti.
Le mani le tremavano mentre cercavano un appoggio sul pavimento, ma Fleur non si fermava, spinta da un desiderio insaziabile. Ogni centimetro in più che scendeva era un’altra barriera abbattuta, un’altra dimostrazione della sua dedizione al piacere estremo.
“Guarda cosa sei diventata,” sussurrava a se stessa, la voce spezzata mentre le lacrime le rigavano il viso. “Una troia… une putain… che gode solo quando è aperta così.”
Il suo respiro si faceva sempre più pesante, ogni parola un umiliazione deliberata, un atto di sottomissione che la eccitava ancora di più. “Guarda il tuo culo, Fleur,” gemette, il tono carico di disprezzo verso se stessa. “Così largo… così pronto per qualsiasi cosa. Sei nata per questo… per essere spezzata… per essere una lurida cagna senza speranza.”
Le gambe iniziarono a cedere sotto di lei, incapaci di reggere ancora il peso. Il movimento le fece scivolare ancora di più sulla piramide, che ora le stava spalancando il culo al massimo. Fleur urlò, un grido che era un misto di dolore e piacere assoluto, mentre la pressione la faceva tremare. Ogni centimetro in più le dava la sensazione di essere scopata e riempita come mai prima.
“Ahhh… oui… aprimi di più!” gridò, le mani che si aggrappavano al pavimento per trovare un appoggio. “Sono solo una puttana… une salope… una troia che merita tutto questo!”
Ormai il suo corpo era completamente aperto. Poteva sentire il limite del proprio dolore, ma anche il confine sfumarsi nell’estasi. Sentiva il buchino del culo spalancarsi al punto che un pugno sarebbe potuto entrare con facilità, ma non era ancora abbastanza. Fleur voleva di più. Doveva sentirsi completamente spezzata, ridotta alla sua essenza più pura.
Con un movimento deciso, scese ancora, e proprio in quel momento un’esplosione di piacere la travolse. L’orgasmo la colpì con una forza tale da lasciarla senza fiato. Fleur gridò, il corpo che si contorceva mentre il piacere assoluto la scuoteva da dentro. Il suo respiro si spezzò, e per un attimo pensò che avrebbe perso i sensi, ma la piramide la teneva ancorata a quella realtà di piacere e dolore mescolati insieme.
“Ahhh… oh Dio, sì! Sì!” urlò, mentre le sue gambe cedevano completamente, facendola scendere ancora di più. Il dolore divenne quasi insopportabile, ma proprio quel limite la portò a un altro orgasmo, ancora più devastante del primo. Il suo corpo tremava senza controllo, il culo spalancato come mai prima, il sudore che le colava lungo la schiena e le lacrime che si mescolavano ai gemiti soffocati.
Ora il suo buchino era così aperto che avrebbe potuto accogliere due mani senza difficoltà. Fleur lo sapeva, e quell’immagine la faceva gemere di piacere e umiliazione insieme. “Guarda cosa sei,” mormorò con un filo di voce, il viso arrossato e bagnato di lacrime. “Un buco… una cagna… spezzata e perfetta.”
Con le ultime forze, raccolse il fiato e iniziò a tirarsi su. Ogni centimetro che la piramide usciva dal suo corpo era una fitta di dolore acuto che la faceva trattenere il fiato, ma Fleur non si fermò. Quando finalmente l’oggetto magico fu completamente estratto, si lasciò andare sul pavimento, esausta, il corpo scosso dai brividi.
Guardò la piramide: una macchia scura di sangue ne decorava la superficie dorata, un segno della violenza che aveva appena subito. Fleur tremò, il respiro pesante e il cuore che batteva furiosamente, mentre il dolore acuto che sentiva si trasformava in un’altra onda di piacere.
Chiuse gli occhi per un momento, lasciandosi avvolgere dalla consapevolezza di ciò che era appena accaduto. Il dolore, l’umiliazione, il piacere estremo: tutto faceva parte di lei. Era ciò che era sempre stata. E il sorriso sulle sue labbra lo confermava.
Fleur era sdraiata sul pavimento, il corpo scosso dai tremiti, i muscoli esausti dopo l’esperienza estrema appena vissuta. Il dolore pulsava nel suo corpo, soprattutto dietro, dove il suo culo spalancato continuava a contrarsi debolmente, incapace di richiudersi completamente. Sentiva il calore del sangue che colava lentamente, tracciando rivoli caldi lungo le natiche fino a scendere sulle cosce.
Con un respiro spezzato, portò una mano dietro, sfiorando il buchino dolorante. Quando la ritirò, vide le dita sporche di sangue, rosso e vivido. Le lacrime iniziarono a scorrere di nuovo, questa volta più copiose, mentre la vista si offuscava in un misto di dolore e un piacere perverso che sembrava impossibile da ignorare.
