BETTA:
«Tu hai talento Betta, avrai un futuro luminoso se starai con me, tu devi stare tranquilla, per la parte in quella serie tv ci penso io, conosco bene il regista, te lo presento. Stasera c’è un aperitivo al Garden, ci sono tutti, ci sarà anche Thomas, quello che ti devo presentare, vuoi che ti passo a prendere?»
«Proprio stasera? E’ il terzo anniversario con il mio compagno… ma… se mi dici che quella parte sarà mia, in qualche modo cerco di liberarmi»
-Ormai ho fatto un sacco di provini e casting, e tranne qualche misera comparsa, da due o tre battute, non ho ottenuto nulla di buono. Ma di Franz posso fidarmi, lui è conosciuto, è importante; con Luca festeggeremo domani, poi che senso hanno gli anniversari, la cosa che conta è l’amore che c’è tra noi, no?- è a questo che pensavo, mentre a piedi tornavo a casa nel caos di macchine, fumi e smog del centro convulso di Milano. -Potrebbe essere l’occasione della svolta, quella in cui dimostrerei a tutti che non mi ero sbagliata, che non era un semplice abbaglio la mia voglia di fare l’attrice. Ho studiato: corsi di teatro, di recitazione, a 27 anni è ora di svoltare.-
Nelle mie riflessioni niente poteva ostacolarmi, con gli agganci giusti ce l’avrei fatta. Oltre alla mia preparazione, la mia bellezza era indiscutibile: i miei occhi cobalto, un taglio del viso delicato, il nasino alla ‘francese’, le mie labbra carnose. Per non parlare del mio corpo, che pareva quello di una che vivesse in palestra, sebbene non ci andassi: un quarta piena, un fisico snello, delle lunghe gambe che andavano a raccogliersi in un culetto rotondo e sodo. Dovevo farcela.
Luca aveva precorso i tempi, la sua carriera era già indirizzata verso un futuro pieno di soddisfazioni: laurea in Medicina con lode, specializzazione in Chirurgia. A 32 anni era il più giovane chirurgo di Milano. La sua determinazione nel raggiungere i risultati che si prefiggeva, la sua bellezza, il suo modo delicato e dolce di amarmi, di farmi sentire al centro del suo mondo, mi rendevano la donna più felice della terra.
Lo amavo con tutta me stessa.
Però volevo dimostrare, soprattutto a lui, che anch’io valevo, che anch’io contavo. E così, dopo una mia lunga spiegazione sull’importanza di quell’aperitivo, della possibilità di avere una parte da coprotagonista in una serie di livello internazionale; indossando il mio tubino nero Dolce e Gabbana, il tacco alto, ho preso sottobraccio il cappottino, l’ho baciato sulle labbra e con uno «Scusami» sono uscita , ma prima di chiudere la porta dietro me, ho visto il suo viso sconsolato, quasi avvilito.
LUCA:
Ho pregato Paolo per concedermi un cambio di turno, per andare fuori a cena con Betta, ma lei all’ultimo minuto ha disdetto per un importante incontro di lavoro.
Un aperitivo con Franz, il suo agente, dove avrebbe conosciuto un regista, per una rilevante parte in un serie tv. Vedendola uscire così vestita, la mia gelosia e la mia paura di perderla hanno prevalso su tutto e sono crollato in un baratro cupo di vuoto, e di sgomento.
Il nostro profondo amore era indiscusso, ma il mio dualismo tra certezze ed insicurezze, mi portava spesso a dubitare, al non fidarmi del tutto di lei. Poi, per uscire da quell’oziosa malinconia mi sono deciso a cambiarmi ed ad andare a mangiare una pizza da Toni, proprio sotto casa.
BETTA:
Con Franz siamo arrivati al Garden, il freddo fuori mi aveva ghiacciato piedi e mani, ma appena entrati nel caldo di quell’enorme salone, dove si teneva l’aperitivo, mi sono subito ripresa. Tutto era elegantissimo, c’era l’elite della televisione e del cinema: registi, produttori, presentatori, attori tutti imbellettati come per il cenone di capodanno.
