Luglio è un mese opprimente, caldo, estivo, regala voglia di stare all’aperto e godersi la vita invece che stare chiusi dentro un ufficio a lavorare.
Questa mattina ti sei svegliata più frizzantina del solito e hai deciso di osare: gonna nera a balze a metà coscia, maglia leggermente scollata a manica lunga, perché in quel cavolo di ufficio si congela sempre di freddo, e con un tocco di audacia le tue decoltè nere di Guess. Mettere quelle scarpe assieme alla gonna corta, invece che una scarpa molto più sobria, un po’ ti scombussola: è elegantissimo, ma anche sensuale e provocatorio, è come se stessi proclamando orgogliosa “guardatemi!!!”, e ti fa sentire padrona del mondo.
L’ufficio è deserto, figuriamoci, un venerdì di luglio…ne hanno approfittato tutti per fare smart, probabilmente dalla seconda casa al mare o in campagna, almeno chi può. L’unico volto noto è Matteo che siede al solito desk. Quando arriva tu sei già seduta a lavorare, ti saluta normalmente e si siede a sua volta. Ma quando ti alzi la prima volta per andare in bagno a momenti gli cade la mascella. Ridacchi tra te e te mentre pensi “uomini, tutti uguali, fagli vedere un pezzo di pelle nuda e smettono di usare il cervello”.
Le ore passano, noiose e ripetitive, fai due chiacchiere con Matteo, lo coinvolgi in una pausa sigaretta e caffè, giusto per provocarlo un altro po’. Ti piace sentire il suo sguardo su di te, adori provocare ed essere guardata. Altre due ore prima di pranzo, però meno noiose perché un pensiero prende forma: invitare Matteo a pranzo fuori dalla mensa. Il gioco ti sembra stuzzicante, si fa strada languido dentro di te e non accenna ad andarsene. Decisamente, l’idea di giocare con Matteo, che al di la di lunghe e insistenti occhiate non ha mai fatto nulla, ti diverte e cancella la noia della giornata. Ti fermi a riflettere se sia il caso di farlo davvero, se fosse stata una giornata molto più impegnata forse non ci avresti pensato, e forse fare certe cose per noia non è il massimo della vita…e forse stai mettendo troppi forse, e tu sei una persona d’azione.
“Matteo, che ne dici se andiamo a pranzo assieme visto che siamo soli? Però non ho voglia della mensa, la giornata è già abbastanza triste così, io andrei all’Esselunga, che ne dici?” e mentre parli sfoderi i tuoi migliori occhioni azzurri da cerbiatta e lui, come prevedibile, capitola in meno di un secondo “ma certo, come vuoi, avrei anche un po’ fame”
Il posto è deserto, sembra che oggi l’intera Mind abbia congiurato per fare smart working a parte voi due e un altro paio di persone sedute, che ovviamente ti squadrano dalla testa ai piedi senza pudore appena arrivi.
Il pranzo scorre via piacevole, Matteo cerca di squadrarti ogni centimetro di pelle nuda non appena allontani lo sguardo, l’atmosfera è leggera e ogni tanto ci scappa qualche battuta leggermente piccante, fino a quando incautamente Matteo tira fuori il discorso che il matrimonio fa affievolire la passione, e tu resti un attimo sospesa, e non sai cosa fare: hai la palla in mano e sei a una yard dalla linea di touchdown, potresti tranquillamente segnare o piegare il ginocchio al suolo e far scorrere il tempo, a te la scelta. Ma il tuo corpo risponde per te, senti la fica che si inumidisce di colpo e senza neanche pensarci gli dici “Beh, basta fare come me e Andrea, che abbiamo aperto la coppia, e abbiamo ravvivato la passione”. E il pranzo prende una piega tutta diversa, lui ti chiede incuriosito, tu gli racconti di tutti gli uomini che ti sei portata a letto nell’ultimo anno, dei giochi tra te e Andrea, lui ormai non si vergogna più a guardarti, con lo sguardo eccitato, e tu senti le mutandine ormai zuppe dall’eccitazione.
Scendente dalle scale in un silenzio irreale e gonfio di tensione erotica quando ti senti afferrare il braccio, fai appena in tempo a voltarti che ti senti spingere addosso alla parete e Matteo si avventa su di te per baciarti.
