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Tempi Moderni – 1 parte, Luca e Carola (i ragazzi acqua e sapone)

By 14 Dicembre 2025No Comments

I fatti narrati in questo (lungo) racconto sono reali, ma sono stati poi romanzati per proteggere al meglio l’identità e la privacy dei protagonisti, al pari naturalmente dei nomi e dei luoghi. Voglio fare però alcune dovute premesse. Quello che vi andrò a raccontare – secondo il punto di vista dei vari protagonisti – può essere “pesante” per chi è più sensibile a certe tematiche: i fatti sono forti, crudi e spesso anche “duri”, ma per comprendere al meglio gli avvenimenti questi devono essere raccontati nella loro integrità e senza censure. Per questo motivo sconsiglio la lettura ai più suscettibili. In secondo luogo voglio sottolineare tutto il mio totale ribrezzo verso qualsiasi forma di misoginia e razzismo – ancor più di violenza o di estrema devianza -, ma come detto i fatti saranno esposti nella loro interezza. Per qualsiasi commento potete scrivermi all’indirizzo patrullagonzo@gmail.com. Buona lettura, Patrulla.

Luca e Carola

Guardando a ritroso questa storia penso che sia paradossale come, il giorno che pensavo essere non tanto il più bello della mia vita, ma sicuramente il più eccitante, alla fine sia stato quello che ha mutato – in peggio, senza dubbio – la mia esistenza. Il mio nome è Luca e questa storia ha inizio quando, dopo i vaccini, siamo tornati ad avere una sorta di normalità nelle nostre esistenze dopo lo tsnunami della pandemia. All’epoca avevo 22 anni, vivevo in una cittadina abbastanza grande alle porte di Roma e studiavo all’università, restando comunque a vivere a casa e spostandomi come pendolare per andare a lezione o a dare gli esami.

Sono sempre stato un ragazzo abbastanza carino: di statura normale, moro e con occhi intensi e scuri, senza dubbio atletico grazie al fatto che ho sempre giocato a calcio, prima nelle giovanili e ora in una squadra della zona nelle categorie dilettantistiche: oltre al diletto era anche un modo per guadagnare qualche soldino, anche se le cifre rispetto ai professionisti erano irrisorie. A casa comunque non mi è mai mancato nulla, anche se sono figlio di quel ceto medio che non si può permettere comunque grandi sfarzi. Come carattere sono molto tranquillo: pochi amici ma buoni, tanti conoscenti e un animo abbastanza cordiale e poco appariscente.

Poco prima della pandemia mi sono fidanzato con Carola, di tre anni più piccola di me. Finito il liceo, ha scelto di non fare l’università ma di aiutare la mamma e la zia nel loro negozio che hanno nel centro commerciale cittadino: un giorno avrebbero lasciato l’attività a lei, non una miniera di soldi ma un onesto esercizio che comunque ti fa andare avanti nonostante la mazzata del Covid. Lei è una ragazza dolcissima e per certi versi timida, anche se ama stare insieme alla gente e, a lavoro, è molto apprezzata per la sua gentilezza e per i gran sorrisi che regala anche ai clienti un po’ maleducati. Oltre che apprezzata – inevitabilmente – è anche ammirata, nonostante un abbigliamento sempre normale in giro e con una sorta di camice quando è a lavoro.

Piccolina – è alta poco meno di 1,60 – e di carnagione abbastanza chiara, il suo colore naturale di capelli è castano anche se a volte è quasi bionda e a volte invece più sul rosso. Nonostante non sia una ragazza che vuole apparire, ama comunque essere sempre in ordine soprattutto nel trucco e nei capelli, lunghi fino a sotto le spalle e leggermente mossi. Il viso è piccolino ma meraviglioso: occhioni celesti, nasino alla francese e bocca piccola e carnosa. Una bellezza botticelliana. Il seno seconda misura è sodo – se mette un push-up appare molto più grosso – e molto proporzionato, con la vita che è stretta e snella. Il sedere di Carola poi è qualcosa di indescrivibile. Grande, sodo e sporgente, totalmente sproporzionato con il resto del corpo. Immaginate un viso angelico, un fisico comunque esile e poi un culone che la fa camminare quasi inarcata in avanti: quando ha i jeans attillati sembra che ha messo dei cuscini al posto delle chiappe.

