Salve a tutti.
Prima di narrarvi le nostre ultime avventure, Cristina ed io abbiamo pensato di raccontare alcuni episodi, vissuti precedentemente alla nostra conoscenza e successiva convivenza, per farvi meglio comprendere le nostre personalità e caratteri.
Proseguiremo poi con i racconti recenti.
Questo episodio, avvenuto quando ero un baldo giovane, lo intitolerei: ”La venere insoddisfatta”.
Buona lettura.
Mauro
Era una bella serata estiva ed io ero ad uno di quei tanti ricevimenti di rappresentanza a cui ero obbligato, ogni tanto a partecipare, che si teneva nel salone di un elegante hotel della riviera romagnola.
Ero lì già da più di un’ora, la mia noia era al massimo e già pensavo ad una scusa per poter sgattaiolare via.
Nella sala ci saranno state un centinaio di persone, tutte intente a parlare ed ad arruffianarsi questo o quello per ottenere favori personali.
Faccio per avvicinarmi all’ospite per salutarlo… e la vedo!!
È di spalle, una bionda da sballo!!
Un abito nero, lungo alle caviglie, che lascia scoperta una buona parte della schiena liscia e fascia un culetto a mandolino perfetto.
Si gira ed il movimento mette in evidenza uno spacco vertiginoso da cui fa capolino una gamba perfetta, messa in risalto dalle calze velate scure, che termina in una caviglia sottile, calzata in un sandalo nero dal tacco vertiginoso.
Bella come non mai!! E sensuale come non mai!!
Non l’avevo mai vista prima.
Con noncuranza mi avvicino al figlio dell’ospite, con il quale ho una certa confidenza.
-“Chi è quella bellezza bionda? – gli chiedo, fingendo un’indifferenza che non ho.
-“È la moglie di mio padre, la mia matrigna, è danese, si chiama Frida. Bel bocconcino eh?” – mi risponde sorridendo.
-“Ah! Non l’avevo mai vista prima”.
-“Non partecipa molto alle attività mondane. Ha trentotto anni e mio padre ha ventanni più di lei e credo che non sia più in grado di soddisfare le aspettative della bella e giovane moglie. Ti vuoi dare da fare con lei?” – mi chiede strizzandomi l’occhio.
-“Nooo. Era solo pura curiosità”.
Mi allontano e mi piazzo in un punto della sala da dove posso vedere bene quella venere bionda.
La noia che provavo fino a qualche minuto prima è sparita.
Quasi sentisse il mio sguardo su di lei, si volta ed i nostri occhi s’incrociano.
I miei rimangono calamitati e persi nell’azzurro dei suoi per un lungo attimo.
Poi lei sorride e si volta di nuovo.
Poco dopo il nostro anfitrione annuncia che possiamo trasferirci nell’altra sala, dove è stato allestito un buffet e della musica per chi vuole ballare.
Mi accodo agli altri ospiti, seguendo l’ondeggiare di quel culetto stretto nella stoffa nera.
Mi fermo in angolo e non perdo di vista la mia bella bionda; alcune coppie volteggiano nella sala al ritmo di canzoni anni settanta.
Vedo la bionda dire qualcosa al marito e poi alzarsi con aria stizzita e viene verso di me.
-“Ecco il mio cavaliere.” – mi dice, sorridendo maliziosamente – “Visto che mio marito non ha voglia di farmi ballare, vuole farlo lei, per favore”.
Rimango col bicchiere a mezz’aria.
-“Sì, certo, signora.” – dico riprendendomi e sperando solo di non avere fatto la figura del baccalà per la sorpresa” – “Sarà un onore… ed un piacere” – aggiungo.
Mi avvio verso il centro della sala, mentre lei passa il suo braccio sotto il mio.
Suonano un lento, la mia mano prende la sua, mentre l’altra, un po’ imbarazzata, si pone sulla sua schiena.
-“Il mio nome è Frida”.
-“Bellissimo nome, signora. Il mio è Mauro”.
-“Bene Mauro, penso che possiamo darci del tu. Che lavoro fai?”.
Avviamo una piacevole conversazione, ma una parte della mia mente è concentrata sulle le sensazioni che mi da la vicinanza del suo corpo.
