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Erotici RaccontiTradimento

Splendida troia

By 15 Dicembre 2022No Comments

Micaela, ben avviata a una promettente carriera accademica, aveva la giornata riempita di tantissimi impegni, ma non rinunciava, appena possibile, a una bella corsetta.
Quel meraviglioso mattino limpido di luce intensa, il fogliame di un bel verde tenero e brillante e lei si sentivo molto rilassata; imboccò una stradina bianca che conosceva bene. Superata una curva si trovò in un piccolo slargo dove sorgeva, circondata dagli alberi, una villetta bianca. Nel giardino prospiciente la casa un uomo a torso nudo, lucido di sudore, era impegnato in lavori manuali. Lei lo conosceva bene e in fondo era attirata da quel tipo, un tecnico informatico che aveva spesso incrociato in università e il cui aspetto da bad boy l’aveva affascinata. Non sapeva se volontariamente o meno avesse scelto proprio quel percorso. Certo da quando aveva saputo chi abitava lì, spesso faceva jogging da quelle parti, nell’ inconscia speranza di incontrare quell’uomo.
Lui la salutò con trasporto e Micaela, solitamente piuttosto riservata, elitaria nella scelta delle amicizie e talvolta addirittura sussiegosa e scostante, ricambiò il saluto un po’ per educazione ma anche attirata da quella figura al di fuori dei suoi cliché. Aldo era un tipo che non passava inosservato: 40 anni, qualche anno più di lei, completamente calvo e con il volto incorniciato da una folta barba bruna, il corpo possente e muscoloso, abbronzato e in parte ricoperto da variopinti tatuaggi. Svolgeva attività di tecnico informatico e si dilettava di fotografia. Iniziarono a conversare del più e del meno con cordialità crescente. Nel dialogo fra loro, sia pur breve, Aldo aveva colto grazie alle sue esperienze con mogli insoddisfatte un certo appetito sessuale represso in Micaela; qualche allusione, parziali ammissioni, mezze verità avevano fatto drizzare le sue antenne (e non solo le antenne!) di predatore. Lei si rendeva conto di essersi lasciata andare troppo, ma le parole erano sgorgate d’istinto. Quasi non si dava ragione di essersi confidata inopportunamente con uno sconosciuto, in fondo, dall’aspetto poco rassicurante, anche se, ne convenne, dotato di un certo magnetismo.
Aldo scrutava con occhi brucianti di desiderio la giovane donna che non appariva del tutto consapevole del suo sex appeal: bel volto, curve provocanti, le forme dei capezzoli che si evidenziavano prepotenti sulla trama leggera della t-shirt bianca, bel culo sotto gli aderenti leggins blu. Se la stava spogliando e mangiando con gli occhi, tanto più sentendosi sfidato a perforare quell’usbergo di apparente freddezza e alterigia.
Così quando Micaela espresse apprezzamento per la sua graziosa villetta, lui colse la palla al balzo e insistette per fargliela visitare.
Dopo un’iniziale resistenza lei acconsentì, meravigliandosi da sola per la sua decisione irrazionale.
– Si accomodi, ci beviamo qualcosa insieme.
L’ambiente interno, in lieve penombra, era armoniosamente arredato, piacevole ma ben presto lo sguardo di Micaela fu attratta da alcune foto appese di notevole qualità.
– Le ha scattate lei? Sono molto belle.
– Troppo gentile. É la mia passione inconfessata quella del fotografo. Se crede mentre le preparo qualcosa di fresco può sfogliare quel book sul tavolo.
Detto questo l’uomo entrò nella cucinetta lasciandola sola.
Le foto avevano come soggetto nudi artistici di giovani donne. Una busta cadde dalle pagine dell’album. La curiosità della donna ebbe il sopravvento sulle sue rigide regole di educazione e aperta la busta, osservò attentamente le immagini ivi contenute: aveva come soggetto scena erotiche decisamente spinte.
Stava fissando le foto non riuscendo a distogliere lo sguardo come calamitato su di esse. Aldo vide l’espressione di Micaela e ne colse l’ interesse notando che era emozionata ed eccitata: lo si poteva cogliere dall’espressione del suo volto con la bocca lievemente dischiusa, dall’accelerazione del respiro evidenziato dal sollevarsi e abbassarsi del seno rigogliose. Preso atto con soddisfazione della piega presa dagli avvenimenti, decise di passare all’azione. La voce di Aldo, che nel frattempo era sopraggiunto con due bicchieri di bibita in mano, la scosse distogliendola dai suoi pensieri.. Micaela sollevò lo sguardo con le guance infuocate.
