Sono un’insegnante di italiano, ho 52anni e sono divorziata da otto anni. Vio ormai solo perché mia figlia studia in un’altra città ed io non ho un nuovo compagno. Non cerco nessun nuovo compagno, di conseguenza non faccio sesso da diversi anni. Insegno in un liceo classico e ogni tanto mi piace giocare a carte, più precisamente a poker. Nella mia classe di quinta ci sono quattro ragazzi che si divertono a giocare a poker e un giorno gli ho chiesto se potessi giocare con loro. Mi risposero di sì, ma loro giocavano con i soldi. Accettai anche perché pensavo con quanti soldi potessero giocare e poi avremmo giocato in amicizia. Naturalmente mi sbagliavo su tutto. Quei quattro alunni erano dei miserabili bastardi. Ci incontrammo un sabato sera in una stanza posta in un interrato. La stanza era arredata e divisa da delle pareti di cartongesso. Dovevo accorgermi che c’era qualcosa che non andava e alla fine della serata dovevo dieci mila euro a quei ragazzi. Naturalmente io non avevo quei soldi e comunque anche se avessi potuto non li avrei mai dati a quei ragazzi. Quando dissi che non avrei pagato mi si avvicinarono tutte e quattro insieme circondandomi. Avevo paura. Stefano, quello più educato, che poi si rivelò, il più cattivo mi disse che dovevo pagare, che li si giocava seriamente. Se non avessi pagato con i soldi avrei pagato con il mio corpo. Non capii subito quello che voleva dire, lo capii appena mi prese con la mano il mento e sentii le mani degli altri ragazzi sul mio corpo. Ero terrorizzata, dissi di no, la loro risposta fu semplicemente soldi o sesso. Cercai di liberarmi da quel cerchio, inutilmente, mi afferrarono con forza. Sempre Stefano mi disse che se avesse fatto la brava avrei pagato il mio debito con tranquillità altrimenti avrebbero usato la forza per farmi pagare il mio debito. In ogni modo io avrei dovuto pagare il mio debito e loro si sarebbero divertiti con me. Mi disse di spogliarmi. Gli risposi di no sputandogli in faccia. Lui mi diede uno schiaffo, sentii i segni delle sue dita sulla mia guancia bruciarmi dal male. Quello schiaffo mi fece capre che avrei dovuto ubbidire, Stefano non avrebbe avuto pietà di me. Mi spogliai, ero nuda davanti a loro e cercavo di coprire il mio corpo, le mie parti intime con le mani. Stefano mi si avvicina con una corda in mano, si porta dietro di me e prendendomi i polsi li porta dietro la schiena legandoli. Avevo le mani legate dietro la schiena, non avrei potuto difendermi in nessun modo. I ragazzi si spogliarono e una volta nudi si avvicinarono a me. Tutti e quattro avevano il loro pene in erezione. Iniziarono a toccarmi il corpo, le parti intime. Stefano mi spinse in ginocchio portando il suo pene alla mia bocca spingendolo dentro con forza. Poi tocco a tutti gli altri penetrarmi la bocca con il loro pene. Mi portarono sul letto e iniziarono a scoparmi. I ragazzi si divertivano con me senza preoccuparsi di me, si alternavano su di me, alternavano il loro pene tra la mia bocca e la mia vagina. Continuarono incuranti fino a quando non raggiunsero l’orgasmo. Ognuno di loro quando venne mi venne in bocca costringendomi a ingoiare lo sperma. Una volta raggiunto l’orgasmo non smettevano, continuavano a toccarmi. Tutto fini quando tutti ebbero raggiunto l’orgasmo. Avevo ingoiato lo sperma di tutti loro. Mi lasciarono sul letto sempre con le mani legate dietro la schiena. Si rivestirono e Stefano si avvicinò a me con un’altra corda che fisso alla testata del letto per poi legarla intorno al mio collo. Mi disse che andavano in pasticceria, di restare tranquilla e buona che al loro ritorno mi avrebbero scopato nuovamente. Uscirono spengendo la luce. Ero terrorizzata, non vedevo niente, non sentivo nessun rumore e soprattutto ero bloccata su quel letto. All’improvviso un rumore mi fece spaventare, si era aperta la porta di quella stanza e si accese la luce, accecandomi. Appena ripresi a vedere mi trovai i ragazzi nuovamente intorno a me nudi. Stefano mi tolse la corda dal collo mettendomi una benda sugli occhi in modo da non vedere cosa accadesse intorno a me. Iniziarono nuovamente a scoparmi. Non volevo, ma non ci furono parole per convincerli a smettere, facevano quello che volevano. A un certo punto mi fecero alzare dal letto e mi fecero inginocchiare appoggiandomi su un cuscino in modo da prendere la posizione