Finalmente posso andare, posso toccarmi, posso impugnare il mio adorato cazzo.
Oggi ho avuto troppi impulsi esterni, troppe minigonne, troppi seni scoperti, troppi piedi morbidi e deliziosi, troppi visi angelici.
Troppe cose hanno riempito la mia testa per tutto il giorno e adesso, adesso è arrivato il momento di amarli tutti contemporaneamente, è arrivato il momento di denudare quei seni, accarezzare quei piedi, baciare quei visi.
Mi rilasso, lo impugno.
Impugnare il cazzo da un profondo senso di soddisfazione, sentirselo duro in mano è piacevole appagante, perché durante quei minuti si ha l’impressione di essere utili a se stessi ed amare se stessi, è meglio che amare qualsiasi altra persona.
La cappella è rossa e gonfia, la mano ci passa e ci gira sopra, l’indice carezza il prepuzio, e ogni volta, sembra più sensibile della volta precedente ma certamente meno della successiva.
Quando mi faccio le seghe mi domando come sarebbe stato se fossi circonciso.
La filosofia ha sempre a che fare con la masturbazione.
La filosofia è una masturbazione mentale, è appagante alla stessa maniera di quella fisica e in quanto tale, un tantino destabilizzante.
Inizia il film che ho deciso di proiettare nella mia mente e così lascio il cazzo per toccarmi i capezzoli.
Non esiste sega che non inizi con questo gesto, avvolte alla sega non ci arrivo nemmeno, non arrivo al coito, mi chiudo al bagno, mi tocco i capezzoli e quando sto per arrivare all’uccello e menarlo, mi fermo ed esco.
Non è sempre così, ma quando decido di masturbarmi in questa maniera lo faccio anche due o tre volte al giorno, perché lo stato mentale precedente alla masturbazione è migliore della masturbazione stessa, e questo è un dato oggettivo che credo riguardi tutti, o almeno tutti i cultori come me.
Le mani sfiorano con la punta delle dita i capezzoli ipersensibili e il sangue affluisce copioso tra le mie cosce, la cappella si gonfia, pulsa, ormai è violacea e ai miei occhi appare immensa come non mai.
Mi viene in mente il culo di quella signora al bar e comincio a sognare di toccarla nel caos del locale pieno di gente.
Immagino che lei senta la mia mano ma che non dica niente, e non perché le piaccia, ma per pudore, per vergogna e questo è ancora più bello, più eccitante.
La mano mi scende sull’uccello e mi accarezzo le palle depilate e lisce, massaggiandole come sto facendo col culo della signora nel mio porno immaginario.
La fantasia è un arma che mi permette qualsiasi cosa ed io, quel ‘qualsiasi cosa’ lo metto in atto, scendendo leggermente ed inchinandomi ai piedi della splendida signora, posando il naso tra le sue dita ed inalando il suo odore.
Meravigliosa.
La signora imbarazzata, si lascia annusare le dita nell’indifferenza della gente che nel sogno, riempie il locale ma naturalmente non rompe le scatole e lei, sempre più vergognosa, sottrae la sua lunghissima gamba pensando di sfuggire.
Non è un problema, perché la signora non sa che il sogno è mio, è il mio gioco e anche se non volesse, non avrebbe alternative, quindi, mi porto le dita alla bocca e le ciuccio tutte dall’inizio alla fine.
Sono certo che se continuo così schizzo e allora guardo l’orologio, sono le sette di sera, se vengo adesso potrò ricominciare tra un paio d’ore senza problemi.
Faccio uno scarto mentale e mi ritrovo con i piedi in bocca, la signora intimorita dalla vergogna mi lascia leccare le sue piante, succhiare i suoi alluci, pulire lo spazio che c’è tra un dito e l’altro e proprio su questo, abbasso la mano puntando rapidamente il cazzo dritto dentro il water, schizzando nel centro esatto, dove lo sperma, schiantandosi sull’acqua fa il classico rumore sordo e corposo di un sasso nello stagno.