– Sono foto scattate da me ad alcune amiche, mi scusi ma quella busta non doveva essere lì, sono desolato….forse le creano imbarazzo….
– No, si figuri, per nulla….ehm un po’ inconsueto per me, ma….
Veramente, imbarazzata lo era ma, allo stesso modo, catturata, emozionata da quelle immagini evocative di una vita sessuale pulsante ed intrigante, mentre quella fra lei e quel bacchettone di suo marito era molto grigia, senza fantasia né piacevoli trasgressioni che lei avrebbe molto gradito.
Aldo notò l’espressione di Micaela e ne colse l’ interesse notando che era emozionata ed eccitata: lo si poteva cogliere dall’espressione del suo volto con la bocca lievemente dischiusa, dall’accelerazione del respiro evidenziato dal sollevarsi e abbassarsi del seno rigoglioso.
Lei stava pensando:
– Quanto mi piacerebbe essere protagonista di queste piccanti trasgressioni invece della solita zuppa!
Aldo si sentiva bruciare e il suo membro aveva raggiunto un’erezione imponente: valutando che il rischio era affrontabile, decise di passare all’azione fidando nel suo intuito e nella sua esperienza,; si portò alle spalle della donna, la cinse con le braccia e con le mani a coppa iniziò a palparle le mammelle, mentre le appoggiava le labbra sul bel collo candido.
Lei si volse furiosa, con gli occhi lucidi ed esclamò:
– Come si permette, ma cosa pensa?
Lui non si fece smontare ma, passando dalla terza alla seconda persona, ribatté:
– Intuisco che tu sia molto vogliosa di fare sesso, e di farlo ora qui con me.
Senza accorgersene, irosa, anche lei passò inopinatamente al tu.
– Come ti permetti, brutto stronzo?
La donna iniziò a strepitare e ad agitarsi, allora lui l’afferrò mentre si dibatteva e scalciava, e sollevandola con facilità la condusse in camera scaraventandola sul letto. Approfittando dello smarrimento e dello spavento della donna la spogliò della t-shirt, delle scarpe e dei leggins. Lei ripresasi dallo sconcerto ricominciò ad agitarsi.
– Vuoi stare calma? Smetti di strillare, non ti farò nulla che tu non voglia. Non è mia intenzione violentarti, se è quello che temi.
– Se non usi la forza non crederai certo di avermi.
– Son sicuro che, sotto sotto, accetteresti di buon grado anche la violenza, ma io so bene che sei tu che mi desideri, che fremi di essere scopata. Ti sei fatta spogliare troppo arrendevolmente, la cosa è sospetta e indicativa della tua voglia.
– Lurido bestione non ti desidero affatto, non scenderò al tuo livello. E poi puzzi come un caprone.
– Si cara, tu lo desideri questo caprone con il suo odore di maschio vero; conosco quelle come te: vi date aria da raffinate, da pudiche signore, esibite una moralità specchiata, ipocrita al fondo, ma in realtà siete cagne in fregola, avete una voglia bruciante di qualcuno in grado di soddisfare quello che i vostri uomini non riescono più, se mai ci sono riusciti, a darvi. Rimossa quella patina di perbenismo emerge la perversa concupiscenza che è dentro di voi.
– E poi, vedi….
Con gesto fulmineo le afferrò un piede, stringendolo nella sua manona e se lo avvicinò al volto. Le sue narici si dilatarono mentre annusava in maniera teatrale.
– … e poi vedi, i tuoi graziosi piedini sono molto odorosi; non sei mica una dea, in fondo anche a te i piedi puzzano, scendi dal piedistallo!
Micaela si sentì mortificata e umiliata, ma dovette riconoscere onestamente che l’uomo nella sua brutale schiettezza aveva descritto molto bene la sua lussuria repressa; decise di smettere ipocritamente di ribellarsi, ma si abbandonò docile alle sue pulsioni e concretamente a quelle mani che la toccavano, la esploravano, facendole provare brividi di piacere.
