La stanza da letto era ampia, sensazione forse accentuata dalla scarsa presenza di mobilio al suo interno. In effetti l’unico mobile che si notava era il letto, basso ed ampio, con la testata attrezzata rivolta verso la parete a specchio che divideva la stanza dallo spogliatoio e dal bagno, visibile attraverso la porta socchiusa.
Di fronte al letto si trovava la grande finestra che occupava quasi l’intera parete. Le tende tirate erano scosse lievemente dalla brezza leggera che entrava attraverso le imposte aperte, insieme ai rumori delle auto che si rincorrevano come formiche impazzite quasi cinquanta metri più in basso.
Le luci colorate dei neon pubblicitari, unica fonte di illuminazione della scena, si riflettevano sulla pelle dei due amanti sdraiati sul letto. La testa di Nadine si muoveva con decisione su e giù tra le gambe di lui, che teneva le mani tra i lunghi capelli rossi della donna come per dirigerne i movimenti, cosa peraltro assolutamente inutile.
Nadine sapeva perfettamente come muoversi e fin quando farlo. Era il suo mestiere, e lei era tra le migliori.
Quando sentì sotto la punta delle dita la pelle di lui che tremava con maggior intensità Nadine si sfilò il lungo membro dalla bocca, facendo attenzione a non urtarlo con i denti ma senza allentare la presa delle labbra fino al passaggio della punta. Poi, stringendo il pene come un guinzaglio, costrinse l’altro ad aprire gli occhi ed a guardarla.
“Adesso tocca a te, bello… fammi sentire la tua lingua…”
Si sdraiò sul letto ed aprì le gambe, lunghe e tornite, poi aiutò con le sue dita ad aprirsi il sesso, scostando con decisione le grandi labbra e mostrando l’apertura carnosa sovrastata dalla clitoride già pronta a ricevere la sua parte di attenzioni. Lui si accovacciò tra le gambe ed iniziò a baciare la pelle tenera dell’inguine, per poi scendere ad occuparsi dell’interno delle cosce. Sfiorava solo le grandi labbra, le toccava appena con la punta della lingua mentre si spostava da una gamba all’altra, e Nadine stava al gioco, immobile, in attesa che lui gli procurasse quelle sensazioni di piacere intenso che iniziava a desiderare. Quando gli sembrò che non ce la facesse più ad aspettare lui le posò le labbra intorno alla clitoride, stuzzicandola con la punta della lingua. Una sensazione simile ad una scossa elettrica le si irradiò dal bacino verso la schiena. Poi la lingua prese a passeggiare su tutto il suo sesso, disegnandone i contorni, soffermandosi quel tanto che bastava sulla clitoride, per poi dirigersi con determinazione verso l’interno, entrando ed uscendo. Nadine arcuò la schiena, lasciandosi sfuggire un lungo gemito di piacere, poi iniziò a stuzzicarsi i capezzoli, lunghi e duri per la voglia. Lui allungò le mani, scostando quelle della donna, e mentre una mano giocava con i seni l’altra stuzziacava con le dita le labbra di Nadine. Lei si mise a succhiare con foga le snelle dita che le riempivano la bocca, come aveva fatto poco prima con il grosso membro. La lingua di lui sembrava diventare enorme, si spingeva sempre più dentro per succhiare con avidità il liquore dolciastro che lei stava abbondantemente secernendo.
Ad un tratto lui tirò via la lingua, lasciandole una spiacevole sensazione di vuoto, poi si sirò su e appoggiò il membro sul pelo del sesso di Nadine, corto e curato. Spinse appena il bacino in avanti e la donna sentì la sacca dei testicoli che si appoggiava sulla sua clitoride e sulle grandi labbra, poi il grosso membro tornò indietro ed iniziò a scorrere con la lunga asta proprio sopra l’apertura del suo sesso, spingendo un po’ di più ad ogni passaggio.
Ora l’unico punto di contatto con tra i corpi erano i due sessi, lucidi di umori.
Lui riprese a stuzzicare i capezzoli, poi a passare lentamente la punta delle dita sulla pelle della donna, lungo il collo, tra i seni, sul ventre, senza mai interrompere la masturbazione che stava facendo con il membro. Quando Nadine iniziò ad ansimare più velocemente la punta del pene iniziò a toccare la clitoride, poi si appoggiò all’entrata e si fece strada dentro il corpo della ragazza, penetrando senza alcuno sforzo. Ad ogni colpo entrava sempre più in profondità e Nadine iniziò a sentirlo colpire con la punta il collo dell’utero. Quando lui si piegò per prenderle in bocca i capezzoli la ragazza iniziò a muovere tutto il corpo, incapace di stare ferma. I movimenti della giovane contribuirono a far crescere l’eccitazione e di conseguenza le dimensioni del membro, che adesso le sembrava davvero enorme, e la stava allargando e sfondando al limite delle sue possibilità. La giovane prese il controllo della situazione cambiando posizione.