Uno schizzo, due, tre, arrivo a sette schizzi, anche oggi niente record, ma è plausibile, i dodici schizzi, li raggiunsi dopo una settimana di astinenza forzata, condita da una moltitudine di stimolazioni giornaliere attraverso lo sfregamento dei capezzoli, sopportando un dolore alle parti basse che in alcuni momenti, non mi permise nemmeno di camminare.
Sospiro, adesso mi accendo una sigaretta, come di solito, faccio dopo aver scopato la mia compagna.
Oramai ho trentacinque anni ed ho raggiunto una certa consapevolezza.
Ho imparato a godere anche di questo momento, il momento in cui mi guardo l’uccello bagnato in punta, giacere ancora gonfio sul bordo della tazza, sopra la tavoletta bianca e candida del mio water/bidè.
è bello vedere il cazzo ammosciarsi, è come vedere un guerriero trionfante, ritornare da dove è partito dopo aver conquistato una nuova legione.
Qualche anno fa però, non era così.
La masturbazione dopo l’età adolescenziale, è sempre stata considerata una debolezza, una cosa brutta, una cosa da non fare, da evitare, soprattutto se si aveva una compagna o una fidanzata con la quale fare sesso.
Questa regola non scritta, ha causato più danni del fondamentalismo religioso, perché ci ha convinti che dietro quella pratica naturale, ci fosse un disagio o addirittura una malattia, una malattia da dover curare a tutti i costi, una malattia che ci rende diversi dagli altri, e soprattutto, che non ci fa sentire ‘normali’.
A trentacinque anni, posso dire che queste convinzioni socio religiose, non hanno alcun valore concreto, e che nascono già morte come tutte le credenze popolari che hanno rovinato interi periodi storici, ma dieci anni fa, anche io ho vissuto la mia continua smania di ricerca del piacere, come se fosse uno sbaglio, nel quale ricadevo ogni volta alla stregua di un tossico o di un maniaco sesso dipendente.
La masturbazione invece è tutta un altra cosa.
Menarsi l’uccello, sentire il bisogno di farlo, ha un valore molto più elevato ed eletto di quello che si possa immaginare.
Farsi le seghe è un culto, è un modo di amarsi e di amare, è un momento bellissimo in cui ci si condivide tra se e se, una solitudine virtuale nella quale ci si ritrova soli con il corpo, ma in compagnia con la mente, un momento che potrebbe avere tranquillamente una valenza religiosa.
Noi ed il nostro corpo siamo un meccanismo straordinario, dotato di tutto quello che serve per affrontare una vita intera in totale solitudine e in totale estraneazione dal resto del mondo.
L’uomo, inteso come essere umano, è così superiore, che potrebbe sopravvivere da solo e non farsi mancare niente, anche fosse in una condizione estrema, perché con il suo ingegno sarebbe capace di inventare distrazioni ludiche, con la sua intelligenza di trovare soluzioni a necessità fisiologiche e con il suo cazzo, saprebbe appagare il piacere sessuale e soddisfarsi come se stesse veramente con qualcuno.
Della masturbazione mi piace soprattutto questo lato, il lato autonomo, il lato istintivo e ogni volta che mi chiudo in bagno, questi pensieri mi regalano un senso di soddisfazione che mi fa amare il mio cazzo più di qualsiasi altra cosa.
Il mio cazzo ormai è tornato normale, morbido e piccolo.
Con la mano tolgo l’ultima goccia di sperma, che come sempre porto alla mia bocca e mangio, perché un altra cosa che amo fare, è assaggiare il mio sperma.
Non c’ ho mai visto nulla di male, ho sempre voluto assaggiarlo e l’ho ingoiato in molte occasioni, soprattutto quando durante quei minuti, mi tocco e decido di non venire, fermando il coito pochi istanti prima di raggiungere l’orgasmo. In quell’occasione, spesso mi capita di avere una fuoriuscita di sperma che il più delle volte lascio cadere sul palmo della mia mano, bevendolo come un piccolo sorso di acqua.
Lo sperma ha lo stesso fascino della sega.
Molte seghe le ho fatte sognando di far mangiare dello sperma a donne inconsapevoli, ad esempio di portarle in un ristorante dove in accordo con il proprietario, le servivano piatti su cui i camerieri a turno avevano sborrato dentro e quando sognavo di farlo alle mogli dei miei amici, mi piaceva ancora di più.
