Dopo quell’episodio al negozio, qualcosa era cambiato. I messaggi tra loro si fecero più frequenti, più carichi di sottintesi. In apparenza parlavano di lavoro, di appuntamenti, di scadenze… ma tra le righe c’era sempre un’allusione sottile, un desiderio che cresceva.
Il fatto di non condividere più lo stesso ufficio aveva creato un vuoto imprevisto. Quei due mesi separati li avevano messi davanti a una realtà nuova: sentivano la mancanza l’uno dell’altra. Non era solo abitudine professionale, ma un’assenza che bruciava sotto la pelle.
Fu lei, dopo aver insistito più volte, a passare nel suo studio. Si presentò con naturalezza, come collega, ma nei suoi occhi c’era qualcosa in più. Parlarono, si sorrisero, eppure l’aria era diversa, carica di silenzi che dicevano più delle parole.
Quando se ne andò, lui la seguì fino alla porta per accompagnarla, la salutò e lei inizio a scendere le scale del palazzo. Lei stava per scendere, ma all’improvviso lui la fermò. La prese per un braccio, la voltò verso di sé e, senza esitare, la baciò.
Un bacio breve, dieci secondi appena, ma denso, deciso, inevitabile. Le loro labbra si cercarono con forza, e in quell’attimo tutto cambiò: gli anni di distanza, di professionalità, di silenzio caddero di colpo. Era l’inizio, e nessuno dei due avrebbe potuto tornare indietro.
l giorno dopo tutto sembrava uguale, eppure niente lo era più.
Lei era a casa, tra lavoro e figli, ma il pensiero tornava sempre a quel bacio. Ogni volta che si specchiava, le sembrava di rivedere il suo volto vicino al suo, il suo sguardo deciso, il calore delle sue labbra. Cercava di comportarsi normalmente, di rispondere ai messaggi come sempre, ma ogni parola scritta nascondeva un tremito che non poteva ignorare.
Lui, seduto alla scrivania del suo studio, rileggeva le chat con lei. Bastava un “come stai?” per accendere di nuovo il ricordo. Non riusciva a concentrarsi, il lavoro scivolava via in secondo piano. La notte non aveva dormito: ripensava a quegli attimi sulle scale, al modo in cui lei non si era tirata indietro, al fatto che aveva chiuso gli occhi.
Il mattino dopo si scambiarono i primi messaggi, velati, prudenti:
Tutto bene ieri?
Sì… e tu?
Niente di esplicito. Ma ogni parola non detta pesava più di quelle scritte. Era chiaro a entrambi: non si trattava di un errore da dimenticare, ma di un inizio.
Ogni notifica sul telefono diventava attesa. Ogni pausa era l’occasione per un messaggio in più, breve ma carico. La routine non bastava più a mascherare il fuoco che quel bacio aveva acceso.
Per anni l’aveva coccolata, attenzionata, rispettata come donna, come madre e come collega; l’aveva ricoperta di attenzioni, in ogni momento della giornata lei era sempre al centro delle attenzioni. Lui lo nascondeva molto bene con il suo modo austero al lavoro, a volte autoritario e forse anche un po’ esageratamente pignolo. Era anche questo un modo di considerarla, di sentirla vicina, di prendersene cura anche sul lavoro in primis.
Lo nascondeva bene, protetto dal suo modo austero di stare al lavoro. Quel tono a volte autoritario, quel perfezionismo quasi esagerato, quella pignoleria che agli altri poteva sembrare rigida: in realtà erano segni di quanto ci tenesse a lei. Era il suo modo per prendersene cura, per sentirla vicina anche quando non poteva esserlo davvero.
Ogni dettaglio era un pretesto per dimostrare attenzione: un messaggio, una frase, un consiglio. Dietro ogni gesto c’era la stessa verità che per anni aveva celato: lei era diventata parte della sua quotidianità, della sua energia, del suo pensiero costante.
E lei, forse, lo sapeva. O forse lo aveva solo intuito, tra le pieghe delle giornate. Fatto sta che quando arrivò quel bacio sulle scale, breve ma potente, non fu l’inizio di qualcosa dal nulla, ma la naturale esplosione di ciò che covava da anni, silenzioso, invisibile, ma inarrestabile.



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...