Lei tiene la mia mano con delicatezza, mentre l’altra mia mano percepisce il calore della pelle liscia della sua schiena; poi d’improvviso, dicendomi che non ha intenzione di mangiarmi, si fa più vicino, con semplicità, facendo aderire il suo corpo al mio e guardandomi dritto negli occhi.
Annego nel lago azzurro dei suoi occhi, poi lo sguardo scende sul suo collo, all’incavo formato con le spalle e il desiderio di porre lì le mie labbra, per baciare quella pelle liscia, mi assale.
Avvicino un po’ di più la testa e ricevo la lieve carezza dei suoi capelli, che mi sommergono col loro profumo; mi sento ubriaco, senza aver bevuto, come se il suo profumo sia alcool puro vaporizzato che, tramite le narici, mi giunge direttamente al cervello.
Tutte queste sensazioni danno luogo ad una prepotente erezione, quasi dolorosa, dentro i pantaloni.
Lei se ne accorge, la percepisce, ma non dice nulla, anzi mi sembra che accentui addirittura la pressione del suo ventre contro il mio.
Ormai non esiste più la timidezza, gli ormoni mi dominano e piano scendo con la mano, scorrendo quella schiena stupenda, fino all’inizio della curva delle natiche.
-“Mauro, non credi che ci sia troppa gente per fare di queste avances?” – mi sussurra all’orecchio, ma mi guarda sorridendo.
-“Scusami, tu sei stupenda ed io un cretino” – rispondo, riportando la mano alla giusta altezza.
-“Che ne dici di fare due passi qui fuori, in terrazza? Mi sembra che tu abbia bisogno di un po’ di aria fresca” – aggiunge con un’aria seria, ma non arrabbiata.
-“Grazie, con una donna bella come te occorre avere un autocontrollo perfetto, ed è bene che io lo recuperi immediatamente, ma… e tuo marito?”.
-“Non ti preoccupare, è così preso a parlare dei propri affari che non se ne accorgerà nemmeno. Seguimi” – e s’incammina, ancheggiando, verso l’uscita sulla terrazza.
Aspetto qualche attimo, poi la seguo, tra gli sguardi incuriositi di alcune persone; ma non me ne frega niente.
Lei è in angolo buio, protetto da alcune piante; la raggiungo.
-“Sei gentile, a tenermi compagnia. Davvero mi trovi così bella?”.
-“Sei un sogno, un sogno di mezza estate e probabilmente tra un poco scomparirai” – rispondo con aria sognante.
Le mie parole fanno effetto; fa una risatina roca, buttando la testa indietro e spingendo in avanti la dolce curva dei seni.
Poi senza rendermene conto me la trovo addosso, s’incolla a me, facendo aderire ogni centimetro del suo corpo al mio.
Sento attraverso l’abito la pressione dei suoi seni contro il petto, mentre il suo pube si strofina contro il mio, con un lento movimento ondeggiante, a saggiare la consistenza della mia eccitazione.
Poi mi da un rapido bacio e, prima che posso dire una sola parola o reagire, è già rientrata nella sala.
Aspetto qualche minuto, frastornato, poi rientro anch’io.
Il tutto ha dell’incredibile!!
La moglie di uno dei più noti e facoltosi notabili del luogo, qualche minuto prima mi aveva abbracciato e baciato nel buio di una terrazza, strusciandosi contro di me come una cagnetta in calore!!
Ed ora è lì, accanto al marito che parla e sorride con lui come se niente fosse successo.
La vedo alzarsi, sfiorare le labbra del marito con un bacio e dirigersi verso l’uscita della sala.
Passandomi davanti mi fa un sorriso e i suoi occhi ammiccano maliziosi.
Lascio passare qualche secondo e poi la seguo.
Raggiungo la hall, lei sta parlando con il portiere, il quale le porge una chiave, poi si dirige verso gli ascensori.
Arriva l’ascensore, entra e, prima che le porte si chiudono, mi sorride facendo un gesto con la testa.
Aspetto, guardando l’indicatore, che l’ascensore raggiunga il piano e ne prendo nota mentalmente: il settimo, l’ultimo.