Adesso era lui sdraiato sul letto, e Nadine si accovacciò sul membro impugnandolo e strofinandoselo sulla vagina. Per un attimo pensò di infilarlo dietro, e la sensazione che provò nello stomaco stava quasi per far si che lo facesse, ma in un barlume di lucidità pensò a cosa avrebbe fatto al suo ano un’asta di quelle dimensioni.
“Davvero notevole” pensò tra se, “sembra anche più grande dell’ultima volta”.
Ormai però la voglia le era venuta, quindi decise come comportarsi. Si girò di schiena, si appoggiò il pene tra le gambe ed iniziò a penetrarsi, con un movimento lungo, lento ed unico. Quando sentì la clitoride appoggiarsi sui testicoli la punta era arrivata ben oltre il limite che lei credeva di avere. Stette così per un po’, per darsi il tempo di abituarsi alle dimensioni, ed intanto se lo sentiva pulsare dentro, contro le pareti che aderivano all’asta come un guanto alla mano. Quindi iniziò a muoversi, scorrendo sull’asta, sfilandosi e riconquistando la posizione, mentre il fastidio aveva lasciato spazio al piacere.
“Fammi il culo, adesso…”
La voce le uscì come un rantolo, e sentì immediatamente le mani di lui che le allargavano le natiche. Il rumore di un dito succhiato, poi la punta si appoggiò all’ano.
“Dai, spingi…”
Il dito entrò con facilità. Non era una stada mai percorsa.
“Dai, dai… di più…”
Al primo dito se ne aggiunse un secondo, poi un terzo.
Adesso Nadine era piena, si sentiva esplodere. Le sensazioni si accavallavano dentro di lei, sentiva l’orgasmo montarle dentro.
“Aspetta, devi aspettare… non ancora, Nadine…” pensava mentre si muoveva sul grosso fallo, le dita infilate in profondità che si allargavano e le facevano emettere piccole urla ad ogni colpo.
Sentiva la voce di lui, profonda, che le parlava da dietro la schiena.
“Cazzo, Nadine… sei una favola… hai il culo di burro, mi farai morire così…”
Lo vedeva riflesso sulla parete a specchio. Il corpo muscoloso, i capelli scuri che spiccavano sulle lenzuola bianche, il ritmo del petto che si alzava ed abbassava normalmente, come se stesse semplicemente prendendo un te.
“Bastardo” pensò. Immaginò i suoi denti perfetti che si aprivano in un sorriso, poi li ricordò mentre le stringevano un capezzolo.
“Cazzo, non ce la faccio più a resistere” disse Nadine dentro di se. Guardò le cifre luminose che la sveglia proiettava sulla parete: erano quasi venti minuti che quel palo la stava rovistando dentro.
“Credo possa bastare, adesso… il mio lavoro l’ho fatto…” dopo aver preso la decisione Nadine si lasciò andare, prese a muoversi sempre più velocemente mentre sentiva l’orgasmo montarle dentro.
Quando sentì il fuoco divamparle dal sesso ed irradiarsi per tutto il corpo si sentì quasi venire meno, chiuse gli occhi e si lasciò accogliere in quel buio pieno di colori che la stava avvolgendo. Sentì i suoi gemiti come se provenissero da un’altra persona, tutto il corpo era una solo immenso punto sensibile. Godeva, e non finiva mai. Lui la stava stimolando ancora, la accarezzava, la sfiorava ovunque, la toccava in punti che lei nemmeno sapeva di avere.
Stava ancora godendo quando aprì gli occhi e si ritrovò sdraiata sul letto, con il membro di lui a pochi centimetri dalla faccia. Automaticamente tirò fuori la lingua e la passò sul frenulo. Come se avesse premuto un interruttore lui iniziò a godere, rovesciando sul bel viso di Nadine tutto il suo piacere, spargendolo con il membro sulle gote, sulle labbra, fin sui capelli rossi. Nadine, anche se stava godendo, non dimenticò il suo lavoro: ne raccolse un po’ con la lingua, gustandolo, poi lo prese con la punta delle dita e se lo passò sui capezzoli. Era caldo, acidulo e viscoso, proprio come si aspettava fosse. E ne era davvero tanto.
Quando l’orgasmo finì lui si sdraiò sul letto, di fianco a Nadine, in silenzio. Lei era stanca, non si sarebbe mossa da li per nulla al mondo. Ma non poteva restare, e lo sapeva.
Si tirò su, prendendo da una mensola della testata attrezzata un fazzolettino idratato pe pulirsi alla meglio sul viso. Dopo altri due fazzoletti decise che poteva bastare, in attesa della doccia. Si alzò e si avvicinò alla finestra, guardando fuori. Il traffico continuava ad essere quello solito, e cioé un ingorgo unico. Pensò a David che la aspettava dall’altra parte dell’immensa città ed ebbe un moto di stizza. Doveva smetterla di dare appuntamenti quando doveva lavorare, decise. Guardò il grande cartellone pubblicitario sul palazzo di fronte: il grosso orologio al polso della bellona di turno segnava le 20 e 10 del 5 settembre 2063.