Per chi ama masturbarsi, tutto assume una dimensione immensa ed affascinante.
Le mogli degli amici sono sempre una meravigliosa risorsa per farsi delle splendide seghe e questo, perché la regola dell’erba del vicino è più che una regola, è un comandamento.
Di solito parto dall’idea che se sapessero di farlo venire duro a qualcuno, certamente si bagnerebbero le mutandine e di per se, già la parola ‘mutandine’ ha un qualcosa di incredibilmente affascinante, in più, spesso le mogli degli amici non sono mai straordinariamente belle donne, al massimo possono essere considerate carine, carine nei modi, carine nella grazia, carine da metterglielo in culo.
La roscetta ad esempio, è oggettivamente poco attraente, nonostante gli occhi azzurri ed il fisico longilineo, ma ha dei modi di fare, che me lo fanno venire duro dal momento in cui inizio a pensare che andrò a cena da loro, al momento in cui esco dalla loro casa, e qualche volta, quando proprio non ce la faccio a resistere, schizzo direttamente nel loro bagno con la speranza inconscia che lei se ne accorga.
Naturalmente sono entrambi allo scuro delle mie manie e dei miei gesti, ma sono certamente sicuro che se lei sapesse, si sentirebbe molto più serena e felice, perché per far felice una donna, non è necessario doverle fare regali, l’importante è farla sentire attraente, desiderata, piacente. Se una donna sapesse che esistono uomini che chiudendosi in bagno, sognano di scoparla affacciata alla finestra, si sentirebbe in un solo colpo, attraente, desiderata e piacente.
L’ultima pippa che mi sono fatto con la roscetta, l’ho fatta immaginando che me lo stesse tenendo in mano in casa sua, sul divano e che me lo menasse compita e dolce come l’ho sempre vista io.
Non so bene se a tirarmi sia proprio lei, o il fatto che sia la moglie di un amico, comunque è una straordinaria risorsa nei momenti di solitudine.
Con l’andare del tempo, acquisendo di giorno in giorno una maturità, mi sono potuto spingere ad analizzare alcune cose.
Ho scoperto che la pornografia in se, non è la migliore delle stimolazioni mentali che inducono all’autoerotismo, anzi, la pornografia, che comunque amo visceralmente, nel suo essere estremamente esplicita, si lascia amare meno dell’erotismo non pornografico.
Credo di essermi fatto più di duemila e cinquecento seghe utilizzando la pornografia, ma nella maggior parte dei casi, la cosa che mi eccitava di più, era l’erotismo che mancava alla pornografia.
Un film erotico, ci mostra una donna con una mano sotto la gonna, un film pornografico ci mostra una mano che tocca un clitoride sotto la gonna.
La differenza non è nella parte esplicita, ma in quella implicita.
Nell’erotico cerchiamo di immaginare cosa faccia quella mano sotto la gonna, nel pornografico cerchiamo di immaginare cosa abbia spinto quella donna a toccarsi il clitoride, con l’aggiunta delle immagini esplicite.
Il cultore della masturbazione, si masturba più con questi ragionamenti che con mani, gonne e clitoridi.
Se la donna che si tocca il clitoride la immaginiamo in un cinema pieno di gente, la parte che non vediamo e che pensiamo, rende la pornografia più erotica di un film erotico e più appagante di un film pornografico.
Quando mi masturbo è proprio questo che mi permette di toccarmi i capezzoli e non sfiorarmi l’uccello.
Questo è lo stesso motivo per cui un misero paio di infradito in una scarpiera del bagno, acquisisce la stessa importanza, se non addirittura maggior valenza, di un sandalo da sera, indossato sobriamente da una ragazza che cammina per strada.
Personalmente odio due tipi di calzature, l’infradito e le ballerine, però, con delle infradito mi sono fatto una delle seghe più belle della mia vita e questo, perché appartenevano alla moglie di un mio amico, al brutto anatroccolo che in certi casi, riesce a diventare un affascinante cigno.
Era la notte di capodanno e ad una certa ora, mi sentivo eccitato come poche volte negli ultimi giorni.
