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Racconti Erotici Etero

American Beauty sul divano.

By 17 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La domanda: Qual è la cosa peggiore che hai fatto, sessualmente parlando?
Io rispondo: Vuoi dire peggio di farsi una squadra di Rugby?
Lui: Intendo moralmente. Che ne so, un prete, il fidanzato di un amica, un parente?
La risposta è arrivata chiara e limpida nella mia mente.
Io: Sì, certo, capito che intendi… direi che senza dubbio è stato quando…
Stavo con Pietro da meno di un mese e già mi ero rotta le scatole.
Lui si comportava come se io fossi la donna della sua vita, mi trattava come una principessa di vetro ed io, che non volevo altro che essere debitamente scopata, già meditavo di mollarlo alla prima occasione.
C’era una cosa che dovevo fare prima però. Assolutamente.
Non posso farci niente, sono sempre stata attratta dagli uomini forti, purtroppo questa caratteristica si accompagna spesso al dato anagrafico preponderante, perciò spesso mi sono sentita dire che mi piacciono i vecchi.
Pietro aveva un padre meraviglioso, Carmine.
Un uomo di cinquantacinque anni giovanile e dall’imponente personalità. Quando entrava lui nella stanza lo accompagnava sempre una specie di aura di rispetto che tutti gli attribuivano istintivamente. Aveva due occhi azzurro-grigio che ti penetravano nel cervello.
Penso che m’avesse inquadrata sin dalla prima volta che c’eravamo conosciuti ma per suo figlio io ero la principessa rosa e lui non aveva mai fatto niente per scalfire le certezze del figlio.
Quel giorno Paolo aveva un impegno fuori città, doveva andare a prendere, chissà dove, non so quale pezzo della sua moto.
Mi ero preparata a dovere ed ero andata a casa sua. Mi aveva aperto suo padre sorpreso, ma forse nemmeno troppo, di vedermi.
Carmine: Barbara! Ciao, Pietro non c’è.
Io: Come? e dov’è?
Carmine: A prendere il carburatore della moto, non dirmi che non te l’ha detto?
Io: Era oggi? Diavolo! Ero sicura fosse domani. Daaai. Non c’ho voglia di rimettermi in metrò. Quando torna non si sa?
Lui, squadrandomi da capo a piedi, soffermandosi pochi istanti sulla gonnellina svolazzante e sugli scaldamuscoli: Non saprei, un paio d’ore almeno. Se vuoi aspettarlo…
Io, entrando: Ma sì, se non disturbo.
Lui: No, figurati. Vuoi qualcosa da bere? Tra l’altro hai beccato per caso anche me, stavo per farmi una doccia veloce per poi andare a prendere Ilaria (la moglie) al lavoro per poi uscire a cena, poi mi ha chiamato dicendomi che avrebbe fatto un po tardi.
Io, sedendomi sul divano, accavallando strategicamente le cosce: Meno male. Da bere mi porterebbe una birra?
Lui: Una Birra?
Io: Sì, magari mi guardo un film, se mancano un paio d’ore…
Lui: Va bene, te la porto e poi vado a farmi la famosa doccia.
Nella fornita videoteca di Pietro avevo pescato American Beauty, non propriamente a caso, e appena Carmine era sparito in bagno sono corsa in cucina a svuotare la lattina di birra.
Ero tesa e nervosa, quando voglio qualcosa e non l’ho ancora ottenuto è sempre così. Lo sapevo nudo sotto la doccia e avrei tanto voluto raggiungerlo ma non potevo rischiare ancora, anzi non potevo rischiare affatto, era lui a dover fare la prima mossa.
Mentre Kavin Spacey si faceva ammaliare dalla compagna di classe di sua figlia Carmine tornava in soggiorno, indossando una tuta, e si sedeva sulla poltrona, gettando un occhiata fugace alle mie cosce piegate a elle sul divano e coperte pochissimo dalla gonna.