Un po’ mi sentivo fuori luogo, con i soldi che costavano gli abiti indossati da quelle persone, avrei potuto comprarmi un’utilitaria, senza parlare dei gioielli delle signore, e degli orologi che avevano al polso. Avevo bisogno di un po’ di carica, ed un paio di ‘bollicine’ mi sembravano proprio indicate.
Franz parlava un po’ con tutti, mi aveva fatto vedere Thomas, il regista, un uomo sulla sessantina, robusto, più grasso che robusto, piccolo di statura, con una stempiatura che faceva notare un cranio rotondo e lucido.
Aspettavo il momento di essere presentata, ma Franz mi aveva detto di aspettare che la festa prendesse ‘giri’. Il centro della stanza era dominato da una serie di tavoli, deliziosamente imbanditi e curati, con un buffet con un assortimento di cose che non avevo mai visto in tutta la mia vita: dal pesce alla carne, dalle verdure, fatte in mille modi ai dolci. Vicino ad una parete, dove eravamo noi, una lunga station con tre baristi elegantissimi, servivano ogni cosa che uno desiderasse bere.
Mi ero detta di non esagerare, ma ormai ero al terzo calice di Ferrari, ma per l’effetto alcolico e quello di quella fatata atmosfera, la mia testa cominciava a perdersi beatamente in sogni, che con quelle persone potevano divenire realtà.
Poi Franz mi ha detto che potevo raggiungere Thomas in una stanzetta laterale, per conoscerlo e parlare con più libertà. Con il cuore in subbuglio per l’emozione e la paura, sentivo il ‘tic tac’ dei miei tacchi sopra ogni altro rumore, ed in quei pochi passi cercavo di ‘passare in rassegna’ le cose da dire, quelle che mi avrebbero fatto avere quella parte. Dopo aver bussato, sono entrata in un ambiente molto curato, dove Thomas mi aspettava seduto in un grande divano di fronte ad un caminetto acceso. Davanti a lui, un secchiello con una bottiglia di champagne e due calici già pieni.
«Vieni avanti, siediti qui con me. Hai sete?» così dicendo mi ha passato un bicchiere in mano «In realtà l’unica bevanda alcolica che uno può bere per dissetarsi è la birra, vino e i vari drink si bevono solo per l’effetto che danno, non sei d’accordo?» «Beh, sì… penso che sia così, forse una vodka tonic potrebbe…»
Con questa partenza mi aveva un po’ spiazzato, e cercando di risvegliare la mia parlantina, mi sono seduta in parte a lui, ed ho dato un sorso al vino. «Ebbene, bando alle ciance, mi diceva pocanzi Franz che vorresti far parte della mia serie, ti ha già passato la sceneggiatura da guardare?» «Sì, l’ho letta, e senza peccare di immodestia, mi pare che il personaggio di Clara potrei impersonarlo molto bene, mi sento vicina ai suoi modi di interpretare la vita.» Pensavo di aver recuperato l’impasse iniziale, e l’euforia etilica mi aiutava a scacciare la paura. Potevo dirmi ad un passo dal mio traguardo.
«Molto bene Betta, giusto… posso chiamarti così? Insomma questo lo vedremo insieme, è un ruolo di spessore, avrai una visibilità internazionale, ci sarà da lavorare per più di un anno. Devi essere convinta, e poi sai noi registi, siamo un po’ capricciosi, io per esempio voglio conoscere bene chi lavora con me… intendi?» Si era girato, fissandomi negli occhi, poi aveva aggiunto: «Devo sentirmi in simbiosi con la protagonista dei miei lavori, devo capirla in ogni situazione…» «Ok, mi sento pronta, mi dica lei quando possiamo ritrovarci per definire meglio il tutto, per una prova magari, insomma per tutto quello che desidera.» Volevo accordarmi con lui, e tornare da Luca, togliendomi di dosso quel viscido elemento. Desideravo far l’amore con Luca, e scusarmi per la cena mancata, già mi pregustavo il suo caldo corpo sul mio.