Forse era stato il vino o forse, nonostante fosse una semplicissima festa in un piccolo appartamento, le sette, otto ragazze presenti, si erano tirate come se fossimo ad un party al’ Hilton Palace, con sandali che sembrava dicessero ‘sborrami sopra non farti pregare’, gonne che mostravano cosce chilometriche e seni esposti come frutti di stagione.
In ogni caso, dopo i festeggiamenti, entrai in bagno e vidi una scarpiera.
Mi era sfuggita tutte le volte che avevo varcato quella soglia, perché era una di quelle sottili che si infilano dietro la porta e che il più delle volte, chiuse, sembrano un armadietto dei medicinali.
Sentii come un curioso richiamo e mi avvicinai eccitato al primo ripiano.
Quando tirai giù il pomello, come fosse uno scrigno magico, si aprirono tutte e cinque le ante e in un attimo, comparvero più di dieci paia di scarpe che la roscetta alternava per vestire i suoi deliziosi piedini.
Guardai il numero.
Il numero della calzatura è fondamentale per un feticista del piede che si sfoga menandosi il cazzo.
La roscetta aveva una parata di scarpe numero trentasei, il mio preferito, e per un istante, dovetti cedere alla teoria dell’esistenza di Dio, cosa che solitamente non avevo mai fatto.
Guardai quelle scarpe alla disperata ricerca di qualcosa che potesse conciliare la perfezione del suo trentasei, con la bellezza di un sandalo da sera, ma purtroppo, a parte un paio di infradito estive, non c’era nulla che attirasse la mia attenzione.
Questo è il vero difetto di quella ragazza. Non sa cosa sia la femminilità.
E’ graziosa, carina, delicata, ma non è femmina.
Esplica la sua femminilità con un abbigliamento e degli accessori che con con la femminilità stessa, non hanno nulla a che fare, eppure, nonostante tutto, qualcosa me la rende un ottima risorsa per farmi delle splendide seghe, forse il fatto che sarei capace di renderla molto più femmina di quanto lei stessa sia in grado di immaginare.
In ogni caso, mi avvicinai alle infradito e prima ancora di prenderle in mano, provai a sentire il loro odore.
Per quanto deodorante si possa mettere in una scarpiera, il punto dove le piccole e tenere dita poggiano sulla suola, rimane sempre impregnato del sapore di chi le indossa e per la roscetta, valeva la stessa identica regola.
Un tenero ed aspro odore inebriò le mie narici e trasformò il mio cazzo allegro, in un cazzone duro e voglioso di essere toccato.
Presi con le mani i due piccoli feticci e li portai nuovamente sotto il mio naso, aspirando profondamente, inizialmente una sola volta, poi due, poi in continuazione e poi, non contento, respirai con la bocca, come se potessi in qualche maniera assaggiare quell’essenza naturale.
Iniziai a leccare la suola, la parte interna, poi finalmente, le piccole impronte lasciate dalle splendide dita, sognando di prenderle tutte in bocca anche fosse stata l’ultima cosa che facessi in vita mia.
Mi tirai fuori il cazzo e portai una delle due deliziose ciabattine verso il mio uccello, che pronto, si infilò tra la suola e la piccola striscia di pelle bianca, ed iniziò a scoparla delicatamente.
Una in bocca ed una sul cazzo.
Pensai che in quel momento, ero dall’altra parte del mondo, oltre il purgatorio, sopra l’inferno, direttamente in paradiso.
Leccando e respirando, schizzai dentro il lavandino bianco e pulito dalla tenera roscetta, e sorridendo beffardamente, godei all’idea di deturparlo con la mia lurida sborra bianca.
Asciugai il cazzo facendolo scivolare sulla suola, leccai e ripulii la piccola pantofolina e la riposi con la sua compagna nella nobile scarpiera, mi sciacquai il viso ed uscii fuori cantando allegramente ‘ Oh……mio amico Charlie Brown!!’.
Devo dire che il feticcio, ha sempre avuto una grossa importanza per chi ama masturbarsi come me, perché Il feticcio, veste i panni dell’oracolo, un ponte che ci consente di immaginare una qualche forma di complicità da parte della persona scelta come fonte d’ispirazione, o in molti casi, l’esatto contrario.
