Questo è il secondo racconto di fantasia, scritto assieme alla mia compagna nonché correttrice di bozze, Cristina.
Fatemi sapere se vi piace.
-“Simona, sei sicura che non sia un problema se vengo anch’io a questa cena con l’ambasciatore?”
-“Certo che sono sicura, il CEO mi ha detto che dovevi assolutamente esserci anche tu questa sera. Sai che ci tengono molto a dare un’immagine solida della società. E poi mi sentirò molto più bella se mi accompagnerai.”
-“Sarà una cena formale? Devo noleggiare uno smoking?”
-“No, non è una festa o un ricevimento, è una cena organizzata dall’ambasciatore per stringere i rapporti in vista dell’accordo commerciale, saremo in poche persone. Il vestito che ti sei portato andrà benissimo”.
Simona è una splendida bionda di 33 anni, con una lunga cascata di capelli che le scende morbida lungo la schiena e che incorniciano un visino da ragazza sbarazzina (a vederla non le si darebbero gli anni che ha), con dei profondi occhi nocciola da cerbiatta.
Intorno all’ 1,70 ha un corpo da urlo: i seni non molto grandi, una seconda abbondante, sono sodi e con i capezzoli rosa rivolti verso l’alto, un ventre tonico, plasmato da ore di fitness, lunghe gambe affusolate, sormontate da un culetto che direi perfetto, due mezzelune tonde e sode, insomma è uno schianto ed io sono innamorato perso di lei!!!
Io, Giacomo, sono il suo compagno da due anni e da un anno e mezzo conviviamo, a volte nel mio, a volte nel suo appartamento, a secondo di come ci va.
Lavoriamo entrambi nella stessa ditta che produce sistemi per la difesa, lei nella branca commerciale, mentre io faccio parte della divisione tecnica.
È già da due mesi che Simona intrattiene contatti con l’Ambasciata del Brasile a Roma, in vista di un contratto d’acquisto, da parte del paese, per una fornitura di sistemi prodotti dalla nostra ditta.
In occasione di questa cena, la ditta ci ha preso un alloggio in uno splendido hotel della capitale.
Ho fatto una doccia veloce e quando esco, lasciando il posto a Simona, bussano alla porta della camera; ancora bagnato e con addosso solo l’asciugamano vado ad aprire.
Un addetto dell’hotel mi porge un messaggio dell’ambasciata: “Una macchina passerà a prendervi alle ore 20”.
Sono solo le 18, fuori il sole sta tramontando sulla città, mentre aspetto che Simona si prepari, mi sdraio sul letto e senza volerlo mi addormento.
Il suono del telefono mi sveglia, accanto c’è un biglietto di Simona: “Raggiungimi al bar dell’hotel, ti ho preparato i vestiti sulla sedia. Quando dormi sei bellissimo. Ti amo”.
Ho dormito solo mezz’ora, ma fuori è già buio; lascio l’asciugamano sul letto mi alzo e raggiungo la sedia, sopra ci sono i boxer e i calzini, indosso boxer e calzini, infilo pantaloni e camicia, cravatta e giacca; spero di non dover soffrire il caldo questa sera, Roma ci ha regalato una bella e calda serata di primavera.
Prima di uscire dalla camera mi specchio, l’effetto non è male, questo vestito mi sta proprio bene.
Simona è seduta al banco su uno sgabello altissimo, uno dei tipici uomini di affari che affollano gli alberghi di Roma, ci sta già provando.
Lei quando la chiamo. gira la testa verso di me e mi sorride, mi avvicino mentre l’uomo si dilegua e mi siedo sullo sgabello a fianco.
-“È incredibile, non sanno stare fermi un attimo, ti saltano addosso in dieci minuti e pretendono di portarti a letto in un’ora. Stai molto bene.” – mi dice sorridendo.
“Grazie, quanto tempo abbiamo?”
“Abbastanza per bere il tuo Campari spritz”.
Brindiamo a noi, alla riuscita del contratto, al nostro amore.
-“Non mi hai ancora detto se ti piace come sono vestita…” – fa scendendo dallo sgabello e facendo una piroetta sui tacchi alti.
-“In effetti, quando sono arrivato, ero più impegnato a far paura all’uomo d’affari, non ho avuto tempo di osservarti bene.”
-“Dobbiamo andare, ti concedo una passerella fino alla reception e quando saliamo in auto voglio sapere se ti piaccio o no.”