“Ahhh…” gemette, il suono un misto di disperazione e piacere, mentre fissava la sua mano insanguinata. Era il segno del limite che aveva superato, un confine che l’aveva spezzata e ricostruita. Eppure, non poteva fermarsi. Il bisogno era ancora lì, bruciante e insaziabile.
La mano insanguinata scese tra le cosce tremanti. La sua fica era gonfia, pulsante di desiderio insoddisfatto, e bagnata al punto da colare umori densi e vischiosi che le incollavano le cosce. Fleur passò le dita lungo la fessura con movimenti lenti, quasi ipnotici, spargendo il sangue misto ai suoi umori, mescolandoli in un miscuglio che la fece gemere più forte.
“Sei uno spettacolo,” mormorò, la voce spezzata, mentre girava la testa per guardarsi nello specchio. La vista la fece tremare: il suo corpo era una tela dipinta di piacere e dolore. I rivoli di sangue scendevano ancora lentamente dal culo aperto, le guance rigate di lacrime, i capelli spettinati che le incorniciavano il viso arrossato. Era un’immagine di umiliazione totale, eppure non aveva mai trovato nulla di più eccitante.
Con gli occhi fissi sul suo riflesso, Fleur iniziò a muovere le dita sul clitoride, strofinando con decisione. Ogni tocco le dava un brivido, un’ondata di piacere che sembrava travolgerla, ma il dolore che pulsava dietro di lei la ancorava a quella realtà cruda e perversa.
“Guarda cosa sei diventata,” sussurrò a se stessa, il tono colmo di disprezzo e lussuria. “Una troia spezzata… un corpo fatto solo per soffrire e godere.”
Aumentò la pressione, il clitoride che diventava sempre più sensibile sotto le sue dita insanguinate. I gemiti si trasformarono in grida soffocate mentre il suo corpo si contorceva di piacere, il dolore che continuava a mischiarsi con ogni sensazione, amplificando tutto.
Fleur non distolse mai lo sguardo dallo specchio, il riflesso che sembrava sfidarla a continuare, a superare ogni limite. Si sentiva ridotta all’essenza più pura del suo essere, completamente persa in quel vortice di piacere, dolore e auto-umiliazione che l’avvolgeva e la definiva.
“Ahhh… oui… non fermarti…” ansimò, le dita che scivolavano sempre più veloci, il respiro che si spezzava mentre sentiva il piacere crescere dentro di lei, inarrestabile e devastante.
Fleur continuava a muovere le dita, sempre più veloce, il respiro spezzato che si alternava a gemiti soffocati. Ogni movimento le portava un piacere sempre più intenso, ma anche il dolore pulsante del suo culo martoriato si faceva sentire, amplificando ogni sensazione fino a renderla insostenibile.
Si guardò di nuovo nello specchio. Il suo riflesso era un’immagine che non avrebbe mai dimenticato: il corpo piegato, insanguinato, segnato dal dolore e dall’umiliazione. Il sangue colava lentamente dal suo culo spalancato, tracciando linee sottili e scure lungo le cosce. Le lacrime continuavano a rigarle il viso, ma non erano più solo di dolore. Fleur era un’opera d’arte spezzata, degradata, ma anche di una bellezza devastante.
“Guarda quanto sei… perfetta,” sussurrò tra i gemiti, il tono spezzato, il viso arrossato e sconvolto dall’intensità di ciò che stava provando. “Spezzata… insanguinata… una troia senza speranza… e così bella.”
Quell’immagine, riflessa nello specchio, unita al dolore pungente delle sue contrazioni muscolari, fu la scintilla che la spinse oltre. L’orgasmo la colpì con una forza devastante, un’esplosione di piacere che la attraversò dalla testa ai piedi, facendola gridare forte. Il corpo si inarcò, tremando violentemente mentre le contrazioni si facevano sempre più intense, ogni scossa che mandava ondate di dolore acuto dal suo culo martoriato.
“Ahhh… oh Dio… sì!” gridò, mentre la vista iniziava a offuscarsi, il suo corpo che si contorceva in preda all’estasi e al tormento. Ogni fibra del suo essere sembrava accendersi e poi spegnersi in un vortice inarrestabile di piacere e dolore.
Riuscì a guardarsi un’ultima volta nello specchio. Vide se stessa, una visione di assoluta sottomissione e degrado, e ne fu orgogliosa. Quell’immagine era la sua essenza, la sua verità, e con quel pensiero un ultimo brivido di piacere la attraversò prima che il buio la avvolgesse completamente.
Fleur svenne sul pavimento, il corpo ancora scosso dai tremiti residui, completamente esausta. La stanza rimase in silenzio, il suo respiro debole e spezzato, il pavimento testimone di ciò che aveva appena vissuto: sangue, sudore e umori che tracciavano la storia di una donna che aveva spinto se stessa oltre ogni limite.

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