Attraverso il feticcio si decide se elevare la persona ad uno stadio superiore, o denigrarla fino a renderla feccia, e se possibile anche meno.
Nel caso mio, la roscetta, è stata elevata a divinità!
Mi capita invece di voler fare l’esatto contrario, e di voler distruggere definitivamente la figura di una persona, e questo, accade il più delle volte con mia cognata.
Mia cognata è una bruttissima donna obesa, che oltre a non essere bella, ha anche il difetto di essere antipatica, come lo sono tutte le donne che in quanto brutte, incolpano il mondo intero della loro condizione, ma non hanno mai provato in tutta la loro vita a mettersi a dieta, o ad andare da un dottore.
Mia cognata è lo stereotipo della donna frustrata, quella che deve comandare sul marito, sui figli e su chi gli è accanto, e non si rende conto che il marito non la sopporta, il figlio sta meglio con gli zii e le persone che un tempo le erano amiche, si sono dileguate tutte.
Mia cognata ha solo un grande pregio, due enormi e meravigliose mammelle con delle areole e dei capezzoli spaventosi, con le quali dentro di me mi sono sollazzato ed ho sborrato un infinità di volte.
Che bello sborrare addosso a chi non si stima, se non per un pregio che non ha nulla a che fare con la sua personalità.
Attraverso innumerevoli seghe, ho sborrato su di lei sognando di stare a gambe larghe, mentre lei inginocchiata davanti a me teneva fuori le tette dalla canottiera, e me le lasciava palpare guardando la televisione, le ho sborrate sognando di succhiarle per ore, le sborrare con il cazzo in mezzo, le ho sborrate sognandola a carponi mentre la mungevo come una vacca, tirando gli enormi capezzoli, insomma, ogni volta che mi sono masturbato con mia cognata, l’ho fatto considerandola una persona inutile a tutto, tranne che a fare da antistress con le sue enormi e morbide tette.
La stagione più apprezzata dai cultori della masturbazione è l’estate, ma non per il mare, i costumi, i topless o le ciabattine portate anche al mercato, ma per i vestiti estivi morbidi e scollati.
Nella nudità non c’è tutto l’erotismo che ci si immagina, perché la nudità uccide la fantasia mostrandosi immediatamente così com’è, annullando il fascino della scoperta, mentre in una scollatura, in una gonna o in una paio di pantaloni bianchi strettissimi che ci mostrano due natiche tonde e sode, c’è il desiderio di arrivare a ciò che il sottile strato di cotone ci nasconde.
In questo, la fa da padrone il comandamento dell’erba del vicino.
La donna che incontriamo in strada, è sempre più affascinante di quella che abbiamo sposato o con la quale conviviamo, perché in lei, c’è la novità da scoprire, ma prima di tutto, fondamentale, dell’essere scoperti.
Nell’essere scoperti c’è la chiave dell’amore.
Spesso ci riteniamo innamorati di una persona e non ci rendiamo conto, che lo siamo solo perché siamo innamorati del nostro desiderio di farci conoscere, di mostrare quelle particolarità che ci distinguono dagli altri e ci fanno presuntuosamente credere di essere migliori di tutti, perché in noi, c’è un carattere che nessuno si sogna di avere, perché noi siamo particolari, ci piacciono le cose particolari, compriamo cose particolari, facciamo regali particolari, siamo così particolari da essere identici a tutti gli altri.
Siamo particolari, quindi non compriamo una borsa normale ma una borsa di Louis Vuitton, una borsa di Prima Classe, una borsa di Gucci. Siamo così unici e particolari da ritrovarci ad avere la stessa borsa di Louis Vuitton, di Gucci e di Prima Classe che hanno gli altri.
Siamo così particolari da non portare bracciali normali, ma solo bracciali di Cesare Paciotti ed in discoteca, stringiamo mani di sconosciuti che hanno il nostro identico bracciale al polso, ma la cosa che più mi fa ridere, è che non ci rendiamo conto di quanto la nostra particolarità ci omologhi a tutto il resto del mondo, a tutti quelli che con noi non hanno nulla a che fare, perché noi siamo particolari.