«Si tratta proprio di questo» aveva proseguito «di accontentare i miei desideri, per ripagare le tue aspirazioni, che con me si realizzerebbero.»
Detto questo aveva poggiato la sua mano sulla mia gamba, ed io mi sono girata di scatto, l’ho spostata lentamente e mi sono sollevata per prendere il calice dal tavolino.
Ma lui non voleva di certo cambiare le sue intenzioni, e prendendomi il viso tra le mani mi ha baciata sulle labbra. Ho avuto un cenno di repulsione, ho cercato di spingerlo in dietro, ma la sua presa era salda, ed ha cominciato a baciarmi il collo e dietro le orecchie «Dai non fare la timida, se vuoi il lavoro, stiamo venti minuti insieme, cosa ti costa? Pensa al tuo futuro.»
Ho finito il vino e lui me ne ha versato altro, andandomene avrei cancellato il mio sogno tanto agognato, non riuscivo a ragionare, poi lui ha cominciato ad accarezzarmi le cosce, io cercavo di bloccarlo, ma nel suo insistere l’ho lasciato fare.
Quando la sua mano ha toccato la mia pelle sopra le autoreggenti un’insana passione mi ha rapita, poi con le dita e filtrato sotto il mio perizoma, e le sue delicate carezze mi hanno ammantato di un brivido erotico che non riuscivo a spiegarmi. «Sento che piace anche a te, hai una piccola palude qui sotto, sai che sei proprio bella, divertiamoci un po’ e domani fissiamo il contratto, ok?» Ero fuori di me, mi sono alzata un attimo ed in un sorso ho seccato il calice, e lui mi ha alzato il vestito accarezzandomi il culetto, coperto solo dalla strisciolina di stoffa del perizoma. Quando mi sono voltata, i suoi pantaloni ed i suoi boxer erano sotto le sue ginocchia, ed il suo cazzo eretto svettava oltre la camicia. Se l’è alzata e un rotolo di grasso si è fatto evidente, poi mi ha preso per un braccio a mi ha fatto inginocchiare tra le sue gambe.
Ero ubriaca, con la mano ho tirato indietro la pelle che ricopriva il suo glande ed ho cominciato a leccare il suo pene. Era molto più piccolo rispetto quello di Luca, Thomas ansimava e me lo spingeva forte dentro la bocca, quasi a togliermi il respiro, poi ha lasciato che facessi io. Mi faceva schifo, ma non mi sono fermata, alzando lo sguardo ho visto che mi stava filmando con il telefonino.
Non ho detto niente ed ho cominciato a sincronizzare il movimento della mia mano e quello della mia bocca, fin che mi ha tenuta schiacciata a se e mi è venuto in gola.
Un ripugnante senso di vomito mi è salito dallo stomaco, ma lui ha proseguito fino a che non si è svuotato del tutto. Appena mi ha lasciato, ho sputato quel tiepido liquido sul pavimento, mi sono abbassata il vestito, e sono uscita da quella stanza.
Tornando in mezzo alla folla un tale senso di disagio mi ha attanagliato e l’unica cosa che volevo fare era andarmene di lì. Ho afferrato Franz per un braccio, e senza dire una parola l’ho trascinato fuori, ho preso i nostri cappotti e sono quasi corsa verso la sua macchina.
Salita in auto ancora non riuscivo a connettere bene quello che era successo, e con le luci di Milano in lontananza l’unica cosa che volevo era lavarmi e andare a dormire.
Franz ad un certo punto ha ricevuto un SMS, e mi ha detto: «Domani alle 15:00 devi andare nello studio di Thomas, la parte è tua, devi formalizzare il contratto, non sei contenta? » Poi altri ‘BIP’ sul suo cellulare, ed ho visto la macchina di Franz svoltare in una strada sterrata. «Dove cazzo vai? Portami a casa, non ho voglia di puttanate» «E’ proprio di questo che dobbiamo parlare,» e dicendo quella frase si era tirato giù la cerniera dei pantaloni e mi aveva tirato fuori il suo cazzo, e mi aveva messo lo schermo del suo telefonino in faccia, facendo partire il video: ero io che facevo il pompino a Thomas, fino a quando sputavo il suo sperma. «Non vorrai che Luca veda una cosa del genere, vero?