Rientro nella sala, con una scusa mi congedo dall’ospite, saluto qualche conoscenza e me ne vado.
Nella hall, faccio finta di andare alle toilettes e raggiungo l’ascensore.
Mentre premo il pulsante del settimo, ho la testa in subbuglio; in effetti non so se quello che sto facendo sia bene o se mi sto cacciando in qualche grosso guaio, so solo che devo provarci, desidero Frida, mi è entrata nel sangue, la voglio!!
Giunto al settimo, esco nel corridoio e mi guardo attorno smarrito, poi noto, circa alla metà, che una chiave è infilata in una porta.
Sfilo la chiave dalla serratura, spingo e la porta si apre.
Entro in un saloncino illuminato da una luce soffusa; lei è lì, seduta sul divano, le gambe accavallate, attraverso lo spacco della gonna si vede la coscia ornata dalla balza delle autoreggenti velate, in mano ha una coppa e beve sorridendomi.
-“Vieni.” – m’invita – Ti aspettavo.” – e continuando – “Mio marito ha riservato una stanza per dormire perché non voleva guidare a tarda notte”.
-“E… quando viene? – chiedo un po’ indeciso.
-“Ah, non ti preoccupare.” – fa con la sua risatina roca – “Abbiamo due stanze separate; lui si occupa, ormai, solo dei suoi affari, non di me. Dormiamo in camere separate. Ma ora basta parlare, vieni qui”.
Così dicendo con un movimento fluido si alza dal divano ed appoggia la coppa sul tavolino.
Rimango in piedi, fermo, a guardarla.
Porta le mani dietro il collo e apre la chiusura dell’abito, facendolo scivolare, lentamente, lungo il corpo fino ai piedi, rimanendo nuda, a parte le autoreggenti ed i sandali.
Il suo corpo è stupendo: spalle dolcemente arrotondate, seni non troppo grandi, ma sodi ed alti, fianchi che si allargano in una morbida curva, al centro, sul monte di venere, un piccolo e curato cespuglietto biondo chiaro, il tutto su due gambe affusolate, inguainate nelle calze che ne evidenziano la bellezza.
-“Hai detto che sono bella. E, allora, così ti piaccio?” – domanda, scavalcando i resti del vestito e facendo una piroetta sui tacchi mi mostra la schiena e quel suo meraviglioso culetto a mandolino.
Una fitta mi percorre il basso ventre ed il pene mi s’inturgidisce in un attimo.
Mi avvicino, le metto le mani sulle spalle e comincio a baciarle il collo, attraverso la massa dei suoi capelli, e per tutta risposta, lei si gira e s’incolla a me con tutto il corpo; mi stringono i calzoni tanta per la potenza dell’erezione.
Mi appoggia una mano sulla coscia e risale lentamente verso il mio inguine.
-“Ti fa male? Pensi che potrei aiutarti in qualche modo?” – chiede iniziando a massaggiami la patta gonfia.
-“Certo, avrei proprio bisogno di aiuto”.
Lei mi abbassa la zip ed infila dentro una mano.
-“Non ti preoccupare. Se è il genere di aiuto che penso, posso dartelo io” – dichiara tirandomi fuori l’uccello.
Credevo volesse farmi una sega, ma Frida s’inginocchia ed avvicina il membro alle labbra.
Al primo colpo di lingua sulla cappella mi tendo in avanti come un arco.
-“Calmati e vedi di non venire subito” – dice staccando per un attimo la bocca dal mio cazzo.
Più facile a dirsi che a farsi.
Inizia a pompare con calma, massaggiandomi contemporaneamente le palle.
Succhia con foga, infilandosi tutto il cazzo in gola fino alla radice e facendolo uscire lentamente, con un risucchio costante ed un infernale mulinare di lingua.
Inizio a sentire il famigliare formicolio alla base dei testicoli, sintomo di orgasmo imminente.
Glielo dico e lei si calma un po’, dedicandosi un po’ a carezzarmi le palle.
Poi riprende a succhiare come e meglio di prima.
Lo aspira anche più forte, lavora di lingua, mi tormenta il glande ed il prepuzio, non ce la faccio a trattenermi ancora.
-“Sto per venire” – la avverto.
