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Racconti Erotici Etero

Boléro

By 10 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

– Premessa –

Ascoltai per la prima volta il Boléro di Ravel che ero ancora un ragazzo’

Ricordo che allora la musica era ‘estratta’ da una microscopica punta in berillo che danzava, leggera e chirurgica, lungo le tracce di un 33 giri in vinile. Ricordo, soprattutto, che i primi minuti erano proprio un disastro, considerato che il ‘pianissimo’ iniziale stentava non poco ad avanzare sopra quel soffio – quasi un’alito misterioso! – della tecnologia analogica.

Da allora, ho riascoltato e ‘sentito’ il Boléro tante volte, ed anche se oggi si è perduto per sempre quell’alito caldo e quasi ‘umano’ tipico del vinile, mi consola poter almeno apprezzare fino in fondo, grazie alla tecnologia digitale, anche le note iniziali del brano.

Per la stesura di questo racconto ‘ che, similmente al mio ‘I peccati della mano sinistra’, può essere considerato un ‘racconto in musica’ ‘ io ho ascoltato in sottofondo l’edizione del Boléro diretto da Claudio Abbado con la ‘London Symphony Orchestra’, a mio avviso tra le migliori presenti a tutt’oggi in commercio.

Ad ogni modo, quale che sia l’edizione che di questo pezzo possediate, leggete il racconto tenendo la musica in sottofondo. La bellezza del brano farà apparire sicuramente più gradevole quanto ho scritto.

* * *

Abbiamo ascoltato il Boléro, questa sera, e tu hai danzato per me soltanto nella stanza’

_ ”Fammi ascoltare della musica, quella che preferisci. Voglio farlo insieme a te a tempo di musica”

Ho scelto questo brano, il Boléro di Ravel, perché me lo ha ispirato il tuo abbigliamento: un semplice pullover di cachemire rasato sopra una mini gonna di lana a quadri. Ma ciò che veramente mi ha convinto, sono state le tue calze, i tuoi stivali e la tua sciarpa: delle calze trapuntate nere, degli stivali di nappa scura ed una lunga sciarpa con i ‘colori del fuoco”

Un Abbado piuttosto giovane, quello che dirige la ‘London Symphony Orchestra’ nel cd che sta suonando, e non è affatto un caso. Se è vero, infatti, che c’è un’età per dirigere ogni pezzo, allora il Boléro lo si deve dirigere quando si è ancora ‘verdi’. Come, del resto, il Concerto per pianoforte e orchestra n.1, in Si bemolle minore di Tschaikowsky, che sempre Abbado, ancora a metà degli anni ottanta, diresse con la stessa orchestra giovandosi di un imberbe Ivo Pogorelich ‘indiavolato’ alla tastiera!

Il cd gira veloce dentro il suo alloggio. Il piccolo fascio di luce invisibile ‘legge’ le prime note, qualcosa di imprecisato comincia a vibrare improvvisamente nella stanza. Mi avvicino e ti attiro su di me: ho voglia del tuo calore, voglio sentire il tuo sangue scorrere vivo nelle tue vene.

Sfioro appena con la mia bocca le tue labbra, un primo bacio, dolce e sensuale, poi un secondo più profondo, quasi violento, e le nostre lingue si cercano e si intrecciano. Ti attiro con maggiore forza sopra il mio corpo, voglio che tu senta sopra di te la mia crescente erezione. Rispondi con calore ai miei baci, poi, come rapita dalla musica che comincia a crescere, ti stacchi da me e scuoti la testa in senso di diniego.

_ ‘No, non così. Dobbiamo farlo a tempo di musica, no?’

Hai ragione. La voglia di possederti stava per avere il sopravvento. Mi fermo, ti guardo e all’improvviso mi rendo conto che la scelta di quel brano, per quanto azzeccata, farà montare dentro di me il desiderio fino all’esasperazione.

Ti sposti e mi costringi a sedere sul divano. La stufa a legna rende caldo e confortevole l’ambiente. Ti lasci trasportare dalla musica e cominci ad ondeggiare lentamente seguendone il ritmo.