Ci siamo conosciuti a scuola – un’amica in comune mi disse che io le piacevo e così mi feci coraggio e la invitai a uscire – e per entrambi è stata la prima storia seria, in ogni senso. Posso dire di essermi innamorato di lei quasi subito e penso che lo stesso valga anche per lei. Oltre alle canoniche pomiciate non avevamo molte occasioni di maggiore intimità: qualche volta a casa dei nostri quando libera o da amici. Io la palpavo tutta e lei iniziò a fare altrettanto, con le prime seghe e ditalini. Poi si sentì pronta a farmi il primo pompino e a farsi leccare, poi lo facemmo per la prima volta: entrambi impacciati, fu comunque romantico e bello. Io non sono molto dotato e non duro molto la prima volta, così oltre che con la lingua solo una volta la feci venire scopandola – ero al secondo round e durai di più – con lei impalata sopra.

Di sicuro non eravamo come delle pornostar, però la scoperta del sesso ci prese molto entrambi. Niente di eccezionale, ma lei una volta sotto le Feste si finse malata per poter evitare un pranzo di parenti, con io che di nascosto che andai a casa sua per scopare: l’idea fu la sua. Mi succhiava il cazzo in maniera molto lenta: lo leccava e poi prendeva in bocca la cappella e la succhiava, poi come mi guardava con quegli occhi da cerbiatta mi mandava in estasi. Con le amiche si vergognava a parlare di sesso, dicendo solo che lo avevamo fatto, io uguale con i miei amici. Il lockdown così arrivò proprio nel momento in cui avevamo iniziato da qualche mese a scopare. Ci sentivamo di continuo per messaggi o videochiamate. Lei ogni tanto mi diceva qualche sconceria, che aveva visto dei video porno – ma di quelli romantici eh! – e che si era toccata pensando a me.

Una sera complice quelli orribili aperitivi fatti online ero abbastanza brillo, così mentre mi segavo guardando porno lei mi scrisse alcune porcate, io allora risposi che sognavo che fosse insieme a me, a succhiarmi il cazzo e poi leccare tutta la sborra (cosa che non aveva mai fatto, al massimo si faceva spruzzare sul corpo). Quando mi resi conto che forse avevo esagerato lei mi rispose con un “mmmmm come sei porcellino” e qualche faccina. Come si poteva uscire un po’ di più piangemmo quando ci riabbracciammo, anche se solo per qualche minuto. Solo in estate tornammo ad avere intimità e, come da lei promesso, bevve tutta la sborra non una volta, ma per tre volte di fila intermezzate da focose scopate. Per il resto era sempre la stessa: dolcissima e timida, anche al mare metteva costumi abbastanza semplici anche se quel culone era impossibile da nascondere, con tutti che inevitabilmente la riguardavano e a me, in sincerità, la cosa dava abbastanza fastidio, ma dovevo convivere con la cosa.

Nonostante la coda della pandemia ero comunque felice anche perché riprendemmo a giocare a calcio e anche all’università si tornava in aula. A calcio decisi di seguire il mio storico mister in un’altra squadra che giocava in un quartiere periferico della Capitale: non di quelli molto raccomandati, ma da casa con lo scooterone non era distante e pagavano decentemente. I compagni erano abbastanza simpatici e c’era un bel gruppo, io arrivai in punta di piedi e subito gli elementi più carismatici cercarono di coinvolgermi con qualche birretta dopo gli allenamenti. Quando alla prima partita venne a vedermi anche Carola, uno dei più carismatici – tutti lo chiamavano il Principino – mi fece una battuta “Luca, devi dirmi come fai a correre così tanto lungo la fascia e avere una ragazza così…”. Mi misi a ridere, però quando dopo un aperitivo alla presenza anche di mogli e fidanzate lui chiese il follow a Carola, mi incazzai molto dentro di me anche se con lei feci finta di nulla. La gelosia era dovuta anche al suo lavoro: il Principino era il proprietario di una sorta di b&b – che si chiamava proprio Dal Principino – formato da un piccolo villino di periferia, molto carino e abbastanza isolato, anche se a pochi minuti da una grande arteria viaria. Sul web non compariva, ma dal suo tenore di vita doveva rendergli bene. Un compagno di squadra mi disse che questo b&b era molto particolare, una sorta di alcova attrezzata per chi volesse trascorrere momenti diciamo in intimità, con tutte le attrezzature per i vari gusti.