Simona s’incammina verso la reception, lasciandomi tutto il tempo per osservarla accuratamente; le piace da matti sapere che la sto guardando, quando fa così è perché vuole sedurmi, vuole farsi bramare, in più le fa piacere che altre persone la notino e non ne ha mai fatto mistero.
Non è esibizionista, è solo conscia della sua bellezza e nei giorni in cui si sente in forma, vuole che tutte le attenzioni siano per lei.
Il vestito che indossa è un tubino nero, aderente, ben sopra al ginocchio, la parte superiore assomiglia a un bustino con una profonda scollatura a V e la gonna ha uno spacco laterale che, quando cammina, lascia intravedere la parte alta della coscia e la balza delle autoreggenti, le gambe inguainate in calze fumé finiscono in un paio di sandali neri decorati di strass, con un tacco alto e sottile, legati alla caviglia da un cinturino.
Scendo anch’io dallo sgabello e la seguo.
Il dietro non è da meno: la scollatura lascia nuda gran parte della schiena, evidenziando il fatto che non porta reggiseno ed il tessuto aderisce in modo provocante alle sue natiche.
La raggiungo e con la mano le sfioro la schiena scendendo a carezzarle il sedere.
– “Non sei un po’ troppo audace per una cena di lavoro?” – le domando.
-“Ti piaccio?”
-“Sei addirittura imbarazzante per quanto sei bella.” – le rispondo ammirato.
-“Non preoccuparti, quando arriviamo all’ambasciata mi metto una giacca che mi copra e non me la leverò se non dopocena.” – e mi da un bacio sulle labbra.
Saliamo sulla limousine che è venuta a prenderci, l’autista è un ragazzo brasiliano ma che parla un perfetto italiano, con lui, che vive in Italia da qualche anno, parliamo della vita che fa a Buenos Aires, di quanto sia bella Roma e la vita in Italia.
Il traffico è incredibile e per percorrere il tragitto impieghiamo quasi un’ora.
Arrivati all’ambasciata veniamo ricevuti dall’ambasciatore e dalla consorte e ci vengono presentati altri ospiti, tra cui l’addetto commerciale, il quale sequestra subito Simona per parlare, penso, di lavoro.
La cena, in effetti, non è formale, anche se tutti sono vestiti elegantemente; l’ambiente non mi mette a disagio e ben presto riesco a familiarizzare.
Dopo l’aperitivo, preso su una grande terrazza, ci sediamo a tavola.
Mi accorgo solo alla seconda portata di aver monopolizzato l’attenzione, non ho fatto altro che parlare, incalzato dalle domande delle signore, mi fermo imbarazzato e aspetto che qualcuno prenda in mano la discussione; ci pensa l’ambasciatore che prendendo spunto da un argomento che avevo sfiorato, cambia totalmente il tema del dialogo.
Intanto Simona è anche lei al centro dell’attenzione degli uomini, l’ambasciatore non le leva gli occhi di dosso da quando siamo arrivati e ho sorpreso più volte il CEO, fissare la sua scollatura; lei, intanto, continua a parlare di lavoro con l’addetto commerciale, il quale, anche lui, sembra ipnotizzato dai seni che s’intravedono liberi nella scollatura.
La cena finisce circa due ore dopo, siamo un po’ alticci grazie all’ottimo vino, molti invitati si alzano per andare a parlare nella sala ricevimenti o a fumare nella terrazza.
Alla tavola siamo rimasti solo noi due ed un’altra coppia all’altra estremità.
-“Allora ti à piaciuta la cena?” – mi domanda Simona.
-“Non tanto” – le rispondo.
-“No!! E perché?”
-“Perché mi hai trascurato tutto il tempo, non hai fatto altro che parlare di lavoro con l’addetto, il quale, per inciso, ti mangiava con gli occhi” – dico con aria fintamente afflitta.
-“Povero cucciolotto si è sentito abbandonato.” – ride facendomi una carezza – “Beh come posso rimediare?”
Così dicendo abbassa la mano sotto la tovaglia e l’appoggia sul mio ventre e scende fino a trovare il membro, lo massaggia per farlo diventare duro, poi coperta dalla lunga tovaglia, apre la cerniera dei pantaloni e lo tira fuori.
Incurante della presenza delle altre persone nella sala, si china e bacia la punta del mio pene, poi, con un rumore di risucchio, aspira nella sua bocca l’intero glande.
Trattengo a stento i gemiti, mi fa suo, si riempie la bocca e poi la libera.