‘Che stupido!’ ‘ penso tra me. Quanto tempo dovrò aspettare ancora prima di averti? prima di toccare con le mie mani le tue gambe e godere del contatto serico con le tue calze? Tutto il tempo del Boléro! Ma, in fondo, è proprio quello che volevo, la fretta rovinerebbe tutto.

All’improvviso, capisco che il tuo corpo, che la tua anima sembrano fatti apposta per questa musica che non è una musica, per questa musica che è un ‘veleno’ subdolo e potentissimo che, dapprima paralizza e subito dopo ‘dà fuoco ai sensi!

Boléro: all’inizio non è altro che un palpito, un sospiro in ‘pianissimo’ che si leva con lentezza esasperante sopra il ritmo continuo del rullante:

‘Taratata, taratata-tata! ‘Taratata, taratata-tatatata!’

un unico motivo di 16 battute ripetuto 18 volte con vesti strumentali di volta in volta diverse, nient’altro che una manciata di note che sembrano danzare innocenti dando vita ad una marcetta noiosa, ripetitiva, prevedibile’

Poi, però, inatteso si leva da lontano il suono di un flauto’: ed ecco, allora, una melodia esotica da mille e una notte giungere dal nulla, simile a quella con la quale certi sciamani incantano i serpenti. Quindi, gli ottoni e gli archi, e di nuovo quella melodia strana, impalpabile che si ripete sempre uguale a se stessa eppure sempre diversa’

‘Taratata, taratata-tata! ‘Taratata, taratata-tatatata!’

moltiplicata all’infinito così come, infinite, si moltiplicano le immagini nel ‘Salone degli Specchi’ a Versailles.

E ti stordisce quell’inatteso crescendo di sensualità e passione, quel ritmo implacabile fatto di carillon impazziti e di sonorità sfumate che sembrano aliti, ma che in realtà corrispondono ad altrettanti e sempre nuovi strumenti’

Solo a questo punto, senza rammarico, capisci che il veleno è già dentro al tuo corpo e, quasi fosse una droga, non puoi più liberartene!

‘Da qualche istante, hai cominciato ad ondeggiare davanti ai miei occhi e mi trasmetti lentamente il veleno di quella musica: il solo vederti mi tiene paralizzato sul divano ed ogni cosa di te eccita i miei sensi. Ti sposti, hai già fatto scivolare ai tuoi piedi la gonna lanosa ed ora indossi solo gli stivali ed il pullover aderente che, nella parte bassa, copre ancora il centro della tua femminilità.

Scorgo, più in basso, i tuoi reggicalze e poi ancora quelle calze nere trapuntate, tentatrici, bellissime, che spariscono all’interno dei tuoi stivali scuri. Ti voglio.

Tu non ti scomponi, sei ormai una cosa sola con quel ritmo pericoloso che lentamente cresce tutt’intorno così come, dentro di me, cresce inarrestabile l’eccitazione.

Stai giocando con la tua sciarpa di lana rossa, ora, un rosso porpora e a tratti brillante che pare sangue. Giochi con la sciarpa e segui con grande sincronia la musica.

Sollevi lentamente il tuo pullover di caldo cachemire, ma non mi dai il tempo di osservare quel minuscolo triangolo di merletti sottili, ché subito lo ricopri con un abile ondeggio della sciarpa. Ti fermi un istante, mi osservi e ti avvicini. Passi la lunga sciarpa sul tuo viso e poi, d’un tratto, la avvolgi rapidamente sopra il mio volto. Un profumo aspro ed intenso travolge il mio olfatto e mi trafigge dentro’ Sento il tuo odore sulla mia pelle.

Cresce il ritmo divoratore della musica dappertutto nella stanza. Cresce il mio sesso al di sotto degli eleganti pantaloni di lana verde. Lo sento riempirsi e premere sempre con più forza verso l’alto, verso di te che mi stai di fronte. Tendo per un attimo la muscolatura liscia che ricopre il mio basso ventre, non posso farne a meno vedendoti così, seminuda e provocante davanti ai miei occhi. Un punto nella zona al centro tra le mie gambe si solleva, poi torna indietro ed ancora un’altra volta risale verso l’alto: è il mio sesso, che come l’ossigeno ti cerca, suo unico fuoco, per esplodere.