Lei annuisce con la testa ma non smette di succhiare; non ne posso più, mi sembra di scoppiare; è un piacevolissimo tormento.
Improvvisamente si stacca da me, si alza e si avvia verso una porta.
La sorpresa indebolisce il mio autocontrollo e sto per sparare all’aria il mio sperma; lo sforzo che faccio per trattenermi è notevole.
-“Vieni.” – mi dice semplicemente, camminando e ondeggiando i fianchi come un’indossatrice.
Entriamo nella camera da letto e lei si gira verso di me.
I suoi occhi sorridono, si avvicina, mi scioglie la cravatta, sbottona la camicia e mi bacia; un tremore mi percorre il corpo quando la sua lingua penetra le mie labbra ed inizia a vorticare con la mia.
La mia mano scende ad accarezzarle un fianco, poi risale fino al seno, che comincio ad accarezzare, sentendo nel palmo il turgore del piccolo capezzolo.
L’altra mano, da dove le calze terminano, scivola fino ad una natica che stringo e accarezzo, gioendo della dolce arrendevolezza di lei e assaporando la soda compattezza del gluteo.
La sua mano penetra sotto la camicia a carezzarmi il petto conficcando, poi, le unghie nella pelle; le sue carezze graffianti mi danno un brivido profondo.
La camicia vola via e lei copre di piccoli baci i graffi che mi ha fatto.
La sua mano scende e cerca la cinta, la apre e con un movimento esperto mi abbassa pantaloni e boxer al ginocchio.
-“Mettiti sul letto” – mi ordina.
Mi sdraio e lei finisce di spogliarmi togliendomi scarpe, calze ed il resto degl’indumenti; ora siamo nudi entrambi, fatta eccezione per lei che indossa ancora le autoreggenti ed i sandali.
Con movimenti felini sale sul letto e si sdraia su di me, spalmando il suo corpo sul mio.
Ci abbracciamo e cominciamo a baciarci voracemente; i nostri corpi strusciano uno contro l’altro, cercando il piacere del contatto della pelle.
Lei scivola su di me, si solleva ed arriva a mettere le sue cosce attorno alla mia testa.
Si abbassa, mentre mi guarda con uno sguardo lascivo; non c’è bisogno che parli per capire cosa vuole.
Mi tuffo fra quelle cosce vellutate ed affondo la lingua tra le sue labbra turgide e umide.
Trovo il suo bottoncino, grande e duro come un pisello, lo stringo tra le labbra e prendo a succhiarlo.
È come se la percorresse una scarica elettrica, comincia a tremare e a scuotere i fianchi, così forte che fatico a mantenere il contatto.
Quando sento che i suoi fianchi ed il ventre iniziano a danzare senza più controllo, la sollevo di peso e la sdraio sul letto.
Scivolo tra le sue cosce spalancate ed il cazzo trova da solo la strada; è talmente bagnata e bollente, che mi sembra di affondare in un tunnel umido e caldo.
Comincio a scoparla con foga tenendomi sulle braccia; è talmente eccitata che bastano pochi affondi ed inizia a scuotere la testa da una parte all’altra.
-“Aaaagggghhhh…” – è quasi un urlo,quello che esce dalle sue labbra mentre comincia a godere e a gridare frasi incomprensibili; immagino che sia la sua lingua e che stia gridando il suo piacere!
Non smette un attimo di godere, i suoi orgasmi sono continui, si susseguono uno dietro l’altro!
Ma anch’io sono al limite, mi stendo su di lei ed affondo con forza nel suo ventre, mentre lei allaccia le gambe attorno alle mie reni per sentirmi meglio.
Soffoco un urlo nell’incavo della sua spalla e l’orgasmo, a lungo trattenuto, mi esplode nella testa, mentre comincio a riversare fiotti di sperma nel profondo della sua vagina.
Restiamo lì, abbracciati l’uno all’altra, ancora fusi assieme, baciandoci e mordendoci le labbra.
E infine ci sciogliamo ed io rotolo al suo fianco, entrambi supini, mentre cerchiamo di riprendere fiato.
-“Frida.”
-“Si.”
-“Sei una donna fantastica. Ti amo”.
