sto venendo da te.
La mia mano sarà
dove mi aspetti
e dove non l’aspetti.
Il tempo è mille e mille spasimi
fra le mie dita.
Io sono il tuo seme
la tua luce, il tuo silenzio,
sono te, entro in te
sono la tua voce che mi riempie
e ti risponde.
Oggi piove, sto camminando
a capo scoperto sotto la pioggia.
Io ho mille anni e tu duemila
io cento e tu dieci.
La pioggia, nella mia esultanza,
cade alla rovescia
la pioggia che ride
la pioggia che piange.
Ieri per la prima volta abbiamo goduto
insieme.
Il giorno in cui questo avviene
per due come noi
è come quello in cui ci diremo ti amo.
Se il tempo è un gambo
quel piacere condiviso
è un raro fiore che gli spunta in cima
e forse se restiamo nel giardino il tempo necessario
lo vedremo schiudersi e potremo
offrircelo
per stordirci con il suo profumo.
Il giorno in cui si arriva al piacere
insieme
inventa per noi delle frasi piene di sì
e dopo il sì viene l’infinito.
E’ mezzanotte passata, quando arrivo al tuo portone
i capelli fradici d’acqua le mani
impazienti.
Salgo da te.
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Continua daiii eccitantissimo
Bello ma non ho gradito il passaggio dalla terza alla prima persona così senza un senso logico. Linda.
Ti ho messo un adoro perché il racconto è eccitante. Raramente commento ma qui mi è d'obbligo. Mi piace anche…
Spero non finisca così questa bella serie di racconti, attendo il Cap. 5
Non riesco più a trovare il racconto su Luna Lovegood, me lo puoi linkare?