Te ne accorgi, sorridi maliziosamente e punti su di lui il tuo sguardo. Poi ricominci ad accarezzarti i fianchi e risali fino a raggiungere il tuo seno, che stringi, e spingi verso il mento contorcendoti in una maschera di puro piacere. Ti avvicini un’altra volta e lanci verso di me un lembo della tua sciarpa rossa: questa volta, però, il tuo è un invito, me lo dicono i tuoi occhi. Ed allora ‘continuo io a ‘dirigere la musica’!

Con un rapido scatto dei bicipiti, mi sollevo di colpo dal divano e ti attiro a me aggrappandomi alla tua sciarpa. La rigiro velocemente attorno ai tuoi occhi, poi attorno ai nostri corpi e mi lego a te posizionandomi alle tue spalle.

Adesso siamo un corpo solo, uno strano animale a due teste infervorato dal ritmo della musica. Malgrado la sciarpa ti renda cieca, tu continui a muoverti rimanendo padrona dell’equilibrio: è la musica che ti conduce! – e scalda la tua anima, facendo muovere il tuo corpo al ritmo delle note incalzanti’

Ti ascolto battere i tacchi a tempo di musica, mentre il tuo bacino ondeggia e mi stuzzica con le sue spinte a tempo di Boléro. E che Boléro! Tutt’altro che quello di Pierre Boulez: questo Boléro di Abbado sembra proprio ‘argento vivo’!

Suona bene l’orchestra Sinfonica di Londra, si percepisce che chi dirige è destinato ad occupare presto il posto più alto nell’Olimpo della direzione d’orchestra, quel podio della prestigiosa Filarmonica di Berlino che, per oltre trent’anni, appartenne all’intoccabile Karajan!

Ti sposto, mi muovo incollato al tuo corpo lungo la stanza, cerco il grande specchio ovale alla parete. Indosso solo una camicia a scacchi, di flanella blu e rossa, sopra i pantaloni di lana verde. Mi sposto, e ad un certo momento ecco compare la nostra immagine riflessa sul grande specchio. La vedo io solo, tu non puoi vederla’

Sorrido’ Poi, ecco improvvisi i ‘legni’.

Adesso gli archi della L.S.O fanno vibrare l’aria dappertutto, sono davanti a noi e attorno a noi. Intreccio le mie mani alle tue e distendo nell’aria le nostre braccia. Osservo allo specchio i nostri corpi, la sciarpa ci avvolge e conferisce colore alle nostre immagini’

Avvicino al tuo collo le mie labbra, un morso leggero e sento che sospiri lentamente, quindi un bacio e la mia lingua è sulla tua pelle – morbida, splendente, odorosa’

Tengo ancora le mie mani intrecciate alle tue, le sposto sulle tue gambe, mi fa ribollire il sangue il semplice contatto con le tue calze. Sollevo a tempo di musica il tuo pullover di cachemire, stringo tra le mani il tuo seno e mi abbandono su di te.

Poi scendo verso il basso.

Sfibbio uno alla volta i tuoi reggicalze, accarezzo le tue gambe e cerco deciso il tuo sesso: lo trovo, già bagnato e tremante di desiderio.

D’un tratto, le tue mani si spostano tra le mie gambe, mi cercano, vogliono sentirmi. Allora allento un attimo la stretta della sciarpa, senza però liberarti ancora gli occhi, e ti lascio inginocchiare davanti al mio corpo.

Le tue mani si fermano sulla cerniera’ La tua bocca già si apre per sentire il mio sapore. Il contatto delle tue dita sullo scroto mi strappa un primo brivido di piacere, poi un altro brivido mi travolge, quando sento la punta dura del mio sesso schiaffeggiare dolcemente il tuo volto.

_ ”Toglimi questa sciarpa dagli occhi, voglio vederti”

Sorrido, e non ti rispondo. Ti accarezzo, invece, dietro la nuca e ti attiro a me spingendo dentro la tua gola tutto il mio sesso, la cui punta è comprensibilmente rossa e scoperta.

Hai capito cosa voglio, e cominci ad ondeggiare a tempo di musica tenendomi nella tua bocca. Adesso sei tu che fai risuonare dentro di me il ritmo costante del Boléro:

‘Taratata, taratata-tata! ‘Taratata, taratata-tatatata!’