In più è proprio un bel ragazzo: poco più alto di me e con qualche anno in più, anche lui moro e mediterraneo, con dei lineamenti molto espressivi anche se un po’ da duro. Capelli corti, fisico molto bello, tanti tatuaggi e, sbirciando in doccia, un pisello che non sembrava male. Anche se sembrava uno a cui era meglio non dare fastidio, era molto alla mano con tutti e se qualche avversario mi dava noia, lui arrivava subito ad affrontarlo. Mi stava molto simpatico, però ero geloso anche se oltre al follow e qualche like o visualizzazione, niente di anormale con la mia ragazza.

Era quasi inverno e quando arrivò il mio compleanno lui si presentò con un tagliando: era una notte omaggio al suo b&b e mi dette un ventaglio di date in cui era libero. “Però entro domani mi devi dire, mi ringrazierai poi…” mi fece rinnovandomi gli auguri. Come lo dissi a Carola lei fu felicissima, del resto non avevamo molte occasioni per farci una scopata come si deve. Concordammo la data e, il giorno prima, lei andò a farsi i capelli e dall’estetista, che poi era tutto nello stesso negozio che era proprio davanti al suo nel centro commerciale: ormai con le ragazze che ci lavoravano era in grande confidenza e, ogni tanto, uscivano anche insieme.

Il giorno stesso nel pomeriggio il Principino mi mandò un messaggio con tutte le indicazioni perché all’arrivo ci sarebbe stato il suo socio, lasciandomi abbastanza basito. In sostanza avevamo tutta la struttura per noi, in frigo c’erano alcune bottiglie omaggio della casa ma il cibo dovevamo portarcelo. Avevamo una camera preparata e tutti gli spazi comuni a disposizione, compresi degli armadi dove avremmo trovato vestiti e intimo per lui e per lei oltre a un gran numero di sex toys, tutto pulito e igienizzato. Potevamo prendere e usare quello che volevamo, l’importante era poi riporre nei cestini le cose usate. Quando passai a prendere Carola e la vidi in tacchi tutta truccata, con un cappotto che faceva intravedere delle belle calze, mi arrapai come non mai pensando a quanto scritto, anche se un po’ ero spaesato.

Non ci mettemmo molto in auto ad arrivare: dopo una ventina di minuti dalla strada principale si doveva prendere una via secondaria, poi imboccare una stradina brecciata e attraversare un cancello fino ad arrivare alla villetta. In macchina lei mi chiese qualcosa in più del proprietario, dicendo che quando aveva detto alle parrucchiere dove sarebbe andata una di queste ha fatto la faccia meravigliata, per poi sorridere quando le ha detto del coupon regalo. “Le ho chiesto come mai conoscesse quel posto – mi ha spiegato Carola – e Pamela (la parrucchiera o estetista, non ricordo bene) mi ha detto che era stata una volta con il marito e che di sicuro saremmo stati bene”. Fuori dal b&b c’era un macchinone scuro, presi gli zaini e come alzai lo sguardo un uomo ci venne incontro sorridendo.

Il tipo di mezza età, molto elegante, ricciolino con gli occhialetti e abbastanza magro e basso, ci accolse in una sorta di atrio. Ci dette dei fogli da leggere e da firmare sulle regole della struttura: in sostanza vietato fare foto e pubblicarle nelle stanze comuni, mentre in camera potevamo fare quello che volevamo, poi di riporre le cose utilizzate, oltre ai vari numeri cui chiamare in caso di bisogno. Poi ci disse il numero della camera, che al mattino entro le 11 dovevamo lasciare la struttura e ci augurò una buona serata. Con tutta l’emozione e l’eccitazione di una diciannovenne che per la prima volta può stare tutta sola con il ragazzo – cosa assolutamente reciproca – Carola ridendo iniziò a fare il giro della casa.