-“Va bene sei perdonata, ma adesso smettila altrimenti rischi di farci fare una figuraccia”.
Con queste parole riesco a fermare l’ardore di Simona, che si mette nuovamente seduta e mi lascia con il membro eretto fuori dai pantaloni.
Riesco, in qualche modo, a farlo rientrare prima che qualcuno noti l’accaduto, ma nessuno sembra essersi accorto di quello che è realmente successo.
Ci alziamo e andiamo a conversare nel salone dei ricevimenti, fa molto caldo e Simona si leva la giacca, risultando ancora più seducente di prima con tutte quelle porzioni di pelle nuda.
Ad un certo punto si alza dal divano e si avvicina alla padrona di casa, si piega mostrando a tutti la rotondità del suo sedere, bisbiglia qualcosa e poi si gira verso di me.
-“Vieni ti faccio vedere una cosa stupenda”.
Mi prende per mano e usciamo dalla stanza, imbocchiamo un corridoio e poi saliamo delle scale in un ala del palazzo che sembra esser poco frequentata.
Arriviamo alla fine delle scale e Simona apre la porta che è davanti a lei e quando usciamo abbiamo di fronte una vista stupenda: siamo sul tetto dell’ambasciata e da qua possiamo vedere gran parte di Roma illuminata.
Un soffio di vento muove i suoi capelli, si gira e mi abbraccia.
-“Ecco amore, volevo portarti a vedere la città dall’alto. È stupenda non trovi?”
Il suo abbraccio è intenso, caldo, reso ancora più caloroso dal contrasto con la fresca brezza che ci ristora.
La bacio con tutto l’amore che posso e la stringo a me.
Da un locale vicino ci raggiungono le note di un tango, ci guardiamo negli occhi e lasciamo che i nostri corpi inizino a ballare, probabilmente non siamo tanto bravi, ma i due anni di corso saranno serviti a qualcosa.
Quando finisce la canzone mi siedo su una panchina poco distante dal parapetto, Simona rimane in piedi di fronte a me.
I movimenti del ballo le hanno fatto salire la gonna quasi a metà coscia, allungo una mano e la infilo nello spacco, risalgo con una lenta carezza la coscia e trovo solo pelle calda!!!
Simona non indossa niente sotto il vestito!!!
Il suo sesso completamente depilato è umido e lei lo spinge contro la mia mano.
Passo l’indice sulle grandi labbra e con una leggera pressione le apro e lascio che sia lei a muoversi per farlo penetrare.
Lei si abbassa un po’ e muove il bacino avanti e indietro lasciando che il mio dito penetri quell’antro caldo e bagnato.
Ritraggo la mano e avvicinandomela alla bocca lecco il mio indice gustandomi il suo sapore intenso, mentre la fisso negli occhi.
Lei si gira e cammina verso la ringhiera lentamente, lasciando che il sedere segua il movimento dato dai tacchi alti dei sandali.
Appoggia le mani sul corrimano e si piega mostrando il sedere ricoperto dal tessuto del vestito, mi avvicino e partendo dalle ginocchia lo faccio risalire carezzandole le gambe.
Scopro il sedere, Simona allarga le gambe e si spinge indietro cercando il contatto con il mio sesso.
Abbandono per un attimo il massaggio, apro la cerniera dei pantaloni e sbottono i boxer, facendo uscire il mio membro già duro.
Mi avvicino ulteriormente, inserisco il glande nella sua intimità bagnata e, lentamente, la penetro fino in fondo.
-“Aaahhh…” – è il gemito sommesso che le esce dalle labbra.
Inizio a possederla aggrappato ai suoi fianchi mentre lei si tiene alla ringhiera con tutte le sue forze e dalla sua bocca escono gemiti di piacere.
-“Sììì… Cosììì… Fammi sentire la tua potenza e quanto mi desideri”.
E glielo faccio sentire dandomi a lei con tutto me stesso.
-“Ecco, dai… Ora vai avanti cosììì… Sto venendooo…”
Sento il suo corpo scosso dagli spasmi dell’orgasmo e le sue gambe hanno preso a tremare.
Si agita così tanto che devo tenerla saldamente, affondando le dita nella morbida carne dei suoi fianchi, perché non mi sfugga”.
-“Oddiooo,,, Come godo… Mi stai facendo impazzireee” – geme col respiro rotto ed affannato.
Le lascio godere appieno l’orgasmo e quando sento che inizia a calmarsi, mi chino e le bacio la schiena.