Siamo unici, abbiamo carattere e chi ha carattere, compera una Mercedes e la parcheggia in mezzo ad altre settanta Mercedes di gente, che se non fosse per i tratti somatici, potrebbe essere scambiata per noi e non se ne accorgerebbe nessuno.
L’unica Mercedes che mi ha fatto impazzire è stata Mercedes Ambrus, durante le dirette notturne dei numeri a pagamento, che per quanto erotomane, non ho mai sentito la necessità di chiamare. Nella sega ci deve essere intimità e in diretta su una televisione privata, di intimità ce n’è forse troppo poca.
Quando ero più giovane, i programmi erotici di questo genere avevano un grosso fascino e la sera mi masturbavo praticamente sempre.
Durante quelle seghe pensavo a chi era come me, ma era capitato in un altro periodo storico, magari nel mille e settecento, quando non esisteva la televisione, non esisteva la pornografia, non esisteva nemmeno il perizoma e le donne, giravano con pomposi abiti che nascondevano mutandoni grossi come mongolfiere.
Tolti i reali di corte, ai quali non avrei appartenuto se fossi stato un figlio del mille e settecentocinquanta, il popolo, che per amore della sega ho sempre sentito più vicino, viveva la masturbazione in una chiave talmente diversa dalla mia, da farmi ritenere fortunato.
è come pensare ‘che fortuna a essere nato a Roma e non in Africa, dove manca l’acqua, il cibo, la salute’, ma con declinazione pornografica, quindi ‘che fortuna essere nato durante la fine del mille e novecento e non nel mille e settecento, dove non esisteva internet e non esistevano siti come youporn, i film pornografici, il perizoma e la chirurgia plastica’.
Forse l’immaginazione sarebbe stata più fervida, ma all’atto pratico le seghe sarebbero state di meno.
Per fortuna sono nato a cavallo tra due secoli, i secoli migliori per chi si masturba spesso come me, soprattutto per via della tecnologia applicata all’estetica.
Naturalmente sono un fautore della chirurgia plastica, nella quale vedo la risposta a Dio, incapace di dare quel qualcosa di cui alcuni esserei umani hanno strenuamente bisogno, come ad esempio un bel seno, delle belle gambe e dei zigomi pronunciati che assieme alle labbra carnose ed ai nasi ritoccati, sono quello che di più amo in chi si sottopone a certi interventi.
Non c’entra il ceto sociale e il livello culturale, perché se fosse così, non si spiegherebbero tantissime altre cose, credo sia più una viscerale esigenza di ricerca della femminilità esasperata, e certe donne, soprattutto se ritoccate a modo, rappresentano il massimo grado di femminilità elevata al”ennesima potenza.
Una donna non è femminile nell’aspetto, ma nei modi, soltanto che questo tipo di grazia e femminilità io la considero classe, ed una donna di classe, può anche non essere perfetta e ritoccata, ma per quel che considero ‘esasperazione della femminilità’, la chirurgia estetica ne è causa principale.
Mi piace la donna bambola, quella finta, quella più da esposizione che altro, quella che non si capisce quanti anni abbia e che somiglia a tutte le altre donne ritoccate come lei. Mi piace, perché da buon amante delle seghe, il primo desiderio è quello di guardare, e quindi di guardarla, di guardarla su un piedistallo vestita come piace a me, e passare ore intere in totale contemplazione.
Chi ama le seghe, potrebbe fare a meno di scopare senza problemi.
La donna bambola è il massimo che si possa desiderare come fonte di ispirazione per masturbarsi, al suo pari, ci sono solo i transessuali.
Parlare di transessuali è un ‘impresa eccezionale’, un po’ come ‘essere normali’.
Se si dice transessuale, si entra in una spirale fatta di miliardi di parole inutili lanciate al vento senza alcuna cognizione di causa, perché la parola, nonostante sia la più grande risorsa dell’essere umano, ha valenza solo se associata ad un discorso logico e ragionato, e visto che la logica e la ragione sono direttamente proporzionali alla cultura, assente nella maggior parte delle persone, durante certe conversazioni si ha solo l’impressione di perdere tempo.