-“Esagerato!!” – e ride di gusto – “Comunque è stato proprio bello. Sei stato bravo, proprio come immaginavo”.
Faccio scorrere la mano su di lei; come è liscia e morbida la sua pelle!!
E di nuovo mi prende la voglia.
La mia mano scorre sul suo ventre e si insinua tra le cosce a giocare con la sua fighetta grondante di un miscuglio di umori.
Lei si gira sul fianco, dandomi le spalle, lasciando una gamba distesa e piegando l’altra, in modo da lasciare le cosce disgiunte affinché la mia mano possa ancora accarezzarla lì.
Allunga una mano dietro.
-”Porcellino, sei di nuovo in tiro!” – dice girando il viso a guardarmi ed inizia a carezzarmi il pene nuovamente rigido.
Io le sorrido e non dico nulla.
Faccio scorrere le dita, lubrificate dei suoi umori e del mio sperma mescolati, in un ampia lenta carezza, dall’inizio delle grandi labbra fino al solco dei glutei, soffermandomi a carezzare l’ingresso della vagina ed infine la rosetta anale.
Quando sento che è ben lubrificata ovunque ed il suo corpo comincia a fremere, le infilo indice e il medio nella figa e, mentre lei butta la testa indietro, socchiudendo le labbra e chiudendo gli occhi per il piacere, comincio a muoverle.
Ma non è tanto per darle il piacere, bensì per bagnarle di quanto più umore posso, mentre con il pollice prendo a carezzare il forellino anale, forzando appena un poco.
Lei gira la testa fissandomi con uno sguardo interrogativo ed io mi precipito a baciarla prima che possa dire qualcosa.
Estraggo le dita dalla sua figa e comincio a spalmare gli umori sulla rosetta; quando la sento ben lubrificata, sprofondo l’indice ben inumidito fino in fondo.
La sua lingua si ferma, si stacca da me:
-”Cosa stai facendo? Vuoi anche questo?”.
-“Sì amore.” – le soffio sulle labbra – “È tutta la sera che me lo muovi davanti. È stata la prima cosa che ho visto ed ammirato di te e… poi il resto. Ti voglio, lo voglio”.
Riprende a baciarmi e la sua lingua inizia a vorticare, per poi fermarsi ed abbandonare la mia quando comincio a giocare con indice e medio, facendo scorrere ora l’uno ora l’altro, ora tutti e due assieme, dentro il suo ano.
Quando inizio a ruotare un dito nello stretto pertugio, esplorandone le calde e molli pareti interne, comincia ad ansimare e mi serra la base del dito stringendo il muscolo.
Tolgo il dito e mi sistemo dietro di lei, sempre sul fianco.
-“No!” – urla quasi – “Mi farai male!” – ma respira di sollievo quando sente che cerco e penetro la sua fighetta madida.
Inizio a scorrere con movimenti lenti, poi accelero di colpo nello sprofondare in lei, per gustare lo sbattere contro quei glutei sodi ed morbidi nel contempo.
-“Non l’hai mai fatto?” – le chiedo, mentre la scopo, quando sento che si rilassa.
-“Sì,” – mi dice, dopo un esitazione, con voce rotta dal piacere – “ma non mi ha dato mai molto piacere, ho troppa paura di sentire male.”
Le passo un braccio sotto l’ascella e schiacciandole un seno con l’avambraccio arrivo serrare l’altro con la mano.
Se veramente non vuole il suo errore è stato di non muoversi; voglio possedere completamente questa donna stupenda.
Estraggo il pene e, aiutandomi con l’altra mano, lo punto alla rosetta.
-“Mamma mia! Ti supplico!” – implora con tono lamentoso, ma non si ritrae.
Alza le mani a serrarmi con forza l’avambraccio per resistere al previsto dolore e trattiene il respiro.
Inizio a premere con delicatezza.
-“Non ti contrarre, se vuoi diminuire il dolore devi lasciarti andare. Anzi, spingi.” – le dico con dolcezza all’orecchio.
Sento che obbedisce, si rilassa e di colpo sento la cappella superare lo sfintere e affondo in lei.
-“Aaahhh…” – geme ed inizia di nuovo a contrarsi, ma ormai sono dentro.