Puoi far felice anche me, oramai l’hai già fatto cornuto, se poi questa era davvero la prima volta. Al vederti dal video sei abbastanza pratica e non ti sei risparmiata di sicuro, dai su vieni qui.» Con il braccio mi ha avvinghiata spingendomi tra le sue gambe, ed io esterrefatta, ma senza dire una parola, ho preso il lungo e nodoso cazzo di Franz in bocca ed ho iniziato a ciucciarlo, volevo che tutto finisse il prima possibile, mi sembrava di essere annebbiata, che non ero realmente io a fare quello che stavo schifosamente facendo. Ho continuato però, fino a farlo venire. E mentre lui si ripuliva con un fazzoletto del suo seme, io con un altro mi asciugavo le lacrime che copiose inondavano le mie guance fino ad arrivami a quell’impura bocca. Mi sono guardata nello specchietto davanti al sedile, non mi riconoscevo: il trucco sfatto, il rimmel colato, il rossetto scomparso chissà dove… e dove lo sapevo benissimo, ed in attimo di lucidità i sensi di colpa, il gusto schifoso, mi ha fatto venire il disgusto, ho aperto la portiera e ho vomitato tutto sulla strada.
LUCA:
E’ arrivata a casa alle 2 di notte, mi ha solo detto che l’indomani avrebbe firmato il contratto, e che preferiva dormire nell’altra stanza perché così non mi avrebbe disturbato in quelle ultime poche ore di sonno che mi mancavano, prima di andare in ospedale, io non ho neppure acceso la luce, e girandomi ho ripreso a dormire.
Speravo tanto che quel posto fosse suo, cosicché poteva dare un senso alle sue giornate, avere un impegno, e non dissolvere tutto il suo essere in apatia e ozio, come capitava fin troppo spesso nell’ultimo periodo.
BETTA:
Non avevo chiuso occhio: la vergogna, l’odio profondo che provavo verso me stessa prevaricava ogni mio altro pensiero. Come avevo potuto fare quelle cose? Cosa dovevo fare adesso? Luca? Se fosse venuto a saperlo mi sarei ritrovata senza l’amore della mia vita, sola in mezzo ad una strada. Non riuscivo a guardarmi allo specchio, il disgusto che provavo era immenso, totalizzante.
La mattina dopo il Garden, non ho bevuto il caffè, ma mi sono preparata un gin tonic, per allontanare da me quelle oscene e immorali immagini che mi perseguitavano, appena ho sentito la porta chiudersi, sono uscita dalla cucina, cercando di riordinare le idee.
Oramai il mio disprezzo, il mio disgusto senza limiti covava in me, ma mi ero giocata tutto per uno scopo, e alle 15:00 mi sarei presentata per firmare il contratto.
La segretaria mi ha fatto attendere un po’, poi mi ha condotto lungo un corridoio, a bussato alla porta di Thomas e sono entrata. Un ufficio come tanti, sulla scrivania un plico di fogli. «Bene arrivata, passiamo ora alle firme, sei contenta? Queste sono solo per la privacy, dopo parleremo del contratto, ok? Dai intanto, una qui, una qui, un’altra… ma prima…» mi ero piegata e stavo firmando i fogli, quando ho sentito la sue mani sul mio culo, ed il suo fiato sul collo «Dovrai fare la brava anche oggi, seguimi di qua. Staremo meglio. Su…»
Desideravo quel lavoro, mi serviva per riscattarmi, la mia autostima era distrutta, non potevo tornare da Luca, dopo quello che avevo fatto, senza un contratto, così l’ho seguito. Nella stanza adiacente c’era un letto matrimoniale, con le lenzuola bianche, i muri erano dipinti con disegni geometrici rossi e bianchi, e tutto intorno cavalletti e camere da presa. Thomas, con la mano, dentro i miei fuseaux, mi toccava tra le gambe, e faceva roteare le sue dita sul mio clitoride; era indecente, ma io ero la depravata, la svergognata che lo lasciavo ancora fare, per la seconda volta. Ma quelle immorali e lussuriose carezze mi piacevano, un’insana e malata voglia montava in me e mi faceva eccitare.