-“Mi hai fatto godere tantissimo, mi hai mandato in paradiso” – mi dice sussurrando – “Ti amo”.
-“Ma tu non sei venuto!!!” – esclama rendendosi conto della mia rigidità dentro di lei.
-“Guarda.” – mi fa girandosi e guardandomi con gli occhi appannati dal piacere – –“Su quel tavolino qualcuno ha dimenticato della crema doposole, usa quella per prepararmi e non farmi male.”
Capisco quali sono le sue intenzioni, vuole essere presa dietro!!!
Mi giro e vedo la crema, per prenderla, a malincuore esco dal ventre di Simona che rimane nella stessa posizione.
Tornando verso di lei, metto un bel po’ di crema sul dito medio e poi gliela spalmo nel solco delle natiche, indugiando col dito a massaggiare il buchino che lentamente si ammorbidisce e si dilata, ma lascio che sia lei a cercare la penetrazione.
Mentre lei spinge contro il dito facendoselo penetrare, con l’altra mano metto della crema anche sul mio pene.
Quando la sento ben ammorbidita e penso sia pronta, sfilo il dito e lo sostituisco col mio sesso; faccio penetrare lentamente la punta per evitare che Simona provando dolore si irrigidisca.
-“Oh sììì… Cosììì… Fai piano” – mugola.
Quando la penetrazione è completa stringe le natiche serrando il membro dentro di lei ed inizia a muoversi avanti e indietro, prima poco e poi sempre di più, le mie mani corrono lungo i suoi fianchi verso i seni, che sono usciti dal vestito, li prendo e li avvolgo come fossero le coppe di un reggiseno.
Il caldo massaggio delle sue calde carni ha ben presto ragione della mia resistenza ed in pochi minuti mi avvicino all’orgasmo, il mio pene s’ingrossa sempre più e sento Simona goderne ancora di più.
-“Aaahhh… Sììì,,, Cosììì… Come sei duro… Sto godendooo… Godooo…” – il suo è quasi un urlo quando l’orgasmo anale la sommerge.
E veniamo insieme, nello stesso istante e con degli spasmi che sembrano durare in eterno le riverso il mio sperma nell’intestino.
-“Sììì… Ti sentooo… Com’è caldooo…” – geme.
Quando il piacere di entrambi scema, Simona si appoggia stremata alla ringhiera ed io, lentamente, mi sfilo dal suo culetto.
Prendo dei fazzoletti di carta dalla tasca e pulisco sia me che lei.
Riabbasso il suo vestito sulle gambe e lei rimette i seni nella scollatura.
Una sua carezza mi fa capire quanto le sia piaciuto il sesso che abbiamo appena fatto.
Dopo esserci rimessi in ordine scendiamo le scale e ci troviamo davanti la moglie dell’ambasciatore.
-“Stavo venendo a cercarvi, pensavamo vi foste persi. Le è piaciuto il panorama, Giacomo?” – mi domanda.
-“Direi che è stupendo, siete molto fortunati ad avere questa veduta sulla città.” – rispondo.
Ormai è arrivata l’ora di andare e, dopo i saluti di rito, la limousine che ci ha portati fin qua ci riporta all’hotel.
Intanto si è alzato un forte vento, ma anche se sono quasi le tre di notte, chiediamo all’autista se c’è qualche locale che meriti di essere visitato.
-“Sta per venire un grosso temporale.” – ci risponde – “Vi conviene rientrare in albergo e andare a letto, con questo tempo non si trova niente di buono nei locali”.
Basta cosi poco per convincerci e rientriamo in albergo.
-“Adesso devo finire il lavoro che avevo iniziato a tavola” – dice Simona quando prendiamo l’ascensore.
E cosi dicendo s’inginocchia, apre la cerniera dei pantaloni e agguanta il mio sesso, facendolo diventare duro, prima che si aprano le porte dell’ascensore sul nostro piano.
Si sporge e controlla che non ci sia nessuno.
Tenendo nella mano destra il pene mi trascina verso la camera.
Una volta entrati, con movimenti languidi, si toglie il vestito ma tiene le calze e i sandali.
Alla vista del suo corpo nudo esaltato dai tacchi alti, il mio pene s’indurisce e cresce ancora di più
Mi spinge contro il muro e inginocchiatasi di nuovo, me lo prende in bocca e mi porta all’orgasmo in pochissimo tempo, ingoiando tutto il mio seme.
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...