Dire Transessuale è come dire ‘frocio’ nel senso più ridicolo del termine, perché se ammetti candidamente di trovale bello un Transessuale, stai praticamente intendendo che ti piace prenderlo nel culo.
Transessuale, è la sintesi della frase che segue: ‘sei frocio ma non vuoi ammetterlo e scegli un corpo femminile per dimostrare che ti piacciono le donne, mentre invece ti piace prenderlo in culo’, e con questo hanno capito esattamente chi sei, da dove vieni e dove andrai, fottendosene dei cinque anni di università, tre di tirocinio e venti di carriera che uno psicologo medio ha alle spalle.
Ecco cosa succede quando dici di apprezzare i transessuali.
Francamente, ritengo i transessuali bellissimi.
Ovviamente non tutti, ma quelli che sanno esasperare la femminilità, sono indubbiamente delle creature attraenti e affascinanti.
Pensando ai trans mi sono fatto seghe su seghe.
Vederli in strada mezzi nudi con quelle lunghe gambe tornite, quei corpi mozzafiato, quei visi volgari ed intriganti, eccita qualsiasi uomo, e pensare che tra le cosce ci sia un cazzo, non è un problema che riguarda i trans come categoria, ma chi li sta guardando eccitato, perché per la sua mente minuscola, è un segnale d”allarme, non una normale risposta fisica ad una stimolazione ottica.
Apprezzare i transessuali è apprezzare la femminilità, ed utilizzarli come fonte d’ispirazione in un bagno per farsi bellissime ed infinite seghe, oltre ad essere spassoso, è anche un modo per rendere giustizia alla bellezza femminile, quella bellezza che il più delle volte, una femmina stessa non sa nemmeno cosa sia e dove stia di casa.
Se fosse fantascienza quello che ho detto, non si spiegherebbero gli innumerevoli casi di uomini potenti o meno potenti, che giocano al sesso con i transessuali, anche se la risposta a questa domanda, per la massa è una sola. ‘Sono tutti froci repressi’.
Sarà, ma proprio l’altro giorno mi sono fatto una sega con un video di youtube, in cui un transessuale spettacolare, parlava al telefono sdraiato su un lettino indossando un normalissimo abito e delle scarpe alla schiava mozzafiato.
Avvolte youtube è meglio di youporn.
Il discorso è sempre quello dell’erotismo implicito, l’erotismo che attribuiamo noi a ciò che stiamo guardando.
Nella celata morbosità che ci contraddistingue, abbiamo trovato in internet un immenso campo coltivato ad erotismo, una fonte infinita di impulsi erotici ed emotivi, non espliciti, che con grande abilità, riusciamo a scovare e a catturare.
Facebook è un grandissimo, immenso e straordinario lido pornografico a nostra disposizione.
Mi faccio sempre un paio di seghe a settimana grazie a facebook.
Per fortuna, l’indispensabile bisogno che ha il mondo di sapere come e dove, della gente inutile ha passato il fine settimana, ha permesso a veri e propri fenomeni del business, di inventare piattaforme dove concentrare l’esistenza e misurarla a suon di amicizie.
La necessità dell’essere umano nel sentirsi indispensabile ed unico, mischiata al bisogno patologico di doversi raccontare per forza, ha fatto si che facebook e gli altri social network, siano diventati vere proprie miniere d’oro per gli amanti dell’eros celato e ricercato attraverso istanti e scatti, che nascono per tutt’altro scopo.
Migliaia di immagini apparentemente caste e pure, mi induriscono il cazzo e me lo fanno menare a fino allo sfinimento, grazie soprattutto alla totale inconsapevolezza della musa di turno, che in quel momento, non ha la minima idea di cosa un estraneo stia facendo con le sue fotografie.
Istantanee di momenti idilliaci come il matrimonio della migliore amica, si trasformano in sogni di scopate sui tavoli apparecchiati, in sborrate in faccia alla sposa con l’augurio di una prolifica vita coniugale, mentre il vero e audace intento di quelle pubblicazioni, è soltanto una vana e sottile speranza di sembrare solo poco più carine di come ci si vede solitamente.