Mi ha abbassato i pantaloni e gli slip, e sempre baciandomi, con l’altra mano mi accarezzava il glutei, infilandomi il suo dito bagnato di saliva nel buchetto dietro.
Poi mi ha spogliata nuda, distesa supina sul letto, e con maestria mi ha leccato la fica, io con le braccia lungo il corpo, arresa totalmente a lui, non parlavo, ero come paralizzata, non mi riconoscevo, non ero io. Ma quando leccava il mio clitoride sobbalzavo, e sussurravo dei «No» quasi impercettibili, che parevano più un invitarlo a continuare, a non fermarsi.
Sono venuta sulle sue labbra, un orgasmo impudico, volgare, lascivo, ma totalizzante; il sapere di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa di ignobile nei confronti di Luca, mi ha fatto godere più intensamente, mi sentivo, e lo ero, una puttana, una schifosa traditrice. Quando è salito sul letto e me lo ha messo in bocca, lo volevo anch’io, volevo farmi scopare tutta, doveva divertirsi al punto che la parte fosse mia di sicuro.
Non desideravo altro, solo ad avere il ruolo promesso, e oramai mi ero compromessa, mi ero regalata, avevo perso l’onore e sarei andata fino in fondo, poi ho capito che stava venendo, ma si è spostato e mi si è messo sopra.
Fissandomi negli occhi mi ha penetrata, ero già lubrificata ed è entrato tutto. Sentivo la sua pancia schiacciarmi il ventre e lo vedevo rosso in viso dagli sforzi, ho chiuso gli occhi e la mente, restando a sentire i suoi respiri affannati. Si è fermato, girato supino: mi voleva sopra di lui, così mi sono messa a cavalcioni, e mi sono infilata il suo cazzo dentro. Lo cavalcavo forte e sono venuta di nuovo, poi due braccia da dietro mi hanno spinta verso di lui, e qualcuno mi ha penetrato di forza il culo. Un dolore forte mi ha fatto lacrimare, ma quando le membrane hanno aderito è riuscito ad entrare tutto dentro me. Mi sono girata e ho visto Franz che mi stava inculando.
Avevo Thomas sotto con il suo cazzo dentro la mia fica, e Franz con il suo dietro. Muovendosi all’unisono, il dolore è diventato godimento puro, e le lacrime sussurri di lussurioso godimento. Era una sensazione paradisiaca, mi sentivo riempita tutta, non volevo che si fermassero. Poi Thomas, si è arrestato, sempre con l’uccello dentro, e Franz ha iniziato a sbattermi più duramente, con più ardore, e un’esplosione mi ha colpita, indecifrabili bagliori accecanti mi attraversavano gli occhi , mentre i brividi si rincorrevano lungo tutto il mio corpo, e sono venuta, scagliata così in alto che non mi era mai successo nella vita. Mi sono divincolata da tutti e due e mi sono stesa a pancia in su, e ho lasciato che loro mi sborrassero entrambi in faccia, in bocca, dove volevano.
Dieci minuti più tardi, dopo una doccia, ed essermi ripresa da quel forte orgasmo, ho firmato il contratto, senza sindacare su cifre o qualcos’altro. Prima di uscire Franz mi ha detto: «Oggi hai girato il tuo primo film da attrice, dopo i due provini-pompini, anche quelli filmati, ma oggi con tutti gli obiettivi che ti han ripresa potresti diventare la numero uno del porno, pensaci. Sai quante ne abbiamo scoperte io e Tommy, ancora ci arrivano gli auguri di Natale da molte, per la strada che le abbiamo aperto.» Il mio cervello era un accessorio, non ragionavo e non volevo assolutamente farlo. Tornando verso casa con il contratto e la sceneggiatura definitiva, sul sedile in parte a me, mi sentivo la più sporca e lurida donna al mondo, soprattutto perché mi era piaciuto così tanto, ero venuta così intensamente, che mi faceva vergognare di me stessa.
LUCA:
Dal giorno di quel aperitivo Betta non era più la stessa, incupita e triste non dava a vedere per niente la felicità che avrebbe dovuto avere per il contratto stipulato. Mi ha detto che aveva bisogno di un po’ di tempo per riflettere, per capire quali fossero le priorità nella sua vita e nel suo futuro. Dopo quindici giorni iniziavo a preoccuparmi, addossandomi colpe che credevo di avere nei suoi confronti. La mia paura più grande era che si fosse innamorata di un altro, conosciuto magari proprio in quella serata del nostro terzo anniversario.
Un pomeriggio che ero di riposo dal lavoro, rientrato dalla mia corsetta mattutina, ho ripreso il telefono in mano, ed ho visto otto chiamate senza risposta da parte di un mio vecchio amico, Denis. Ci conoscevamo fin da piccoli, ma era più di un anno che non lo vedevo e non lo sentivo.
Lui era uno sceneggiatore per grossi spettacoli teatrali e girava in tutta Europa. Allarmato ed incuriosito l’ho chiamato subito, e lui mi ha detto che dovevo sapere una cosa molto importante, ma poteva dirmela solo a voce. Ci siamo incontrati in un bar del centro, e appena l’ho visto entrare ho capito subito che qualcosa non andava.
Dopo i convenevoli ed aver ordinato da bere, la discussione è arrivata al dunque: «Sono a Milano per un mese per lavorare alla Scala, e sai che per il lavoro che faccio conosco tanta, forse troppa, gente dello spettacolo…e…» «Cosa succede Denis? Cosa c’è che non riesci a dirmi?» Lo vedevo pallido in viso e la sua fronte sembrava sudare «Luca, non so se faccio bene o male, ma ti ho sempre voluto bene fin da quando abbiamo 5 anni, devo farti vedere delle cose che ti riguardano. Non odiarmi, ma non ci dormo più la notte… Allora» e ha ripreso fiato, mentre io non ci capivo più nulla «conosco da un po’ di anni un regista, Thomas N. e una sera ha perso una scommessa con me, un giochino stupido, eravamo molto ubriachi… Mi aveva detto che filmava tutti i casting in segreto, e lui è un uomo borioso, pieno di se, grasso e di 65 anni, e si vantava sempre che scopava di qui, che scopava di là, ecc. Fin qui mi segui? So che è una cosa ignobile e puerile, ma gli ho detto che se era così ‘macho’ doveva dimostrarmelo, mandandomi i filmati dove combinava di farsi una donna. In 10 anni che lo conosco è successo solo 4 volte, ma… tieni guarda cosa mi ha mandato.» Con il cuore in gola, Thomas il regista di Betta? Che cazzo succedeva? Ho aperto il videomessaggio e nell’immagine c’era Betta che succhiava il cazzo di qualcuno, in primo piano si vedeva la sua lingua roteare intorno ad una cappella rosa. Ho chiuso subito, mi sono alzato, ho saputo c’era un altro video, e me li sono fatti inviare tutti e due. Ho ringraziato Denis, che era mortificato, e sono tornato a casa.
Alla mia scrivania, completamente accecato dall’odio e da una sconfinata tristezza ho scaricato i video sul pc, e li ho rivisti fino a che non ho sentito le chiavi girare sulla toppa. Non sapevo come potermi comportare, cos’era il giusto o lo sbagliato in una situazione del genere. Era possibile che la smania di successo potesse aver portato Betta a tanto? Non me ne capacitavo, avevo bisogno di tempo, meditare bene le prossime mosse.