Rimango immobile, mi piace osservare il mio sesso che, sincronizzato a quel ritmo, scompare e ricompare dentro e fuori dalla tua bocca aderendo alle tue labbra.

Sudore.

Chiudo gli occhi e mi immagino ritto sul podio a dirigere l’orchestra. Adesso voglio le trombe e voglio il fuoco. E mille strumenti che suonino ad un semplice cenno della mia mano, che suonino solo per me e per te questo ‘Boléro’.

Il veleno della musica ha ormai preso totale possesso dei nostri corpi’ Gli archi non sono più soltanto attorno a noi dentro la stanza, ma sono ormai ‘dentro’ di noi. E ci sono soprattutto mille fiati, adesso, a lacerare nel profondo i nostri corpi.

Ti sollevo, non c’è più tempo.

Capisci, cerchi la mia bocca, mi abbracci e mi baci. Ti giri e mi offri la schiena, io afferro il tuo bacino e faccio scivolare le mie mani lungo i tuoi fianchi.

A questo punto ‘un ‘clic’ – sordo, soffocato dalla potenza della musica – e una lama affilatissima e lucente si materializza d’un tratto nell’aria e subito la senti minacciosa sul tuo corpo.

L’avverti fredda sopra i tuoi fianchi, non capisci di cosa si tratti, hai un attimo di smarrimento’ – ma poco te ne importa, persa come sei dentro al crescendo della musica, stordita da quel ritmo ora più intenso, soffocante che fa sempre:

‘Taratata, taratata-tata! ‘Taratata, taratata-TATAtata!’

Faccio scorrere lentamente la lama, prima sulla tua schiena, poi sul tuo ventre. Quindi un taglio preciso, veloce ed i tuoi slip di pizzo non premono più sulla tua pelle. Una spinta decisa, profonda ed il mio sesso ti allarga con forza e ti riempie.

Spingo con colpi sincronizzati alla musica: lentamente sul primo tambureggiare del rullante, poi più veloce sul ‘TATATATA’ finale!

Mi muovo rabbioso dietro di te, ti muovi e ricambi le mie spinte con altrettanto ardore. Le mie mani sono perse tra i tuoi capelli, la mia bocca sul tuo collo, mentre il doppio dei nostri corpi, perfetto ed irraggiungibile, vive al di là della fredda superficie del cristallo.

La musica soffoca le tue parole, ma vedo riflessa sullo specchio la tua bocca e leggo comunque perfettamente le tue labbra: ‘Ahhh’, siiiiii, siiiiii, ancooora, siiiiii!’

Allora ti libero gli occhi dalla sciarpa e la nostra immagine, imprigionata nel cristallo, compare davanti a te inattesa.

Sorpresa! – e ‘godimento!

Mi sposto di un solo passo in avanti, a tempo di musica, ed ecco le tue mani aderiscono ora al freddo vetro dello specchio, che subito si appanna e pare partecipare anch’esso, misterioso custode dei nostri ‘doppi’, all’amplesso’ Nello stesso istante, l’orchestra ci asseconda e si dispiega in tutta la sua potenza.

La vedo e la sento un’ultima volta, impazzita e travolta dai suoi stessi suoni: le trombe avanzano in primo piano e trionfano su tutti gli altri strumenti, i timpani travolgono le trombe ed esplodono nel nostro cervello, i piatti comprimono l’aria ed il loro suono di ‘melodiosa ferraglia’ percorre la nostra spina dorsale fino ad incendiare di fuoco vivo la nostra anima.

Un fragore che ci dilania, gocce di sudore che brillano e si schiantano sulla superficie d’un tratto caldissima del cristallo davanti a noi.

Ultimi ‘decibel’ di passione, quindi ‘l’orgasmo, che ci travolge e ci annienta.

Solamente il suono del nostro respiro, soddisfatto e pesante, riempie adesso di vita l’improvviso silenzio della stanza.

– Nota conclusiva –

A Rupescissa, ai colleghi autori e, naturalmente, a tutti i miei lettori, auguro di cuore i migliori auguri di un felice e sereno Anno 2003.

In questo giorno, inoltre, desidero augurare a tutti loro quella serenità e quelle sensazioni che di sicuro provavano, da piccoli, in certe mattine di Natale’

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