Da molti anni abito nella stessa casa e oggi, giorno del mio compleanno – compio 58 anni -, mi trovo libero dal lavoro; mi son concesso un giorno di ferie e sono intento a sistemare il giardino. La giornata di metà settembre é calda e l’umidità si appiccica addosso soffocante, per non parlar delle zanzare.
Osservo Michela, la mia vicina di qualche anno più giovane, anch’essa impegnata in opere di giardinaggio. Come me è libera dal lavoro, lei per la chiusura settimanale del suo esercizio commerciale – commercializza e fa l’istruttrice di mountain bike – e sembra, pur accaldata e sudata, reggere meglio di me la morsa dell’afa.
Comunque sia, entrambi ci fermiamo per una sosta e scambiamo quattro parole, ironizzando sul fatto che noi siamo di riposo, beatamente liberi dal lavoro a differenza dei nostri rispettivi coniugi che stanno lavorando e ridiamo per come il caldo e la fatica hanno ridotto il nostro aspetto. Non posso far a meno di notare che, anche se un lievemente appesantita nel corso degli anni, ha sempre un fisico notevole; fra noi c’è una conoscenza reciproca consolidata da anni di vicinato, non sono mancate da parte mia nel tempo velate avances e da parte sua un compiacimento per le blandizie ricevute. Tutto é sempre rimasto confinato in una schermaglia esclusivamente verbale, sia pur stuzzicante. Ma oggi si è stabilita una peculiare atmosfera confidente che mi spinge ad una libertà di dialogo solitamente improponibile. Esprimere un desiderio esplicito non credo comporti soverchi rischi. Al massimo mi manderà a quel paese. Mi lancio.
– Michela, sai che ho un rammarico? Posso essere veramente sincero anzi, di più, sfrontato?
– Mi stai incuriosendo. Spiegami pure.
Abbasso la voce mi avvicino e le dico:
– Ti ho sempre considerato una donna avvenente e…
– Grazie per il complimento, ma finisci di formulare integralmente ciò che avevi iniziato.
Incoraggiato, ma prudentemente per evitare di essere troppo franco, non seguo una linea diretta ma divago un po’.
– Il tuo décolleté é sempre stato favoloso e veder sobbalzare i tuoi seni morbidi rappresenta uno spettacolo esaltante.
– Mi imbarazzi e mi lusinghi a un tempo. Ma ti prego vieni al punto. Ormai sto sudando, e solo in minima parte per il caldo.
– Bene, il mio rammarico consiste nel non aver mai fatto l’amore con te. L’ho detto e ormai, si sa: “ …voce dal sen fuggita poi richiamar non vale…”
Scoppia a ridere e mi guarda dritto negli occhi.
– Sei riuscito a farmi arrossire a cinquant’anni. Ma sono molto compiaciuta, non posso negarlo. Ritengo comunque che ci siamo meritati una pausa. Vieni da me che preparo qualcosa di fresco.
La premessa mi sembra incoraggiante, vediamo gli sviluppi. Ci ristoriamo con una bibita, ci scrutiamo in silenzio poi lei sbotta:
– Di certo le tue lusinghe mi solleticano ma vedi, siamo entrambi sposati.
Mi sembra una giustificazione a cui neanche lei, in questo momento da molto credito.
– Così siamo perfettamente pari, io poi non son geloso e sarebbe esclusivamente prenderci una piccola, innocua evasione senza strascichi e conseguenze.
– Poniamo di essere d’accordo per assurdo – ma poi perché assurdo, penso io? -, ma in questa condizione in cui mi trovo al momento, sudata e non esattamente profumata costituirebbe un freno persino alle tue voglie.
Ride in maniera maliziosa, provocante – ha già intuito che tali condizioni non costituiscono per me un ostacolo..
– Al contrario per me questo costituisce un valore aggiunto.
– Oh oh, abbiamo un vicino feticista degli odori. Mi sentirei comunque più a mio agio dopo una doccia.
Ormai i nostri sguardi esprimono chiaramente la passione che, la curiosità di quello che si sta preparando, ci monta dentro.
Mi sembra che l’affare sia in dirittura d’arrivo e pertanto rilancio.
– Ok la doccia, se ti fa piacere, ma prima ti voglio gustare al naturale.
– Oh, ma lei sta insidiando una donna onesta. Mi imbarazza, mi fa arrossire e fremere d’indignazione.
Mi guarda divertita, in tralice, poi chiude gli occhi e dischiude, invitante, le labbra. – In fondo perché non concedersi un po’ di svago? Però mi stupisci. Ti credevo una persona a modo, invece sei un vero porco, vero?
– Un porco? Assolutamente si, ancor di più davanti a te.
La mia temeraria audacia é stata premiata, ci abbandoniamo ai nostri istinti primordiali, la prendo fra le braccia e la bacio in bocca. Lei si è arresa e la sua lingua si diverte con la mia. Le mie mani sono attratte da quelle mammelle spettacolari e che, una volta insinuatesi sotto la t-shirt, finalmente posso impastare, strizzare voluttuosamente. Siamo nudi e lei è una bellezza nelle sue forme sode; la annuso specie negli incavi ascellari dove un odore acre ed eccitante mi inebria e ancor di più quando posso bearmi della sua passera, dai bruni riccioli bagnati, che emanano l’afrore squisito di femmina.