Il bello è questo.
Il fatto che mettano fotografie inutili, avvolte stupide ed insignificanti, che a loro insaputa, queste foto diventano feticci straordinari che non lasciano alternative a chi le guarda, se non quella di farsi una straordinaria e salutare sega, che per fortuna attribuisce poesia, la dove la poesia è assente.
Ho una sfilza di primi piani di visi stupendi e meravigliosi, con i quali in slide show, mi meno il cazzo per ore intere.
Ragazze normali, che la natura ed un po’ di trucco, hanno reso attraenti ed emozionanti, se non per la palese bellezza, per la loro aria ingenua, per i loro piccoli ed intriganti difetti, per i loro sogni e le loro certezze rigorosamente virtuali.
è difficile che mi masturbo con le attrici e le vallette dello spettacolo.
Amo molto di più la normalità di una commessa, di una ballerina di tango per diletto, di una fotografa della domenica, piuttosto che la perfezione, spesso dubbia, di una valletta della televisione, purché la valletta non sia Ilary Blasi, che ad oggi, rappresenta quel che per me potrebbe essere la risposta alla domanda ‘quale viso rasenta la perfezione?’
Comunque la Blasi è solo un eccezione indispensabile a farmi accendere la televisione ogni tanto, per il resto, è mille volte meglio facebook.
Masturbandomi con facebook, sono involontariamente entrato in un meccanismo statistico con il quale sono giunto a determinate conclusioni.
Le ragazze che si chiamano Sabrina, hanno una media di bellezza del viso straordinariamente alta.
Con due ‘Sabrina’ in particolare, mi faccio delle seghe così entusiasmanti, da sentire avvolte, la necessità di contattarle per dirglielo, e se non l’ho fatto fino ad ora, è solo perché toglierebbero immediatamente la possibilità di lasciarmi guardare i loro profili, nonostante io non le sia amico.
Si, perché la cosa più assurda, sta nel fatto che parecchia gente, pur di far girare le sue foto, pur di mostrare e di mostrarsi cercando disperatamente consensi e richieste di amicizia, lascia il profilo ‘visibile a tutti’, permettendo ai talent scout della masturbazione, di collezionare foto su foto, scatti su scatti e seghe su seghe.
Se solo la gente guardasse oltre se stessa!
La masturbazione, è spesso un applicazione che ci spinge a cose che col senno del poi, ci risultano tanto assurde quanto devianti.
Non ho idea se sia capitato ad altri, ma a me, qualche volta, la musica mi ha costretto a masturbarmi.
Il feticcio ha sempre avuto una connotazione visiva ed olfattiva, ma avvolte, l’emozione di una musica ha effetti devastanti.
Mi sono masturbato ascoltando Guccini e De Andrè, Alberto Fortis, i Beatles ed i Led Zeppelin, gli Uriah Heep e i Jethro Tull, i Van Der Graff Generator e i Deep Purple, insomma, avvolte la musica mi ha messo in ginocchio e mi ha costretto alla sega.
La musica è una forma d’arte nella quale spesso mi rifugio per sentirmi circondato da gente straordinaria, quella gente che rappresenta la vera essenza dell’umano, la capacità dell’uomo di essere superiore, di essere straordinario.
Attraverso l’arte, l’essere umano esprime la sua straordinaria natura, lasciando ai posteri cose eccezionali come ad esempio The Dark Side Of The Moon.
Grazie alla masturbazione, mi sono piegato a questa superiorità ed ho elevato ulteriormente la valenza emozionale della musica, a stato sessuale, a necessità primordiale, a dono carnale.
Sarà per questo che mi ritengo un essere altrettanto straordinario, che sia per la mia capacità di capirmi o che sia per la capacità di non aver capito nulla di me stesso, sono comunque capace di avere la stessa straordinaria dote di un musicista che scrive un opera immensa come Tommy, o Quadrophenia, perché come lui è straordinariamente capace di dare, io sono straordinariamente capace di prendere.
Ognuno di noi si approccia alla vita con quello che crede di avere sotto mano, io, ho spesso il cazzo, altri i loro desiderabili feticci.
sullacorda@libero.it
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi