Il sabato seguente, radunate le poche cose ed i libri dalla mia stanza, mi feci accompagnare da un mio compagno di corso, perché io non avevo l’auto.
Elisa era a casa ad attendermi, mi consegnò le chiavi dell’appartamento dicendomi di fare con comodo.
Aiutato dal mio compagno portammo su le mie cose e cominciammo a sistemarle.
E così presi possesso della mia nuova abitazione e cominciai una vita ben diversa.
Quel giorno, alla consegna delle chiavi, seppi anche che la terrazza che vedevo dalla vetrata, apparteneva anch’essa ad Elisa e che io, mi disse, avrei potuto utilizzarla quando volevo.
Eravamo, ormai, in autunno inoltrato e le occasioni di uscire sulla terrazza erano molto poche.
Peccato, perché era un posto magnifico, forse 60 mq o più, adornata di piante sempreverdi, con sdraio e lettini prendisole, un tavolo enorme in legno e relative sedie e sul fondo una piscina sopra pavimento, ormai coperta vista la fine della stagione.
Pensai che ne avrei approfittato all’arrivo del bel tempo.
La stagione invernale passò senza eventi di rilievo, salvo l’accrescersi della confidenza con le due donne; m’invitavano spesso a cena ed io per ricambiare, qualche volta le invitavo fuori per una pizza.
Con Mara uscivamo spesso assieme per recarci all’università, ma a parte l’amicizia non c’era niente di più.
Elisa approfittando delle mie conoscenze tecniche, mi chiedeva spesso di farle alcuni lavoretti in casa; io ne ero ben contento perché la signora era sempre in abiti molto aderenti che esaltavano il suo corpo ed io mi sollazzavo con la sua vista.
La cosa, comunque, mi sconvolgeva ed i miei ormoni erano ormai a mille e spesso mi masturbavo pensando a lei e a cosa le avrei fatto.
Arrivò, infine, la primavera e con essa il bel tempo.
Spesso durante i weekend uscivo sulla terrazza a studiare.
È una bella e calda mattina di maggio, mi sono alzato un po’ tardi e dopo una doccia, metto una tshirt ed un paio di pantaloncini e decido di andare a studiare sulla terrazza.
Prendo i libri e mi avvio.
Sto per sistemarmi al tavolo quando, sul fondo, accanto alla piscina, vedo una persona sdraiata.
Metto a fuoco bene e capisco che è Elisa, sdraiata su un materassino gonfiabile che prende il sole.
Mi avvicino silenziosamente a piedi nudi, mi fermo a un metro da lei e mi godo lo spettacolo del suo corpo seminudo steso al sole.
È sdraiata sul dorso, ad occhi chiusi, forse si è addormentata e quindi non si è accorta della mia presenza.
Indossa un bikini giallo che poco nasconde del suo magnifico corpo, ha le gambe dischiuse, per cui posso vedere bene lo spacco della sua figa appena celata dalla sottile stoffa del costume.
Il mio cazzo reagisce subito a quella vista indurendosi nei pantaloncini.
-“Ehm, ehm, buongiorno Elisa” – dico.
Lei apre gli occhi e mi fissa.
-“Oh, buongiorno Marco, sonnecchiavo e non mi sono accorta di te”.
-“Sono uscito per studiare, ma se ti disturbo rientro in casa”.
-“Ma no, figurati, resta pure, tanto tu utilizzi il tavolo, giusto”.
Mentre parla si mette seduta e da una lunga occhiata alla mia erezione che i pantaloncini non possono nascondere.
-“Sì, grazie; allora io mi sistemo”.
-“Ok, buono studio”.
Vado a sedermi al tavolo, apro i libri, ma la mia mente non riesce a concentrarsi sullo studio, è fissa sulla visione di quel corpo eccitante e la mia erezione, che non accenna a diminuire, non mi aiuta.
Dopo circa un quarto d’ora mi sento chiamare.
-“Marco puoi venire qui, per favore”.
Mi alzo e mi avvicino a lei.
-“Mi faresti una cortesia? Vorrei prendere un po’ di sole sulla schiena ma non arrivo a mettermi la crema. Me la spalmeresti tu?”
-“Cer…certamente” – balbetto.
-“Grazie” – mi porge il flacone della crema e si sdraia sulla pancia.