Due sere dopo la scoperta, quasi piangente, Betta mia ha accennato che la serie non sarebbe stata girata perché alcuni produttori avevano trovato da dire con il regista, e quindi il calo dei finanziamenti aveva tagliato il progetto. Appena l’ho saputo sono scoppiato in una grossa risata isterica, e Betta mi osservava come fossi impazzito.
Quella è stata la classica goccia, aveva fatto tutto quello schifo per niente.
Ci avevo pensato molto, ma ero arrivato alla conclusione che non avrei mai potuto perdonare una cosa del genere, mi dispiaceva, ma il mio carattere non me lo avrebbe mai permesso. Cinque anni ho dedicato alla sua esistenza in tutto e per tutto, e questo era il ringraziamento, farsi scopare in due, fare pompini a uomini che avevano due volte la sua età, per una particina in una serie tv, no io non avrei mai sopportato, non avrei superato un’offesa del genere. Non sarei neanche riuscito a sfiorare il suo corpo mai più, era carne guasta per me.
Sono andato in camera, e sono tornato con il portatile, ho fatto sedere Betta in parte a me, e le ho detto: «Queste che ti dirò adesso sono le ultime parole che usciranno dalla mia bocca verso di te, ha capito?» i suoi occhi si sono come pietrificati, con le mani ha tirato indietro i capelli, ed io ho continuato «Mi dispiace per la tua serie che è saltata, ma quello che mi dispiace di più, ti giuro, è quello che hai fatto per riuscire ad avere quel cazzo di ruolo.
Se per te, per un lavoro, è giusto quello che hai fatto, per me, e mi conosci bene, hai semplicemente distrutto in due giorni tutto quello che c’è stato tra noi e quello che avrebbe potuto essere, pensa parlavamo di avere un figlio… che follia! Ho un ruolo al mondo, nella società, ho una dignità che non verrà scalfita da tuoi comportamenti da… diciamo escort, o vuoi che vado più pesante. Ora guardati in video, sei veramente brava, praticamente è un film muto, non hai neppure dovuto imparare le battute, era tutto già dentro te, un estro, un istinto innato, un’interpretazione da Oscar.
Allora visto che sono la ultime cose, e poi non ti parlerò mai più potesse cadere il cielo, ascoltami bene: puoi stare qui come coinquilina fino a quando non ti sistemi da qualche parte o a casa di qualcuno sono magnanimo e ti passerò un po’ di soldi al mese, finché non ti trovi un lavoro, potresti continuare con quello che hai appena cominciato, che dal contenuto di questa usb è chiaro che ci sei portata. Poi prendi tutte, e dico tutte, le tue cose e dimenticati della mia esistenza.
Solo al pensiero di quello che mi hai fatto mi verrebbe voglia di sputarti in faccia. Ma non meriti neppure la mia saliva. E con questo penso di aver detto tutto. Non serve che piangi, non mi fai intenerire, non serve che ti giustifichi, non mi interessano i tuoi perché. A proposito cerca di sparire da qui al più presto, mi infastidisce solo vederti, solo sentire il tuo profumo. E adesso poche sceneggiate da soap opera, domani mattina devo operare.»
BETTA:
Dopo aver visto i video in cui sguazzavo nel fango della vergogna ho cercato, per molti giorni successivi, di chiedere scusa in tutti i modi a Luca, prostrandomi ai suoi piedi, disperandomi per quello che avevo perso per sempre. In quella casa sono rimasta un mese, ma lui non mi ha mai degnata di una parola, faceva si o no con la testa solo per questioni riguardanti la casa o della quotidianità del vivere a contatto.
Quando ho deciso di tornare da mia madre, perché non sopportavo più quella situazione e i divoranti sensi di colpa, mi ha aiutato a fare le valige, a caricarle in macchina, badando bene che neppure una mia foto, un mio piccolo oggetto rimanesse lì. L’ultima borsa che ha messo in macchina era piena di tutti i regali che gli avevo fatto in cinque anni del nostro amore.
