C’è un momento nella vita in cui pensi che tutte le cose siano sistemate, che siano a posto. Hai un lavoro, magari una famiglia, riesci a mantenerti, ti concedi qualche svago, hai una persona da amare’insomma, tutto tranquillo, pacifico sereno. E non vi è motivo alcuno per pensare che potrebbe non continuare così. Certo, sai che potrebbe capitare qualche sfortuna in salute, ma pur conoscendo l’eventualità che ciò potrebbe accadere, non la calcoliamo mai.
Poi, un giorno di colpo, qualcuno ti dice che la tua vita non sarà più come prima, per un qualsiasi motivo, più o meno tragico, la tua vita sarà diversa.
Generalmente accade che più l’evento è determinante di un cambiamento radicale, più tempo impieghi a metabolizzarlo.
Così ho fatto io. Ci ho impiegato tanto tempo.
L’evento che ha mutato radicalmente la mia vita è stato doloroso. Ma di un dolore sordo, profondo. Di quelli che quando cadono fanno appena rumore. Quasi una carezza sul cuore. Invece fanno male. Si insinuano nell’anima e ti costringono a cambiare, per sopravvivere.
Ma non me ne sono accorta subito. Talmente presa dall’organizzare la vita degli altri, di tutti coloro che ruotavano intorno alla mia esistenza, mi sono adoperata affinché non soffrissero. Ho fatto da parafulmine, da calamita del dolore: cercavo di preservare loro dalla sofferenza. Pensavo di fare la cosa giusta. Così ho galoppato alla ricerca del loro equilibrio, tralasciando volutamente il mio.
Ma il giorno di pensare a me è venuto, purtroppo. Di mettermi davanti allo specchio, di poggiarmi al muro per non crollare. E’ venuto il maledetto giorno in cui dovevo cominciare a piangere, altrimenti sarei impazzita. Il giorno in cui meritavo di gridare forte, gridare contro il mondo, contro tutti coloro che non mi avevano capita, nonostante fossi stata io a non dare a nessuno l’opportunità di farlo.
Penso che prima o poi tutti attraversino un momento così nella propria vita e sono certa che a tutti sia data l’opportunità di cambiare, ma pochi, forse, la colgono, o hanno il coraggio di farlo. Probabilmente io sono stata aiutata da chi ha visto in me una persona speciale, nonostante si avvicinasse a me nel periodo peggiore della mia vita.
Qualcuno che mi ha mostrato un’altra parte di me, che io non conoscevo; qualcuno che ha visto in me la scintilla, la luce della speranza. Qualcuno che ha colto la mia essenza celata, forse fino a quel momento mai mostrata a nessuno.
Così ho iniziato la mia nuova vita, radicata e piena degli affetti e delle gioie di prima, piena anche dei dolori che mi hanno resa forte, ma ricca della sua presenza.
Forse un giorno ho davvero cominciato a gridare sperando che qualcuno riuscisse a sentirmi, gridavo senza voce, solo scrivendo. E lui ha sentito.
Ancora oggi accade meravigliosamente che lui avverte il mio pensiero. Non esiste distanza, né tempo: noi due ci ascoltiamo, ci apparteniamo.
Quando io non mi vedevo nemmeno, lui sapeva ammirare la mia sensualità. Più mi detestavo come persona e più sentivo sgorgare in lui l’amore per me, per come ero, per ciò che sapevo offrirgli. Ho ricominciato ad amarmi attraverso l’amore che lui sentiva per me. Ho cominciato a scrivere per comunicare con lui ed ora è la mia più grande passione. Sono tornata ad apprezzare le gioie del sesso solo captando il suo folle desiderio: la voglia di toccarmi, di baciarmi, di bere le mie lacrime, di baciare il mio dolore, di illuminarsi del mio sorriso. Ho sentito crescere dentro di me il desiderio di appartenergli, di essere sua. Di sentirlo entrare dentro di me.
Ho lottato al suo fianco affinché i nostri pensieri vedessero un giorno la luce: affinché anche noi avessimo un giorno la nostra alba. E così è stato. Un giorno è accaduto che lui si è trovato nella stessa strada in cui c’ero io. Lo ricordo bene: un sabato pomeriggio, caldissimo, una giornata torrida. Io seduta in attesa, godevo del suo imbarazzo mentre percorreva i pochi metri che ci separavano. Lui che non rideva mai a me regalava splendidi sorrisi solari. Lui che parlava poco con me era loquace: un fiume di dolcezza. Il suo profumo ancora mi inebria: a volte mi sorprendo a cercarlo nell’aria, mentre è solo la mia mente che ne custodisce gelosamente la fragranza. Ancora lo sento. Ancora lo vedo avvicinare il suo viso, leggermente chinato a destra. Ancora sento quelle labbra morbide poggiarsi sulle mie. Godere del contatto con la mia bocca, attendere il mio invito ad entrare: avverto il brivido infinito che mi provocava la sua lingua che cercava la mia, la trovava, la avvolgeva con passione. Due amanti incollati nel loro piacere segreto. Un sogno che si avvera quando la camicia di seta scivola per terra scoprendo le mie spalle e da qui lasciandomi nuda davanti a lui. Mi perdo nel ricordo dell’intensità di quegli attimi, quando l’intera esistenza per noi non aveva più tempo, né importanza. Eravamo solo noi. Lui ed io in un letto bianco, candido e fresco. I nostri corpi nudi avvinghiati in un abbraccio perenne. Sorrido al ricordo di come bevevo ogni istante del suo piacere: di come gioivo nel provocargli l’estasi succhiando avidamente il suo desiderio manifestato. Scivolavo lungo il suo corpo disteso, nudo, abbandonato al mio volere. I capelli bagnati dopo la doccia, gli occhi chiusi, le mani che mi cercano’mentre scivolo a cercare il suo odore. Ricordo quanto l’ho annusato, quanto l’ho leccato desiderosa di imprimere nella mia mente la sua persona. Passavo il pene eretto sul viso, sugli occhi, sulla bocca, evitando volutamente di avvolgerlo nel mio respiro. Attendendo che la sua eccitazione fosse al limite. Rivivo ogni momento il piacere che provai sentendo il suo membro scorrermi in bocca, scivolarmi dolcemente in gola, e risalire avvolto dalla mia saliva e dalla mia voglia incontenibile. Rivivo ancora il momento in cui mi chiamò per nome, tra i gemiti e i sospiri che gli impedivano di parlare, mentre la mia bocca cercava la sua voglia, mentre la mia lingua lo guidava per perdersi nell’oblio. Posso sentire il suo sapore invadermi ancora, lo avverto in bocca lo sento scivolarmi in gola. Sento la sua bocca cercare la mia: la sento baciarmi per condividere anche quest’altra gioia.
Mi basta chiudere gli occhi per rivivere il mio sogno, un giorno trasformatosi in realtà.
E’ sufficiente la sua voce nel telefono, un messaggio veloce, un regalino innocente recapitato a sorpresa per riaccendere in me un desiderio mai sopito.
Accadrà ancora. So che un giorno ci ritroveremo ancora, entrambi nella stessa strada, ancora noi l’uno davanti all’altra, gli occhi negli occhi’.ed ancora una volta, il mondo, per noi, si fermerà.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…