“Cazzo, si sta facendo davvero troppo tardi” pensò, ed iniziò ad organizzarsi mentalmente per i prossimi minuti.
“Nadine, cosa c’è?”
La voce profonda di lui la scosse.
“Nulla, non preoccuparti” rispose la donna.
“Ti è piaciuto?”
“Credevo te ne fossi accorto…”
“Stavolta è andata meglio, vero?”
“Si, non c’è male…”
Nadine stava rispondendo quasi in automatico mentre raccoglieva le sue cose intorno al letto. Poi si rese conto dal tono della voce che lui le stava cercando di dire qualcosa.
“Avanti, cosa c’è?”
Dopo una pausa dove lui sembrava stesse raccogliendo tutto il coraggio che potesse trovare arrivò la risposta.
“Nadine, io ti amo”
“Cazzo, ci risiamo” pensò la ragazza “non è cambiato nulla”
“Non puoi amarmi, mi sembrava di essere stata chiara”
“Lo so, ma non posso farne a meno…”
“Devi, accidenti, devi. Lo capisci che non puoi amarmi? come devo fare a farti capire che uno come te non può amare una come me?”
Lui restò in silenzio, come se stesse cercando il modo per controbattere. Poi parlò.
“Non mi importa che tu non mi ami, ma devi sapere che io sono innamorato di te.”
Nadine posò gli slip che aveva in mano e lo fissò negli occhi.
“Senti, cercherò di spiegarmi il più chiaramente possibile, e te lo dirò solo questa volta. Non ti amo, e soprattutto tu non puoi amarmi, ne me ne nessuna altra. Sai cosa ti succederà se continuerai con questa storia, vero?”
“Lo capisco che non è possibile, ma non riesco a smettere di pensarti. Io ti amo.”
Nadine sbottò.
“Tu non sei nulla! Non puoi amarmi, non puoi fare niente altro che scopare! Non sei nessuno, Non hai neanche un nome! Vuoi rendertene conto o no?”
“Io mi rendo conto solo che ti amo…”
Nadine era infuriata. Si voltò e si avvicinò a grandi passi alla sua borsa.
“Nadine, ti prego…” la voce calda ora era tremante.
Lei rovistò nella borsa fin quando trovò quello che cercava, poi lo prese in mano.
“Io ho cercato in tutti i modi di salvarti, ma ora mi rendo conto che non è possibile farti continuare.” si voltò, puntando l’oggetto verso il corpo che era ancora disteso sul letto.
Lui capì cosa stava per succedere e cercò di tirarsi su, guardando disperatamente la ragazza.
“No, Nadine… ti prego…”
Click.
A lei sembrò che il suono secco per un momento sovrastasse il rumore dell’esterno. Lui cadde in avanti, trascinato dalla spinta che aveva preso alzandosi dal letto, crollando sul pavimento. gli occhi ancora aperti guardavano la ragazza implorando ancora pietà, ma nessun movimento attraversava le membra scomposte che lo facevano assomigliare ad una marionetta buttata in un angolo dopo l’uso.
Nadine imprecò sommessamente lanciando il piccolo arnese di plastica e metallo sul letto, poi si calmò. Prese il microtelefono e chiamò David, avendo cura di disattivare il canale video. Non era il caso che la vedesse così, si disse.
“Pronto, David? senti, non arriverò in tempo…” allontanò il microtelefono dall’oercchio, poi tornò a parlare.
“Non serve a nulla sbraitare, ho avuto un problema con il lavoro ed adesso mi tocca sistemare tutto… va bene, se finisco in tempo passo da te… si, dai… ciao, a dopo”.
Gettò il microtelefono sul letto e si avvicinò al corpo, osservandolo mentre pensava a cosa fare.
Avrebbe fatto una lunga doccia, decise, le avrebbe fatto bene, e poi doveva pulirsi del liquido sparso sul corpo.
“Sembra proprio sperma, accidenti…” disse tra se.
Scavalcò il corpo e lo sguardo le cadde sul membro, ancora rigido.
“E’ più grande dell’ultima volta, non era un mia impressione…”
Sospirò pensando alla lunga riunione che la attendeva il giorno seguente. Il robot era migliorato sotto tutti gli aspetti, ma c’era ancora qualcosa nell’intelligenza artificiale che non funzionava. Pensò con fastidio alle montagne di questionari e schede che avrebbe dovuto riempire, alle interminabili riunioni tecniche ed a tutte le domande che attendevano una risposta.
Anche questo test era stato un fallimento, come i due precedenti.
“Almeno il robot se lo vengono a riprendere gli operai e non devo riportarlo io…” pensò Nadine mentre apriva il getto d’acqua della doccia.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…