a pecorina con il sedere più in alto delle spalle. Sentii Stefano che diceva di tenermi ferma, e subito dopo il suo dito inizio a stuzzicarmi il sedere. Sentivo il suo dito scivolare tra le mie natiche come se fosse unto e all’improvviso lo sentii entrare nel mio ano. Solo ora mi resi conto che Stefano mi stava per penetrare analmente. Non ho mai avuto esperienze anali, non volevo. Cercai di rialzarmi, ma mi tennero in quella posizione e sentii Stefano che si portava sopra di me e appoggiando il suo pene al mio sedere inizio a spingere per entrare. Urlai dicendo di no, di smettere che non volevo. Le mie urla non servirono a niente e alla fine, il pene di Stefano entro nel mie sedere con violenza. Urlai dal dolore, mi misi a piangere. Sentivo i ragazzi che ridevano e facevano battute su di me, sul mio sedere. Stefano inizio a penetrarmi. Quando spingeva lo faceva con forza per farmi male ed io urlavo. Quando decise di smettere disse che ora toccava agli altri e mi mise il suo pene in bocca tenendomi la testa inizio a scoparmi la bocca. Il suo pene aveva uno strano sapore. Il mio sedere fu penetrato da tutti e tutti dopo la penetrazione misero il loro pene nella mia bocca come per pulirlo. Quando tutti ebbero finito mi riportarono sul letto e iniziarono a penetrarmi in tre contemporaneamente. Uno in bocca, uno nella vagina e uno nel sedere. Continuarono fin a quando tutti raggiunsero l’orgasmo e tutti mi vennero in bocca. Tutti meno Stefano che mi rimise a pecorina penetrandomi nuovamente analmente. Continuo fino a raggiungere l’orgasmo, venne nel mio sedere. Quando raggiunse l’orgasmo spinse così forte che quasi persi i sensi dal male. Quando ebbe finito Stefano mi prese per un braccio alzandomi e togliendomi la benda dagli occhi. Mi porto in bagno facendomi inginocchiare nella doccia. Capii solo quando anche li altri ragazzi arrivarono e si misero tutti davanti a me. Iniziarono a far pipi su di me, sulla mia testa, sulla mia faccia. Stefano mi porto i vestiti in bagno, mi slego le mani dicendomi di vestirmi. Le braccia mi facevano male dopo tutto quel tempo legate dietro la schiena. Ero bagnata di pipi, volevo lavarmi. Stefano mi afferro con violenza il braccio facendomi male e urlandomi mi disse di vestirmi infetta che era ora di tornare a casa. Uscimmo da quella stanza e quando fummo davanti alla mia macchina Stefano guardandomi negli occhi mi disse che la prossima volta che avessi voluto giocare a poker con i professionisti dovevo portare i soldi. Vidi tutti i ragazzi che si salutarono e sparire a bordo dei loro motorini. Salii in macchina e rimasi ferma a piangere. Tutto il corpo mi faceva male, l’odore della loro pipi era entrato nel mio naso, il sapore del loro sperma era nella mia bocca. Arrivata a casa andai subito in bagno a vomitare per poi spogliarmi ed entrare in doccia. Quando mi tolsi le mutandine le vidi sporche di sangue, misi la mano al sedere e quando la guardai era sporca di sangue. Stavo sanguinando dal sedere, mi misi a piangere. Mi feci la doccia e andai al letto. Lunedi mattina andai al lavoro regolarmente e quando entrai in classe mi resi conto che davanti a me c’erano quei quattro ragazzi che due giorni prima mi avevano scopato e usato a loro piacimento. Non fu facile far finta che non fosse successo niente e quando chiamai Stefano alla lavagna per l’interrogazione mi resi conto che non lo guardavo in faccia quando gli parlavo. Mi sentivo a disagio. Stefano, insieme ai suoi compagni, mi aveva usata, mi aveva fatto sentire un’oggetto, una schiava. Mi aveva provocato dolore, mi aveva umiliata. Non provavo odio o rancore nei suoi confronti, stavo provando desiderio. Desiderio di essere nuovamente scopata dal branco. Finita la lezione mi avvicinai a Stefano e gli chiesi se potessi giocare nuovamente a carte con loro, ma non avevo soldi. Lui rispose sorridendo che i debiti di gioco andavano comunque pagati a me la scelta di come pagarli. Quel sabato sera giocai a carte, persi e fui costretta a pagare il debito di gioco con il mio corpo.
Debito di gioco – Primo racconto
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julesmaigret60@gmail.com qui con nick Notorius….. di me non ti dico altro…. scoprilo…. sei una schiavetta remissiva devi trovare il Padrone che sappia rispettarti,ma anche valorizzarti. Ti aspetto. Non farmi attendere troppo