La lunga fila di auto incolonnate sembra un serpente luminoso che pigramente striscia lento e stanco. Luci rosse intermittenti disegnano la via davanti a me, mentre in senso contrario i fari gialli e violenti illuminano la corsia opposta. Ogni sera mi trovo a navigare in questa umanità: facce stanche o attente, sorridenti o tristi. Chi torna a casa perché atteso e chi, invece, a casa non ha nessuno. Chi canta una canzone con la musica che rimbomba nell’abitacolo e chi, al contrario, si accascia sul volante chiudendo gli occhi, quasi in un gesto di resa.
Qualche volta lo faccio anch’io. Chiudo gli occhi e mi abbandono, vinta.
Ma non stasera.
Il buio della macchina è rischiarato solo dalle lucine blu dell’autoradio che diffonde una musica dolce. La voce calda ed avvolgente di Michael Bublé ha un grande potere su di me. Sa farmi sognare, sa farmi dimenticare tempo e spazio, sa farmi crescere il desiderio di seguire le sue note, di ripetere la poesia delle sue canzoni.
La vita frenetica che vivo, le distanze, i tempi calcolati al minuto, gli appuntamenti cui arrivo sempre correndo, i mille impegni della giornata mi negano la possibilità di rallentare, magari fermarmi e pensare. Vorrei avere tempo per me, passeggiare senza meta, sorseggiare un cappuccino caldo in un bar e chiacchierare con un’amica. Vorrei sprofondare in una comoda poltrona o rannicchiarmi sul divano e lasciar correre la mente al ritmo di una musica dolce.
Ma io non ho nulla di tutto questo.
Ho una vita da vivere secondo regole e dettami ormai impostati, definiti ed irrinunciabili. Ogni momento per me, viene rosicchiato gelosamente dalla vita di tutti i giorni, alimentato dal bisogno di avere qualcosa di mio, solo mio. Così, occasioni come questa diventano incredibili momenti di intimità con la mia mente, con i miei pensieri, con i miei ricordi.
Spezzoni di vita, voci e profumi lottano per emergere ed offrirmi la loro essenza. Ripenso a momenti passati sentendo ancora perfettamente l’emozione di alcuni istanti. Come dettagli perfettamente archiviati e catalogati i ricordi lottano per riempire la mia mente.
Succede sempre così. Lascio che il più forte, quello predominante abbia il sopravvento e mi abbandono alle mille immagini che mi evoca il momento.
Per tanto, troppo tempo il ‘mio momento’ ha finito per farmi del male. Come se non avessi altro che brutti pensieri l’anima si tormentava con domande senza risposte, rievocando errori, occasioni perdute, istanti feroci. Ho detto ‘basta’ migliaia di volte, ma, a volte, anche volere fermamente qualcosa non è condizione sufficiente per ottenerla. Ho cercato di riemergere dal mio limbo doloroso, ma ricaderci faceva, spesso, meno male che starne al di fuori.
Stasera, però, osservando la mia immagine riflessa nello specchietto retrovisore osservo un viso sorridente. E’ sufficiente ripensare ad un dettaglio, ad una battuta ironica, magari detta al telefono, oppure cogliere un’allusione solo nostra per lasciarsi scappare un sorriso spontaneo. Anche se sono sola, anche se accanto non c’è che il suo ricordo, anche se sento la sua voce nonostante ci sia solo musica, anche se tutti mi guardano e si chiedono, forse, cos’abbia tanto da ridere.
E’ da tempo, ed è ora di ammetterlo persino con me stessa, che il pensiero più forte, prepotente e vigoroso é sempre il suo. Ed il risultato è sempre meravigliosamente uguale’sorridere.
Sorrido, nonostante il desiderio di riabbracciarlo sia fortissimo ed inarrestabile. Sorrido anche se non c’è, perché lo sento vicino e mio come non ho mai sentito nessuno. Sorrido perché sento il suo pensiero che mi cerca, che mi desidera. Sento le sue mani carezzarmi l’anima, sento la sua bocca baciarmi il cuore. Sorrido perché siamo insieme. Sorrido perché era tempo che ci cercavamo ed oggi ci siamo finalmente trovati, proprio quando entrambi lo volevamo. Sorrido perché non volevamo nulla l’uno dall’altra, ed oggi siamo qui legati da un sentimento che non si può spiegare. Sorrido perché mentre scrivo è come se avessi davanti agli occhi il suo viso, la sua espressione ironica che indaga nei miei occhi da cerbiatta che lo osservano chiedendo approvazione. Sorrido al suo sorriso. Sorrido al mio silenzio che paralizza la mia spavalderia non appena lo vedo. Sorrido ai mille pensieri che si affollano nella mente e che non riesco ad esprimere. Sorrido quando mi prende in giro, sorrido quando mi accarezza, sorrido quando finge di arrabbiarsi per le mie innocenti cattiverie. Sorrido quando il cellulare vibra la mattina presto proponendomi il suo buongiorno. Sorrido quando mi dice che mi desidera, mentre un brivido corre veloce lungo la schiena, alimentando imperiosamente la mia voglia. Sorrido se penso alla sua bocca sulla mia, al suo alito caldo soffiarmi sul viso, mentre il corpo nudo si stende sul mio. Sorrido quando mi dice ‘sorridi’.