Le sue unghie si piantano nel mio avambraccio e il suo respiro si fa affannoso.
Inizio a muovermi con dolcezza, un poco arretrando e ancor più avanzando, fino a che il pene non è completamente dentro di lei e il mio bacino è nuovamente a contatto con le sue natiche.
Ormai la resistenza è vinta e prendo a muovermi, serrato ma scorrevole in quell’antro caldo.
Sollevo la testa a guardarla e mi beo nel vedere gli effetti dei miei movimenti dipinti sul suo volto; ha ancora gli occhi chiusi, tiene le labbra dischiuse e ne esce un flebile lamento, che non sembra di dolore, ma di perverso piacere nel sentirsi così violata.
Le sue mani si rilassano ed inizia a lasciarsi andare e a subire con condiscendenza i miei affondi.
Affondo il viso nella massa setosa dei suoi capelli, le bacio il collo e con la mano scivolo dal suo seno fino alla vagina, non arrivo a penetrarla, ma alla clitoride sì; prendo a stuzzicarla col polpastrello e lei inizia a gemere.
Geme di piacere ed inizia a muovere i fianchi venendo incontro ai miei colpi.
I suoi gemiti aumentano, prende ad agitarsi spingendo, ora con vigore, le natiche incontro al mio cazzo, che entra fino in fondo, fino a sbattere i testicoli contro i suoi glutei.
Mette la sua mano sulla mia premendola, per sentir meglio le mie dita contro la clitoride; il suo respiro diviene corto, il corpo si inarca costringendomi ad inseguirlo e, con un’espressione quasi di stupore, urla.
-”Mio Dio, Godoooo!” – e si irrigidisce, squassata dal tremore del godimento.
Do due rapidi, profondi colpi e, piantato nel fondo delle sue viscere, mi lascio andare anch’io, mentre il cazzo vibrante erutta il suo seme allagandole l’intestino.
Restiamo lì col mio pene, che va via via perdendo volume, ancora affondato nel suo culo, con lei che si rilassa tra le mie braccia, scossa da tremori sempre più radi.
Quando il pene, ormai ammorbidito, scivola fuori, lei si gira verso di me, mi abbraccia e le nostre gambe si intrecciano, sento l’umido caldo della sua passerina sulla mia coscia; ci avvinghiamo in un bacio mozzafiato, poi mi sorride ed appoggia la testa sulla mia spalla.
-“È stato bellissimo!” – mormora – “È la prima volta che provo un orgasmo anale. È intenso, profondo, come dire… squassante.” – poi alzando gli occhi ai miei – ”Sei stato dolcissimo. Mi hai fatto capire che nel sesso non bisogna avere paura. Non avevo mai goduto così tanto!” – e ridendo – “Se diventerò una che ama la sodomia sarà per merito tuo”.
Si solleva e ridendo continua:
-”Ora, però, devo scappare in bagno, col clistere che mi hai fatto ho un’urgenza. Per di più mi hai aperto il sedere e non riesco a trattenere la tua cremina dentro di me” – e si dirige al bagno.
“Ti senti meglio ora?” – le chiedo malizioso, quando torna.
“Molto.” – sospira appoggiando la testa al mio petto – “Sono distrutta”.
Dopo qualche minuto sento un rumorino, la guardo; sta russando, un russare leggero e delicato, ma russa!!
Mi viene da ridere.
Vorrei andarmene, ma non voglio svegliarla, così mi addormento anch’io.
Quando riapro gli occhi, la luce grigia dell’alba comincia ad entrare dalla finestra.
Mi giro; Frida dorme di fianco, dandomi la schiena.
Ammiro, ancora per qualche istante, quello splendido corpo che avevo goduto così intensamente, poi scivolo giù dal letto, recupero, silenziosamente, i miei abiti, mi vesto nel saloncino ed esco dalla camera.
Quando attraverso l’atrio dell’albergo per uscire, il portiere mi augura il buongiorno con un sorriso complice.
Lo saluto anch’io sorridendo ed esco nel fresco del mattino.
Seguiranno altri di questi racconti brevi delle nostre esperienze.
Fateci sapere le vostre impressioni ed i vostri commenti a miziomoro@gmail.com
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.