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Racconti Erotici Etero

Crash

By 8 Dicembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Che noia il viaggio per raggiungere l’ufficio, anni ed anni la stessa monotona strada.

I semafori, gli incroci e le rotonde li potresti attraversare ad occhi chiusi, dormire mentre la tua auto ti condurrebbe a destinazione senza il tuo intervento.

Ma quando meno te lo aspetti, Crash. Mentre rallenti per immetterti nella rotonda, qualcuno distratto, ti tampona.

Guardi dallo specchietto retrovisore e fai segno al tamponatore di accostare. 

Accostate entrambi, l’auto che ti ha tamponata è un grosso SUV nero dal quale scende velocemente un uomo, non ci vuoi pensare in questo momento, ma rimani folgorata. E’ un uomo di mezza età, brizzolato e con tratti somatici che lo rendono molto attraente. Ma allontani qualsiasi pensiero che non sia il risarcimento per il danno subito.

Forse vedendoti molto reattiva e sul piede di guerra, l’uomo si assume subito la responsabilità di quanto accaduto:

-Signora, stia calma, è colpa mia. L’ho tamponata perchè distratto dal cellulare.-

La sua pronta assunzione di colpa ti fà sbollire immediatamente la rabbia e torni a vedere in lui un uomo molto attraente.

In modo molto civile compilate i moduli dell’assicurazione, senza coinvolgere i vigili urbani, ed in poco meno di 10 minuti, ottieni i documenti con la sua firma in calce per l’assunzione della colpa.

Una stretta di mano e siete pronti per ripartire. Mentre torni verso la macchina, ripensi al brivido provato dal contatto con la sua mano. Enorme, al confronto la tua sembrava quella di una bambina,  per alcuni secondi chiudi gli occhi per cercare di memorizzare quella sensazione e riporla in un cassetto della mente. 

Vuoi conservare anche il ricordo del suo viso, i suoi capelli brizzolati ed i suoi modi eleganti. 

Non puoi mentire a te stessa, ti sei sentita attratta da quell’uomo anche se lui non ti ha dato alcun motivo per esserlo.

E’ questa convinzione che ti fa girare la chiave dell’accensione senza rimpianti.

Un tentativo, due, tre. La macchina non parte. Non ci voleva. 

Senti picchiettare sul finestrino, colta di sorpresa ti volti, è Lui.

-Serve aiuto ?-

La sorpresa aumenta, hai appena finito di fantasticare su di lui ed eccolo lì che si offre di aiutarti.

-No grazie non si disturbi, adesso cerco il numero e chiamo l’assistenza stradale-

-Mi sento in colpa per quello che le sta accadendo e vorrei sdebitarmi. Mi permetta di farle compagnia intanto che aspetterà il soccorso, mi creda passerà almeno un ora.

Scendi dalla macchina.

-Ma no, lei è già stato gentile e corretto assumendosi la responsabilità dell’incidente, non è necessario che perda altro tempo, qui.-

Non ci credi, hai rifiutato la sua compagnia !.

-Non perderò tempo, ci prenderemo un caffè mentre aspetteremo l’arrivo del soccorso stradale-

Di fronte alla sua insistenza pensi <o adesso o mai più. >

-Se insiste, va bene, prendiamoci un caffè mentre aspettiamo-

La tua decisione lo rende molto felice e sul suo viso compare un enorme sorriso. Ti tende la mano.

-Piacere, Max-

La sua mano tesa verso di te. La stringi, stessa sensazione di prima ma amplificata 10 volte.

Sorridi e ti presenti:

-Eva-

Telefoni all’assistenza stradale per chiedere il soccorso, lui è li vicino a te. Ti sembra di sentire il suo sguardo indagare ogni parte del tuo corpo, le caviglie, le gambe infilate in attillati jeans, il seno in evidenza anche sotto al maglione autunnale. Ti senti radiografata, eppure ogni volta che cerchi di intercettare il suo sguardo, lui è girato oppure intento a guardare altro. 

Hai la conferma, l’assistenza manderà il soccorso in 40 minuti.

-OK, adesso che è tutto apposto, prendiamoci un caffè.-

-Va bene-

Il bar è vicino a dove avete posteggiato le macchine per la contestazione amichevole, e dalla sua vetrina riuscite anche a vedere le due macchine parcheggiate sul bordo della strada.