Aldo era ammirato dal corpo armonioso e morbido e dopo averla carezzata e palpata le slacciò il reggiseno potendo godere pienamente di quelle spettacolari mammelle, sfilò gli slip zuppi e odorosi e capì che il suo istinto non si era ingannato: lei era molto eccitata e aveva una voglia pazza di concedersi. L’uomo intinse la lingua in quella figa bollente e umida dalle grandi labbra gonfie per l’eccitazione e si inebriò degli odori e sapori facendole provare un piacere estremo per quella pratica a lei sconosciuta. La donna ansimava, emetteva mugollii e gridolini strozzati.
– Leccami. Mio marito non lo fa mai, mi piace tanto.
Quando Aldo le titillò con consumata abilità il clitoride, lei raggiunse un orgasmo nuovo e squassante. Urlava eccitata:
– Vengo, vengo, è stupendo. Voglio godere!
Aldo si spogliò e la donna alla vista del suo cazzo, un palo di carne dal largo glande violaceo, lucido, eretto, percorso da un reticolo venoso scuro provò solo desiderio, decisa a darsi senza più inibizioni.
– Ti piace eh? Lo vuoi tutto dentro, vero?
Lei annui bramosa.
– Toccalo, giocaci. Non avere fretta, lo avrai.
Micaela lo prese in mano tremando, con impaccio lo accarezzò e lo baciò. Poi il lento movimento pendolare della sua lingua dai testicoli al glande e poi giù, il sesso di Aldo nella sua calda, tumida, avvolgente bocca a gustarne i sapori.
L’uomo provava intensi brividi di piacere che percorrevano la sua colonna.
– Leccalo e poi succhialo…così…si, continua…sei molto brava per essere una principiante!
Ma lei era decisa a volere altro.
– Aldo, però adesso prendimi. Ti voglio dentro, non resisto più.
L’uomo le fu sopra e, quando la sua grossa cappella si fece strada nella fessura accogliente, lei strillò.
Lei offrì la sua bocca morbida e si baciarono pieni di passione giocando con le lingue e la saliva; l’uomo gustò la piena resa di Micaela, l’abbandono incondizionato a una passione erotica che l’aveva travolta.
Aldo era un focoso, instancabile amante e Micaela non era avvezza a quegli amplessi così potenti e di così lunga durata e ormai non connetteva più, avvolta com’era in una nuvola di piacere e beatitudine; disinibita, esprimendosi in un linguaggio osceno non consono a una persona raffinata come lei:
– Che bell’uccello hai e quanto mi piace! Sento il tuo cazzo che mi riempie, mi brucia dentro; ti supplico, continua a chiavarmi senza fermarti, fammi male, spingi di più, più veloce. Sbattimi ancora, ancora, e vienimi dentro. Godo come mai prima in vita mia, godooooo, mi fai morire.
Aldo sentendosi esplodere a sua volta, prevenendo la sua eiaculazione, estrasse il suo cazzo ancora eretto e lo ficcò in bocca a Micaela che assaporò e apprezzò il liquido cremoso che avvertiva copioso e caldo fluirle in bocca: non aveva mai assaggiato sperma e completamente disinibita, ancora rapita dall’estasi che aveva provato, sussurrava lasciva:
– Che buon sapore ha il tuo cazzo!
Lui era molto compiaciuto e orgoglioso della sua performance e di aver conquistato quell’algida bellezza, di aver sciolto quel ghiacciolo, di averla fatta gridare di piacere.
– Sei pentita di esserti lasciata andare e di aver liberato la splendida troia che si celava in te? – Esordì allegramente.
Essere chiamata troia non offese Micaela, ma la divertì.
– Assolutamente no, esattamente il contrario. È stata un’esperienza che potrei voler ripetere.
– Ti devo confessare una bugia, Micaela.
– Quale?
– In realtà i tuoi piedi non puzzano affatto: l’avevo detto solo per farti scendere dal piedistallo.
– Bugiardo mascalzone! Mi avevi messo in sincero imbarazzo e umiliata con quell’affermazione non veritiera. – Si sentì sollevata.
– Poi ho detto un’altra falsità. – Aldo aveva una faccia da schiaffi in quel momento.
– Son tutta orecchi.
– L’averti detto di scendere dal piedistallo, perché sei una vera dea, tu.
– Invece tu sei uno stronzo, galante ma sempre stronzo – Scoppiarono a ridere insieme.
– Comunque potremo fare cose ancora più eccitanti, se tornerai – Con sguardo allusivo e sornione.
– Cioè?- Con espressione divertita e maliziosa.
– Fidati.

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