Io intanto mi sporgevo ad afferrare la lattina e fingevo platealmente di finirla in un lungo sorso, per poi sfoderargli contro il mio miglior sorriso finto brillo.
Lui era chiaramente pensieroso ed io sapevo perfettamente quali erano i suoi dubbi, perciò muovevo le cosce, dondolando pigramente il ginocchio che stava appoggiato sopra l’altro, aprendo leggermente le cosce.
Lo vedevo seguire il film molto distrattamente, concedendosi frequenti occhiate verso di me che invece fingevo di essere molto interessata. Ogni tanto lo coglievo sul fatto e lui si affrettava a scollare gli occhi dalle mie cosce.
Lui, in un momento del film un po moscio: Allora, tutto bene con Pietro? E a scuola?
Io: Oh, ho dato l’esame di Economia e Marketing che pensavo non avrei passato mai! Adesso mi metto sotto con Antropologia dei Media.
Lui: E con Pietro? Come va, vi divertite?
L’avevo guardato con un espressione un po perplessa.
Lui: Vuoi mollarlo?
Io: Perché lo dice?
Lui, con un sorriso molto promettente: Guarda che ho capito cosa stai facendo.
Io, mordicchiandomi una pellicina dal pollice: Cosa?
Lui: La puttanella.
Io, sorridendogli: Davvero?
Lui: Credo proprio di sì.
Io: E quindi…
Lui: Pietro ci rimarrà male, ci tiene molto a te.
Io: Non dipende da me, ne da lui, è finita. Già da un po’ in realtà.
Lui, alzandosi in piedi e raggiungendomi accanto al divano: Allora non mi devo sentire in colpa.
Io, sedendomi e ritrovandomi alla giusta altezza per i miei giochi preferiti: Per niente.
Lui: Fammi vedere allora, cos’è che hai in mente?
Senza più indugiare, quasi frenetica, allora, gli avevo afferrato l’elastico della tuta, abbassandogliela fino alle caviglie, gli avevo sorriso entusiasta di quello che avevo trovato.
Il suo cazzo mi penzolava davanti semieretto, non aveva indossato gli slip, segno che probabilmente questo epilogo era già nei suoi piani. Con la mano lentamente l’avevo accarezzato, venerandolo con gli occhi e mordendomi le labbra per l’eccitazione, il papà del mio ragazzo di imponente non aveva soltanto la presenza, era anche decisamente meglio dotato del figlio ed io ero decisamente stufa della dotazione del figlio.
Con entusiasmo mi ci ero fiondata sopra, portandolo alla massima erezione con veloci lappate e dolci baci su tutta l’asta che in breve era diventata dura e calda come una roccia al sole.
Erano mesi che non stavo con un uomo più grande, dalla mia rottura con Nando. Erano mesi che non stavo con uno che riuscisse a controllarsi per più di una decina di minuti.
Carmine invece mi aveva in pugno, mi lasciava succhiare a piacimento ma mi guidava sapientemente con la mano appoggiata sulla testa. Più di una volta mi aveva concesso di avvicinarmi al limite, per poi fermarmi e concedersi lunghi momenti di recupero.
Succhiavo da un bel po e la mia eccitazione era ormai a livelli spasmodici, con due dita mi accarezzavo ormai incessantemente, la mia figa sbrodolava di voglia ed in certi momenti mi sembrava di essere più vicina all’orgasmo di lui.
Lui, in un momento in cui mi teneva lontana dal suo cazzo, imponendomi solo di baciarglielo e lapparglielo: Sei molto brava… erano anni che non godevo così tanto… ci sto ripensando.
Io, continuando a baciarglielo: A cosa stai ripensando?
Lui: Volevo scoparti per bene oggi e poi dirti di lasciare Pietro, ma penso invece che non dovresti lasciarlo per il momento.
Io: No? Perché?
Lui, rimettendo forza nella mano e spingendomi così di nuovo il cazzo in bocca: Per avere il tempo di fotterti come si deve!