Sorrido con gli occhi, sorrido con i pensieri, sorrido osservando le mie labbra che si tendono dolcemente, pensando che se fosse qui con me le bacerebbe con passione.
Sorrido da ore, da giorni ormai, senza stancarmi.
Seguendo il serpente meccanico attraverso le vie cittadine sono arrivata a destinazione. Parcheggio ed aspetto. Nel buio assoluto della sera riesco a scorgere i miei occhi limpidi e luminosi. Penso a ciò che scriverò, penso a ciò che non potrò scrivere. Penso che questa sia una bella storia. Di quelle che nascono spontaneamente, senza preavviso, senza clamori. Quelle storie che avvolgono teneramente, lente e decise, fino al punto che te ne accorgi quando ormai non puoi farne a meno. Penso che, soprattutto, non ne vogliamo fare a meno.
Il cellulare annuncia l’ennesimo messaggio della sera. Pensavo fosse tardi, credevo che la nostra giornata fosse finita. Leggo curiosa il messaggio, sarà un errore. Invece è lui. Sono solo, amore. Ci sentiamo? Ancora attimi per noi. Ancora la voce, ancora noi lontani ed incredibilmente vicini. Non esiste più nulla. Il cuore accelera improvvisamente i battiti all’idea che ci sia ancora qualche istante di vita per noi. Oggi.
Lo squillo del telefono squarcia il silenzio morbido addolcito solo dalla musica in sottofondo. Mi trema la voce. Non mi aspettavo di sentirti, come sono felice! Ti desideravo troppo speravo fossi ancora in giro. Dove sei, cosa fai? Ti voglio, mi manchi’..parole si susseguono senza controllo. Sempre quelle, sempre le stesse richieste di conferme, d’amore, sempre il bisogno di ricordare che ci siamo, che la lontananza non intaccherà nulla. Sentire che sdraiato sul letto pensa al mio corpo nudo, pensa alla mia bocca che l’ha baciato dappertutto. Sentire che al pensiero di noi due, nascosti al mondo dalla porta chiusa di una piccola stanza, il desiderio si è trasformato in bisogno. Sentire la sua voce chiamarmi, il suo respiro accelerare, mentre con gli occhi chiusi gli parlo di me, dei miei seni gonfi di eccitazione, della mia bocca morbida e carnosa. Gli racconto come sola, nel buio dell’auto, la mia mano cerchi il mio stesso desiderio, come la lingua scivoli sulle labbra che vorrei fossero sulle sue. Gli ricordo come scivolava sulla sua pelle nuda e calda fino a farlo rabbrividire di piacere. Sento il suo silenzio eloquente. Sento la sua voglia diventare mia, mentre so che davanti agli occhi mi vede nuda, spalancare le gambe ed offrirgli tutto il mio bisogno di essere presa, di essere sua.
La mano ceca tra le gambe la passione, la voglia. Scivolo dentro di me sobbalzando di piacere. A tratti la mia voce si arresta. Mi manca il fiato mentre sento il suo respiro sempre più affannoso, mentre lo sento invocare il mio nome. Muovi la tua mano. E’ la mia che scivola su di te, la mia bocca ti accarezza. Spingi in bocca tutto il tuo desiderio, senti le mie labbra che ti avvolgono, chiudi gli occhi e lasciati andare. Le mie dita nuotano nel lago di piacere, la sua mano corre lungo la sua voglia incontenibile. Prendimi amore mio. Sono tua, sei mio. Ancora, muovi la mano, pensa ai miei seni che si posano sul petto nudo, pensa alle tue mani che spingevano la testa sul tuo sesso. Pensa e grida. Grida che mi vuoi, grida quanto mi vuoi. Grida tutto ciò che sono per te. Grida ed ascolta le mie grida di piacere. Esplodi con me, mentre la mano si ricopre del tuo caldo piacere e la mia ne riemerge colma.
Ora c’è silenzio.
Riapro gli occhi, so che farai lo stesso. Cerco di focalizzare dove sono, quanto tempo è passato. Stringo ancora il cellulare nella mano, mentre le dita profumate del mio orgasmo giocano con le labbra. Mi senti, lo so, mentre assaggio il mio sapore. Ti sento mentre ancora scosso taci negli istanti che seguono.
Ora sentiamo tutta la lontananza. Ora sentiamo più che mai il bisogno di essere vicini, del contatto sulla pelle, del bacio di conferma. Ora sento che, in realtà, non ci sei. Mi guardo intorno come per cercarti, mentre c’è solo la tua voce nel telefono.
Ora sia che ti bacerei, mentre rimani disteso ed abbandonato. Ora sai che mi stringerei a te, rannicchiandomi tra le tue braccia. Sai che ti guarderei fino a quando i tuoi occhi scivolano nei miei. Sai che continueremmo a baciarci fino a ricominciare.
Ora sai che non sono con lì te’
Ora sai quanto sono dentro di te.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…