Nessuno sapeva esattamente che cosa contenesse quella scatola né a quale nonna o prozia fosse appartenuta. Era una piccola scatola in noce con delicate incisioni dorate. Senza alcun dubbio un artefatto pregiato e quindi, si pensava, di valore. Sfortunatamente la chiave era andata perduta e quindi nessuno sapeva quale fosse la sua funzione prima di diventare un soprammobile.
Riguardo al suo contenuto erano state fatte le più svariate ipotesi ma nessuno prima di oggi aveva osato forzare la serratura per svelare il mistero. La scoperta si è rivelata a dire il vero una delusione, almeno nell’aspetto. Una semplice busta riportante l’indirizzo di questa casa vergato in una calligrafia elegante e sinuosa, una missiva il cui mittente nessuno conosce o ricorda.
Lettera della signorina Clelia M alla signora Giuseppina T
27 Ottobre 19xx
Carissima Giuseppina,
Mi spiace di aver interrotto la nostra corrispondenza. Dacché ci siamo lasciate alla stazione di ‘. sono stata sommersa dal lavoro. So che ti può sembrare una scusa banale ma la carriera di una maestra è veramente faticosa. Per non parlare dei preparativi per le nozze. Oh sapessi quanto vorrei che questa mia ti giungesse unicamente per invitarti al lieto evento! Ci verrai vero? Ho un disperato bisogno del tuo conforto dopo quanto ho subito.
Vorrei tanto essere lì con te e poterti parlare di persona invece di confidare tutto quanto alla carta. Ma le circostanze non ci sono favorevoli e io provo un disperato bisogno di confidare a qualcuno il mio fardello.
è successo lunedì, quindi quasi da una settimana, ma ogni giorno al mio risveglio mi sembra di rivivere ogni attimo. Lascia dunque che ti racconti.
Ti dirò dunque che mi stavo dirigendo a ‘. come ogni mattina con la corriera delle sei. Non so dirti molto di più del viaggio perché come sempre più spesso mi succede mi sono addormentata prima di raggiungere ‘. In effetti se non fossi caduta in preda alla mia debolezza non ti starei angosciando. Fatto sta che il risveglio è stato l’inizio di un incubo all’insegna della vergogna e della mortificazione.
La prima anomalia si presentò in forma liquida. Avevo la bocca e il mento ricoperti di quello che sulle prime credevo saliva. In effetti mi ero sorpresa e imbarazzata dal fatto di averne così tanta, non mi darò mai pace per la mia ottusa ingenuità. Mi asciugai con il fazzoletto alla meglio sperando di essere stata abbastanza discreta da non essermi fatta notare da altri passeggeri. Ingoiando quanto mi impastava la lingua trattenendo una smorfia di ribrezzo. Fu solo dopo quando il peggio fu irreparabilmente compiuto che notai il foglio di carta ripiegato e appoggiato accuratamente sul mio grembo. Mi farebbe troppo orrore ricopiarlo quindi te lo allego e spero tu abbia uno spirito più saldo del mio qualora volessi leggerlo. Ti prego di farlo in modo che non ci sarà bisogno per me di scrivere altro, un incarico troppo penoso per le mie forze.
Ti prego di cercare il modo di raggiungermi se puoi o almeno di scrivermi non ho mai sentito così forte il bisogno di averti vicina.
La tua sempre affezionata.
Clelia
Segue il manoscritto menzionato nella lettera.
La bocca si dischiude leggermente lasciando uscire un respiro calmo e profondo. Di tanto in tanto un leggero russare accompagna la tenera vista di quelle labbra carnose dietro le quali fanno appena capolino i denti candidi.
Un glande violaceo indugia a lungo a pochi millimetri da quella bocca. Una goccia imperla la punta mostrando quanto sia l’enorme desiderio di lei. Si avvicina ancora un poco senza però toccarla, il fiato caldo e la pelle sensibile del membro si abbracciano intimamente.
La voglia e il desiderio lo fanno fremere.
Si discosta di nuovo da quel bocciolo dischiuso ancora una volta ritardando l’attimo fatale. Resistendo spasmodicamente al piacere, lo accresce assieme con l’aspettativa. La goccia peccaminosa ha varcato il confine e ora giace sul labbro come un diadema di desiderio e lussuria.
Di nuovo il membro si avvicina. Pulsante, quasi scalpitante di piacere, pieno di lei al punto da far male. Pazientemente indugia ancora al semplice contatto con le labbra rosse e carnose; si bea del suo calore e della sua morbidezza. Le labbra si dischiudono come obbedendo alla loro vera natura per accogliere quella virilità a lei così estranea eppure così indispensabile. Rimangono così in un tenero e lussurioso incontro della carne. Il glande si muove impercettibilmente in una danza armonica in quel piccolo eden tra le labbra purpuree e i denti marmorei di lei.
La pazienza viene premiata e i candidi cancelli si dischiudono lasciando entrare l’impetuoso ospite ormai allo stremo. è un attimo, il piacere liquido spilla trovando rifugio in questo antro caldo e accogliente.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…