Deglutisco a fatica; la vista della sua schiena, delle sue natiche con il costume infilato in mezzo, delle lunghe gambe distese semiaperte, entra nella mia testa e scende direttamente al cazzo, che ora è talmente duro da farmi male; ho la vista annebbiata.
A fatica mi metto in ginocchio al suo fianco, mi metto un po’ di crema su una mano e comincio a spalmarla sulle sue spalle.
Lentamente scendo lungo la schiena arrivando all’incavo della vita e lì mi fermo.
-“Fai anche le gambe” – mi dice – “così non mi sporco ancora le mani”:
Senza rispondere, perché ho un groppo che mi stringe la gola, prendo altra crema e comincio a massaggiarle le gambe semiaperte.
Mentre sono all’opera sulle gambe, lei, con un leggero movimento, le dischiude ancora di più e mette in mostra le labbra della figa separate dal tessuto dello slip che scende dallo spacco delle natiche.
-“Questa vuole farmi impazzire”- -penso.
Continuo a spalmare con la testa ed il cazzo in subbuglio.
-“Grazie, sei stato molto bravo, va bene così” – dice girando la testa e fissando la mia erezione.
Non oso fare niente di più, mi alzo e faccio per tornare al tavolo.
-“Aspetta, visto che sei qui, per favore, mi prenderesti la bottiglia dell’acqua?”
Mi giro e mi allungo a prendere la bottiglia appoggiata all’ombra di una pianta.
Senza parlare gliela allungo.
Senza voltarsi, lei allunga il braccio all’indietro per prenderla ma la sua mano invece di prendere la bottiglia si stringe attorno al mio cazzo.
Da una bella palpata e poi la ritira.
-“Oohh, scusami, ho sbagliato bottiglia” – dice ridendo.
Sono impietrito, non so se saltarle addosso o andarmene col cazzo tra le gambe.
È lei a rompere gli indugi.
-“Spalmarmi la crema ti ha fatto quest’effetto? – mi fa girandosi e sorridendo.
-“Veramente è da quando ti ho vista che sono in questo stato e massaggiare il tuo corpo non ha fatto altro che accrescere la mia eccitazione. Sei magnifica!!!”
-“Oh grazie per il complimento. Poverino, meriti una ricompensa”.
Si mette seduta e lentamente scosta il tessuto del reggiseno e mette in mostra i seni, poi, sempre lentamente, lo solleva e lo toglie lasciandoli liberi alla mia vista.
-“Vieni, metti un po’ di crema anche qui”.
Indugio, non so che fare.
-“Dai mettimi la crema” – insiste.
Prendo il flacone per mettere altra crema, ma lei mi blocca.
-“Basta quella che hai sulle mani, comincia. Dai puoi toccarle”.
Avvicino la mano alla sua tetta e comincio ad accarezzarla circolarmente.
-“Puoi anche stringerla un po’ non mi fai male”.
La mia carezza si fa più insistente, la sua carne nella mia mano m’inebria; il cazzo mi scoppia, credo di essere sul punto di venire. Meno male che ieri sera mi sono fatto una sega.
Lei allunga una mano e con uno strattone mi abbassa i pantaloncini; il mio cazzo schizza verso l’alto duro come una sbarra.
-“Tu continua a massaggiare” – mi ordina.
Mi prende il cazzo con la mano e comincia segarlo, lentamente, troppo lentamente, così mi farà svenire dall’attesa.
Continuo a massaggiare la tetta che sento turgida, con il capezzolo indurito nel palmo della mano mentre lei continua a segarmi.
Ad un certo punto non ne posso più, continuando a carezzarle il seno sfilo il cazzo dalla sua mano e lo cingo con la mia.
Pochi colpi e la sborra erutta sul suo mento e sulle tette.
-“Ora credo starai più calmo. Continua a studiare, io vado a farmi una doccia” – e così dicendo si alza e si dirige alla porta.
Resto lì in ginocchio, stanco e inebetito per quello che è successo, il cazzo ormai ammosciato, non so se alzarmi o sdraiarmi lì, sul nudo pavimento.
Seguite gli altri episodi e se avete commenti o suggerimenti scrivetemi a miromarco@myyahoo.com
Bel racconto. Molto eccitante