Io, godendo soltanto all’idea: Mmmmh! Mhhh!
Lui, aumentando i movimenti: Cominciamo subito! Accidenti, non volevo ma come si fa a non venire dentro questa bocca? Succhialo da brava! Sìì Sììì Ohhhhhhhhhhhhh!
Per niente intimorita ingoiavo il suo piacere mentre con le dita raddoppiavo gli sforzi alla ricerca del mio orgasmo, finché lui, subito dopo aver smesso di godere delle mie labbra, non mi ha afferrato il polso, obbligandomi a fermarmi.
Lui: Aspetta piccola. Faccio io.
Un attimo dopo era in ginocchio, io ero a cosce spalancate e le mie mutandine erano finite chissà dove.
Sullo schermo quel fesso di Spacey decideva di non scoparsi l’amica della figlia ed io, compiaciuta di me stessa, dicevo tra me e me di esser stata più brava di Mena Suvari nel mio intento di farmi scopare dall’uomo maturo. Poi la lingua di Carmine aveva cominciato un lavoro sapiente e profondo ed ogni altro pensiero era svanito.
Io, urlando: Oddio! Oddio! Sì! che beeeellooo! Sì!
Lui: Schhhh! Tieni la voce bassa cazzo! Vuoi che ci sentano fino in strada?
Io, affannata e stavolta da quello che mi stava facendo: S… Scusa.
Lui: Sei calda come un vulcano, un ragazzino di 19 anni non va bene per farti godere.
Io: Hai ragione. Ci vuole un uomo! Non smettere!
Lui, masturbandomi con le dita e continuando a parlare: Allora? Quando lascerai Pietro?
Io: Oohhh Quandoooh Quando vuoi tu!
Lui, sorridendo, continuando a torturarmi sulle soglie dell’orgasmo: Di solito sono solo a casa un paio d’ore verso quest’ora, tornerai?
Io, ormai folle: Sì Sì! Ti prego, Non rallentare! No! Non smettereeeeh
Avevo aperto gli occhi solo per accorgermi che in realtà aveva smesso solo perché era pronto a scoparmi.
Una spinta sola, secca, decisa ed io ero venuta come non m’era mai capitato, un orgasmo intensissimo ma quasi soffocato, fatto di tremiti e calore, che mi aveva lasciata spossata ancora prima di finire, un orgasmo che mi aveva lasciata inerte tra le sue braccia che mi tenevano per i fianchi e mi sorreggevano mentre i suoi colpi furibondi di bacino mi squassavano continuamente, amplificando e non facendo terminare i mio piacere.
Poi aveva spinto in avanti, obbligandomi a sollevare le gambe, ed aveva portato le mani sul culo, con la punta del medio aveva cominciato a giocare col mio culo.
Lui: Hai un culo da favola. La prossima volta bisognerà dedicargli più attenzione, a te piace?
Io: Sì! Mi piace! Dammelo adesso!
Lui, col fiato corto, aumentando le spinte: La prossima volta dolcezza! La prossima volta oh cazzo! Vengo! Ohhhh!
E, mentre sullo schermo il povero Kevin moriva sorridendo noi ci ricomponevamo, ed io mi rendevo conto, un po stizzita, che non m’aveva nemmeno tolto la camicetta ne aveva dedicato un secondo d’attenzione alle mie povere piccole tettine.
Interlocutore: Beh ti sei scopata il padre di un tuo fidanzato che poi hai mollato senza remore, non mi sembra una cosa così grave.
Io: Beh di grave c’è che abbiamo continuato due mesi. E come sempre succede in questi casi siamo diventati così imprudenti che alla fine ci hanno beccati.
Ci ha beccati Pietro. Non mi trovava in casa, la doccia che s’era fatto era durata meno del previsto. Mi ha trovata in garage, a novanta gradi sul cofano della macchina mentre suo padre mi scopava nel culo.
Interlocutore: ah, ecco.

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