Non aspettavi altro, rispondi al bacio aprendo la bocca, le lingue si intrecciano vorticando in bocca. “Ci sa fare però” pensi, mentre lui dosa lingua e labbra e piccoli morsi al punto giusto. Con un mano ti afferra i capelli sulla nuca e con l’altra ti accarezza la coscia scoperta. Sei un po’ in tranche, e te ne freghi di chi possa passare, anche se il posto è deserto. Senti indistintamente un paio di persone che stanno parlando al bar. Mentre sei avvinghiata a lui senti il braccio di Matteo aprire la porta del bagno disabili di fianco, spingerti dentro e poi richiuderla.
Vi separate, hai il fiatone e lo guardi iniziare rapidamente a slacciare la cintura, così ti abbassi velocemente per sfilarti le mutandine e lo guardi che si scappella il cazzo un paio di volte per farselo venire completamente duro.
Ti giri appoggiandoti al lavandino e guardando nello specchio lo vedi avvicinarsi a te. Con una mano solleva la gonna mentre con l’altra guida il cazzo verso di te. Tu allarghi le gambe e senti la cappella che inizia a strusciarsi sulle grandi labbra, facendo su e giù un po’ di volte. Tu sospiri dall’eccitazione e senti la fica reagire aprendosi come un fiore. Senti la cappella farsi largo facilmente tra i tuoi umori, la senti che ti allarga piano le piccole labbra fino a essere completamente inghiottita. Per un secondo sembra fermarsi, poi ti senti afferrare per i fianchi da entrambe le mani e con una spinta decisa lo senti affondare tutto dentro, un unico lungo affondo. Tu ti inarchi dal piacere e dall’irruenza dell’ingresso. E’ un bel cazzo, non eccessivamente lungo, largo e soprattutto molto molto duro, senti distintamente la cappella gonfia e turgida stuzzicarti la cervice in fondo alla vagina. Lo senti andare avanti e indietro un paio di volte e ti godi la sensazione di un bel cazzo che si fa strada dentro di te senza preservativo, sfregando pelle contro pelle.
Inizia a spingere forte, mentre con una mano ti solleva la maglia e ti slaccia il reggiseno facendoti uscire le tette dalle coppe. Subito senti le mani afferrarle, strizzarle, giocare con i capezzoli. Ti mordi le labbra per non fare rumore mentre ti godi le sensazioni. Alzi lo sguardo e ti vedi riflessa nello specchio, appoggiata al lavandino di un cesso pubblico, un uomo dietro, il suo cazzo dentro di te che ti scopa e le tue tette dentro le sue mani che strizzano i capezzoli duri.
Lo vedi abbassarsi verso di te, lo sguardo offuscato dal piacere che ti sussurra “cazzo se sei eccitante, sei una vera troia, una puttana”. Adori essere insultata, e ti ecciti ancora di più, gli vai incontro più forte, senti il suo pube scontrarsi col tuo culo e pensi che un paio di schiaffi forti ci starebbero proprio bene. Senti la sua cappella gonfiarsi dentro la fica e fai appena a tempo a dirgli “non sono protetta” che inizia a godere, estrae il cazzo e senti i fiotti di sborra che ti finiscono sul culo e sulla coscia destra.
Mentre ti pulisci lo vedi prendere le mutandine e infilarle in borsa “resta così, ti immaginerò senza tutto il pomeriggio e resterò eccitato” e tu pensi “In effetti sarebbe eccitante non dire nulla ad Andrea, tornare a casa senza mutandine e lasciare che lo scopra da solo…”
Sposiamo tutte uomini minidotati o quasi, il vero sesso lo conosciamo con altri maschi . Rita Zidavich La Vikinga
Mi sono riletto tutti i capitoli senza l'attesa della publicazione sono ancora piu' belli. Se come spero Bea rimara' stregata…
E il prossimo capitolo sarà anche meglio (ormai ne mancano un paio per completare la storia). PS: grazie per l'apprezzamento!
Bellissimo racconto, come detto in un altro racconto, da ragazzino ogni volta che venivo inculato riuscivo a venire senza toccarmi,…
Semplicemente notevole!