Dall’atrio si percorreva per forza un lungo corridoio che portava alla cucina, grande ed elegante dove non mancavano tavoli e divanetti. Da qui partiva una scala a chiocciola che portava al piano di sopra. C’erano credo 5 o 6 camere lungo un corridoio, entrammo nella nostra che era non molto grande, carina con il bagno in camera ma abbastanza semplice.Riprendendo il corridoio la sorpresa fu quando, arrivati alla fine, aprimmo una porta a vetri che portava ad altre scale a chiocciola. Questa volta scendemmo e sotto c’erano i famosi ambienti comuni.

Si trattava di tre ambienti molto grandi e ben divisi tra di loro. Uno era una sorta di spa, con una grande piscina idromassaggio tra marmi e gradini, con ai lati lettini molto comodi. Poi c’era un salone con grandi divani – è il primo ambiente che si incontra scese le scale – e in mezzo una sorta di lettone gigante nero e quadrato. L’ultima stanza poi era piena di attrezzi sadomaso: diavolerie che non avevo visto manco nei film porno e che non attirarono la nostra attenzione. Ogni stanza aveva grandi armadi dove c’erano soprattutto per le lei scarpe, lingerie, abitini e costumi di tutti i generi e tutte le taglie, oltre a toys di ogni genere e misura, preservativi a volontà e dispenser di lubrificanti per ogni necessità. Noi ridevamo come stupiti: ancora dovevamo toglierci i cappotti per quanta curiosità avevamo di scoprire quella casa. Al mattino poi andando via avremmo notato anche un bel giardino con una piscina esterna.

Andammo in camera e lei togliendo il cappotto mostrò un abitino corto attillatissimo che evidenziava il suo culo, ma si intravedevano anche le autoreggenti. Le saltai addosso ma lei mi disse di non avere fretta che avevamo tutta la notte. Tirammo fuori la cena e ci scolammo una bottiglia, poi abbastanza alticci lei andò in camera e riscese solo con tacchi, calze e microperizoma che scompariva in mezzo a quel culone. La misi subito e pecora e abbassando le mutandine notai che si era depilata tutta la fica. Era bagnatissima, le dissi che la sua patatina sembrava una rosa e lei ridendo “ti piace amore?? mi sono vergognata tantissimo ahhahahah”.

Durai credo meno di un minuto, ma poi ce ne andammo nella spa e denudati le mangiai la fica, poi lei mi succhiò il cazzo e scopammo sul bordo godendo entrambi. Ci rilassammo poi sui lettini e decidemmo di fare un gioco: ognuno dei due sceglieva qualcosa da indossare o usare, poi saremmo andati nel salone. Io ho sempre voluto incularla ma anche in quella situazione non avevo il coraggio di chiedere. Lei scelse una cosa che vibrava e stimolava il clitoride, io invece ebbi una folgorazione e presi un cazzo finto con una ventosa alla base. Ridemmo e poi le si ritrovò a pecora mentre con una mano si teneva lo stimolatore sul clitoride. Io la scopavo da dietro mentre lei succhiava, segava e leccava il cazzo finto piantato sul pavimento. Ebbe quello che a suo dire fu l’orgasmo più forte di sempre, mentre io le schizzai poi sulle chiappone.

Ci facemmo una doccia ed esausti ce ne andammo in camera dopo aver messo tutto nei cestini come indicato. Quella notte per noi fu speciale, provai a riprenotare – pagando – ma purtroppo il Principino mi diceva che era sempre pieno. La nostra intesa sessuale crebbe molto dopo quella notte, ma purtroppo se riuscivamo a scopare due volte al mese era tanto visto che lei in macchina aveva paura. Nei mesi successivi tutto scorreva normale e tranquillo: io studio e calcio, lei lavoro e qualche extra come hostess grazie a una dritta sempre di sta Pamela, poi le uscite con gli amici. Lei si era fatta ancora più maialina e letto – i pompini ora erano molto più profondi e veloci, poi mi chiedeva delle volte di dirle delle parolacce tipo “puttana” o “troia” – e i nostri genitori parlavano che, come mi fossi laureato e trovato lavoro, c’era da organizzare il matrimonio. Come molti altri protagonisti di questa storia, soltanto quando la realtà dei fatti mi si palesò allora iniziai a unire i vari e puntini e, per me, la cosa fu un vero e proprio trauma… CONTINUA

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