– Si leccami la figa che mi piace tanto! Oooh il clitoride…insisti lì..ti prego continua.
La mia lingua il mio naso hanno scoperto un paradiso, ora però viene il meglio. Posizionata Michela al bordo del letto, le tengo larghe e sollevate le gambe alzando, strette fra i miei pugni, le caviglie; in questo modo la posso penetrare più in profondità con tutto l’impeto che ho in corpo e concedendomi il piacere supplementare di baciare e succhiare i suoi piedi attraenti. Michela apprezza moltissimo e manifesta il suo godimento mordendo il lenzuolo per impedirsi di urlare e non farsi udire da tutto il vicinato. Il suo gemere sommesso è un ulteriore stimolo erotico.
– Dalla posizione in cui mi tieni mi sembra di essere una bestia da squartare. Mi sento posseduta brutalmente, dominata.
– Altro che dominatore! Dal modo in cui adoro i tuoi piedi mi sembra che sia io lo schiavo.
Ride oscenamente ed è così calata nella parte di donna dissoluta che si abbandona a frasi volgari.
– Sbattimi di più e poi avevo proprio voglia di un cazzo diverso. Puoi sborrarmi dentro, mi piace sentire quel caldo appiccicaticcio dentro di me.
– Sei sicura, posso venirti in grembo?
– In grembo? Mi fai ridere. – Continua nelle sue trivialità, divertita – Nella figa intendi? Certo, puoi andare tranquillo. Ormai..non corro rischi di gravidanze e poi mi diverte di più.
Il mio pompare furioso si conclude e le schizzo dentro il mio seme al culmine di un’eccitazione che non riesco più a ritardare. Muggisco di piacere, da bestia.
– Che bravo che sei! Che bella scopata! Posso dire che ne è valsa la pena, non trovi anche tu? Approfittiamo del tempo che ci resta per divertirci ancora. Però adesso facciamo a modo mio: vieni a farti una doccia insieme a me.
Mi precede verso l’ampio box doccia. La ammiro: la sua pelle è levigata e abbronzata, le natiche tornite. Sento rinascere la passione.
– Aspettami un attimo – mi guarda ammiccante
Attraverso il vetro del box, appannato dal vapore, vedo Michela che armeggia all’interno di un cassetto. Estrae un oggetto che a fatica riesco a identificare: una peretta rettale il cui beccuccio si infila nel retto. Non riesco a vedere cosa sta combinando, ma poco dopo odo il rumore dello sciacquone del water.
Ed eccola allegra, con me dentro il box.
Sotto i getti d’acqua calda la osservo adorante mentre si insapona le ubertose mammelle, si passa la mano sul solco fra le generose chiappe, si friziona il pelo del monte di Venere.
– Hai intenzione di guardare esclusivamente? – Mi afferra l’uccello e me lo manipola.
Le mie mani ora si muovono non vedendo l’ora di divertirsi con quel corpo lucido, accarezzandolo e palpeggiandolo. Le sue mammelle poi sono una delizia da sprimacciare, generose come sono.
Si pone in ginocchio e, sostenendosi sui gomiti, si piega in avanti sollevando il bacino, si allarga le natiche ed espone le sue meraviglie.
– Cosa stai aspettando? Vuoi l’invito scritto? Il mio culo è preparato, pulito e lubrificato: pronto per te.
Non osavo sperarlo ma quelle natiche, mirabili, compatte grazie a tanto sport, che mi attirano ora sono mie. Il mio pene avanza nell’insenatura fra i glutei e come richiesto si introduce in quel buchetto, già allenato peraltro a quella pratica, stimola i recettori anali, avanza, indietreggia, sfonda.
Afferro quel corpo fra le mani, sgusciante per effetto del sapone. Mi diverto come da tempo non accadeva.
– Spingilo quel tuo cazzo, che stai andando bene, aprimi il culo che godo -, si agita sotto di me e inarca la schiena.
Non ho bisogno di incoraggiamento e cerco di dare il meglio di me; il mio cazzo si addentra in quel tunnel del piacere, apre quelle carni calde e accoglienti, si struscia su quelle pareti che gli si stringono addosso e infine, sfinito e soddisfatto, rilascia il suo liquido vischioso. Ancora eccitata Michela mi prende in bocca il pene per gustarsi il mio seme che ancora fuoriesce e non ne perde una goccia.
– Accidenti che femmina sei! Michela ti ringrazio per il regalo di compleanno veramente azzeccato e se da sempre ero attirato dalle tue tette, da oggi nei miei pensieri ci sarà un posto speciale speciale per il tuo culo.
– Grazie a te il giardinaggio oggi é stato particolarmente piacevole – mi sorride maliziosa -. Il giovedì sono libera e sola…- Mi guarda e implicitamente mi fa una proposta.
Non lo dico apertamente ma, credo che d’ora in avanti la mia agenda sarà spesso vuota da impegni, quel giorno della settimana.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…