Come fossi un topo, una pantegana aveva derattizzato l’appartamento e lì aveva parlato: «Se hai ancora un po’ di amor proprio, spero che tu non faccia quello che hai fatto a me a nessun altro uomo che vorrà stare con te. Per quanto mi riguarda, mi vergogno di aver perso tanto tempo, buttato via tanto amore e tante speranze per una nullità come te. Machiavelli diceva “Il fine giustifica i mezzi” ma ora tu non hai nessun mezzo e sei solo la fine di te stessa. Auguri.»
LUCA:
Una sera, per un addio la nubilato di un collega cardiologo, siamo finiti, come spesso capita in quelle serate assurde, in un locale di lap dance. Eravamo tutti brilli, quando quasi gridando in mezzo a quel chiasso devastante di musica e voci, mi sento tirare per la giacca «Luca, cazzo ma quella è… quella è…». Mi sono alzato imbarazzato, ho seccato il mio drink in un solo sorso, e sono uscito dal locale.
Avevo appena fatto pochi passi sul marciapiede che una voce molto conosciuta mi ha chiamato: «Luca…Luca fermati, voglio solo salutarti.» Mi sono voltato, con il cuore che batteva all’impazzata, l’amavo ancora tantissimo, lo strappo voluto da me non si era per nulla ricucito, avevo avuto una storia, in quei nove mesi da quando se ne era andata, ma lei era sempre nella mia mente, e la cosa aveva finito per non durare. Ma le immagini di quello che avevo visto in quel video, e rivederla così sulla porta di quel locale infimo: in slip, con le autoreggenti, pronta a spogliarsi su un palco mi ha fatto vergognare, ma sono tornato indietro. A cercato di abbracciarmi, ma l’ho tenuta lontana «Luca io ti amo, non ho mai smesso, volevo che tu lo sapessi.» «Sara io non ti perdonerò mai, ho visto mille volte quel video, come ti facevi scopare con gusto, con voglia, da due vecchi; ora torna al tuo lavoro così domani tutto l’ospedale parlerà di me e della mia ex moglie che fa la ballerina di lap dance. Cazzo come sei caduta in basso, e sì che ti sei data gratis ad uno dei registi più in voga del momento. Ha fatto un altro film, come mai non comparivi nel cast? Forse anche a lui piace conquistarsi pian piano le cose, in poche ore con te aveva già gustato tutto il menu che potevi offrirgli… chissà come hai fatto a trovare questo posto di lavoro… non voglio neppure immaginarlo. Scusami, ma non mi sono mai sfogato per quello che mi hai fatto, io ti amerò per sempre, ma l’odio che provo, il senso di sporco, di laido che mi dai, pensando a quei cazzi che ti imbiancavano la faccia di sperma, non si cancellerà mai. Addio.» A quelle parole ha iniziato a piangere forte, a gemere e mi si è buttata al collo, stringendomi forte, poggiando il suo bel viso sul mio petto, e dicendomi: «Mi dispiace Luca, mi dispiace…» Il suo odore, la fragranza della sua pelle che sapeva come sempre di un vago sentore di agrumi, ha deragliato i miei ricordi in tutti i momenti belli della nostra storia, bloccandomi il respiro, aspirando il suo profumo l’ho staccata da e me ne sono andato. Camminando nella notte verso casa, le lacrime calde mi segnavano lente le guance, e mi chiedevo se il giorno del nostro anniversario, quel giorno dell’aperitivo al Garden le avessi impedito, mi fossi arrabbiato, cosa sarebbe stato di noi?
La serie che ho apprezzato finora più di tutte, dove i personaggi sono parsi più "vicini" al lettore a mio…
Questa era... intensa. Sì, eccitante, ma a tratti quasi oscura, come se la naturale carica erotica di Fleur fosse stata…
Ottimo! Aspetto la pubblicazione!
Ti ringrazio per l'apprezzamento. Il prossimo racconto, "É arrivata mia sorella" (no, non ha nulla a che vedere con la…
Ottimo epilogo. Mi piace molto come Olivia sia passata dal non apparire quasi mai al divenire protagonista. È una rivalsa.…