-Ovviamente offro io, mi sembra il minimo- Ti apre la porta e ti lascia entrare per prima.

-Grazie-

Il solito bar di periferia, servito da cinesi. Al banco una giovane ragazza vi sorride: -Plego-

-Per me un caffè amaro- Lo prendi sempre amaro.

-Per me lungo, grazie.-

Siete gli unici clienti, alle nove di mattina, la piena dei pendolari è già passata.

-Allora Eva, di cosa ti occupi ?- Max sembra un tipo loquace.

Tu rispondi alle sue domande, ma intanto sei rapita dalla sua voce e dai suoi gesti. Non riesci a reggere il suo sguardo, ti senti in soggezione e guardi sempre verso il basso. Lui invece, perfettamente a suo agio, tiene costantemente gli occhi fissi nei tuoi. 

Cerchi di alleggerire la situazione, così ti appoggi al bancone con la schiena, almeno non gli sei di fronte.

Ti sembra tutto ovattato, tranne il desiderio che sta montando dentro di te, speri, non sia evidente, speri che il tuo corpo non mandi segnali… imbarazzanti. Ma temi ti abbia tradito, le guance arrossate, la tazzina portata alle labbra anche se vuota, la tua posizione appoggiata al balcone con lo sguardo rivolto alla vetrina, mentre lui tranquillamente rivolto verso di te. Ti senti stupida.

Forse non è stata una bella mossa, girandoti in quel modo hai messo in evidenza il seno, evidente sotto al maglione. 

-Lavoro non molto lontano da qui- 

E’ la tua voce che riemerge, forse ti ha chiesto qualcosa riguardo a dove si trova il tuo ufficio, ma la risposta è stata un riflesso condizionato, quasi inconsapevole, come tutte le altre domande alle quali hai risposto. 

Ripiombi nel vuoto, solo lui. Non riesci a pensare ad altro. La sua mano sulla pancia. Non è reale, forse un desiderio che prende forma, consistenza. La guardi a bocca aperta, la senti scivolare, chiudi gli occhi, ti comprime. 

Riapri gli occhi. 

La sua mano nei tuoi pantaloni, E’ REALE !

La senti schiacciare le parti intime, si è fatta largo senza sbottonare i jeans ed ora è li ferma sul tuo sesso.

Sei presa, catturata, inchiodata al suo possesso. Afferri il bordo del bancone, stringi forte, ti alzi e ti abbassi, lo cerchi. Ora lo guardi anche tu, dritto negli occhi, hai perso qualsiasi timore, inibizione.  

Luogo pubblico, il brivido della vergogna ti dovrebbe fermare, afferrare la mano e strapparla dalla tua carne umida. Invece non vuoi smettere, la vuoi sentire, dentro di tè. Ti muovi convulsamente, i tuoi occhi nei suoi, Il suo sguardo impassibile mentre il tuo implorante, ma niente. IMMOBILE, tu continui senti pulsare la tua carne, stai gemendo, il tuo sesso sta per esplodere. Ti senti schiacciare contro il bancone, le sue dita affondano nella tua carne…. ESPLODI. 

Si accende la luce, riprendi coscienza, torni quella di prima… VERGOGNA. 

Ti guardi intorno, non c’è nessuno, alle tue spalle la barista è scioccata. Afferri la mano e cerchi di strapparla dalle tue parti intime, non riesci, usi entrambe le mani ma niente, sembra un tronco. Hai ancora il suo sguardo su di te.

Gli sussurri a bassa voce:

-Lasciami, basta-

La porta si apre, entrano due persone.

Non hai altra scelta, ti sbottoni i pantaloni e ti divincoli, ti giri dalla parte opposta l’ingresso e ti ricomponi.

Max si è diretto alla porta e la sta tenendo aperta per te. Passi davanti al bancone ma eviti di guardare la barista e le due persone appena entrate, sei rossa dalla vergogna.

Cammina davanti a te, passo lento, si dirige alla macchina. Lo segui, ancora non riesci a mettere a fuoco quello che è accaduto nel bar, non lo concepisci perchè non ti appartiene. Dovresti correre, scappare e mettere chilometri di distanza da lui.

Lo segui… come un cagnolino.

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